tag:blogger.com,1999:blog-35804834598576624652024-03-05T13:22:57.951-08:00#InCammino Blog di Catechesi e Omelie Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.comBlogger16211125tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-6016635975576135642019-12-26T09:04:00.000-08:002023-11-05T06:10:32.360-08:00NEW, NOVITA' TRASFERIMENTO BLOG<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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QUESTO BLOG SI E' TRASFERITO AL NUOVO INDIRIZZO E PIATTAFORMA :<a href="https://incammino.blog/">https://incammino.blog/</a><br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-82461244083459260702019-12-25T12:37:00.001-08:002019-12-25T12:37:18.642-08:00Padre Paolo Berti, "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto..."<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Sacra Famiglia <br />Mt 2,13-15.19-23<br />"Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto..."<br /><a href="http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&Citazione=Mt+2%2C13-15.19-23&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&Versione_CEI74=1&VersettoOn=1" target="_blank">Vangelo (Mt 2,13-15.19-23)</a><br />Dal Vangelo secondo Matteo</h3>
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I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo".<br />
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "Dall’Egitto ho chiamato mio figlio".<br />
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: "Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino".<br />
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: "Sarà chiamato Nazareno".<br />
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Omelia <br />
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Il Bambino nato a Betlemme non rimase a lungo senza essere riconosciuto quale Signore. Lo riconobbero i pastori per via di un annuncio angelico; i Magi per via di una misteriosa stella. Anche Erode lo riconobbe Signore, non certo quale Figlio di Dio, ma certo un Bambino speciale tanto da creargli difficoltà circa il futuro, come rivale al trono.<br />
Erode ebbe paura di quel Bambino e volle ucciderlo. Così, la Santa Famiglia dovette fuggire in Egitto. In Egitto non tanto perché fuori della giurisdizione di Erode, ma perché era fuori dalle possibilità investigative degli uomini di Erode, che potevano essere aiutati nelle ricerche dal demonio, prontissimo a dare una mano a Erode in una questione del genere. Sto esagerando? Non credo affatto. Satana aiuta a fare il male. Sto esagerando su Erode? Purtroppo non esagero.<br />
E' notte, in breve tutto è pronto. Poche cose su di un somarello. Un lungo cammino da percorrere; un futuro difficile in terra straniera. Non discute Giuseppe. Poteva dire che per sfuggire ad Erode non occorreva andare proprio così distante, in Egitto. Obbedisce senza discutere: se si doveva andare in Egitto voleva dire che il pericolo era sommo. Obbedisce senza discutere nel ritornare, quando forse già si era fatto una piccola clientela. Riparte verso la Palestina. Quanto camminare, quanti cambiamenti! La Santa Famiglia è un modello non solo per le relazioni interne, ma anche per il suo camminare in mezzo alle difficoltà. Quanti problemi ha oggi la famiglia! Problemi di migrazione per lavoro. Si lascia il paese d'origine, nel quale si era integrati, e si va lontano. Tutto cambia. La fabbrica; il metrò da prendere; l'appartamento dentro un enorme caseggiato. La scuola lontana da casa. Nuove mentalità con le quali si deve collimare. La città grande e anonima, che veramente sembra un Egitto per l'abbondanza degli idoli, può rendere difficile un'unione. La forza per sostenere tutto questo dove la si trova? La si trova nell'amore e nella fede.<br />
Nel Vangelo spicca una frase tratta dal profeta Osea (11,1): "Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio". Una parola che non è da leggersi come un'eco dell'esodo dall'Egitto, pensando che Israele adombri il Figlio di Dio. No, quel passo indica precisamente il ritorno del Bambino dall'Egitto. Il testo è categorico a questo proposito: "Perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta".<br />
Dio ha espresso il suo amore liberando il suo popolo dall'Egitto; ma, ecco, c'è un nuovo atto d'amore di Dio per Israele, per tutti gli uomini, ed è quello di chiamare il suo Figlio dall'Egitto. Il suo Figlio, il Cristo, verrà dall'Egitto per liberare il suo popolo dai peccati. Egli porterà a compimento l'esodo, producendo la liberazione dal peccato, spezzando le catene della schiavitù del faraone infernale.<br />
Giuseppe andò ad abitare a Nazareth perché andare nella Giudea, magari a Betlemme, era rischioso per la presenza di Archelao, crudele come il padre. Andando ad abitare a Nazareth ne seguiva che il Cristo sarebbe stato chiamato "Nazareno"; e questo non è un caso, ma un adempimento della parola di Dio. "Nazareno", ha come riferimento biblico neçer "virgulto" (Is 11,1; Ger 23,5; Zc 3,8; 6,12), ed è un termine che designava il Messia.<br />
Dall'Egitto a Nazareth, piccolo villaggio della Galilea lontano da Gerusalemme. A Nazareth c'è ancora qualcosa che sa di esilio, poiché il Messia doveva stare a Gerusalemme. Gerusalemme era la sua città, e per questo i Magi lo cercarono a Gerusalemme.<br />
Il cammino che porterà Cristo sulla croce è ancora lontano, ma a Nazareth si sta preparando colui che lo percorrerà fino in fondo. A Nazareth si compie il mistero dell'infanzia e della prima giovinezza di Gesù, nella prospettiva della futura vita pubblica, e ciò nell'intimità della Santa Famiglia.<br />
Osserviamo la Santa Famiglia, e vediamo subito che è una realtà ordinata. L'angelo, al momento della fuga in Egitto, si rivolge a Giuseppe quale "capofamiglia". La responsabilità di condurre in salvo la famiglia viene data a Giuseppe, che ne è il protettore. Capofamiglia come protettore, come responsabile del suo cammino in mezzo alle difficoltà della vita; non come padrone, come arrogante despota. E Giuseppe obbedisce alla parola dell'angelo.<br />
Tornano preziose le letture dal Siracide e dalla lettera ai Colossesi. Sono due letture piene di luce. Vi è designato il capofamiglia, che è il padre; c'è un capofamiglia in quanto la famiglia è una piccola società, e come tale è ordinata. "Voi mogli state sottomesse ai vostri mariti come si conviene nel Signore", dice Paolo; non intendendo una sottomissione succube, ma una sottomissione che è rispetto del ruolo dell'uomo. Visione oscurantista? No, visione di luce, perché seguono queste parole magnifiche, impegnative al massimo: "Voi, mariti, amate le vostre mogli". Così faceva Giuseppe con Maria che, precisiamo, non era la moglie di Giuseppe, ma la sposa di Giuseppe. Sposa, non moglie, perché il termine moglie include nella Bibbia la consumazione del matrimonio.<br />
Come si comportava Maria con Giuseppe, suo sposo? Lo animava col suo sorriso, la sua preghiera, la sua luce sulla parola di Dio. Perché no? Perché non pensare che le parole di Osea Maria le comprese benissimo e le partecipò a Giuseppe? Cosa faceva Maria? Accudiva la casa, il piccolo orto; e perché no, lavorava come tantissime donne anche al telaio per raggranellare qualcosa da aggiungere a quello che guadagnava Giuseppe.<br />
Coraggio, famiglie cristiane, Cristo è con voi, è in voi! Satana vuole portare l'umanità alla deriva totale, all'orrore, cancellando se gli fosse possibile anche la famiglia come istituto naturale. Niente paura! Cristo difende la famiglia anche come istituto naturale, non solo come sacramento. Se Satana giungesse a devastare la famiglia quale dato naturale, noi potremmo sempre ricomporla partendo dalla Santa Famiglia. La Santa Famiglia di Nazareth anche questo può fare. Amen. Ave Maria. Vieni, Signore Gesù.<br />
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Fonte:http://www.perfettaletizia.it/</div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-18744478781551528652019-12-25T12:03:00.000-08:002019-12-25T12:03:00.000-08:00FIGLIE DELLA CHIESA, Lectio Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe<br /> Lun, 23 Dic 19 Lectio Divina - Anno A</h3>
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La sequenza narrativa della persecuzione e del salvataggio del bambino Gesù si collega all’incontro dei Magi col re Erode. I due brani esprimono compiutamente il diffuso motivo della persecuzione e del salvataggio del re bambino. Nella struttura del racconto del testo di questa domenica troviamo uno schema alternato: l’iniziativa omicida di Erode e l’apparizione dell’angelo in sogno. È come se tutta la storia si svolgesse su due registri diversi: quello visibile e violento del potere e quello invisibile del sogno, che poi non è che una rivelazione divina. Il contrasto è enorme, perché non vi è nulla di così fragile e impotente quanto il sogno, eppure esso è sufficiente al Signore per sventare il disegno omicida di Erode, per impedire che esso prevalga a scapito del suo disegno di salvezza. Questo significa che nessun attentato dei poteri di questo mondo è in grado di mettere in scacco la salvezza di Dio.<br />
<br />
È ancora una volta molto importante tenere presente lo sfondo vetero-giudaico, a cui il testo di oggi fa riferimento, per cercarne gli elementi di continuità e le differenze. Per molte ragioni occorre fare attenzione alla vicenda di Mosè. Nei testi dell’Esodo si narra che il faraone diffida degli Israeliti perché diventano un popolo grande e forte; ciò dipende dall’annuncio degli scribi, secondo cui tra gli Ebrei sarebbe nato un bambino che avrebbe distrutto gli Egiziani e reso potente Israele. Infine, l’ordine del faraone di uccidere tutti i bambini ebrei subito dopo la nascita riguarda solo l’uccisione dell’annunciato potente bambino. Il miracoloso salvataggio del bimbo ad opera di Dio è arricchito dal racconto che Dio appare in sogno al padre di Mosè e gli annuncia il salvataggio. La regola nota nel giudaismo: “Come il primo salvatore (= Mosè), così il secondo Salvatore (= il Messia)” può contribuire a facilitare la comprensione di questo modo di narrare.<br />
<br />
v.13: Giuseppe non fa niente di straordinario; le cose che vengono raccontate sono cose che fanno parte della struttura normale della vita degli uomini. Però, nel fare questo, nel fare semplicemente il papà, Giuseppe realizza il progetto di Dio, e Matteo lo sottolinea dicendo che tutto questo non è avvenuto per caso. No, è avvenuto perché si adempisse ciò che aveva detto il profeta; prima Osea e poi gli altri profeti. Insomma ciò che è avvenuto, non è avvenuto per caso. C’era un disegno e allora la paternità di Giuseppe, quest’atteggiamento di cura nei confronti della sposa, nei confronti del bambino, diventa obbedienza a Dio, diventa una vita ricca, straordinariamente ricca di valori. Vive, Giuseppe, non per se stesso, ma vive, per la sua sposa e per il bambino, nell’ottica del servizio. È l’ottica dello spendere la sua esistenza quotidianamente, con pazienza, nell’umiltà, nella docilità della sua vocazione. Questo è il modello che la festa di oggi vuole mettere davanti a noi. Non cose straordinarie, ma la vita normale della famiglia, la vita normale della famiglia nell’obbedienza a Dio, in un atteggiamento non egocentrico, ma in un atteggiamento di servizio, di dono. E dove c’è la capacità di donare nel servizio, c’è anche la pienezza della propria vita, c’è anche la gioia di vivere e di essere quello che noi siamo.<br />
<br />
v.14: La fuga in Egitto afferma la comunanza di destino fra il Messia e il suo popolo; anche Gesù - essendo il Figlio - doveva compiere un esodo. E allora, il senso del racconto è ancora una volta prefigurativo, giacché l’esodo di Gesù non è stato dall’Egitto alla terra promessa, bensì da questo mondo al Padre. Se nella visita dei magi era prefigurata la passione, qui viene prefigurata la risurrezione.<br />
<br />
v.19: Si potrebbe però fare un’obiezione, e l’obiezione è questa: che Giuseppe è fortunato, perché è vero che gli vengono chieste delle cose difficili: deve andare in Egitto, deve ritornare, poi deve andare in Galilea perché c’è Archelao. Cioè gli vengono chiesti dei sacrifici. Però si potrebbe dire: è vero, ma Giuseppe sa con chiarezza quello che deve fare, sa qual è la volontà di Dio e non sbaglia, semplicemente esegue quello che l’angelo gli ha annunciato. Fosse così la nostra vita, potrebbe diventare più semplice, più facile. È proprio vero? Forse è un po’ più complicato. Giuseppe ha dato retta a un angelo del Signore, ma ascoltare gli angeli non è la cosa più semplice di questo mondo; riconoscere l’angelo del Signore e capire quello che sta chiedendo richiede un cuore puro, richiede un atteggiamento di fede. Non pensiamo a qualche cosa di meccanico: è arrivato un programma scritto e Giuseppe lo ha semplicemente eseguito come un computer può eseguire il programma che viene inserito: non è così. Giuseppe ha dovuto compiere un’azione umana di libertà, ha dovuto riconoscere la volontà di Dio in un sogno che di per sé non era evidente che venisse da Dio; ha dovuto avere un cuore capace di riconoscere la volontà di Dio nella sua vita.<br />
<br />
Ed è proprio questo quello che ci viene chiesto, quello che dobbiamo tentare di fare: leggere questa volontà di Dio dentro alla nostra esistenza. Ci deve essere nella nostra vita una familiarità con Dio, una familiarità con la sua Parola, una conoscenza di cuore, col cuore, del Vangelo, in modo che pian piano i lineamenti di Dio, i desideri di Dio, impariamo a conoscerli e impariamo a farli nostri; dopo, l’obbedienza diventa possibile, dopo diventa possibile capire quello che il Signore ci sta chiedendo.<br />
<br />
v.20: Il vangelo ci presenta l’obbedienza di Giuseppe e di Maria, che sin dal principio seguono il volere di Dio per il loro primogenito, per colui che non solo avrebbe dovuto ricevere le promesse, ma per colui che era l’adempimento di tutte le promesse e di tutte le attese dell’intera umanità. Giuseppe e Maria obbediscono nel loro andare in Egitto e nel loro ritornare in Israele e abitare a Nazaret. Cosa vuol dire questo? Il dono dell’obbedienza di fede è fatto certamente da Dio. È solo per grazia di Dio che i padri hanno continuato a sperare nel futuro messia; è solo per grazia di Dio che, pur non vedendo le promesse realizzate, anzi, vedendole molte volte sconvolte dalla contrarietà degli eventi, il popolo ha continuato a sperare e a credere sempre, con fede indefettibile, in ciò che era riservato per esso da Dio.<br />
<br />
È conforme alla volontà del Signore che noi desideriamo figli. Tutti devono desiderare figli, anche i non sposati se la loro rinuncia al matrimonio è per il regno dei cieli. I figli si devono desiderare per farne cittadini del Regno. Questa è l’unica vera ragione che autorizza un legittimo desiderio. Quelli che non hanno fede possono desiderare figli per tante ragioni, ma quelli che hanno la fede, i cristiani, desiderano legittimamente i figli solo per farne dei cittadini del Regno; bisogna non avere paura a desiderarli per questo. Allora bisogna pensare in modo conseguente: il fine fondamentale non è solo la generazione, ma anche l’educazione dei futuri cittadini del Regno. Non basta quindi la generazione fisica se non c’è la finalizzazione a questo vero e unico fine assorbente tutti gli altri; e non è necessaria la generazione fisica per preparare cittadini del Regno che siano figli secondo lo Spirito e secondo la fede.<br />
<br />
Fonte:https://www.figliedellachiesa.org/<br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-60222724026306957692019-12-25T11:51:00.002-08:002019-12-25T11:51:25.711-08:00Don Marco Ceccarelli, Festa della Santa Famiglia “A” <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_O_NqBQoK5O7LRrlQmXPMjBw7TGihs50xlBteTcrf34z72kfZPWMHnYtpcF_W1g0ckAHXJtuD3tGswBIz3627ivTGjQqDHBZzZkCeGtx6YUJs_WexF-omx3uQYzwTkck96Ly0qfGMB0A/s1600/-maria-e-giuseppe-nella-fiction-maria-di-nazaret-236129+fuga.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_O_NqBQoK5O7LRrlQmXPMjBw7TGihs50xlBteTcrf34z72kfZPWMHnYtpcF_W1g0ckAHXJtuD3tGswBIz3627ivTGjQqDHBZzZkCeGtx6YUJs_WexF-omx3uQYzwTkck96Ly0qfGMB0A/s640/-maria-e-giuseppe-nella-fiction-maria-di-nazaret-236129+fuga.jpg" width="640" /></a></div>
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Festa della Santa Famiglia “A” – 29 Dicembre 2019<br />I Lettura: Sir 3,2-6.12-14<br />II Lettura: Col 3,12-21<br />Vangelo: Mt 2,13-15.19-23<br />- Testi di riferimento: Es 1,22; 4,19.22; 20,12; Lv 19,3; Est 1,20; Pr 5,18-19; 6,20; Qo 9,9; Os 11,1;<br />Mal 2,14-16; Mt 10,23; 15,4-6; Mc 3,21.31-35; 6,3; Gv 7,3-5; 18,5.7; 19,19; At 24,5; 1Cor 11,3; Ef<br />5,22-27.33; 6,1-4; Tt 2,4-5; Eb 12,5-11; 1Pt 3,1-7; Ap 12,4.6.14.17<br />1. Il ruolo della famiglia.</h3>
- Per entrare nella società degli uomini il Figlio di Dio passa attraverso quella cellula sociale primaria che è la famiglia. Questo atto di “inculturazione” è eloquente: la famiglia – che non è ovviamente una invenzione né giudaica né cristiana – fa parte del disegno di Dio riguardo la vita dell’uomo<br />
sulla terra; non è legata ad un modello culturale che possiamo ritenere sorpassato. C’è un dato fondamentale inequivocabile che accomuna qualsiasi essere umano presente o futuro: nessuno di noi ha<br />
origine in se stesso, ma in altri. All’origine di ciascuno c’è un padre e una madre, un gamete maschile e uno femminile. E noi siamo il risultato di questo incontro fra un maschile e un femminile.<br />
Ma non solo. All’origine di ciascuno c’è qualcun altro che lo ha accolto, che lo ha nutrito, che lo ha<br />
allevato, che lo ha educato. L’insieme di tutti questi “altri” è ciò che chiamiamo famiglia, comunque la vogliamo intendere. Una famiglia – ed è bene ricordarlo – che non esisterebbe se non a partire dall’incontro fra un uomo e una donna. Di questa “struttura” fondamentale ha voluto far parte lo<br />
stesso Dio facendosi uomo.<br />
- Entrare a far parte di una famiglia significa accettare tutto il rischio che tale atto comporta. Il rischio di essere impotente come un neonato, di essere esposto alla malattia e alle cattiverie altrui, di<br />
essere condizionato nelle proprie scelte dai legami affettivi. Anche il rischio di essere considerato<br />
fuori di testa dai propri familiari per seguire la volontà di Dio (Mc 3,21). Ma se il Figlio di Dio ha<br />
fatto ciò significa che non si può bypassare la famiglia. Bypassare la famiglia, per qualsiasi fine,<br />
non è consentito – diciamo così – nemmeno a quell’autorità suprema che si chiama Dio. Possiamo<br />
dire che la famiglia è il canale attraverso il quale la salvezza è entrata nel mondo. Questo fa parte<br />
del progetto di Dio. E quando Gesù lascerà la sua famiglia lo farà soltanto per dar vita ad una sua<br />
“famiglia” che risponderà al nome di Chiesa.<br />
- Le prime due letture mostrano che la famiglia ha bisogno, al pari di ogni realtà sociale, di un suo<br />
ordine interno, di una armonia fra le sue componenti. Un’armonia che si esercita da un lato nel rispetto di tutti, perché sotto questo aspetto tutti godono di pari dignità; e dall’altro nell’esercizio del<br />
proprio ruolo, che è invece diverso per ciascuno. Ogni componente della famiglia è chiamato ad<br />
esercitare il suo ruolo per il bene di tutti. Abdicare a ciò o ribellarsi verso il ruolo altrui è un danno<br />
irreparabile per la famiglia e di conseguenza per la società. Nei racconti dell’infanzia che si leggono<br />
in questo periodo natalizio appare molto chiaramente come nella Santa Famiglia di Nazareth ognuno ha svolto un ruolo preciso e diverso a vantaggio di tutti, soprattutto a vantaggio del disegno divino.<br />
2. Il Vangelo.<br />
- Nel Vangelo di questa domenica – siamo sempre nei racconti dell’infanzia di Mt – domina ancora<br />
la figura di Giuseppe. È lui al centro della scena, a differenza del Vangelo di Lc dove invece prevale<br />
Maria. Che sia lui il protagonista principale è significativo, perché fra i tre personaggi della santa<br />
famiglia Giuseppe è il meno quotato. Infatti da un lato abbiamo Maria che è stata scelta da Dio per<br />
