D. Mario MORRA SDB "Dio lo ha risuscitato dai morti, e di questo noi siamo testimoni…

19 aprile 2015 | 3a Domenica di Pasqua - Anno B | Omelia
Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato ci riporta ancora una volta agli avvenimenti della sera di Pasqua.
Gli Apostoli, i discepoli e le donne, nel Cenacolo stanno commentando tra di loro, con sempre maggior meraviglia, i fatti accaduti in quella giornata: la tomba trovata vuota dalle donne, da Pietro e da Giovanni, le apparizioni di Angeli che le donne dicono di aver avuto, i due discepoli che rientrano di corsa da Emmaus ed assicurano di aver riconosciuto Gesù mentre spezza il pane, mentre ripete cioè il gesto dell'ultima cena.

I commenti sono tanti ed i più disparati! All'improvviso Gesù in persona appare in mezzo a loro, e li saluta con l'augurio di pace.
Gli Apostoli ed i discepoli sono "stupiti e spaventati", "turbati e dubbiosi"; pensano di vedere un fantasma.
Gesù li rassicura di essere proprio Lui, in carne ed ossa: "Guardate le mie mani ed i miei piedi…Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne ed ossa come io ho".
E per dare loro una prova ancora più convincente, si fa dare una porzione di pesce arrostito e mangia con loro.
Gesù è veramente risorto nel suo corpo; ed è lo stesso Gesù della passione, perché ne porta i segni. "Dio lo ha risuscitato dai morti - dirà S. Pietro - e di questo noi siamo testimoni".
I dubbi e le perplessità scompaiono dalla mente degli Apostoli, ed una grande gioia invade il loro cuore; non predicheranno altro, nella loro vita, se non Gesù morto e Risorto.
Gesù li aiuta a ritornare con la mente alle parole che aveva loro detto riguardanti la sua passione, morte e risurrezione, e che essi non avevano compreso; ora quelle parole si sono tutte realizzate: "Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione ed il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme".
S. Pietro, nel suo primo discorso agli abitanti di Gerusalemme, non avrà paura di ricordare le loro responsabilità: "Voi avete consegnato e rinnegato Gesù di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il santo e il giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino (Barabba) e avete ucciso l'autore della vita".
Ma Pietro ricorda anche che la bontà di Dio vince sempre la cattiveria e l'ignoranza degli uomini, e sa sempre realizzare il suo piano di amore e di salvezza. "Ma Dio lo ha risuscitato dai morti, e di questo noi siamo testimoni… Dio ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti… Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati".
Queste parole non possono non risuonare anche a nostra consolazione! Nonostante tutta la nostra miseria e la nostra cattiveria, Dio non manca di realizzare il suo piano di bontà e di misericordia nei nostri riguardi. Ce ne assicura l'apostolo San Giovanni con le parole che abbiamo ascoltate nella seconda lettura: "Abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma per quelli di tutto il mondo".
E la Lettera agli Ebrei afferma ancora che Gesù "è sempre vivo per intercedere a nostro favore".
Riprendiamo allora coraggio e rinnoviamo la nostra fiducia nella bontà misericordiosa del Padre che ha sacrificato il proprio Figlio perché noi potessimo ritornare ad essere figli suoi, e chiamarlo Padre.
La solenne ostensione della sacra Sindone, che inizia oggi, è un'occasione preziosa per meditare sulla grazia della nostra salvezza che Gesù ci ha meritato con la sua Passione e Morte in Croce.
Papa Benedetto XVI così conclude la sua meditazione davanti alla Sacra Sindone:
"Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo "Uomo dei dolori", che porta su di sé la passione dell'uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati - Passio Christi. Passio hominis - promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un'Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L'immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell'acqua parlano di vita. È come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.
Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l'immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d'amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità".

Maria che, anche nelle ore buie della passione del Figlio, non ha mai dubitato della sua parola, e che perciò è stata la prima a ricevere la consolazione di vederlo Risorto il giorno di Pasqua, ci aiuti a credere nella vittoria che Gesù ha riportato sul male, per risorgere anche noi con Lui da una vita di peccato e di cattiveria, ad una vita di bontà e di grazia.

D. Mario MORRA SDB

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