il privilegio singolarissimo di concepire per opera dello Spirito Santo. Dall’altro abbiamo addirittura il Figlio stesso di Dio. Giuseppe, di fronte a tali figure, dovrebbe quasi sparire (un po’ come di<br />
fatto succede nel Vangelo di Lc). Invece in Mt tutto ruota intorno a lui. Sembra che tutto dipenda da<br />
lui. I destini della santa famiglia, e quindi del Messia, e quindi della futura salvezza, sono nelle mani di quest’uomo “comune”.<br />
- Giuseppe è chiamato a farsi carico di fatti che lo superano. I progetti di Dio superano sempre le<br />
nostre forze, appaiono come ingestibili. Però Dio, che ha chiamato Giuseppe a far parte del suo piano di salvezza, lo incarica di assumersene tutto il peso. La figura di Giuseppe mostra che Dio si serve di gente normale e debole come noi per attuare la salvezza, se solo uno accetta la sua mediocrità<br />
e si abbandona a Dio. La grandezza di Giuseppe è la sua umiltà. E la sua umiltà consiste nel non<br />
aver detto: “Io sono incapace per questa opera, chiama un altro” (come aveva tentato di fare Mosè).<br />
Giuseppe sa di non essere capace, di non essere all’altezza (quando ha saputo che Maria era incinta<br />
per opera dello Spirito Santo voleva ritirarsi). E in effetti nessuno può presumere di essere<br />
all’altezza dei piani di Dio. Ma quando Dio nondimeno lo chiama egli non si tira indietro. Questo è<br />
il segno della sua umiltà. Il superbo non accetta di fare cose più grandi di lui, di esporsi al ridicolo,<br />
o addirittura al pericolo. Il superbo vorrebbe essere sempre all’altezza e in controllo delle situazioni.<br />
Per questo il maggior superbo è chi ha complessi di inferiorità. Questo genere di persona non vuole<br />
mai incarichi; oppure quando li ha tende ad affermare se stesso, a discapito delle persone che deve<br />
servire. Non è capace di fare la persona qualunque, ed è quasi impossibile per lui obbedire ad un altro. Giuseppe non è un complessato. Accetta – e scusate se è poco – che quel figlio non sia suo, ma<br />
soltanto di Maria; accetta di non essere lui il Messia, né il padre del Messia. Giuseppe accetta di essere uno qualunque e di essere un “mero” esecutore di ordini, senza nemmeno ricevere spiegazioni<br />
su quello che dovrà avvenire in seguito. Impressiona il fatto che egli non dica assolutamente una parola, né per fare una obiezione, né per chiedere spiegazioni o chiarimenti sul futuro. Fa semplicemente quello che gli viene detto, momento per momento. In questo sta la sua grandezza. Grazie a<br />
tale umiltà Dio farà attraverso Giuseppe cose grandiose.<br />
- Allo stesso modo con ciascuno di noi. C’è un progetto di Dio sulle nostre famiglie, le quali possono diventare delle famiglie cristiane, ad immagine della santa famiglia, nella misura in cui si accetta<br />
l’apparente mediocrità della propria esistenza e di noi stessi. C’è un progetto di Dio per ciascuno di<br />
noi che supera abbondantemente quello che ci siamo fatti noi stessi. Il progetto di Dio va svelandosi<br />
giorno per giorno e possiamo attuarlo nella misura in cui siamo disponibili ad ascoltare Dio che ci<br />
parla e ad obbedirgli.<br />
- Il ruolo del padre. Maria non toglie il posto al marito. Nella santa famiglia ognuno ha un suo ruolo<br />
e deve compiere quel ruolo. L’angelo non si rivolge a Maria, benché fosse “piena di grazia” e avesse concepito “per opera dello Spirito Santo”. Maria non rivendica per sé un ruolo di preminenza.<br />
Allo stesso tempo Giuseppe sta al completo servizio di Maria e del bambino. Ognuno sta al suo posto e fa esattamente quello che gli spetta. Nella santa famiglia vediamo realizzato quanto S. Paolo<br />
indica alle famiglie cristiane: Maria sta sottomessa al marito (Col 3,18; Ef 5,22-24); Giuseppe ama<br />
la moglie ponendosi completamente al suo servizio (Col 3,19; Ef 5,25ss.).<br />
3. Nella Santa Famiglia si contempla ciò che significa aver dato la propria vita ad un altro. Nessuno<br />
fa la propria volontà, ma quella di un altro, che alla fin fine è Dio stesso. La Santa Famiglia è una<br />
famiglia “aperta”, cioè disponibile alla volontà di Dio. Non è una realtà chiusa, accartocciata su se<br />
stessa, preoccupata di sopravvivere, di risolvere i piccoli problemi quotidiani, senza vedere la grandezza della missione a cui è chiamata. Tutti vivono in contemplazione del progetto divino che va<br />
svolgendosi nella loro vita e attraverso la loro vita; un progetto che, pur non capendo tante volte,<br />
vanno tuttavia assecondando. Grazie a Giuseppe e a Maria la salvezza è arrivata agli uomini. Dio<br />
può operare quello che vuole anche senza di noi. Tuttavia ha voluto dare agli uomini il privilegio di<br />
partecipare all’opera della salvezza. Nella Chiesa tutti partecipiamo dell’onore di essere collaboratori di Dio nel portare Cristo, e quindi la salvezza, agli uomini.<br />
<br />
Fonte:http://www.donmarcoceccarelli.it/<br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-21243067223288092282019-12-25T11:19:00.001-08:002019-12-25T11:19:18.377-08:00mons. Roberto Brunelli"Una famiglia in fuga"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<h3 style="text-align: left;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0vxwxmvvvWHTXtIemh2Kz2oRZ5qiDGRtFMc25CSKE1kuE-A7c759sxbkkEIM5Sb_Q__J6qRRf8WJrREsl5XriD4-svv8tPXp2WpPaaHkGOH_EmFveYB-4lyW8FzWvxDCdJElhM4a80Y4/s1600/sacra_famiglia_canale5_web_thumb660x453.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="454" data-original-width="660" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0vxwxmvvvWHTXtIemh2Kz2oRZ5qiDGRtFMc25CSKE1kuE-A7c759sxbkkEIM5Sb_Q__J6qRRf8WJrREsl5XriD4-svv8tPXp2WpPaaHkGOH_EmFveYB-4lyW8FzWvxDCdJElhM4a80Y4/s1600/sacra_famiglia_canale5_web_thumb660x453.jpg" /></a></div>
Una famiglia in fuga<br />mons. Roberto Brunelli<br />Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (29/12/2019)</h3>
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<a href="http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&Citazione=Mt+2%2C13-15.19-23&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&Versione_CEI74=1&VersettoOn=1" target="_blank">Visualizza Mt 2,13-15.19-23✝️</a><br />
Nel resoconto dei vangeli la nascita di Gesù, che abbiamo appena celebrato, è accompagnata da eventi degni di nota, e non tutti lieti, come invece si penserebbe per il clima festaiolo che si è creato intorno a quel Bambino. Ne dà esempio il vangelo di oggi (Matteo 2,13-15, 19-23): il Bambino è appena nato, ha ricevuto l'omaggio degli umili pastori come dei ricchi misteriosi Magi, quand'ecco che Erode, vedendo in quel Bambino un potenziale rivale, dà ordine di cercarlo e ucciderlo e, per essere sicuro di non mancarlo, fa uccidere tutti i neonati di Betlemme. E' la strage degli innocenti, alla quale Gesù sfugge perché Giuseppe, il silenzioso ma attivo Giuseppe, fedele esecutore della volontà di Dio, avvertito dall'Alto prende il Bambino e sua Madre e con loro fugge in Egitto. Vi resterà sino a quando, per un altro divino comando, torna in patria: non più a Betlemme però, dove il pericolo sussiste, ma a Nazaret, anche “perché - conclude questa pagina del vangelo - si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: Sarà chiamato Nazareno”.<br />
<br />
La Messa di oggi intende richiamare l'attenzione sulla santa Famiglia, che viene spontaneo confrontare con le famiglie di oggi. Il primo pensiero va alle tante famiglie che cercano di sfuggire agli Erodi del nostro tempo, e per questo devono attraversare deserti e mari, patire la fame, subire violenze inenarrabili, e senza alcuna garanzia di riuscire nell'intento. Un tormento, nella coscienza di chi si dice cristiano. Il Mediterraneo, ha ricordato il papa, è diventato un cimitero, e nessuno conta i cadaveri che punteggiano le piste del Sahara. E quand'anche i fuggiaschi ce la fanno a mettere piede in un Paese sedicente civile, come sappamo bene dalle cronache di giornali e televisione, per loro i guai non sono finiti; di tornare a casa, poi, non si parla neppure. Tutto sommato, al confronto l'esilio egiziano di Gesù, Giuseppe e Maria non è stato dei peggiori.<br />
<br />
Ma quella di Nazaret invita a riflettere sulla famiglia di oggi anche da altri punti di vista, su cui tutti dissertano: abbandoni, separazioni, divorzi, spesso imposti da uno dei coniugi e subiti dall'altro con conseguenti amarezze e rancori, senza riguardo per i figli, sballottati tra i contendenti; liti senza fine; talora la rovina economica o, da parte di chi subisce, la percezione del fallimento dell'intera esistenza. Sulle cause di questi naufragi, sociologi psicologi e politici discutono, individuandone diverse: inadeguata preparazione agli impegni del matrimonio; il fatto che entrambi i coniugi lavorino fuori casa, con conseguenti frustrazioni e carenza di dialogo; l'egoismo che mira solo al proprio benessere, non importa se a spese altrui, coniuge compreso; la sete di una presunta libertà, con il rifiuto di impegni definitivi; gli esempi dati da personaggi famosi, sbandierati e spesso giustificati da giornali e televisione...<br />
<br />
Tutte queste motivazioni, cui altre potrebbero aggiungersi, trascurano però la causa prima, la ragione più profonda della crisi della famiglia: il rifiuto che Dio vi entri, come comune punto di riferimento e quindi di unità. Amarsi, ha detto qualcuno, non è guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa direzione; e per i cristiani la direzione è quella della meta cui è offerto loro di tendere. La crisi della famiglia è una crisi di fede; per questo la famiglia di Nazaret è un esempio, un modello. La loro non è stata una vita facile: Giuseppe si è accollato un figlio non suo; la Madre se l'è visto inchiodare a una croce; delle sofferenze di lui, poi, non parliamo neppure. Non è stata una vita facile; ma sono rimasti uniti, e uniti con amore, perché ciascuno di loro era teso a realizzarsi non secondo calcoli di umana convenienza, di personale interesse, ma secondo Dio.<br />
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Fonte:https://www.qumran2.net/<br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-37922453041289810112019-12-25T11:09:00.000-08:002019-12-25T11:09:14.717-08:00#PANEQUOTIDIANO, «VI CONSEGNERANNO AI TRIBUNALI E VI FLAGELLERANNO»<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<h3 class="post-title entry-title" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 24px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px; text-transform: uppercase;">
#PANEQUOTIDIANO, «VI CONSEGNERANNO AI TRIBUNALI E VI FLAGELLERANNO»</h3>
<div class="post-body-container" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 20px;">
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-6423598055314303082" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7;">
<h3 class="post-title entry-title" style="background-color: #fefefe; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 24px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px; text-transform: uppercase;">
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<div class="post-body-container" style="background-color: #fefefe; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 20px;">
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-2429753422594497951" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<h3 style="text-align: left;">
<b><span style="color: #660000;">La Liturgia di Giovedì 26 Dicembre 2019 VANGELO (Mt 10,17-22) Commento:Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM (Barcelona, Spagna)</span></b></h3>
<br />In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:<br />«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro<br /><a href="https://draft.blogger.com/null" name="more" style="background: transparent; color: #be4737; text-decoration-line: none;"></a>sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.<br />Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.<br />Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».<br /><br />Parola del Signore<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0u2B0TUuxyob3ixMFGWTuVFtEQm4HJp6JFN2Yf5wtOoQNUPnAjATyG7nZr-srBMMN8Eg7jDFMFfBHrSoZG7Jzfzike48khnKGJX5OdiHp0vRxwFKBc5edfD5gFkQUQHN44WbPvJZWTVQ/s1600/pane_quotidiano_logo+%25281%2529.png" imageanchor="1" style="background: transparent; color: #be4737; display: inline-block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" data-original-height="109" data-original-width="125" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0u2B0TUuxyob3ixMFGWTuVFtEQm4HJp6JFN2Yf5wtOoQNUPnAjATyG7nZr-srBMMN8Eg7jDFMFfBHrSoZG7Jzfzike48khnKGJX5OdiHp0vRxwFKBc5edfD5gFkQUQHN44WbPvJZWTVQ/s1600/pane_quotidiano_logo+%25281%2529.png" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" /></a></div>
<h4 style="text-align: left;">
<b><span style="color: #660000;">«Vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno»</span></b><b><span style="color: #660000;">Fray Josep Mª MASSANA i Mola OFM </span></b><b><span style="color: #660000;">(Barcelona, Spagna)</span></b></h4>
<br />Oggi, appena assaporata la profonda esperienza della nascita di Gesù, cambia la scena liturgica. Si potrebbe pensare che la celebrazione di un martire, non si adatta al fascino del Natale ... Il martirio di Santo Stefano, che veneriamo come protomartire della cristianità, ricade nella teologia dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Gesù è venuto sulla terra per versare il suo Sangue per noi. Stefano fu il primo a versare il suo sangue per Gesù. Leggiamo nel Vangelo come Gesù stesso lo annuncia: «Vi consegneranno ai loro tribunali (...) sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia» (Mt 10,17.18). Precisamente "martire" significa proprio questo: testimone.<br /><br />Questa testimonianza nella parola e nell'azione viene data grazie alla forza dello Spirito Santo: «È lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19). Tale come leggiamo negli “Atti degli Apostoli”, capitolo 7, Stefano, portato in tribunale, ha tenuto una lezione magistrale, facendo un percorso per il Vecchio Testamento, dimostrando che tutto converge nel Nuovo, nella persona di Gesù. In lui viene compiuto tutto ciò che è stato annunciato dai profeti e insegnato dai patriarchi.<br /><br />Nel racconto del suo martirio incontriamo una bellissima allusione trinitaria: «Stefano, pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi nel cielo, vide la gloria di Dio, e Gesù stare alla destra di Dio." (At 7,55). La sua esperienza era come un assaggio della gloria del cielo. E Stephen morì come Gesù, perdonare coloro che hanno sacrificato: "Signore, non tenere questo peccato» (At 7,60); pregò le parole del Maestro: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23, 34).<br /><br />Chiediamo a questo martire ,che sappiamo vivere come lui, pieni dello Spirito Santo, affinché, fissando lo sguardo al cielo, vediamo Gesù alla destra di Dio. Questa esperienza ci farà godere del cielo, mentre siamo sulla terra.<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA3L17OFguwuP8yIYPxtI-2ZnILAeBhMs0G_c0dTgP7uQDmuT7CrLr_hz4YcQySJFbfmHNIdP7V4pj7QQ9bWTxE0zMY666SALpJQ4isW7wky13G6b2LVgfwNN9CdTFsKDHVZ6OqrM3fGA/s1600/divisori+2.jpg" imageanchor="1" style="background: transparent; color: #be4737; display: inline-block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" data-original-height="109" data-original-width="462" height="75" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhA3L17OFguwuP8yIYPxtI-2ZnILAeBhMs0G_c0dTgP7uQDmuT7CrLr_hz4YcQySJFbfmHNIdP7V4pj7QQ9bWTxE0zMY666SALpJQ4isW7wky13G6b2LVgfwNN9CdTFsKDHVZ6OqrM3fGA/s320/divisori+2.jpg" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" width="320" /></a></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjilVbYx3T6bYooiMnZzt9BCThYcLGKw6tSoL72OWKsrXv-UdKfwGtGCyIOq-sLYbLjKsuUJ6t_Vrq0ywDr53hXj2kdWPvyWzmvYPGtRKhjjcka_6C2Jmw6MrHJml_XFu74k75gkY6Ukn0/s1600/papa+francesco+tu.jpg" imageanchor="1" style="background: transparent; clear: left; color: #be4737; display: inline-block; float: left; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" data-original-height="489" data-original-width="870" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjilVbYx3T6bYooiMnZzt9BCThYcLGKw6tSoL72OWKsrXv-UdKfwGtGCyIOq-sLYbLjKsuUJ6t_Vrq0ywDr53hXj2kdWPvyWzmvYPGtRKhjjcka_6C2Jmw6MrHJml_XFu74k75gkY6Ukn0/s320/papa+francesco+tu.jpg" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" width="320" /></a><b><span style="color: #660000; font-size: small;">La voce Papa Francesco</span></b><br /><br />"La vita cristiana non si può capire senza la presenza dello Spirito Santo: non sarebbe cristiana. Sarebbe una vita religiosa, pagana, pietosa, che crede in Dio, ma senza la vitalità che Gesù vuole per i suoi discepoli".</div>
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-2429753422594497951" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEyyWJUJTcO6tgCst3gvH1MhQupkfKioSQWOts6DjZ6iYCoFQWRsPBSc4rRDlLDPCD5xv5-Pr34xQZvBvGHgcdBe5kYYLU5Y91nRFjNte5X_IaMCIKaBeRUxgtAIskfekMNmeI7PiVHPE/s1600/grazie+31.png" imageanchor="1" style="background: transparent; color: #be4737; display: inline-block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" data-original-height="112" data-original-width="633" height="56" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEyyWJUJTcO6tgCst3gvH1MhQupkfKioSQWOts6DjZ6iYCoFQWRsPBSc4rRDlLDPCD5xv5-Pr34xQZvBvGHgcdBe5kYYLU5Y91nRFjNte5X_IaMCIKaBeRUxgtAIskfekMNmeI7PiVHPE/s320/grazie+31.png" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" width="320" /></a></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-32485613644696357352019-12-25T10:43:00.004-08:002019-12-25T10:43:47.365-08:00DAI «DISCORSI» DI SAN FULGENZIO DI RUSPE,"LE ARMI DELLA CARITÀ"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<h3 class="post-title entry-title" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 24px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px; text-transform: uppercase;">
<br /></h3>
<div class="post-body-container" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 20px;">
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-7413249429241735142" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<h3 style="text-align: left;">
<b><span style="color: #660000;">Dai «Discorsi» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo</span></b><b><span style="color: #660000;">(Disc. 3, 1-3. 5-6; CCL 91 A, 905-909)</span></b><b><span style="color: #660000;"><br /></span></b><b><span style="color: #660000;">Le armi della carità</span></b></h3>
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<br /></div>
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Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato.</div>
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Ieri infatti il nostro Re, rivestito della nostra carne e uscendo dal seno della Vergine, si è degnato di visitare il mondo; oggi il soldato, uscendo dalla tenda del corpo, è entrato trionfante nel cielo.</div>
<div>
Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li ha rinvigoriti perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio.</div>
<div>
Quel che ha portato, lo ha distribuito, senza subire menomazioni; arricchì invece mirabilmente la miseria dei suoi fedeli, ed egli rimase pieno di tesori inesauribili.</div>
<div>
La carità, dunque, che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità, che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato.</div>
<div>
Stefano quindi, per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva dovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti.</div>
<div>
Sostenuto dalla forza della carità, vinse Saulo che infieriva crudelmente e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole.</div>
<div>
Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere di Stefano.</div>
<div>
Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in tutt’e due. Sì, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei Giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine dei peccati, per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli.</div>
<div>
La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine.</div>
<div>
Perciò, fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità, per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.</div>
<div>
<br /></div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-67190627183903038312019-12-23T10:26:00.002-08:002019-12-23T10:26:43.656-08:00p. Alberto Maggi OSM, "IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br /></h3>
<h3 style="text-align: left;">
NATALE DEL SIGNORE – 25 dicembre 2019 - Commento al Vangelo<br />IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI<br />di p. Alberto MAGGI</h3>
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<br /></div>
Gv 1,1-18<br />
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.<br />
<br />
<b>Auguri. Buon Natale!</b><br />
L’augurio più bello ci viene dalla liturgia di questo giorno in cui la chiesa ci propone il Prologo al Vangelo di Giovanni, i primi diciotto versetti del suo Vangelo, che sono un testo nel quale l’evangelista riassume tutta la teologia del suo libro.<br />
L’evangelista inizia questo Prologo correggendo la Scrittura e lo termina smentendola. Infatti, come inizia? “In principio era il Verbo”.<br />
L’evangelista si rifà al primo libro della Bibbia, il libro della Genesi, che incominciava con queste parole: “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Ma lui non è d’accordo. Prima ancora di creare il cielo e la terra, in principio c’era già il Verbo. Il termine (lÒgoj) indica la parola creatrice, quella che realizza il progetto di Dio nella creazione.<br />
E l’evangelista si distacca anche dalla spiritualità giudaica dell’epoca. In questa spiritualità si diceva che all’inizio c’erano le dieci parole di Dio che sono il fondamento dei dieci comandamenti. Per l’evangelista c’è un’unica parola che si manifesterà in un unico comandamento, quello dell’amore vicendevole, che Gesù darà ai suoi.<br />
Quindi fin dall’inizio c’era questo progetto di Dio, questa parola creatrice di Dio, che era di comunicare vita all’umanità.<br />
Non possiamo qui commentare tutto il Prologo, scegliamo soltanto alcuni versetti, quindi salto al versetto 4. “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”. Nella tradizione ebraica si diceva che la luce – e per luce si intendeva la legge – era la vita degli uomini. Anche qui l’evangelista prende le distanze: non è la luce la vita degli uomini, cioè un qualcosa di esterno, la legge che l’individuo deve osservare, ma la vita è la luce degli uomini.<br />
La risposta al desiderio di pienezza di vita che ogni persona si porta dentro è la luce interiore che guida i suoi passi. E l’evangelista garantisce che questa “luce splende nelle tenebre”. La luce non deve lottare contro le tenebre, non deve sprecare energie, deve soltanto espandere il suo splendore. “E le tenebre non l’hanno vinta”. Ecco la garanzia che le forze nemiche di questo progetto di vita non l’hanno vinta. Abbiamo visto che tutto quello che è vita, che è espressione di vita procede da Dio, tutto quello che non ha vita, la soffoca o la limita, rappresenta le tenebre secondo il vangelo.<br />
In questo vangelo Gesù, poco prima di essere arrestato dirà: “«Coraggio: io ho vinto il mondo!»” Quindi chi si mette a fianco della vita e della luce è sempre vincitore.<br />
Al centro del Prologo, al versetto più importante, si legge: “Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto”. E’ un monito dell’evangelista rivolto a tutte le comunità affinché non ripetano gli errori di Israele, che ha atteso tanto il Signore e quando è venuto non l’ha riconosciuto.<br />
Perché? Dio fa nuove tutte le cose. Chi pensa coi parametri dell’antico di poter scoprire il nuovo, si inganna. Per accogliere Dio che fa nuove tutte le cose è necessaria una conversione, un cambio continuo. E per comprenderlo bisogna come lui porre il bene dell’uomo come valore principale della propria esistenza.<br />
E quindi c’è il rischio che, nel nome del Dio del passato, non si riconosca e non si accolga il Dio che si manifesta nel presente. Dio è sempre nuovo e, per accogliere questo Dio che si fa nuovo, bisogna essere sempre nuovi. C’è il rischio che, in nome della tradizione, della dottrina del Dio del passato, non si scopra e non si accolga il Dio che si fa nuovo.<br />
Ed ecco al centro del Prologo, il versetto più importante. “A quanti però lo hanno accolto”. Con Gesù Dio non è più da cercare, ma da accogliere, non è più l’uomo orientato verso Dio, ma Dio che chiede di essere accolto nella vita dell’uomo e di non vivere più per Lui, ma vivere di Lui e con Lui e come Lui andare verso gli altri. “A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare Figli di Dio”. Figli di Dio, secondo questo vangelo, non si nasce, ma si diventa.<br />
E’ una libera proposta che Dio fa agli uomini e che gli uomini devono accettare. Diventare figli di Dio significa avere la sua stessa vita, cioè la condizione divina, una vita capace di superare la morte.<br />
E l’evangelista continua: “E il Verbo si fece carne”. L’evangelista non scrive, come ci saremmo aspettati, “si fece uomo”, ma usa un termine greco (s£rx) che indica la debolezza dell’umanità. E’ importante questo. Non si realizza in un super uomo da ammirare, ma nella debolezza della condizione umana. E questo è tanto più importante perché ci fa capire che non esistono doni di Dio che non passino attraverso l’umanità delle persone. Per questo, più la persona sarà umana e più il divino splenderà in lui.<br />
“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare” - letteralmente “venne a mettere al sua tenda” (™sk»nwsen), come il Dio dell’Antico Testamento che aveva la sua tenda in mezzo al popolo - “in mezzo a noi”.<br />
La traduzione dice “in mezzo a noi”, ma l’evangelista scrive “in noi” (™n ¹m‹n). Non sta in mezzo a noi, ma in noi. Il Dio di Gesù è talmente innamorato degli uomini che chiede di essere accolto per fondersi con loro, dilatare la loro capacità d’amore e far sì che ogni persona e ogni comunità diventino l’unico vero santuario nel quale si irradia l’amore di Dio.<br />
Quindi non in mezzo a noi, ma in noi. In questo vangelo Gesù dirà che in chi lo ama lui e il Padre verranno a prenderne dimora. Quindi non c’è più un santuario a cui andare, ma ogni individuo diventa il santuario che deve andare verso i lontani, gli emarginati.<br />
E, concludendo questa analisi, saltando al versetto 17, questo Gesù che realizza il progetto di Dio indica una nuova relazione con il Padre.<br />
E qual è? “Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè”. La legge era qualcosa di esterno all’uomo che l’uomo doveva osservare. “La grazia e la verità” - espressione (¹ c£rij kaˆ ¹ ¢l»qeia) che indica l’amore fedele di Dio - “vennero per mezzo di Gesù”.<br />
C’è una nuova relazione con Dio. Non è più basata sull’osservanza della legge, ma sull’accoglienza del suo amore; non più sui meriti delle persone, ma sui loro bisogni. Questa è la novità proposta da Gesù. Il credente non è più colui che obbedisce a Dio osservando le sue leggi, ma è colui che assomiglia al Padre accogliendo e praticando un amore simile al suo.<br />
Abbiamo visto che l’evangelista inizia correggendo al scrittura e la termina smentendola: “Dio nessuno lo ha mai visto”.<br />
Come può Giovanni scrivere questo? Eppure Mosè, Aronne ed altri hanno visto Dio. No. L’evangelista non è d’accordo. Hanno avuto esperienze limitate ed, essendo esperienze limitate, non possono esprimere la pienezza della volontà di Dio.<br />
“Dio nessuno lo ha mai visto”, solo il “Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre” - cioè nella piena intimità del Padre - “è lui che lo ha rivelato”.<br />
E da qui inizia l’invito dell’evangelista a centrare tutta l’attenzione su Gesù. Gesù non è come Dio, ma Dio è come Gesù. Quando Filippo gli dirà: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”, Gesù gli risponderà: “Non hai capito che chi vede me vede il Padre?”.<br />
Allora l’invito dell’evangelista da questo momento è “centratevi su Gesù”. Soltanto comprendendo Gesù, i suoi gesti e le sue parole si arriverà a capire chi è Dio.<br />
<div>
<br /></div>
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Fonte:<a href="https://www.ildialogo.org/">https://www.ildialogo.org/</a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLyVjVxDM1GeA2AzHZZs6lFqOFHDCaRRO6Ov1yBdM_0TZ12IyIHLGKBYUnaRhqYjvz12vqcUHdfUwnSbPXDfRIx2TixyEw9ZcpDq2LODhE3xLdO75QPE4SyFLxrQ9nql4z7Ae2ynPki9Y/s1600/grazie+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="500" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLyVjVxDM1GeA2AzHZZs6lFqOFHDCaRRO6Ov1yBdM_0TZ12IyIHLGKBYUnaRhqYjvz12vqcUHdfUwnSbPXDfRIx2TixyEw9ZcpDq2LODhE3xLdO75QPE4SyFLxrQ9nql4z7Ae2ynPki9Y/s320/grazie+2.jpg" width="320" /></a></div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-67652138661314958762019-12-23T10:22:00.001-08:002019-12-23T10:22:33.411-08:00Paolo Curtaz, "Natale del Signore"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/A23uvJYAEWI/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/A23uvJYAEWI?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<h3 style="text-align: left;">
Natale del Signore<br />Notte: Is 9,1-3.5-6; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14<br />Benvenuto, Dio</h3>
I pastori sono storditi dal freddo e confusi dal sonno, spaventati e increduli davanti a tanta luce.<br />
La loro vita si consuma nella sopravvivenza e nella rabbia contro un destino cinico e baro che li ha<br />
spinti oltre i margini della società, ad esercitare un lavoro malvisto e malpagato, malsano e<br />
disprezzato.<br />
Pastori, cioè nulla.<br />
Pastori, cioè dimenticati da tutti.<br />
Erranti con i loro greggi nelle avare colline di Giudea, a due passi dal deserto che di giorno li<br />
soffoca con il caldo e di notte li opprime con il gelo .<br />
Obbligati a dormire all’addiaccio, scoraggiati nel farsi una famiglia, impossibilitati a rispettare le<br />
minuzie della Legge o a frequentare una comunità.<br />
Pastori, cioè dimenticati.<br />
E se anche un qualche Messia dovesse mai salvare Israele dall’oppressione straniera, certamente<br />
non verrebbe a cercarli, perduti come sono.<br />
Non attendono salvezza, sono rassegnati alla vita, all’oggi, all’ineluttabile.<br />
E invece.<br />
Per voi<br />
Per voi è nato un Salvatore.<br />
Non per gli altri. Per voi.<br />
Non per l’Imperatore che dalla lontana Roma impone ai sudditi un censimento come chi conta un<br />
gregge.<br />
Non per lo spietato e astuto Erode, che usa la religione come arma di propaganda e vede Dio come<br />
un concorrente.<br />
Non per i sacerdoti impegnati a celebrare la potenza del Dio di Israele e a vantarsi del ricostruito<br />
tempio, che conoscono il luogo della venuta del Messia ma non escono a vedere.<br />
Non per la brava gente di Gerusalemme turbata dalla visita dei magoi che vagheggiano di re e di<br />
stelle.<br />
E nemmeno per il rabbino di Betlemme che prima di addormentarsi, quella notte, ha invocato con<br />
forza la venuta del Messia. Che nasceva a duecento metri da casa sua.<br />
Per voi è nato un Salvatore.<br />
Proprio perché non ve lo aspettavate.<br />
Proprio perché conoscete bene la perdizione, avete bisogno di salvezza.<br />
Proprio perché il desiderio di bene e di Dio, nel vostro cuore, è un abisso che non osate più<br />
nemmeno guardare, per timore di scoppiare in lacrime.<br />
Proprio perché la durezza della vita ha reso il vostro cuore pietra. E fango. E sterco.<br />
Per voi è nato un Salvatore.<br />
Perché Dio cerca le pecore perdute. E i pastori perduti.<br />
Per noi<br />
Per noi è nato un Salvatore.<br />
Se ancora abbiamo l’onestà di riconoscerci persi in un mondo che non riconosciamo più, che non<br />
ci appartiene. Se ancora il desiderio di pienezza e di infinito mozza il fiato, inumidisce gli occhi,<br />
scuote l’anima nel profondo. Se ancora la speranza di un senso a tutto ci abita.<br />
Per noi perché mendicanti, cercatori, lebbrosi.<br />
Perché Dio viene per gli ultimi, per i perdenti, corre nei deserti a scovarli, invia truppe angeliche a<br />
illuminarli e riempirli di gioia.<br />
Questo accade, in questa notte santa. In questa nuova Creazione. In questo nuovo oggi.<br />
Facendosi spazio fra i nostri inutili natali, fra le nostre usurate abitudini, fra emozioni imposte dai<br />
pubblicitari e dal marketing.<br />
In questo ridondare di zucchero e melassa, di atmosfera magica che esaspera il dolore dei tanti<br />
che, in questi giorni, indossano la maschera della felicità d’ordinanza sperando che passino le<br />
feste.<br />
Ecco, qui, esattamente, qui, proprio oggi, proprio a me, Dio dice:<br />
per te, Paolo, è nato il Salvatore.<br />
Sì, Signore, salvami.<br />
Salvami dalla tenebra che mi impedisce di vedere. Salvami dal non senso che attanaglia e incombe<br />
sulla mia vita. Salvami dal vittimismo e dallo scoraggiamento, dall’arroganza e dal narcisismo.<br />
Salvami, o Salvatore.<br />
Fammi tuo.<br />
Un segno<br />
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia.<br />
Dio nasce ancora in me e mi invita a riconoscerlo nei segni.<br />
Segni semplici: i pastori sanno bene cos’è una mangiatoia. Dio non si nasconde, non fa il difficile,<br />
non si fa desiderare, né la sua conoscenza è riservata ai pochi.<br />
Segni vitali: un neonato in braccio a sua madre, le persone che incontriamo per strada, un raggio<br />
di luce che buca le nubi, un canto natalizio, una candela accesa, la telefonata che faccio o che<br />
ricevo.<br />
La vita è una caccia al tesoro, dirà quel neonato diventato grande.<br />
E ho ancora voglia di cercarlo.<br />
Perché quel bambino mi dice che Dio non si è ancora stancato dell’umanità. Di me.<br />
Tenero.<br />
Eccolo qui Dio.<br />
Sonnecchia, stropiccia gli occhi, i pugni chiusi, la bocca a cercare il seno acerbo della madre.<br />
Eccolo qui il Creatore di Tutto.<br />
Eccolo qui il Dominatore dell’Universo.<br />
Benvenuto, Dio.<br />
• Conferenze di Paolo Curtaz: Torino 16/01 ore 21: La vita: una caccia al tesoro; Sant’Anna,<br />
via Brione 40 - Genova 17/01 ore 18,30: Discepoli sullo sfondo: Malco e Barabba<br />
Parrocchia dell’Annunziata a Sturla - 17/01 ore 21: Discepoli sullo sfondo: la folla e le<br />
discepole Parrocchia dell’Annunziata a Sturla (È richiesta una partecipazione alle spese) -<br />
Cuneo 23/01 ore 20,30 San Defendente di Cervasca<br />
• Dieci anni dell’associazione Zaccheo: 650 conferenze, 87.000 persone presenti, 600 coppie<br />
coinvolte nei week-end, 25 pellegrinaggi con 1000 pellegrini, 8 milioni di visualizzazioni sui<br />
siti e sui social. E per il 2020 Webinar e E-lerning. PassaParola.<br />
<br />
Fonte:<a href="https://www.tiraccontolaparola.it/">https://www.tiraccontolaparola.it/</a><br />
<br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-20373617894359158992019-12-23T10:18:00.002-08:002019-12-23T10:18:35.394-08:00S.E. Mons. Nunzio Galantino"PACE E GIOIA IN TERRA, POICHÉ DIO È FRA NOI"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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NATALE DEL SIGNORE<br />PACE E GIOIA IN TERRA, POICHÉ DIO È FRA NOI</h3>
<br />
E’ il Natale del Signore. Di gente sparsa per il mondo che lo celebra – ciascuno con le proprie aspettative, con le proprie speranze e i propri propositi – ce n’è davvero tanta! Ma di uomini e donne che provano a trarre dal Natale delle conclusioni per la propria vita, per la propria famiglia, per la propria comunità, forse, ce n’è un po’ meno. Non sempre, infatti, siamo consapevoli di ciò che celebriamo nella fede.<br />
Natale è il giorno in cui Dio “ha posto la sua dimora in mezzo a noi”, si è “fatto carne”, divenendo uno di noi. E chiunque – materialmente o spiritualmente – si reca a trovarlo a Betlemme, riceve dal Bambino Gesù un compito: far diventare la sua presenza in mezzo a noi una presenza “attiva”, tangibile, una presenza capace di incoraggiare, confortare, seminare speranza. Non si può, insomma, cantare il Natale, celebrarlo e accostarsi al Presepe senza che almeno qualcosa di quel Presepe si “attacchi” alla nostra vita e si reverberi in essa.<br />
Se accettiamo il confronto con la Parola che ha preso dimora in mezzo a noi, la prima cosa che ci stupirà è che, con la nascita di Gesù, Dio Padre ha sorpreso tutta l’umanità, superando di gran lunga tutte le sue attese e i suoi calcoli. Certamente il popolo d’Israele attendeva il Messia. E lo attendeva con straordinaria intensità emotiva. Si può dire che nella vita del popolo ebreo, tutto era segnato da quest’attesa ed orientato a essa. Eppure – scrive Giovanni – il Messia “venne tra i suoi, ma i suoi non lo hanno accolto”. Non è certo il caso di scandalizzarsi troppo, dunque, se a Betlemme, nessuno aprì la propria porta alla famiglia di Nazareth.<br />
Allora, la scusa accampata fu la mancanza di posti disponibili. Ma oggi, a volte, anche noi mostriamo la stessa grettezza degli abitanti di Betlemme: se Dio non si adegua alle nostre aspettative… che resti fuori dalla nostra casa, fuori dalla nostra vita!<br />
Ecco, celebrare il Natale significa fare pulizia nel nostro cuore e nella nostra mente, sintonizzarci con la logica di Dio, per quanto sorprendente essa sia. Quanta sorpresa, infatti, nello scoprire che, per incontrare Dio, dobbiamo cercarlo nella fragilità di un bambino, nella povertà di una famiglia perseguitata e senza rifugio, nella gioia semplice ma sincera di un gruppo di pastori che sa riconoscere la presenza di Dio.<br />
In questo giorno di speranza e novità, dunque, diamo spazio alla voglia di avvicinarci al Bimbo di Betlemme, alla voglia di abbracciarlo, di circondarlo del nostro affetto.<br />
Ma non fermiamoci alla statua del presepe! andiamo oltre, raggiungiamo piuttosto il Cristo vivente, incontrandolo in coloro che vivono ai margini e nella sofferenza, in chi è solo e attende una mano fraterna che lo sollevi.<br />
Così questo Natale risplenderà di luce vera poiché diverrà speranza concreta per coloro che Dio ama.<br />
<br />
Fonte:<a href="http://www.nunziogalantino.it/">http://www.nunziogalantino.it/</a><br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-2001308735708916482019-12-23T10:13:00.000-08:002019-12-23T10:13:09.875-08:00Madre Maria Francesca di Valserena, «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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La nascita del Figlio<br />25 dicembre - NATALE DEL SIGNORE. «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».<br />23/12/2019 di Madre Maria Francesca di Valserena</h3>
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A Natale il grande evento dell’Incarnazione, raffigurato nell’umile culla di Betlemme, ci viene raccontato da un unico coro di armonie consonanti: Marco dà il titolo: Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio (Mc 1,1), Matteo presenta la genealogia regale del Messia (Vigilia), Luca partendo da Adamo offre la nascita del figlio dell’Uomo(Notte e Aurora), e Giovanni (Giorno) affonda lo sguardo fin nella vita intima della Trinità dove il Figlio, volto permanentemente verso il Padre si fa carne di un bimbo volto al seno della madre, e riapre all’umanità la strada della figliolanza, la via del paradiso. </div>
<br />
Se Matteo disegna la paternità Luca è più attento alla maternità di Maria, e alla sua sponsalità verginale. Il vangelo dell’Aurora in particolare è dipinto da tanti grandi artisti (Caravaggio, Reni, Lotto, Correggio..): l’adorazione dei pastori. Molto spesso la luce che invade i personaggi emana da Gesù Bambino, il Verbo fatto carne, Luce da Luce che le tenebre non hanno vinto. In realtà Ambrogio e i Padri vedono in questa scena che ha un fascino incredibile, il delinearsi della chiesa nei suoi ministeri e servizi attorno al suo centro e tesoro: la Presenza del Bambino Gesù adagiato nella mangiatoia, accanto a Lui Maria la verginità obbediente e feconda, Giuseppe la paternità silenziosa, ma presente, i pastori segno di coloro che saranno i pastori della chiesa, chiamati a riconoscere il Verbo e poi ad annunciarlo, e non ultimo l’esercito celeste, la chiesa del cielo rappresentata dagli angeli, mediatori della rivelazione.<br />
<br />
La genealogia (Mt) inserisce la nascita di Gesù nella storia del popolo. Il racconto della nascita (Lc) lo inserisce legittimamente in un nucleo familiare; guardando questo figlio dell’uomo che è anche figlio di Dio comprendiamo che la persona umana è compiuta quando è inserita nella storia di un popolo cui appartiene e nella microstoria di una famiglia da cui riceve l’identità più immediata, un figlio di uomo nasce in un insieme di relazioni generative, nell’obbedienza a un disegno d’amore che lo precede e lo accompagna.<br />
<br />
Fonte:https://www.toscanaoggi.it<br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-74208635759492890842019-12-23T10:08:00.002-08:002019-12-23T10:09:30.084-08:00Battista Borsato, COMMENTO OMELIA DI NATALE 25 dicembre 2019 <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg67MrMGL81yUgufK5p7mDFiVwJ61rsqCOfA3IvAGemyE6D-HvCclK14Zu7Uad0UiKSqy5raGeebqXJd8JEzB0i5cOygzsWIhajcdv0iiYGBUssBIgTITStRLXSOFc9ZHwtnf38nU3HuRI/s1600/natale+di+ges%25C3%25B9.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="681" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg67MrMGL81yUgufK5p7mDFiVwJ61rsqCOfA3IvAGemyE6D-HvCclK14Zu7Uad0UiKSqy5raGeebqXJd8JEzB0i5cOygzsWIhajcdv0iiYGBUssBIgTITStRLXSOFc9ZHwtnf38nU3HuRI/s640/natale+di+ges%25C3%25B9.jpg" width="435" /></a></div>
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NATALE 25 dicembre 2019 </h3>
luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosé, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.<br />
(Gv 1, 1-18)<br />
<br />
Dio si è immerso nel mondo!<br />
Incarnarsi è vivere con intensità il frammento della propria storia. Gesù non è venuto per salvare, ma per amare. Questa solenne e profonda pagina evangelica, conosciuta come il “prologo di Giovanni”, ci ispira a riflettere sul senso dell’Incarnazione di Dio.<br />
<br />
<br />
“Il Verbo si fece carne”. Quale è il significato? Il primo si schiarisce con il termine “particolarizzarsi”. Forse non si è abbastanza sottolineato questo evento: Dio, facendosi uomo, si è “particolarizzato”, da immenso che era si è fatto finito, da universale si è fatto particolare, singolare. Gesù è nato in uno specifico ambiente, ha assunto una determinata cultura, ha coltivato un numero ristretto di rapporti interpersonali, addirittura non ha predicato, almeno all’inizio, fuori di ben definiti confini geografici: Dio dunque si è particolarizzato.<br />
Eppure Gesù, nonostante abbia vissuto una vita particolare, peculiare, è uomo universale: lo è perché ha saputo vivere intensamente la particolarità. È dalla profondità con cui viviamo un’esperienza particolare che nasce una consapevolezza universale. Allora, per un credente, vivere l’incarnazione vuol dire accettare di assumere il particolare, vincere la tentazione di essere dappertutto, di voler arrivare a tutto, guarendo in altre parole dalla malattia dell’onnipresenza e dell’onnipotenza. Incarnarsi vuol dire vivere il particolare con intensità, entrarvi a fondo, non accogliere la propria realtà soltanto per convenienza o dovere, ma appassionarsi di ciò che si fa e si vive: si acquisiscono così le capacità recettive necessarie per aprirsi all’universalità.<span style="white-space: pre;"> </span><br />
Un grande pedagogista dice che “si amano gli altri in un altro”. Chi non è capace di rapportarsi profondamente a un altro individuo non è in grado neppure di amare la comunità. L’esperienza particolare apre dunque a un respiro universale: a esempio, una coppia che sperimenta in pienezza l’amore come solidarietà, condivisione, rispetto, parità, saprà aprirsi ai bisogni, alle esigenze e all’amore anche degli altri.<br />
<br />
“Venne ad abitare in mezzo a noi”. Un secondo significato dell’Incarnazione sta nella riscoperta del valore delle cose e della bontà della creazione. Per la cultura greca soprattutto quella orfica, l’incarnazione di Dio era inconcepibile. Dio che si immergeva nella materia, considerata imperfetta, significava inquinarsi. Inoltre l’umanizzarsi di Dio sembrava testimoniare una sua insufficienza, una sua povertà, un suo bisogno, per realizzare sé stesso, con qualche cosa di esterno. Dio appariva debole, imperfetto. Un Dio che desidera stare con gli uomini, sembrava bisognoso, non autosufficiente. Dio incarnandosi dichiara che le cose sono radicalmente buone e, come tali, Dio le può assumere in sé. Sono buone in virtù dell’atto creativo da cui scaturiscono, (cfr. Gen. 1-31). Le cose sono buone in sé e così non occorre che vengano ribattezzate. E in questo mondo di cose buone, Dio scende per sancire la loro bontà e sprigionarle.<br />
<br />
Alcune conclusioni esistenziali. La prima: Se Dio abita nella storia, anche il credente deve fare altrettanto. La fede non può essere evasione, fuga o, peggio ancora, disprezzo delle realtà terrene. Il credente dovrà vivere e amare la storia come Dio l’ha assunta e l’ha amata. La seconda: se Dio abita nella storia, per conoscerlo dovremo sì accedere alla Bibbia, che è il racconto della vicenda del popolo ebraico e dell’avventura terrena di Gesù, ma anche osservare il mondo presente, perché qui Dio continua ad abitare: scrutando i segni dei tempi, si potranno cogliere i suoi segnali. I libri sapienziali della Bibbia si muovono su questa linea: contengono osservazioni su concrete esperienze di vita e storiche, grazie alle quali i saggi possono superare persino dottrine teologiche consolidate, perché la realtà è più grande di qualsiasi elaborazione teorica. La teologia è la riflessione dell’uomo su Dio e sui rapporti che ha con lui: questo pensiero non è mai compiuto, non è mai finito, è chiamato sempre a rivedersi, ripensarsi alla luce dei fatti della storia, che sono sempre più grandi delle idee.<span style="white-space: pre;"> </span>La terza: incarnarsi significa solidarizzare, entrare nella vita, nella storia, nel mondo particolare delle persone, e non tanto per convertire, ma per condividere.<span style="white-space: pre;"> </span><br />
Ci si può muovere con il proposito di convertire gli altri o di affrontare la realtà con un determinato progetto per tentare di piegarla ad esso: “Io ho la verità e vengo da maestro per insegnare”. È un atteggiamento che suscita perplessità. Chi mi dice che la mia verità sia l’unica o la totale verità? Ho il diritto di costringere gli altri alla mia verità? Può una sposa pensare di convertire lo sposo alle sue idee e viceversa? Questo è amore? È rispetto dell’altro? Ma si può entrare nella storia e nella vita per imparare. È un atteggiamento molto diverso e più positivo. Implica il riconoscimento della propria insufficienza e la disponibilità ad ascoltare e crescere. Questo stile dovrebbe riguardare anche la Chiesa, chiamata certo a comunicare la propria esperienza, ma anche a saper imparare da altre esperienze. Forse questo approccio va oggi rivalutato, se si desidera recuperare tutto il valore dell’Incarnazione: se Dio abita nella storia, allora io mi immergo in essa per ascoltarlo e per essere suo incisivo discepolo. Immergersi nella storia con amore per accoglierla com’è, senza pretendere che sia giusta e senza pretendere che lo diventi. Posso attendere che lo diventi, ma non pretenderlo. Una pagina di uno scrittore francese dice: “Gesù non è venuto per salvare, ma per amare. Egli era l’amore”. Forse dovremmo anche noi, come Chiesa, farci più attenti e andare al mondo per amarlo, più che per salvarlo. Sarà l’amore stesso a fornire agli uomini la spinta giusta per cercare insieme nuove strade di salvezza. <br />
<br />
<b>Due piccoli impegni:</b><br />
- Credere nell'Incarnazione ci spinge a saper vivere intensamente il particolare vincendo la tentazione di essere dappertutto.<br />
- Riconoscere che Dio, Incarnandosi, ha dichiarato apertamente la bontà delle cose.<br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-46975103539867012032019-12-23T10:03:00.004-08:002019-12-23T10:03:39.734-08:00#PANEQUOTIDIANO, «CI VISITERÀ UN SOLE CHE SORGE DALL’ALTO, PER RISPLENDERE SU QUELLI CHE STANNO NELLE TENEBRE»<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<h3 class="post-title entry-title" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 24px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px; text-transform: uppercase;">
<br /></h3>
<div class="post-body-container" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 20px;">
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-4646919232342406930" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<b><span style="color: #990000;">La Liturgia di Martedì 24 Dicembre 2019:</span></b></div>
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<b><span style="color: #990000;">- NATALE DEL SIGNORE - MESSA DELLA VIGILIA</span></b></div>
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<b><span style="color: #990000;">VANGELO (Lc 1,67-79) Commento:Rev. D. Ignasi FABREGAT i Torrents (Terrassa, Barcelona, Spagna)</span></b></div>
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<i><b><span style="color: #990000;"><br /></span></b></i></div>
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In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:<a href="https://draft.blogger.com/null" name="more" style="background: transparent; color: #be4737; text-decoration-line: none;"></a></div>
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«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,</div>
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perché ha visitato e redento il suo popolo,</div>
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e ha suscitato per noi un Salvatore potente</div>
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nella casa di Davide, suo servo,</div>
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come aveva detto</div>
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per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:</div>
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salvezza dai nostri nemici,</div>
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e dalle mani di quanti ci odiano.</div>
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Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri</div>
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e si è ricordato della sua santa alleanza,</div>
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del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,</div>
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di concederci, liberati dalle mani dei nemici,</div>
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di servirlo senza timore, in santità e giustizia</div>
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al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.</div>
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E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo</div>
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perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,</div>
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per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza</div>
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nella remissione dei suoi peccati.</div>
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Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,</div>
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ci visiterà un sole che sorge dall’alto,</div>
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per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre</div>
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e nell’ombra di morte,</div>
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e dirigere i nostri passi</div>
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sulla via della pace».</div>
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Parola del Signore</div>
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<b>«Ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre»</b></div>
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<b>Rev. D. Ignasi FABREGAT i Torrents </b></div>
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<b>(Terrassa, Barcelona, Spagna)</b></div>
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Oggi, il Vangelo raccoglie il canto di lode di Zaccaria, dopo la nascita di suo figlio. Nella prima parte il padre di Giovanni ringrazia Dio, nella seconda parte i suoi occhi guardano verso il futuro. Tutto in lui traspira allegria e speranza al riconoscere l’azione salvatrice di Dio con Israele che, finisce con la venuta dello stesso Dio incarnato, preparata dal figlio di Zaccaria.</div>
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<br /></div>
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Già sappiamo che Zaccaria era stato castigato da Dio a causa della sua incredulità. Però adesso, quando l’azione divina è stata completamente manifestata nella sua carne -al recuperare la voce- esclama quello che fino allora non si poteva dire se non con il cuore; ed è vero quel che diceva: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele...» (Lc 1,68). Quante volte vediamo le cose oscure, negative, in modo pessimista! Se avessimo la visione soprannaturale dei fatti che Zaccaria ci mostra nel Canto del Benedictus, vivremmo con allegria e speranza in una forma stabile.</div>
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<br /></div>
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«Il Signore è vicino; il Signore è già qui». Il padre del precursore è consapevole che la venuta del Messia è, soprattutto, luce. Una luce che illumina tutti quelli che vivono nell’oscurità, sotto le ombre della morte, cioè a noi! Magari potessimo renderci conto con piena coscienza del fatto che il Bambino Gesù viene ad illuminare le nostre vite, viene a guidarci, a segnalarci il cammino che dobbiamo seguire! Magari ci lasciassimo guidare dalle sue illusioni, da quella speranza che ha in noi!</div>
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<br /></div>
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Gesù è il “Signore” (cf. Lc 1,68.76), però è anche il “Salvatore” (cf. Lc 1,69).</div>
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<br /></div>
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Queste due confessioni (attribuzioni) che Zaccaria fa a Dio, così vicine alla notte di Natale, mi hanno sempre sorpreso, perché sono precisamente le stesse che l’Angelo del signore assegnerà a Gesù nel suo annuncio ai pastori e che potremo ascoltare con emozione questa sera nella Messa della vigilia di Natale. Perché chi nasce è Dio!</div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2HMAqi1q1Ra0zrT1APiFF8N8h82QYxA842_i2MRP35g3KEnDBAlPl_ZA7D7w_02Ro4NZswn9fFVieouu5Qbr73fsC1CqvH-MUVp6mmKAHQ4jK3XO0y1jaZRoFtxwRefuni-BDN8iuFWY/s1600/divisori+2.jpg" imageanchor="1" style="background: transparent; color: #be4737; display: inline-block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" data-original-height="109" data-original-width="462" height="75" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2HMAqi1q1Ra0zrT1APiFF8N8h82QYxA842_i2MRP35g3KEnDBAlPl_ZA7D7w_02Ro4NZswn9fFVieouu5Qbr73fsC1CqvH-MUVp6mmKAHQ4jK3XO0y1jaZRoFtxwRefuni-BDN8iuFWY/s320/divisori+2.jpg" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" width="320" /></a></div>
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<br /></div>
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<span style="font-size: small;"><b>La voce di un testimone</b></span></div>
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<br /></div>
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<a href="https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTh0wf3EnNrHQop5jXucGIMewn72IqKt5X5tYf_ITuZ7uFc-K1M" imageanchor="1" style="background: transparent; clear: left; color: #be4737; display: inline-block; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img alt="Risultati immagini per Suenens" border="0" class="rg_ic rg_i" data-src="https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTh0wf3EnNrHQop5jXucGIMewn72IqKt5X5tYf_ITuZ7uFc-K1M" data-sz="f" jsaction="load:str.tbn" name="FPhka66GWF6HSM:" src="https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTh0wf3EnNrHQop5jXucGIMewn72IqKt5X5tYf_ITuZ7uFc-K1M" style="border: 0px; height: 160px; margin-top: 0px; max-width: 100%; width: 214px;" /></a>"La pace tra gli uomini nasce dalla gloria che essi danno a Dio; la gloria di Dio è la sola vera pace degli uomini. Nella notte di Natale, mettendoci in ginocchio davanti a Dio fattosi uomo tra gli uomini, compiamo l'atto più diretto, più costruttivo, più creativo della fraternità umana".</div>
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<i><b><span style="color: #660000;">Suenens</span></b></i></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6iHoPiAmz6osAU-_0d6zAMKbmH3vcSwmpFk-ubkkPDXwX8IG1yG6_VloNTDwV_dl12BXb15SCrV3Xdpt8IwFsDxBqogK417L8LCqXj5_zdojLW0pmL_esMbBYLI8v_HHRUJE8N6BwUzI/s1600/grazie+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="500" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6iHoPiAmz6osAU-_0d6zAMKbmH3vcSwmpFk-ubkkPDXwX8IG1yG6_VloNTDwV_dl12BXb15SCrV3Xdpt8IwFsDxBqogK417L8LCqXj5_zdojLW0pmL_esMbBYLI8v_HHRUJE8N6BwUzI/s320/grazie+2.jpg" width="320" /></a></div>
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<i><b><span style="color: #660000;"><br /></span></b></i></div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-31731601205927271502019-12-23T10:00:00.001-08:002019-12-23T10:00:53.420-08:00DAI «DISCORSI» DI SANT'AGOSTINO, "LA VERITÀ È GERMOGLIATA DALLA TERRA E LA GIUSTIZIA SI È AFFACCIATA DAL CIELO"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgq0oiZ8OfOOwl0meJqXGeS4YnFb6PuQ5ihCN4E4as0aX6sLhnXft4jpJgWQ3n1uJ3iS2zs9_YrZ811_nT8hjClbpJnXFCgZtSiTKryzJIa8wU6XDMFLLbzKvyqWDdEc7oesbzki1J0_o/s1600/bible1+vangelo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgq0oiZ8OfOOwl0meJqXGeS4YnFb6PuQ5ihCN4E4as0aX6sLhnXft4jpJgWQ3n1uJ3iS2zs9_YrZ811_nT8hjClbpJnXFCgZtSiTKryzJIa8wU6XDMFLLbzKvyqWDdEc7oesbzki1J0_o/s640/bible1+vangelo.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<h3 style="text-align: left;">
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo<br />(Disc. 185; Pl 38, 997-999)<br />La verità è germogliata dalla terra<br />e la giustizia si è affacciata dal cielo</h3>
<br />
Svégliati, o uomo: per te Dio si è fatto uomo. «Svégliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà» (Ef 5, 14). Per te, dico, Dio si è fatto uomo.<br />
<br />
Saresti morto per sempre, se egli non fosse nato nel tempo. Non avrebbe liberato dal peccato la tua natura, se non avesse assunto una natura simile a quella del peccato. Una perpetua miseria ti avrebbe posseduto, se non fosse stata elargita questa misericordia. Non avresti riavuto la vita, se egli non si fosse incontrato con la tua stessa morte. Saresti venuto meno, se non ti avesse soccorso. Saresti perito, se non fosse venuto.<br />
Prepariamoci a celebrare in letizia la venuta della nostra salvezza, della nostra redenzione; a celebrare il giorno di festa in cui il grande ed eterno giorno venne dal suo grande ed eterno giorno in questo nostro giorno temporaneo così breve. «Egli è diventato per noi giustizia, santificazione e redenzione perché, come sta scritto, chi si vanta si vanti nel Signore» (1 Cor 1, 30-31).<br />
«La verità è germogliata dalla terra» (Sal 84, 12): nasce dalla Vergine Cristo, che ha detto: «Io sono la verità» (Gv 14, 6). «E la giustizia si è affacciata dal cielo» (Sal 84, 12). L'uomo che crede nel Cristo, nato per noi, non riceve la salvezza da se stesso, ma da Dio. «La verità è germogliata dalla terra», perché «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14). «E la giustizia si è affacciata dal cielo», perché «ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto» (Gv 1, 17). «La verità è germogliata dalla terra»: la carne da Maria. «E la giustizia si è affacciata dal cielo», perché «l'uomo non può ricevere nulla se non gli è stato dato dal cielo» (Gv 3, 27).<br />
«Giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio» (Rm 5, 1) perché «la giustizia e la pace si sono baciate» (Sal 84, 11) «per il nostro Signore Gesù Cristo», perché «la verità è germogliata dalla terra» (Sal 84, 12). «Per mezzo di lui abbiamo l'accesso a questa grazia in cui ci troviamo e di cui ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio» (Rm 5, 2). Non dice «della nostra gloria», ma «della gloria di Dio», perché la giustizia non ci venne da noi, ma si è «affacciata dal cielo». Perciò «colui che si gloria» si glori nel Signore, non in se stesso.<br />
Dal cielo, infatti per la nascita del Signore dalla Vergine... si fece udire l'inno degli angeli: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà» (Lc 2, 14). Come poté venire la pace sulla terra, se non perché la verità è germogliata dalla terra, cioè Cristo è nato dalla carne? «Egli è la nostra pace, colui che di due popoli ne ha fatto uno solo» (Ef 2, 14) perché fossimo uomini di buona volontà, legati dolcemente dal vincolo dell'unità.<br />
Rallegriamoci dunque di questa grazia perché nostra gloria sia la testimonianza della buona coscienza. Non ci gloriamo in noi stessi, ma nel Signore. È stato detto: «Sei mia gloria e sollevi il mio capo» (Sal 3, 4): e quale grazia di Dio più grande ha potuto brillare a noi? Avendo un Figlio unigenito, Dio l'ha fatto figlio dell'uomo, e così viceversa ha reso il figlio dell'uomo figlio di Dio. Cerca il merito, la causa, la giustizia di questo, e vedi se trovi mai altro che grazia.<br />
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC8HfHqc8vLHh8Cq9krdpDKmyf-uKyiVOsr5vzWSFEd9vIpg7QqmKmcz3KbHcS0ShPKBO8lhUll0diUVLPMEltLxO_l6Svh2iq7-csRZllk1isB8-a2Xz7lcUVBpiBKIbmpIjghpQZevI/s1600/grazie+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="500" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC8HfHqc8vLHh8Cq9krdpDKmyf-uKyiVOsr5vzWSFEd9vIpg7QqmKmcz3KbHcS0ShPKBO8lhUll0diUVLPMEltLxO_l6Svh2iq7-csRZllk1isB8-a2Xz7lcUVBpiBKIbmpIjghpQZevI/s320/grazie+2.jpg" width="320" /></a></div>
<br /></div>
Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-78027618516415780732019-12-22T13:09:00.001-08:002019-12-22T13:09:55.029-08:00Monastero Domenicano Matris Domini, LECTIO "Oggi è nato per voi il Salvatore"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBleo5ZrPpDYcMqS-ApwzcVv3J9Lo21QMbBYZSFcHjBE16BXbTfyAIZ68iq-Bn2KJlYgRy0VPUArwAsraY_c2QIpRonY6neLLXkx7K2XaFLaCzhcw-4DeEhjfnijQ9Wm1od_8CpRfhfQ8/s1600/Natale_2018.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="494" data-original-width="720" height="439" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBleo5ZrPpDYcMqS-ApwzcVv3J9Lo21QMbBYZSFcHjBE16BXbTfyAIZ68iq-Bn2KJlYgRy0VPUArwAsraY_c2QIpRonY6neLLXkx7K2XaFLaCzhcw-4DeEhjfnijQ9Wm1od_8CpRfhfQ8/s640/Natale_2018.jpg" width="640" /></a></div>
<h3 style="text-align: left;">
Natale del Signore – Messa della notte<br />Lc 2,1-14<br />Dal vangelo secondo Luca (Lc 2,1-14)<br />Oggi è nato per voi il Salvatore</h3>
1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo<br />primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3<br />Tutti andavano a farsi censire,<br />ciascuno nella propria città. 4 Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di<br />Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi<br />censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.<br />6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i<br />giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia,<br />perché per loro non c'era posto nell'alloggio.<br />8<br />C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la<br />guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi<br />furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia,<br />che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.<br />12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". 13E subito<br />apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a Dio nel più<br />alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".<br />Lectio<br />Il primo capitolo del Vangelo è dedicato alle vicende della nascita di Giovanni Battista e all’annunciazione a<br />Maria. Ora con il secondo capitolo incomincia il compimento vero e proprio delle promesse e Luca ci<br />racconta della nascita di Gesù e della sua infanzia, fino ai dodici anni e alla sua vita nascosta a Nazaret.<br />1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.<br />Luca è il primo a collocare la nascita di Gesù all’interno della storia profana. Le indicazioni che dà però non<br />sono precise e hanno fatto molto discutere gli studiosi. Il suo intento forse non era tanto quello della<br />precisione storica, quanto quello di inserire la nascita di Gesù nella storia universale. Che l’imperatore fosse<br />Ottaviano Augusto siamo certi, poiché egli regnò dal 27 a.C. al 14 d.C. Egli ordinò due censimenti dei<br />cittadini romani, nel 27 e nell’8 a.C.. Il censimento di cui parla Luca dovette essere piuttosto il giuramento<br />di fedeltà che Erode chiese ai suoi sudditi nel 6/7 d.C. (ricordiamo che Gesù non è nato proprio nell’anno 0,<br />come aveva calcolato Dionigi il Piccolo, bensì qualche anno prima cioè nel 6/7 a.C.).<br />Le parole di Luca hanno però un senso teologico. Gesù doveva essere compreso nel censimento di tutta la<br />terra, anche lui ormai faceva parte dell’umanità. Anche lui era all’interno della grande pax romana,<br />prefigurazione della vera pace che egli era venuto a portare sulla terra.<br />2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria.<br />Il censimento fatto sotto Erode quindi dovette essere il primo ad interessare la Palestina, però anche qui<br />possiamo far prevalere il senso teologico, il primo censimento del Primogenito Gesù (v. 7), la primizia della<br />salvezza che interessa tutta la terra.<br />Anche la menzione di Quirinio pone qualche problema. In realtà egli fu legato in Siria solo dal 6 d.C. ed<br />effettivamente in quel periodo fece un censimento. Già dal 13/12 a.C. egli era un console molto influente in<br />Oriente, quindi avrebbe potuto condurre il censimento del 6/7 a.C. come inviato speciale. Può darsi che<br />Luca si sia confuso un po’ nell’attribuzione dei censimenti. D’altronde scriveva 70 anni dopo i fatti e le<br />informazioni storiche non erano così facilmente reperibili come al giorno d’oggi.<br />3<br />Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.<br />Non era usuale che per il censimento si andasse nella propria città di origine. Probabilmente, assecondando<br />l’importanza che gli orientali davano al proprio clan, Erode chiese il giuramento in questa forma.<br />4<br />Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata<br />Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide.<br />Tutte queste indicazioni preliminari permettono comunque a Luca di affermare due elementi molto<br />importanti riguardo la nascita di Gesù: egli era discendente di Davide e nacque a Betlemme, così che si<br />compisse la profezia di Michea (5,2): “E tu Betlemme di Efrata… da te uscirà per me colui che deve essere il<br />capo d’Israele.<br />5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.<br />Maria è sposa di Giuseppe, ma il termine può essere inteso anche come “fidanzata”. Luca ricorda così<br />velatamente che Gesù non è figlio naturale di Giuseppe, come già il lettore conosce. Luca poi non ci dice<br />per quale motivo anche Maria dovette mettersi in viaggio per Betlemme nonostante la sua gravidanza<br />avanzata.<br />6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio<br />primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.<br />Notiamo il contrasto con il racconto della nascita di Giovanni. Il Battista nasce in casa, nella gioia di tutta<br />una contrada. Gesù nasce lontano da casa, nella provvisorietà e nella quotidianità. Nessuna festa, Maria<br />prende il bambino, lo avvolge in fasce e lo depone in una culla di fortuna. Gesù è detto primogenito, cioè<br />colui che all’interno della famiglia godeva di alcuni privilegi giuridici, in particolare la consacrazione a Dio<br />(cf. Es 13,2). L’evangelista prepara così l’episodio della presentazione al tempio di Gesù bambino. La<br />mangiatoia poteva essere un semplice cesto oppure una specie di nicchia scavata nel muro o nella roccia.<br />Le fasce e la mangiatoia serviranno come riferimenti per i pastori (v. 12).<br />Il termine alloggio (katalyma) è difficile da tradurre. Prevalgono due sensi:<br />- un ricovero di passaggio per i viaggiatori, una specie di caravanserraglio. Ma nel racconto di Luca sembra<br />che Maria e Giuseppe non fossero appena arrivati.<br />- la camera di una casa. Katalyma per Luca è anche la sala dove Gesù mangerà l’ultima cena (Lc 22,11). Si<br />può dunque pensare all’unica grande sala di una casa, nel cui angolo vi era anche la stalla.<br />Questo per sottolineare che non c’era posto per loro a Betlemme (per motivi non precisati) e che quindi<br />Gesù, pur essendo discendente di Davide, viene al mondo in una situazione di penuria e precarietà.<br />8<br />C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la<br />guardia al loro gregge.<br />Cambia lo scenario: dal luogo chiuso della stalla si passa ai campi nei dintorni di Betlemme. Qui vi sono dei<br />pastori che vegliano il proprio gregge. Questa ambientazione notturna (presto collegata a Sap 18,14-15) ha<br />dato supporto alla tradizione che Gesù fosse nato a mezzanotte. Che fosse nato di inverno invece è poco<br />verosimile, visto che i greggi passavano la notte all’aria aperta da marzo a novembre (la festa del Natale è<br />stata fissata al 25 novembre per soppiantare la festività pagana del Sol invictus che celebrava dopo il<br />solstizio di inverno, il riprendersi della luce del sole dopo la notte più lunga dell’anno).<br />9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da<br />grande timore,<br />Perché l’annuncio della nascita di Gesù viene fatto ai pastori? Nella letteratura rabbinica i pastori sono una<br />categoria di persone poco raccomandabile. Dio dunque sceglierebbe proprio coloro che sono più<br />disprezzati per il primo annuncio dell’incarnazione. In realtà i detti rabbinici sono più tardi rispetto al<br />vangelo di Luca e la Bibbia in generale considera positivamente il mestiere di pastore. Probabilmente<br />questo annuncio ai pastori è motivato dal fatto che anche Davide fosse pastore prima di diventare re di<br />Israele. Quindi la presenza dei pastori, come la città di Betlemme e la sua discendenza da Davide, sottolinea<br />nuovamente la messianicità di Gesù.<br />L’annuncio ai pastori presenta la struttura tipica degli annunci: presentazione dei personaggi – apparizione<br />dell’angelo – reazione di timore – comunicazione del messaggio – comunicazione di un segno – partenza<br />dell’angelo. Quindi i pastori hanno paura.<br />10ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:<br />L’angelo li rassicura, come Gabriele ha rassicurato Zaccaria (Lc 1,13) e Maria (1,30). Luca utilizza poi per la<br />prima volta il termine evanghelizesthai (da cui deriva il termine vangelo), che è il verbo caratteristico della<br />predicazione e anche degli annunic di nascita di un principe o di un imperatore. L’annuncio è di gioia, la<br />gioia caratteristica dei tempi nuovi e che percorre tutto il vangelo. Anche il popolo ha una parte importante<br />nel vangelo di Luca. E’ lo spettatore delle opere di Gesù e lo segue nel suo cammino verso Gerusalemme,<br />fino sotto la croce (Lc 23,35).<br />11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.<br />ll tema dell’oggi chiude tutto il periodo delle promesse e delle attese. E’ l’oggi che diventa presente in ogni<br />epoca nella Chiesa. Il lieto annuncio riguarda la nascita del Messia davidico. Per ora l’annuncio degli angeli<br />rimane nell’ambito delle attese di Israele. Però i titoli con cui viene chiamato sono ben comprensibili anche<br />dalle comunità elleniche a cui Luca si rivolge:<br />Salvatore: è la funzione principale del Messia, liberazione e remissione dei peccati (vedi il cantico di<br />Zaccaria Lc 1,68-79). E’ un titolo divino che viene applicato al Messia (cf. Lc 1,47). E’ molto comune nella<br />predicazione nelle comunità ellenistiche e in genere nel mondo pagano. Ricalca lo stile ellenistico<br />dell’annuncio della nascita dell’imperatore.<br />Cristo Signore: è il condensato della confessione di fede cristiana: “Dio ha costituito Cristo e Signore quel<br />Gesù che voi avete crocifisso!” At 2,36. Per Luca, come per ogni credente, la realtà messianica di Gesù è<br />inseparabile dalla sua risurrezione.<br />Gli angeli sono dunque i primi apostoli inviati a Israele per comuncare il “vangelo” della nascita del Messia.<br />12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia".<br />Il segno dato dagli angeli ai pastori è in netto contrasto con quanto essi hanno annunciato. La gloria di Dio si<br />rivela nella povertà terrena. Si tratta di un neonato passivo, legato, coricato, nascosto. E’ il mistero di un<br />Dio che si avvicina all’umanità nel bisogno, un segno che prefigura l’insegnamento, il comportamento e la<br />morte di Gesù. Un segno che mette l’uomo davanti alla scelta di convertirsi. Appare il rovesciamento dei<br />valori che costituisce la base della fede cristiana: Gesù crocifisso.<br />13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14"Gloria a<br />Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".<br />Improvvisamente lo schema dell’annunciazione si apre in un inno di lode cantato dalle schiere angeliche: il<br />cantico nuovo della liturgia celeste che celebra la nascita del Messia, sul modello della lode che nella<br />letteratura giudaica accompagna l’opera divina della creazione. Già nei salmi gli uomini sono invitati a<br />partecipare alla lode degli angeli (Sal 148,1-2). La parola “pace” esprime tutto il contenuto della salvezza<br />che ha incominciato a compiersi a Betlemme. Non è assenza di guerra, ma comunione piena con Dio che si<br />ripercuote in rapporti giusti e pieni tra gli uomini e con se stessi. La pace scende sugli uomini che Dio ama,<br />cioè coloro che Dio ha scelto, non solo l’Israele storico, ma al popolo di Dio al quale tutte le nazioni sono<br />chiamate ad aderire.<br />Meditatio<br />- Mi sento parte della storia universale che si sta compiendo parallelamente alla mia vita?<br />- Mi sento parte di una famiglia, di una stirpe, con i suoi lati positivi e negativi? Conosco qualcosa dei<br />miei antenati?<br />- Cosa provo davanti al segno di Gesù Bambino?<br />Preghiamo<br />(colletta del Natale del Signore, messa della notte)<br />O Dio, che hai illuminato qusta santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a<br />noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo. Per il nostro<br />
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Signore… </div>
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Fonte:https://www.matrisdomini.org/</div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-42125919102288946442019-12-22T13:00:00.000-08:002019-12-22T13:00:06.094-08:00MONASTERO DI RUVIANO, NATALE DEL SIGNORE<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisyVQMo30PZhudTI_y0L7TSQy-crp5d6YFcvGhTaqoNNipKUK1VmOeF9cdeUXPIgbYLdZazZG2o8MYRcMJ9E8qvR_JH4aQwTWD65DmkeoI0tXu1YkMBKOCm3WKkTTRPzjoWfygKz_puO4/s1600/natale+17.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="444" data-original-width="1600" height="177" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEisyVQMo30PZhudTI_y0L7TSQy-crp5d6YFcvGhTaqoNNipKUK1VmOeF9cdeUXPIgbYLdZazZG2o8MYRcMJ9E8qvR_JH4aQwTWD65DmkeoI0tXu1YkMBKOCm3WKkTTRPzjoWfygKz_puO4/s640/natale+17.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Monastero di Ruviano: Presepe.</td></tr>
</tbody></table>
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<h3 style="text-align: left;">
NATALE DEL SIGNORE</h3>
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Notte: Is 9, 1-3.5-6; Sal 95; Tt 2,11-14; <a href="http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&mobile=&Citazione=Lc+2%2C1-14&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&Versione_CEI74=1&VersettoOn=1" target="_blank">Lc 2,1-14 </a>✝️<br />
<br />
Aurora: Is 62, 11-12; Sal 96; Tt 3, 4-7; Lc 2, 15-20 <br />
<br />
Giorno: Is 52, 7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1, 1-18<br />
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<br />
<br />
È notorio che le feste cristiane sono svilite o travisate sia dal mondo che ormai le usa per i suoi fini biecamente commerciali e sia – il che è più doloroso e scandaloso – dagli stessi che si dicono cristiani, discepoli del Signore Gesù.<br />
<br />
Particolarmente, a volte, il Natale diventa – mi pare – una sorta di teatro in cui si simula una nascita di Gesù come se essa avvenisse ora … e si sentono dire frasi di questo tipo: “Stanotte nasce Gesù!”, oppure “Attendiamo che Gesù nasca!” o ancora “Gesù sta per nascere, venite ad adorarlo!” … sono, in fondo, espressioni infantili che non aiutano nessuna fede adulta, espressioni che acconsentono ad una regressione di tipo “devoto”; questo per un motivo semplicissimo: Gesù è nato una volta per sempre a Betlemme di Giudea da Maria di Nazareth e dunque non dobbiamo attendere la sua nascita! Questo atteggiamento infantile (non evangelicamente infantile, ma stupidamente infantile!) depaupera la vera fede e la vera speranza cristiana. Il Martirologio romano al 25 di dicembre parla di “commemoratio” di un evento di salvezza avvenuto nella “pienezza dei tempi” (Gal 4,4) e che noi celebriamo; “celebrare” significa dare accesso al mistero al nostro oggi concreto ed esistenziale.<br />
<br />
E allora a Natale cosa fa la Comunità cristiana?<br />
<br />
Possiamo rispondere con tre verbi: ricorda (commemora), attende-spera, celebra. Questi tre verbi richiamano la grande tradizione della Chiesa trasmessaci dai Padri d’oriente e d’occidente, la tradizione delle tre nascite-venute del Signore. La tradizione cistercense ne farà oggetto di una riflessione sempre più chiara da Bernardo di Clairvaux fino ad Isacco della Stella.<br />
<br />
La meditazione sulla prima nascita è facile: è quella di cui è pieno questo giorno santissimo; è la meditazione sull’Incarnazione che gli evangeli dell’infanzia di Matteo e di Luca ci hanno consegnato, un evento di salvezza umile che avviene nel nascondimento; il Figlio di Dio nasce nella campagna di Betlemme perché i suoi non hanno trovato alloggio, una nascita nella storia sottolineata dalla citazione di Cesare Augusto e di tutti quelli che reggevano il mondo in quel momento … il Figlio di Dio nasce e nessuno se ne accorge se non i poveri … I nostri presepi servono a ricordarci questo evento storico, un evento che è la base per la riflessione sulle ulteriori nascite-venute del Signore.<br />
<br />
In primo luogo la sua venuta nella gloria alla fine della storia: è la Parusia, termine greco che significa “presenza” intendendo così la presenza finale del Signore al termine della storia. Se la prima venuta è accaduta nel nascondimento, questa sarà gloriosa, avrà, cioè peso (ricordiamo che la parola ebraica “kavod” che traduciamo con “gloria” significa “peso”), avrà visibilità, inoppugnabilità e l’avrà per ogni carne! Nessuno si potrà sottrarre alla venuta gloriosa del Figlio di Dio. Verrà con il suo corpo risorto e glorioso per incontrare tutte le genti, gli uomini di ogni epoca e di ogni luogo (cfr Mt 25,32), verrà da vincitore della morte e del male, verrà perché il Regno incominci in pienezza! Attendere questa venuta, esercitarsi ad attenderla è il vero motivo dell’Avvento che abbiamo vissuto anche quest’anno. Un tema questo della vigilante attesa del Signore che è tanto centrale e decisivo per la fede cristiana quanto assente e dalla predicazione e dal concreto sentire dei credenti.<br />
<br />
Se non lo attendiamo più è perché – diciamocelo! – non lo amiamo abbastanza e non lo amiamo con l’ardore che dovrebbe bruciarci il cuore, se non lo attendiamo è vana la proclamazione della sua Risurrezione; se non lo attendiamo che significato ha il nostro concreto seguirlo quotidiano ed il nostro voler dimorare in Lui? Se non lo attendiamo è perché le Chiese si sono, in genere, ben assestate nel quadro della mondanità e delle umanissime sicurezze … solo nei tempi di pressura e persecuzione si risente la febbre dell’attesa del Veniente, in genere, invece, si dorme, non si attende più nulla tanto che già Paolo deve esortare i cristiani di Roma a svegliarsi dal sonno perché “la nostra salvezza –scrive – è più vicina ora di quando diventammo credenti” (Rm 13,11). Non si attende più il Veniente! Non si prega più quel “maranathà!” che è, in verità, la più antica preghiera cristiana! Se Lui dice “Vengo presto!” la Sposa-Chiesa non sa più rispondere dicendogli “Vieni!”, non scolta più lo Spirito che le dice di invocare per affrettare il suo ritorno (cfr Ap 22,17.20). Il grande scrittore Ignazio Silone (1900-1978), un grande cristiano, passato per giungere alla fede in Cristo e nel suo Evangelo, attraverso un grande travaglio umano a tanti livelli, testimoniato nei suoi bellissimi romanzi e scritti, non fece mai il passo di entrare nella Chiesa … a chi gliene chiedeva il perché rispondeva: Perché mai? Per far parte di quelli che dicono di aspettare il Signore Gesù e poi lo aspettano con lo stesso entusiasmo con cui si aspetta un tram? Non ne vale la pena!<br />
<br />
È comodo commemorare con tenerezza e poesia (che non fanno male, per la carità!) la nascita a Betlemme, è più scomodante invocare il suo ritorno. E questo perché se siamo nell’attesa di questa venuta finale bisogna accogliere ancora una nascita del Figlio di Dio: quella in noi! Questo può e deve avvenire in ogni giorno qui, oggi … Se è vero che la nostra vocazione è essere tempio di Dio (e questo personalmente e comunitariamente!) è vero che il nostro profondo deve essere luogo di accoglienza di Lui, del suo Evangelo, delle sue scelte, luogo da cui si deve esiliare ogni mediocrità umana per accogliere la piena umanità che Gesù è venuto ad insegnarci.<br />
<br />
San Bernardo nei suoi Discorsi sull’Avvento (V,1) diceva che se la prima venuta “venne nella carne” (1Gv 4,7) e nell’ultima “verrà nella gloria” (Lc 9, 26), in quella intermedia viene “in Spirito e potenza” (Lc 1,17) nei cuori dei credenti che gli danno accesso.<br />
<br />
Se della prima nascita si fa memoria, se per l’ultima bisogna attendere e sperare, quella intermedia è l‘oggetto della celebrazione, perché celebrare significa dare accesso al quotidiano. Bernardo scrive: “Nella prima nascita Cristo fu nostra redenzione (cfr 1Cor 1,30), nell’ultima si manifesterà come nostra vita (cfr Col 3,4), i quella quotidiana sarà nostro riposo e nostra consolazione!<br />
<br />
Questo è il vero Natale!<br />
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Questa venuta-nascita intermedia è quella da realizzare nella storia; dicevano tanti teologi e mistici da Agostino ad Angelo Sileno, pur con diverse parole: Nascesse mille volte Gesù a Betlemme se non nascesse in te, tutto è inutile.<br />
<br />
Il presepe napoletano mi pare una rappresentazione potente di questa venuta intermedia. Leggiamolo! Perché mai il presepe napoletano pullula di immagini, di persone, di situazioni, di quotidiano? Perché mai mescola i personaggi del racconto evangelico (Santa Famiglia, angeli, pastori, Magi) con tanti altri? Anche con palesi anacronismi? È solo folklore o solo ingenuità? No! Il presepe napoletano vuole rappresentare proprio questa nascita intermedia: Betlemme è Napoli, perché è lì, nella città degli uomini, nel quotidiano, che deve nascere Cristo … nel presepe napoletano è mostrata questa venuta intermedia! La scena vera e propria della Natività (che in gergo presepiale viene chiamata proprio “Il Mistero”!) racconta la prima venuta, tutto il resto quella intermedi; trait d’union tra le due venute, sul presepe napoletano, è il pastore della meraviglia: è dallo stupore per la prima venuta nella nostra carne umana che nasce il fuoco del cuore che permette la nascita di Cristo nel cuore di ogni discepolo! Nel presepe napoletano – voglio azzardare – c’è anche il richiamo, mi pare alla “nascita finale” del Signore nella Parusia. Dove? Nel pastore che dorme … a lui, simbolo innocente di indifferenza, di inconsapevolezza e di non attesa, pare si possano rivolgere le parole dell’Apostolo: “È ormai tempo di svegliarvi dal sonno perché la sua venuta è più vicina ora di quando diventammo credenti (Rm 13,11). Inoltre farlo nascere nei nostri oggi significa far crollare in noi ogni idolatria lottando con essa, ogni idolatria, infatti, allontana dalla verità nuda dell’Evangelo: per questo nel presepe napoletano Gesù nasce in un tempio pagano diroccato! Dunque nessuno spazio agi idoli lì dove nasce per la fede il Figlio di Dio ancora in una carne umana: la nostra!<br />
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P. Fabrizio Cristarella Orestano<br />
Fonte:http://www.monasterodiruviano.it/<br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-30767671492937946702019-12-22T12:54:00.001-08:002019-12-22T12:54:26.512-08:00fr. Massimo Rossi Natale del Signore - Messa della Notte<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsyjHqhH0KV0lrlQ9OtOuVOLMC4X1LOBPeYYec6u2adN6RqgtlNmtArJ3Ij-r1lXrG1gAwQuCuvYmtJ3HWGnPSvSo01AtV8VeVFhRYp_WpdB8k25_i_V0AIfd0F3eManD7qGbeJQOLR1c/s1600/natale+presepe.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="377" data-original-width="879" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsyjHqhH0KV0lrlQ9OtOuVOLMC4X1LOBPeYYec6u2adN6RqgtlNmtArJ3Ij-r1lXrG1gAwQuCuvYmtJ3HWGnPSvSo01AtV8VeVFhRYp_WpdB8k25_i_V0AIfd0F3eManD7qGbeJQOLR1c/s640/natale+presepe.jpg" width="640" /></a></div>
<h3 style="text-align: left;">
fr. Massimo Rossi <br />Natale del Signore - Messa della Notte (24/12/2019)</h3>
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<a href="http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&mobile=&Citazione=Lc+2%2C1-14&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&Versione_CEI74=1&VersettoOn=1" target="_blank"> Visualizza Lc 2,1-14</a><br />
Come può un bambino che nasce lontano dal frastuono della città, ma anche lontano dal calore di una casa, porre fine a tutti i conflitti? La risposta ce la dà il profeta Isaia: “È il principe della pace!”. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti, annuncia sempre Isaia.<br />
<br />
Strano, un Signore degli eserciti che vuole farla finita con tutte le guerre! e questo intende realizzare nel segno di un neonato.<br />
<br />
Per capirci qualcosa di più, è necessario sapere cosa stava accadendo quando Isaia scrisse questa profezia: 732 a.C., gli Israeliti sono condotti in schiavitù a Babilonia. La sciagura che si abbatte nuovamente sugli Ebrei è l'ultimo atto di una serie di errori commessi dal governo di Gerusalemme, che mise in atto una politica di alleanze ora con l'una, ora con l'altra superpotenza straniera, provocando l'invasione finale del re degli Assiri, conquistatore di Babilonia e responsabile della deportazione di parecchi popoli, tra i quali, appunto, Israele. Una storia complicatissima!<br />
<br />
In questa “Santa Notte” è importante notare l'atteggiamento di Dio nei confronti del suo popolo, un popolo ribelle, dal cuore indurito, un popolo ostinato nel voler percorrere strade che non portavano, non portano e non poteranno mai a Dio... Alla fine, un popolo in catene, un popolo che, allontanatosi da Dio, ha perduto tutto: terreno, ricchezze, autonomia,... in una parola, dignità.<br />
<br />
Ditemi voi: che cosa avrebbe dovuto fare, Dio, con un figlio così?<br />
<br />
Quante storie conosciamo di figli ingrati e sbandati, che rifiutano l'amore dei genitori, e si perdono nei labirinti della droga, della violenza, precipitando in abissi di peccato, dai quali è quasi impossibile uscire con le proprie forze! Per i genitori, le soluzioni sono due: abbandonare quel figlio al proprio destino: “Ora basta! Se l'è voluta!...si arrangi! Chi è causa del suo mal pianga se stesso!...”. Oppure andarlo a cercare, offrendo ancora il loro aiuto. Perché non vogliono perderlo! Perché è loro figlio! E sono disposti a morire, pur di poterlo riavere sano e salvo! (Lc 15).<br />
<br />
Ecco, che cosa ha fatto Dio per il suo popolo! Ecco che cosa ha fatto Dio per noi! è venuto a cercarci... come anche nel paradiso terrestre, dopo che Adamo aveva mangiato il frutto proibito...<br />
<br />
Concepisce pertanto un piano di salvezza, a modo suo, una salvezza da Dio... non l'ennesima manovra politica, peggio ancora, bellica, arrivata dall'esterno, come fa oggi l'Occidente nei confronti dell'Africa, o del Medio Oriente, che promette benessere, ma intanto impone condizioni e vincoli economici non proprio liberali e liberanti...<br />
<br />
Dio preferisce che la salvezza cresca con noi, sia parte di noi, scaturisca dalla realtà nostra, dalla storia nostra... carne della nostra carne... Ecco il senso di questo bambino!<br />
<br />
Figlio di Dio, sì, ma anche figlio nostro, che parla la lingua nostra.<br />
<br />
Dio ci conosce bene; sa che gli stranieri non ci piacciono... Per questo suscita il Messia di Israele nello stesso Israele, dalla stirpe di Davide, il leggendario conquistatore di Gerusalemme, Jerushalaim, la città della pace. Davide, anche lui, fece molti errori: uomo dalla moralità non certo esemplare, e dalla fedina penale non proprio immacolata...<br />
<br />
Ma a Davide si perdona tutto: Davide era giovane, fulvo di capelli e gentile di aspetto... Davide vinse il gigante armato Golia con una fionda e un sasso. Davide riconquistò l'Arca dell'Alleanza di Mosè, rubata dai nemici, e diede al regno una capitale, l'unità religiosa e l'unità politica. Davide preparò il terreno a suo Figlio, Salomone, che avrebbe assicurato la pace per quarant'anni e (avrebbe) edificato il Tempio, orgoglio del popolo e baluardo religioso e politico per i secoli a venire.<br />
<br />
Gesù si inserisce in questo filone di liberazione, ma... con ben altro esito! Segno che è possibile anche a noi pensare in modo diverso, rispetto al passato, operare scelte diverse,... E con questi pensieri nuovi, con queste scelte diverse, possiamo tornare a Dio...per amarlo ancora.<br />
<br />
Il Dio degli eserciti si converte alla dolcezza e alla mansuetudine di un neonato; non incute più terrore, non gioca più d'inganno. Il nostro Dio soffre la fame e il freddo come molti di noi; accetta qualsiasi dono, perché non ha nulla....il colmo per Dio, non avere nulla! Una fragilità quasi inquietante! tanto fragile da far sorgere il dubbio che sia Lui il Messia, il nostro Dio.<br />
<br />
Ed ecco la sfida: convertire la nostra idea di Dio: dal Dio degli eserciti, forte, impassibile, invincibile,... al Dio disarmato, che non scende in battaglia, non costruisce fortezze, né le espugna... il Dio di Betlemme, intirizzito dal freddo, che non può ancora parlare; tempo trent'anni e diventerà il Dio nudo, inchiodato alla croce, che non può più parlare... ma, nella sua debolezza mortale, libererà e salverà tutti: credenti e non credenti.<br />
<br />
Almeno questa notte, lasciamo che sia Lui a condurre il gioco, abbassiamo la guardia, e corriamo il rischio di innamorarci senza porre condizioni, per amare Lui e il prossimo, così come Lui ama noi e il prossimo.<br />
<br />
Almeno questa notte, mettiamo a tacere la ragion di Stato, i proclami politici, il dissenso ideologico, gli opportunismi di parte,...<br />
<br />
Siamo tutti davanti alla mangiatoia, uomini e angeli, pastori e Re, residenti e stranieri, buoni e cattivi... Il Natale è per tutti, per tutti! Perché dovremmo rivendicare il monopolio della gioia?<br />
Nessuna gelosia, dunque!<br />
...Allora... AUGURI A TUTTI!!!<br />
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Fonte:<a href="https://www.qumran2.net/">https://www.qumran2.net/</a><br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-23341550253311251492019-12-22T12:48:00.001-08:002019-12-22T12:48:27.517-08:00Padre Paolo Berti, “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Natale del Signore (notte) <br />Lc 2,1-14<br />“Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore"</h3>
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Vangelo (Lc 2,1-14)<br />
Dal Vangelo secondo Luca<br />
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In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.<br />
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.<br />
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.<br />
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia".<br />
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:<br />
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli<br />
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".<br />
<br />
<b>Omelia </b><br />
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E' notte, con tutto il fascino di una notte come questa: la notte di Natale. Un senso di gioia si diffonde ovunque. Anche chi non crede sente il fascino di questa notte: è il fascino delle cose pulite e belle, il fascino della bontà. C’è un’aria vivace, una disponibilità al saluto, all’incontro. Vero, verissimo, questo, ma il Natale del Signore è in grado di dare molto, molto di più, cioè la pace sulla terra, quella vera, quella che procede dalla riconciliazione con Dio.<br />
Questa notte non ci fa dimenticare le ingiustizie, le crudeltà, ma ci fa sperare e ci rincuora.<br />
Non possiamo non pensare che Giuseppe e Maria non ebbero alloggio nell'albergo perché l'albergatore aveva fiutato fior di guadagni dato il censimento ordinato da Cesare Augusto, e quei due palesemente poveri non gli avrebbero dato molto, e dunque meglio conservare i posti per più ricchi. Affari; business. Dopo tanti secoli le cose sono cambiate e i due, anzi i tre, fanno concludere affari. Il presepe ci vuole! Ci vogliono le luminarie di Natale! E’ un fatto della nostra cultura: verissimo questo. Ma ancora, come allora con l'albergatore, nei cuori non c’è posto per i tre. Il Natale è un affarone per negozi, ristoranti, località sciistiche, i tre fanno fare affari. Ma in tanti cuori non c’è più posto per loro, perché c’è solo posto per il vizio.<br />
I ricchi restano lontani dai tre, non i poveri, non gli umili. Fratelli e sorelle, mettiamoci dalla parte dei pastori, diventiamo umili, veri come loro. Erano poveri, semplici, ma felici. Felici per una percezione limpida del creato, nel quale vedevano la potenza e la sapienza di Dio, nonché il suo amore per l'uomo; felici nel leggere le pagine e pagine scritte da Dio nel creato e che noi non riusciamo più a leggere come loro, e anche se andiamo scoprendo sempre nuove pagine del cosmo non vi sappiamo leggere la gloria di Dio. Mettiamoci dalla parte dei pastori, fratelli e sorelle, perché furono loro i primi invitati ad incontrare il divino Bambino.<br />
Se vogliamo essere tra i primi mettiamoci dalla parte dei poveri e degli umili, di quelli che sono ultimi nelle valutazioni del mondo.<br />
Invitati a vedere, e vedremo per mezzo di viva fede.<br />
Vedremo che il Verbo, totalmente trascendente il creato, ha voluto essere nel creato come un uomo. Noi, che viviamo in mezzo a uomini che vogliamo essere uomini spaziali e che si gonfiamo d'orgoglio per aver posto il piede sulla luna e mandato sonde ad esplorare altri pianeti, vedremo con l'occhio dello spirito (Ef 1,18) illuminato dalla fede, questo: Cristo è venuto dal cielo sulla terra per portarci al cielo. I nostri lanci spaziali sono letteralmente nulla rispetto a quanto Dio ci ha promesso.<br />
Vedremo che l'umiltà è capacità di obbedienza, infatti san Paolo ci dice che Cristo “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo” (Fil 2,6-7).<br />
Il Verbo si è fatto carne, si è abbassato a noi, fino a noi che siamo sulla terra. Noi sempre nel tempo rimaniamo sulla terra anche se abitiamo in una stazione orbitante, poiché proveniamo dalla terra (Gn 2,7). Niente da fare, fratelli e sorelle, le condizioni di vita che ci dà la terra le dobbiamo portare con noi, le dobbiamo allestire anche in una stazione orbitante. Ma se nel tempo rimaniamo sulla terra, nell'eternità saremo nel cielo.<br />
Quel Bambinello ci insegna ad essere uomini. Pensiamo che lui, il creatore del cielo e della terra, ha guardato con occhi di uomo il bue, l’asinello, rimanendo pieno di conforto. Ha guardato con occhi d’amore la mamma, con senso di sicurezza Giuseppe.<br />
Gesù ci insegna la gioia dell'incontro con le persone, come è bello lasciare che le persone si curino di noi. Amare è anche lasciare che gli altri esprimano il loro amore per noi, anzi non solo dobbiamo lasciarlo esprimere, ma anche suscitarlo annunciando loro l'amore di Cristo affinché siano in comunione con noi (1Gv 1,3). Ci sono di quelli che non accettano le espressione d'amore per un senso di austerità ascetica, ma costoro non sanno amare se impediscono che gli altri esprimano il loro amore.<br />
Quel Bambinello ci insegna a rimanere uomini, non ha infatti portato la sua umanità a una superumanità, ma ha vissuto la quotidianità, non dandosi una vita d'eccezione.<br />
Gesù ha guardato le stelle, il fascino incantevole della luna. Capite, amici, noi vogliamo scalare i pianeti per essere come Dio nel cielo; bene Colui che è creatore di tutto è venuto in mezzo a noi e ci insegna a rimanere uomini se vogliamo salire nei cieli.<br />
Gesù veramente è venuto agli albori di un'accelerazione spasmodica del progresso, e ci dice di rimanere uomini. E c'è bisogno che ce lo dica! Quanti superuomini risultano a conti fatti quello che sono, cioè meno di un uomo; quanti illusi di poter giungere a saper tutto risultano privi di sapienza, vuoti di vera scienza; quella di saper incontrare Dio che ci cerca.<br />
Rimaniamo uomini umani, fratelli e sorelle. Dobbiamo rifiutare tutto quello che ci disumanizza e dobbiamo attuare istintivi, rapidi, percorsi di rientro nel quotidiano quando abbiamo affrontato voli, cambi di fusi orari, velocità: dobbiamo desiderare di rimanere nella scala umana. Non essere dunque vittime del futurismo, del mito dell’uomo spaziale. Come avremmo bisogno ogni tanto di fare come Cincinnato che si era messo da parte dalle questioni di Roma per coltivare un campicello! Quanta sapienza ha la Chiesa presentandoci i pellegrinaggi, dove lunghi tratti vengono fatti a piedi. Che saggezza hanno gli scout nel loro camminare in mezzo alla natura, nel sostare nei bivacchi notturni sotto le stelle.<br />
Il Verbo eterno della gloria dal cielo è venuto in mezzo a noi, ad insegnarci che è cosa fondamentale rimanere uomini, se si vuole incontrare lui, Uomo-Dio, Salvatore.<br />
Capite, fratelli e sorelle, noi saliamo, saliamo nell’amore, ed è l’unica vera salita; l’infinità noi l’abbiamo nell’amare, e non nello scalare pianeti. Qualcuno dirà: “Ma quello ce l'ha coi voli spaziali?”. Io rispondo che non sono dalla parte di chi lascia che la terra diventi deserta d'amore, di solidarietà, di soccorso verso i poveri e i malati che non hanno ospedali, e potrei continuare. Non sono dalla parte di chi innalza vessilli tecnologici nello spazio lasciando credere che si stia iniziando una illimitata scalata ai cieli astronomici, che trasformerà gli uomini in superuomini. Ha forse senso questo disegno, che non sia quello dell'antica torre di Babilonia, che fu un disegno senza senso (Gn 11,1s), cioè privo di sapienza, quella che viene da Dio.<br />
Ma, stiamo coi pastori, partecipiamo delle loro emozioni. Nella notte videro un angelo luminoso circonfuso di luce gloriosa. Una visione formidabile che li intimorì. E' il timore che si prova di fronte all’eccelso, al divino. Ma ecco, sono invitati a non temere: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia”. L’angelo scintilla felicità. Il suo Re è nato. Il Salvatore del genere umano è nato. Un solo dato l'angelo fornisce ai pastori affinché trovino il Bambino: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Non potevano sbagliare: nessun bambino in quella notte nasceva in quelle condizioni, in una stalla. Quelle indicazioni stabilivano che la soglia di povertà di tanti era al confronto qualcosa di comodo, di sicuro. Partirono i pastori con viveri, coperte. Con il loro intuito trovarono la capanna, la stalla, e vi entrarono. Vi entrarono. Riflettiamo. Quanti, fratelli e sorelle, vanno verso la capanna, ma non vi entrano. Si accontentano di esserne al corrente, si accontentano di averne un vago desiderio, si avvicinano ad essa, ma non entrano. Entrare significa entrare in relazione col Bambino, significa vederlo da vicino, considerarlo, capire perché è lì; significa ammettere i propri errori; significa smettere di illudersi di potersi nascondere da Dio. Vi ricordate come Adamo cercò di nascondersi dal Signore perché aveva paura. Ma si può avere paura di un Bambino?. Allora, entriamo nella stalla e presentiamo a quel Bambino le nostre brutture rese più evidenti dalla pace che irradia da lui, dal sorriso luminoso di lui. Entriamo nella capanna, coraggio, ne usciremo nuovi. Ecco come diventare uomini nuovi, andare da Cristo per essere trasformati in novità di vita da lui. State certi Dio non distrugge ciò che è umano. Dio non ci cambia la natura umana, ma col Battesimo fa morire l'uomo vecchio dedito al peccato, affinché l'uomo diventi nuovo nell'amore.<br />
Sulla capanna si mostrò un coro angelico: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.<br />
Dio ci ama! Gesù è la smentita della menzogna di Satana, che ci zufola che Dio è distante, che non si cura di noi. Dio invece ci ama. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito” (Gv 3,16).<br />
“Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”, disse l'angelo.<br />
Un Salvatore, un Salvatore potente (Lc 1,69), l'unico e necessario Salvatore, poiché al di fuori di lui non c'è salvezza (At 4,11).<br />
Magnifica è questa notte, amici! Noi che crediamo ci presentiamo in adorazione davanti al Bambino e affascinati ci lasciamo inondare dal candore verginale di Maria e dal dolce sorriso del castissimo Giuseppe. Per noi il Natale è rinnovamento del cuore, è gioia che non si può esprimere; è gioia piena di pace. Una gioia che non è euforia. Quella mangiatoia ci fa pensare; tonifica la nostra gioia, la rende profonda e ricca di impegno. Vediamo il legno della mangiatoia. Sappiamo cosa già indica quel legno. L’alfa e l’omega di Cristo sono segnati da legno. La culla e la croce furono di legno. E allora la nostra gioia si approfondisca con la gratitudine per essere stati salvati da Cristo Gesù, Salvatore. Amen. Ave Maria. Vieni, Signore Gesù.<br />
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Fonte:www.perfettaletizia.it/</div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-85356792228972786092019-12-22T12:42:00.002-08:002019-12-22T12:42:34.832-08:00#PANEQUOTIDIANO, «CHE SARÀ MAI QUESTO BAMBINO?. E DAVVERO LA MANO DEL SIGNORE ERA CON LUI»<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-WVRjdBVL0nQ/Vnmwr8yKS6I/AAAAAAAAZNE/bjaxteRF8lI/s1600/elisabetta-e-giovanni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Immagine" border="0" sizes="(max-width: 576px) 100vw, (max-width: 1024px) 576px, 490px" src="https://3.bp.blogspot.com/-WVRjdBVL0nQ/Vnmwr8yKS6I/AAAAAAAAZNE/bjaxteRF8lI/s640/elisabetta-e-giovanni.jpg" srcset="//3.bp.blogspot.com/-WVRjdBVL0nQ/Vnmwr8yKS6I/AAAAAAAAZNE/bjaxteRF8lI/w320/elisabetta-e-giovanni.jpg 320w, //3.bp.blogspot.com/-WVRjdBVL0nQ/Vnmwr8yKS6I/AAAAAAAAZNE/bjaxteRF8lI/w490/elisabetta-e-giovanni.jpg 490w, //3.bp.blogspot.com/-WVRjdBVL0nQ/Vnmwr8yKS6I/AAAAAAAAZNE/bjaxteRF8lI/w576/elisabetta-e-giovanni.jpg 576w, //3.bp.blogspot.com/-WVRjdBVL0nQ/Vnmwr8yKS6I/AAAAAAAAZNE/bjaxteRF8lI/w1152/elisabetta-e-giovanni.jpg 1152w" style="font-size: 16px;" /></a></div>
<h3 class="post-title entry-title" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 24px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px; text-transform: uppercase;">
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<div class="post-body-container" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 20px;">
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-6974291769821469936" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7;">
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<b>La Liturgia di Lunedì 23 Dicembre 2019 VAN</b><b style="font-size: 16px;">GELO (Lc 1,57-66) Commento:Rev. D. Miquel MASATS i Roca (Girona, Spagna)</b></h3>
<br />In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.<br /><a href="https://draft.blogger.com/null" name="more" style="background: transparent; color: #be4737;"></a><br />Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».<br />Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.<br />Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.<br /><br />Parola del Signore<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyjhtcGbbg5A_WJdGOP7U88_xFmOSn4yebCJo_fSZbQP8dZKyYXvYv7voFCwHZPujUgqdp_O6Kt2AlWAh4fYb3QCl3hKzhAxB0L99QSfVr1K6XIkUGGce0mRbHcjZteDgQRxwz48en18I/s1600/pane_quotidiano_logo+%25281%2529.png" imageanchor="1" style="background: transparent; color: #be4737; display: inline-block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" data-original-height="109" data-original-width="125" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyjhtcGbbg5A_WJdGOP7U88_xFmOSn4yebCJo_fSZbQP8dZKyYXvYv7voFCwHZPujUgqdp_O6Kt2AlWAh4fYb3QCl3hKzhAxB0L99QSfVr1K6XIkUGGce0mRbHcjZteDgQRxwz48en18I/s1600/pane_quotidiano_logo+%25281%2529.png" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" /></a></div>
<h4 style="text-align: left;">
<b>«Che sarà mai questo bambino?. E davvero la mano del Signore era con lui»</b><b>Rev. D. Miquel MASATS i Roca </b><b>(Girona, Spagna)</b></h4>
<br />Oggi, nella prima lettura leggiamo: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me» (Mal 3,1). La profezia di Malachia si compie in Giovanni Battista. È lui uno dei personaggi principali della liturgia di Avvento, che invita a prepararci con la preghiera e la penitenza per la venuta del Signore. Così come recita la preghiera di colletta della messa di oggi: «è ormai davanti a noi il Natale del tuo Figlio: ci soccorra nella nostra indegnità il Verbo che si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria e si è degnato di abitare fra noi».<br /><br />La nascita del Precursore ci parla della prossimità del Natale. Il Signore è vicino, prepariamoci! Interrogato dai sacerdoti venuti da Gerusalemme su chi egli fosse, rispose: «Io sono la voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore’» (Gv 1,23).<br /><br />«Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20), si legge nell’antifona della Comunione. Dobbiamo fare un esame per vedere come ci stiamo preparando per ricevere Gesù il giorno di Natale: Dio vuole nascere soprattutto nei nostri cuori.<br /><br />La vita del Precursore ci insegna la virtù di cui abbiamo bisogno per ricevere bene Gesù; fondamentalmente è l’umiltà del cuore. Egli si riconosce strumento di Dio per compiere la sua vocazione, la sua missione. Come dice sant’Ambrogio: «Non ti gloriare di essere chiamato figlio di Dio –riconosciamo la grazia senza dimenticare la nostra natura-; non ti inorgoglire se hai servito bene, perché hai solo fatto quello che si doveva fare. Il sole fa il suo lavoro, la luna obbedisce; gli angeli compiono la loro missione. Lo strumento scelto dal Signore per i gentili dice: ‘Io sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio’ (1Cor 15,9)».<br /><br />Cerchiamo solo la gloria di Dio. La virtù dell’umiltà ci disporrà a prepararci come si deve alle feste che si avvicinano.<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_iaO2AfyHrjQl-sDrDsSJEdpiC8he4pn0LwlY8dJ-uxKGSuekEOCr0LQFRswQ-OvG51Cq2No32-sEk1ADu7b7Ce8DV0rbuRDN_W_BLux6ZtYJCuLiPNBK9PQdUrIlhgu3FhVfFA_xB0A/s1600/divisori+2.jpg" imageanchor="1" style="background: transparent; color: #be4737; display: inline-block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" data-original-height="109" data-original-width="462" height="75" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_iaO2AfyHrjQl-sDrDsSJEdpiC8he4pn0LwlY8dJ-uxKGSuekEOCr0LQFRswQ-OvG51Cq2No32-sEk1ADu7b7Ce8DV0rbuRDN_W_BLux6ZtYJCuLiPNBK9PQdUrIlhgu3FhVfFA_xB0A/s320/divisori+2.jpg" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" width="320" /></a></div>
<span style="font-size: medium;"><b>La voce di Papa Francesco</b></span><br /><br /><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIwd6LyHHv17pwY7xJcHPqMD8OcVutUABnZxtAtRepGmgT-BsJj1Drh3Giop6_hRYcxNoto9G-fwis5m5-dbAkItmSVZV_8e0L6We4WjmIbVluRd5b8GCksrmTq7yF7Ta6p_NztmOm7fg/s1600/Papa-Francesco-Quaresima-e1417010500526-620x264.jpg" imageanchor="1" style="background: transparent; clear: left; color: #be4737; display: inline-block; float: left; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; outline: 0px; text-decoration-line: none;"><img border="0" data-original-height="264" data-original-width="620" height="136" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIwd6LyHHv17pwY7xJcHPqMD8OcVutUABnZxtAtRepGmgT-BsJj1Drh3Giop6_hRYcxNoto9G-fwis5m5-dbAkItmSVZV_8e0L6We4WjmIbVluRd5b8GCksrmTq7yF7Ta6p_NztmOm7fg/s320/Papa-Francesco-Quaresima-e1417010500526-620x264.jpg" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" width="320" /></a>Un cristiano non annuncia se stesso, ma il Signore.<br /><br /><b><i><span style="color: #660000;">24 giugno 2014</span></i></b></div>
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-6974291769821469936" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7;">
<b><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtOIIcpnFw4KsTuDRR7Ne84qBoo04mHnFIvAansqVMsJ6bo_Jyu47pWgXurPvHWhrNL41R7OI6hoJi3zpr79YO2bAFy-DoXY4fhbqz0lr3BfNEUUf3PKsi7kTvQ485jjxTONbeJAbNVdI/s1600/grazie+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="500" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtOIIcpnFw4KsTuDRR7Ne84qBoo04mHnFIvAansqVMsJ6bo_Jyu47pWgXurPvHWhrNL41R7OI6hoJi3zpr79YO2bAFy-DoXY4fhbqz0lr3BfNEUUf3PKsi7kTvQ485jjxTONbeJAbNVdI/s320/grazie+2.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-6974291769821469936" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7;">
<b><i><span style="color: #660000;"><br /></span></i></b></div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-43220466978011912192019-12-22T12:37:00.002-08:002019-12-22T12:37:17.015-08:00DAL TRATTATO «CONTRO NOÈTO» DI SANT’IPPÒLITO,"RIVELAZIONE DI DIO INVISIBILE"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeRjqVQPkTFn0kZKvC6boWMGuYs8suUmUOAd3_FF10JnvJ1-5Ivxhg47FFaep297qv1usxSozRkCOZ8mUScEHDUsgv09WDuewHTDPkUpO2V3-UCmuGMvSwsJ8urNGiaBk4IrlBxHcU-k8/s1600/giotto_aanb-wijzen_grt++magi.jpg" imageanchor="1" style="background: transparent; color: #be4737; display: inline-block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img alt="Immagine" border="0" sizes="(max-width: 576px) 100vw, (max-width: 1024px) 576px, 490px" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeRjqVQPkTFn0kZKvC6boWMGuYs8suUmUOAd3_FF10JnvJ1-5Ivxhg47FFaep297qv1usxSozRkCOZ8mUScEHDUsgv09WDuewHTDPkUpO2V3-UCmuGMvSwsJ8urNGiaBk4IrlBxHcU-k8/s640/giotto_aanb-wijzen_grt++magi.jpg" srcset="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeRjqVQPkTFn0kZKvC6boWMGuYs8suUmUOAd3_FF10JnvJ1-5Ivxhg47FFaep297qv1usxSozRkCOZ8mUScEHDUsgv09WDuewHTDPkUpO2V3-UCmuGMvSwsJ8urNGiaBk4IrlBxHcU-k8/w320/giotto_aanb-wijzen_grt++magi.jpg 320w, https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeRjqVQPkTFn0kZKvC6boWMGuYs8suUmUOAd3_FF10JnvJ1-5Ivxhg47FFaep297qv1usxSozRkCOZ8mUScEHDUsgv09WDuewHTDPkUpO2V3-UCmuGMvSwsJ8urNGiaBk4IrlBxHcU-k8/w490/giotto_aanb-wijzen_grt++magi.jpg 490w, https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeRjqVQPkTFn0kZKvC6boWMGuYs8suUmUOAd3_FF10JnvJ1-5Ivxhg47FFaep297qv1usxSozRkCOZ8mUScEHDUsgv09WDuewHTDPkUpO2V3-UCmuGMvSwsJ8urNGiaBk4IrlBxHcU-k8/w576/giotto_aanb-wijzen_grt++magi.jpg 576w, https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeRjqVQPkTFn0kZKvC6boWMGuYs8suUmUOAd3_FF10JnvJ1-5Ivxhg47FFaep297qv1usxSozRkCOZ8mUScEHDUsgv09WDuewHTDPkUpO2V3-UCmuGMvSwsJ8urNGiaBk4IrlBxHcU-k8/w1152/giotto_aanb-wijzen_grt++magi.jpg 1152w" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" /></a></div>
<h3 class="post-title entry-title" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 24px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px; text-transform: uppercase;">
<br /></h3>
<div class="post-body-container" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 20px;">
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-5819501272543522251" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7; text-align: left;">
<h3>
<b><span style="color: #660000;">Dal trattato «Contro Noèto» di sant’Ippòlito, sacerdote</span></b><b><span style="color: #660000;"><br /></span></b><b><span style="color: #660000;">Rivelazione di Dio invisibile</span></b></h3>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<h3>
<b><span style="color: #660000;">(Cap. 9-12; PG 10, 815-819)</span></b><b><span style="color: #660000;"><br /></span></b></h3>
<br /> Uno solo è Dio, fratelli, colui che noi non conosciamo per altra via che quella delle Sacre Scritture.<br /> Noi dobbiamo quindi sapere tutto quanto le divine Scritture ci annunziano e conoscere quanto esse ci insegnano. Dobbiamo credere al Padre, come lui vuole che gli crediamo, glorificare il Figlio come vuole che lo glorifichiamo, ricevere lo Spirito Santo come desidera che lo riceviamo.<br /> Procuriamo di arrivare a una comprensione delle realtà divine non secondo la nostra intelligenza e non certo facendo violenza ai doni di Dio, ma nella maniera in cui egli stesso volle rivelarsi nelle Sacre Scritture.<br /> Dio esisteva in sé perfettamente solo. Nulla c’era che fosse in qualche modo partecipe della sua eternità. Allora egli stabilì di creare il mondo. Come lo pensò, come lo volle e come lo descrisse con la sua parola, così anche lo creò. Il mondo cominciò ad esistere, perciò, come lo aveva desiderato. E quale lo aveva progettato, tale lo realizzò. Dunque Dio esisteva nella sua unicità e nulla c’era che fosse coeterno con lui. Niente esisteva se non Dio. Egli era solo, ma completo in tutto. In lui si trovava intelligenza, sapienza, potenza e consiglio. Tutto era in lui ed egli era il tutto. Quando volle, e nella misura in cui volle, egli, nel tempo da lui prefissato, ci rivelò il suo Verbo, per mezzo del quale aveva creato tutte le cose.<br /> Poiché dunque Dio possedeva in sé la sua Parola, ed essa era inaccessibile per il mondo creato, egli la rese accessibile. Pronunziando una prima parola, e generando luce da luce, presentò alla stessa creazione come Signore il suo stesso Pensiero, e rese visibile colui che egli solo conosceva e vedeva in se stesso e che prima era assolutamente invisibile per il mondo creato. Lo rivelò perché il mondo lo vedesse e così potesse essere salvato.<br /> Questi è la Sapienza che venendo nel mondo si rivelò Figlio di Dio. Tutto fu creato per mezzo di lui, ma egli è l’unico che viene dal Padre.<br /> Questi poi diede una legge e dei profeti, e li fece parlare nello Spirito Santo perché, ricevendo l’ispirazione della potenza del Padre, annunziassero il volere e il disegno del Padre.<br /> Così dunque fu rivelato il Verbo di Dio, come dice il beato Giovanni, che sommariamente riprende le cose già dette dai profeti mostrando che questi è il Verbo, nel quale tutto fu creato. Dice Giovanni: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, senza di lui nulla è stato fatto» (Gv 1, 1. 3).<br /> Più avanti dice: Il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo ha conosciuto. Venne presso i suoi, ma i suoi non lo hanno accolto (cfr. Gv 1, 10-11).<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYCqaSEjWvr8yXM2TXOsvcXVwMI7LWkVbuRmIgEFnbIXcDaUM69NsNoizE9ppixqpwAqb3Ir-nNmGiM8RQ-cOpiznFg8drdjNN3fU1ZvChde3Vb9eejNwbQk1u7Y_E9SEexN8_mxdk_5U/s1600/grazie+visita.png+2.png" imageanchor="1" style="background: transparent; color: #be4737; display: inline-block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; outline: 0px; text-decoration-line: none;"><img border="0" data-original-height="150" data-original-width="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYCqaSEjWvr8yXM2TXOsvcXVwMI7LWkVbuRmIgEFnbIXcDaUM69NsNoizE9ppixqpwAqb3Ir-nNmGiM8RQ-cOpiznFg8drdjNN3fU1ZvChde3Vb9eejNwbQk1u7Y_E9SEexN8_mxdk_5U/s1600/grazie+visita.png+2.png" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" /></a></div>
</div>
</div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-74223995576516914122019-12-21T09:37:00.000-08:002019-12-21T09:37:03.993-08:00don Alberto Brignoli, "Certe notti con Dio"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir18iJHqpqjLHujlupYaYbLopsN2yi7qEoUEpqCGMcQ9BcyKgtD1Uc1c-m7z7Rza4O-u5o3IuNKLPAOKp7x97g39vsu45vUn7xOLVFZwWb3oy7c9dSIWqCxDEukrt6tQ_XDKsHrcHEs8c/s1600/Cosa-fare-la-Notte-di-San-Lorenzo-.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="513" data-original-width="770" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir18iJHqpqjLHujlupYaYbLopsN2yi7qEoUEpqCGMcQ9BcyKgtD1Uc1c-m7z7Rza4O-u5o3IuNKLPAOKp7x97g39vsu45vUn7xOLVFZwWb3oy7c9dSIWqCxDEukrt6tQ_XDKsHrcHEs8c/s640/Cosa-fare-la-Notte-di-San-Lorenzo-.jpg" width="640" /></a></div>
<h3 style="text-align: left;">
Certe notti con Dio<br />don Alberto Brignoli <br />IV Domenica di Avvento (Anno A) (22/12/2019)</h3>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<br />
<a href="http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&mobile=&Citazione=Matteo+1%2C+18-24&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&Versione_CEI74=1&VersettoOn=1" target="_blank">Visualizza Mt 1,18-24✝️</a><br />
Che bella, la vita dei bambini piccoli, soprattutto quella dei neonati! Mangiano, ridono, giocano, dormono, e sono privi di preoccupazioni. E se a volte strillano, è perché una di queste cose manca loro, e fanno di tutto per ottenerla. Poi, però, si cresce, e quella beata e innocente semplicità che fa dormire sonni tranquilli, a poco a poco viene meno e progressivamente ci abbandona del tutto. Ci piacerebbe tanto, a volte, tornare bambini, e non avere altra preoccupazione se non mangiare, dormire e sorridere alla vita. Ma non è così: purtroppo o per fortuna si cresce, e la beatitudine lascia il posto alla cruda realtà della vita dove, per sopravvivere, devi lottare e tirare fuori gli artigli. Che sarebbe il meno peggio, alla fine: ci sta, di lottare e faticare durante il giorno per guadagnarsi il pane quotidiano. Ma che anche la notte, spesso, diventi una lotta e una fatica, questo è un po' più difficile da accettare. Certe notti - e per qualcuno sono numerose - paiono interminabili, infinite, perché la mente non riesce a prendere sonno, a volte perché il corpo con i suoi acciacchi glielo impedisce, a volte perché è la mente stessa che si diverte a stare sveglia, facendo passare dentro e davanti a sé tutti i pensieri immaginabili e possibili.<br />
<br />
E le ore non passano più. Per fortuna, nemmeno i campanili, nella stragrande maggioranza dei casi, scandiscono più le ore, altrimenti sentire il tempo che passa accompagnando una notte insonne diventerebbe ancora più angosciante; o forse, può anche far piacere sentire il rintocco delle campane che, forse, ci fa sentire meno soli, appartenenti - nonostante la notte infinita - a una comunità viva.<br />
<br />
Quando, poi, non ci si mettono i sogni brutti, a fare la loro parte: forse saranno le conseguenze di un programma televisivo serale poco romantico, o forse la forchetta della sera un po' più abbondante del solito, o forse anche solo la mente che durante il giorno è assorbita da mille preoccupazioni le quali, invece di starsene in soggiorno, in cucina, in ufficio o in fabbrica ad attendere l'alba, si infilano con noi sotto le coperte e ci tormentano. E magari, nelle notti precedenti, avevamo fatto dei sogni tanto belli che, al risveglio, avremmo voluto non svanissero nel nulla, e continuassero a darci pace e serenità... Invece, certe notti, sono proprio gli incubi ad avere la meglio sui sogni.<br />
<br />
Avrà sognato anche Giuseppe, prima di vivere l'incubo di certe notti. Un incubo durato parecchie notti, forse, tanto da riuscire a sconvolgere radicalmente i sogni fatti pensando a Maria, la sua fidanzata, con la quale stava preparando casa, pronti a vivere - come si dice - “due cuori e una capanna”, nella semplicità, progettando una famiglia con tanti figli e tanti parenti, com'erano allora le famiglie di Nazareth. Sogni, come dicevo, infranti dall'incubo di certe notti, causate da ciò che - purtroppo - incubo non era, e neppure sogno, bensì una cruda e drammatica realtà: incredibile, inimmaginabile, ma purtroppo realtà. La realtà di diventare padre di un figlio non suo, ma solo della sua promessa sposa. E per quanto poetica e piena di alti tratti di spiritualità potesse essere stata l'annunciazione a Maria, da un punto di vista genuinamente umano, nel cuore di Giuseppe rimaneva l'atroce dubbio relativo al suo futuro: un figlio non suo, avuto non si sa bene da chi, che lo costringeva a prendere delle decisioni riguardo al suo rapporto con Maria. Ed ecco che i sogni si trasformano in incubi e tormenti, e le notti magiche e piene di fascino diventano “certe notti”, notti oscure, passate a rigirarsi sul giaciglio, a cercare la posizione migliore per non vedere la luce e nascondersi dalla vista di certi fantasmi che aleggiano nella stanza, e che hanno i nomi più terribili: “adulterio”, “tradimento”, “violenza”, “accusa”, “lapidazione”, “ripudio”, “licenziamento in segreto”, “abbandono”... E pensare che, prima, Maria era solo motivo di pensieri felici, puri, santi, immacolati, irreprensibili, dolci, romantici, e chi più ne ha, più ne metta.<br />
<br />
Perché, ora, questo tormento? E soprattutto, perché Dio, dietro tutto questo? Sarà stato davvero lui? Potrà ancora, Giuseppe, sperare e avere fiducia nel Dio dei Padri, delle promesse, delle attese, della vita? Mi immagino già Giuseppe pregare con le parole di un altro salmo: “E ho detto: Questo è il mio tormento: è mutata la destra dell'Altissimo”.<br />
<br />
Ma Dio è fedele, e non abbandona il giusto suo servo. Dio torna a far sognare Giuseppe. Gli incubi lasciano spazio ai sogni, e nei sogni Dio torna a parlare, e invita Giuseppe ad avere fiducia: “Non temere, Giuseppe”. Non avere paura, Giuseppe: continua a sognare, perché Dio non smette mai di sognare con te e per te. Quel che è generato in Maria viene dallo Spirito, e lo Spirito - si sa - soffia dove vuole e fa quello che vuole, ma lo fa bene, e lo fa sempre per il bene.<br />
<br />
Non avere paura, Giuseppe, e continua a sognare: perché nessuno è mai morto di sogni, chi uccide sono gli incubi.<br />
<br />
Non avere paura, Giuseppe, e continua a sognare un futuro di amore e di luce con Maria e con quel figlio che nascerà, a cui tu darai il nome, perché di fronte al mondo e alla storia sarà sempre tuo figlio.<br />
<br />
Non avere paura, Giuseppe, e continua a sognare, pensando a quel nome, Gesù, di fronte al quale si piegherà ogni ginocchio in cielo, sulla terra e sottoterra, e sarai stato tu a darglielo.<br />
<br />
Non avere paura, Giuseppe, e continua a sognare nonostante tutto, ma insegna anche a noi a sognare: aiutaci a non smettere di sognare, anche quando i sogni hanno le tinte buie e crude degli incubi.<br />
<br />
Facci avere fiducia nei sogni, Giuseppe: e ricordaci che la dura realtà della vita non è un sogno, ma sono mille sogni.<br />
<br />
Fonte:https://www.qumran2.net<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br /></div>
Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-30801687033847794462019-12-21T09:24:00.000-08:002019-12-21T09:24:05.498-08:00Don Mimmo, "Quando si destò dal sonno."<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvdKC3BQ9riKTK6CSXxLy7BZB3UmJejdD-x_0WbuwNVh_csMc9F77XoYrhWLgmoaS4VaMVnRk17u9dIaBi_630NfwjYbVymy8rTBebtMhs0YhNiI-b6JqYpiYGW58eW6G92uByh-Hzzug/s1600/4+giuseppe.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="323" data-original-width="600" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvdKC3BQ9riKTK6CSXxLy7BZB3UmJejdD-x_0WbuwNVh_csMc9F77XoYrhWLgmoaS4VaMVnRk17u9dIaBi_630NfwjYbVymy8rTBebtMhs0YhNiI-b6JqYpiYGW58eW6G92uByh-Hzzug/s1600/4+giuseppe.jpg" /></a></div>
<h3 style="text-align: left;">
IV Domenica di Avvento. Quando si destò dal sonno.<br />Dal Vangelo secondo Matteo 1,18-24</h3>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<br />
<br />
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”. Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.<br />
<br />
<br />
<br />
Il racconto dell’annuncio a Giuseppe spesso passa in secondo piano rispetto all’annuncio a Maria. Anche la storia dell’arte conferma che il racconto della pagina lucana è un soggetto che ha ispirato artisti di ogni epoca. Ma l’annuncio a Giuseppe riportato dal Vangelo di Matteo presenta contorni più drammatici rispetto all’annuncio a Maria. Matteo ci mette di fronte ad un uomo combattuto tra l’amore per Maria sua sposa e la fedeltà alla legge del suo Dio. Egli vuole custodire l’amore per la sua promessa sposa, ma allo stesso tempo teme di venire meno nella fedeltà al suo Dio. La legge mosaica gli impone di ripudiare la sua sposa, ma il suo cuore non è capace di rinunciare a Maria e di consegnarla ai pettegolezzi del paese. Spesso le scelte della vita ti coinvolgono in una lotta alla quale non è possibile sottrarsi e quale sia la scelta più giusta da fare. “Mentre stava considerando queste cose”: la pagina del Vangelo si apre descrivendo un Giuseppe assorto nei suoi pensieri, in lotta con le sue domande. Ma in questo intreccio di pensieri Giuseppe sa riconoscere la voce di Dio che gli parla attraverso l’Angelo e lo invita a non temere. “Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”: il figlio che Maria concepirà non è suo e tuttavia Giuseppe deve dargli un nome, riconoscendolo come suo. Non è sempre facile obbedire a Dio perché non si tratta solo di abbandonarsi ai suoi progetti, ma di assumersi una responsabilità che non ci appartiene perché non siamo stati noi a provocarla. Quante volte sentiamo il peso di conseguenze che non nascono dalle nostre scelte e avvertiamo forte la tentazione di prendere le distanze e tirarci indietro. Certo, possiamo farlo perché nessuno ci costringe, ma rischiamo di intristire la nostra vita e quella degli altri. L’annuncio fatto a Giuseppe insegna che aprirsi alla fede è aprirsi ad una storia più grande della nostra. “Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo”. Quello di Giuseppe non è un semplice risveglio, ma un’autentica risurrezione, un rinascere da una situazione di angoscia perchè scopri che il sogno di Dio è più grande e più bello dei tuoi sogni.<br />
<br />
don Mimmo<br />
<br />
Fonte:http://www.parrocchiasacrocuorebari.it/<br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-63345776648227910852019-12-21T09:19:00.000-08:002019-12-21T09:19:23.126-08:00fra Damiano Angelucci, “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzTl611mJgM8qwlu3DKaL5RHlXcCI0DvqZebzpjLMkIbqEd-Iy-HSfynysFYHJPvv7LIPipN8SCpzwRLzqQwCRI2VXuhateoWesdhB8X-DIHR5LZRwB0zwaNTM4POBR378-Gq-sni9Wjo/s1600/giuseppe.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="473" data-original-width="344" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzTl611mJgM8qwlu3DKaL5RHlXcCI0DvqZebzpjLMkIbqEd-Iy-HSfynysFYHJPvv7LIPipN8SCpzwRLzqQwCRI2VXuhateoWesdhB8X-DIHR5LZRwB0zwaNTM4POBR378-Gq-sni9Wjo/s1600/giuseppe.jpg" /></a></div>
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Commento al Vangelo della IV Domenica di Avvento – 22 dicembre 2019 – anno A<br />“Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”<br /> </h3>
<a href="http://www.lachiesa.it/bibbia.php?ricerca=citazione&mobile=&Citazione=Matteo+1%2C+18-24&Cerca=Cerca&Versione_CEI2008=3&Versione_CEI74=1&VersettoOn=1" target="_blank"> Matteo 1, 18-24</a>✝️<br />
<br />
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.<br />
<br />
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».<br />
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.<br />
<br />
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.<br />
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<br />
<b>COMMENTO</b><br />
<br />
Giuseppe disobbedisce alla legge ma obbedisce alla sua coscienza che, come ci dice il Vangelo, si era formata nella giustizia. Cosa potremmo dire di questo uomo di cui i Vangeli non riferiscono neanche una parola uscita direttamente dalle sue labbra? Giuseppe avrebbe dovuto secondo la legge ebraica, denunciare pubblicamente Maria perché l’evidenza dei fatti attestava la sua infedeltà. Ma Giuseppe in quel fatto evidente non guarda anzitutto la legge, guarda la persona della sua sposa, di quella promessa (sposa viene dal latino e significa “promessa”) che gli era stata affidata. Non un atto di estremo equilibrismo tra la legge e l’affetto per la persona amata, ma la ricerca del bene che passa attraverso il rigoroso rispetto del prossimo come per, direbbe Papa Francesco, …“togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr Es 3,5).” (EG 169).<br />
Esattamente come fece il suo figlio Gesù quando, pur trasgredendo il severo precetto del riposo del sabato, permise ai suoi discepoli di strappare spighe di grano per sfamarsi. (cf Mc 2,23-28).<br />
<br />
Forse per questo l’angelo del Signore riesce a trovare accesso ai sogni di Giuseppe, riesce a fare una breccia nelle ovvie preoccupazioni di un uomo giusto.<br />
<br />
Quanto bene sapremo fare anche noi, se al di là delle più o mene radicate convinzioni di questa o quell’altra scelta religiosa, sapessimo mettere sempre al centro il bene delle persone che ci stanno accanto. Anche noi potremmo così ricevere frequenti suggerimenti dal Cielo e ricevere ispirazioni veramente divine.<br />
<br />
Fonte:<a href="http://fradamiano.blogspot.com/">http://fradamiano.blogspot.com/</a><br />
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-54343636947268383902019-12-21T09:13:00.002-08:002019-12-21T09:13:32.722-08:00don Marco Pozza, "Vado a dormire, che mi scappa da sognare"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzXBXTaDm5BYdMjQhcQzQvya5fJmVOVkR2EZtTsxIBs9MM1ICexUc7N1OzSnKUPYooyAxSCtHGExtikJCJkLBqyObcCe_6_8Kqs3dC6DerE7qsFxDS2Un2iF-GbX0E7QJZ4GAcORj-Bc4/s1600/Giuseppe-e-angelo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="448" data-original-width="650" height="441" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzXBXTaDm5BYdMjQhcQzQvya5fJmVOVkR2EZtTsxIBs9MM1ICexUc7N1OzSnKUPYooyAxSCtHGExtikJCJkLBqyObcCe_6_8Kqs3dC6DerE7qsFxDS2Un2iF-GbX0E7QJZ4GAcORj-Bc4/s640/Giuseppe-e-angelo.jpg" width="640" /></a></div>
<h3 style="text-align: left;">
IV DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A<br />Vado a dormire, che mi scappa da sognare<br />don Marco Pozza</h3>
<br />
Falegname: di quelli che piallano il legno, smussano gli spigoli, lavorano la materia. Più probabilmente, però, fu carpentiere: il ferro, l'incudine, il martello. Qualunque sia stato il suo mestiere, pare strano che Gesù sia andato a bottega da Giuseppe: “Potessi farti un riassunto della mia vita – lo immagino confidarsi con il Figlio che gli passa una tavola da levigare – ti direi che se non segui i tuoi sogni, qualcuno ti costringerà a seguire i suoi, Gesummio”. Pronunciata così, tra un pezzo di ferro da saldare ed una sedia da consegnare. Non spiegò mai, al Gesù-Bambino, i suoi sogni: non c'è nulla di più insensato della spiegazione di un sogno. Quello che il Cristo-infante, però, acciuffò al volo, fu il nocciòlo della questione, che fu batticuore per il suo cuore: “Sono frutto dei sogni di mio padre”. Bastò: «E se tutti noi – scriveva Fernando Pessoa – fossimo sogni che qualcuno sogna, pensieri che qualcuno pensa?» Sogni sognati da Dio: ci sono dei mezzi blindati, dei laser potentissimi, ci sono missili teleguidati che consentono di fare la guerra da un computer. Eppure, a Gerico, le mura caddero al suono delle trombe quella volta; Davide sconfisse il gigante Golia con fionda e sassolini. Ci sono cose che non fanno nessun chiasso, cose di nessuna importanza. Dio le gioca: per ribaltare la partita e giocarsi la vittoria.<br />
Poi, quando dorme, Dio sogna il mondo. Me l'immagino: “Vado a dormire, che mi scappa da sognare” bisbiglia all'orecchio prima d'andarsene, per poi ritornare. Giuseppe di Nazareth era l'ultimo galantuomo rimasto laggiù, in terra di Giudea: nella genealogia carnale di Cristo - la più immorale della storia umana (leggete la prima pagina di Matteo. Basta e avanza!) - arriva per ultimo. All'ultimo, il primo dei giusti, capitò quello che nessun uomo augurerebbe ad un suo simile: «Maria - la sua dolcissima Maria - si trovò incinta per opera dello Spirito Santo». Non esiste prova più assurda per Giuseppe che meditò di «ripudiarla in segreto». “Tornatene a casa tua, Maria. Vattene in silenzio, che nessuno ti offenda: ti vorrò bene sempre, comunque”.<br />
Nel dolore, però, non perdette la signorilità: rimase il giusto che era stato.<br />
Poiché era giusto davvero, sognò. Victor Hugo, il papà de I miserabili, era certo che un uomo si potesse conoscere con maggiore sicurezza più da quel che sogna che da quello che pensa: tutte le cose che abbiamo dimenticato ci chiedono aiuto in sogno. Fece quattro sogni Giuseppe: poca-roba, frammenti di luce, più annunciazione di misteri che delucidazioni in merito. “Magari una notte riuscirò a sognare tutti i finali dei sogni precedenti, Maria” le avrà confidato dopo uno dei loro risvegli incasinati. Una notte un sogno gli funse da salvagente, udì parole-su-misura per vestire la sua angoscia tremenda: «Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, tua sposa». Dio non scappa dalle sue responsabilità: è l'annunciazione dell'angelo a Giuseppe. Come la sua Bella, si (af)fidò a quelle parole: svegliatosi, «fece come gli aveva ordinato il Signore». La guardò, la vide ancor più bella col pancione in controluce, le dedicò la sua buona-giornata. Era annuncio di fiducia: «Ho sognato di te come si sogna della rosa e del vento» (A. Merini). A Nazareth, in piena burrasca d'amore, fu chiaro a tutti gli spettatori che ci vuole coraggio per apparire fragili: lo stesso che serve per dimostrarsi uomini. E' il destino dei poveri: i ricchi, nel pericolo, hanno il potere. I poveri, quando la terra trema, hanno il cielo, le stelle e i poeti. Se sognare è pericoloso, il rimedio non è sognare di meno ma sognare tutto il tempo. Sognando con i sogni di Dio, Giuseppe aggiunse la sua speranza alla fede di Maria: in due hanno fatto tutto.<br />
Il “secondo”, in una competizione, è il primo degli sconfitti. Giuseppe arrivò sempre “secondo”, fu l'eterno secondo: lo sposo-secondo, il padre-secondo. Fu il “secondo” delle due creature più illustri che il Cielo partorì quaggiù in terra. Ci sono secondi-posti invidiabili: sono posti che valgono oro. E' che si dovrebbe imparare tutti a vivere dalle stelle: brillare senza oscurare la luce degli altri.<br />
<br />
(da Il Sussidiario, 21 dicembre 2019)<br />
Fonte:https://www.sullastradadiemmaus.it/<br />
<br />
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.<br />
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».<br />
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.<br />
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa (Matteo, 1,18-24).<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVdCNG1MNMzujvDWewtfdrmJJjvSkgHgOkF4IWjbiE4cAkb6myGkd09Snj8s8zRk7ewd6d_FOtfBSmHyVe98ajDAtvZpmrW1XKPCsclC6OEC4SdV0Rcz_uxBekvtPazWEiYqj0UGOkjkY/s1600/grazie+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="500" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVdCNG1MNMzujvDWewtfdrmJJjvSkgHgOkF4IWjbiE4cAkb6myGkd09Snj8s8zRk7ewd6d_FOtfBSmHyVe98ajDAtvZpmrW1XKPCsclC6OEC4SdV0Rcz_uxBekvtPazWEiYqj0UGOkjkY/s320/grazie+2.jpg" width="320" /></a></div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3580483459857662465.post-83477550893141091262019-12-21T08:53:00.000-08:002019-12-21T08:53:16.313-08:00PANEQUOTIDIANO, «QUANDO SI DESTÒ DAL SONNO, GIUSEPPE FECE COME GLI AVEVA ORDINATO L’ANGELO DEL SIGNORE»<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<h3 class="post-title entry-title" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 24px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: 400; line-height: normal; margin: 0px; text-transform: uppercase;">
<br /></h3>
<div class="post-body-container" style="background-color: white; font-family: "EB Garamond", serif; font-size: 20px;">
<div class="post-body entry-content float-container" id="post-body-7103251803273290991" style="font-family: Lora, serif; font-size: 16px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: 1.7;">
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<h3 style="text-align: left;">
<b>La Liturgia di Domenica 22 Dicembre 2019 VANGELO (Mt 1,18-24) Commento:+ Rev. D. Pere GRAU i Andreu (Les Planes, Barcelona, Spagna)</b></h3>
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che<br /><a href="https://draft.blogger.com/null" name="more" style="background: transparent; color: #be4737;"></a>andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.<br />Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».<br />Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.<br />Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.<br />Parola del Signore<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbjizQZrPIOP8buVXxyY8rKiO-sIqcySa79-ma1ySaIxLnAXOvUOhrR6YH0_LdwGIHYnUZ8wjmGhHCiJMNXyud7Ieamc2ko5sIA3TGCAYbMPZyK5p906cCrM6V8lGbmr0k0Cv0ujrWLK6E/s1600/pane_quotidiano_logo+%25281%2529.png" imageanchor="1" style="background: transparent; color: #be4737; display: inline-block; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbjizQZrPIOP8buVXxyY8rKiO-sIqcySa79-ma1ySaIxLnAXOvUOhrR6YH0_LdwGIHYnUZ8wjmGhHCiJMNXyud7Ieamc2ko5sIA3TGCAYbMPZyK5p906cCrM6V8lGbmr0k0Cv0ujrWLK6E/s1600/pane_quotidiano_logo+%25281%2529.png" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" /></a></div>
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«Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore»<br />+ Rev. D. Pere GRAU i Andreu<br />(Les Planes, Barcelona, Spagna)</h4>
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Oggi, la liturgia della Parola c’invita a considerare e ad ammirare la persona di San Giuseppe, un uomo veramente buono. Di Maria, la Madre di Dio s’è detto che era `benedetta fra tutte le donne´ (cf. Lc 1,42). Di Giuseppe s’è scritto che era `giusto´ (cf. Mt 1,19).</div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Tutti dobbiamo a Dio Padre, Creatore nostro, la nostra identità individuale quali persone fatte a Sua immagine e somiglianza, con libertad reale e radicale. E con la risposta a questa libertà, possiamo dare gloria a Dio, come Lui merita, oppure fare di noi un qualcosa non grato ai suoi occhi.</div>
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<br /></div>
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Non abbiamo nessun dubbio che Giuseppe, con il suo lavoro, con il suo impegno nell’ambiente familiare e sociale in cui viveva, seppe guadagnarsi il “cuore” del Creatore che dovette considerarlo quale uomo di fiducia nell’opera di collaborazione nella Redenzione umana per mezzo di Suo Figlio, fatto uomo come noi.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Impariamo dunque da San Giuseppe la sua fedeltà –ben provata fin dall’inizio- e la sua buona realizzazione lungo la sua vita, unita –strettamente- a Gesù e a Maria.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Lo facciamo patrono ed intercessore per tutti i padri, biologici o no,, che in questo mondo devono aiutare i propri figli a dare una risposta somigliante a quella sua. Lo facciamo patrono della Chiesa, quale entità strettamente legata a suo Figlio e continuiamo a sentire le parole di Maria quando ritrovano Gesù adolescente che s’era “smarrito” nel Tempio: «...tuo padre ed io...» (Lc 2,48).</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Con Maria, perciò, nostra Madre, troviamo Giuseppe quale padre. Santa Teresa di Gesù lasciò scritto: «Ho preso, per avvocato e signore, il glorioso San Giuseppe, e mi sono raccomandata molto a lui (...). Non ricordo, fino ad oggi, d’avergli chiesto qualcosa e non averlo ottenuto».</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
Specialmente padre per quelli che hanno sentito l’invito del Signore ad occupare, per mezzo del ministero sacerdotale, il posto che concede loro Gesù, per portare avanti la Chiesa. San Giuseppe glorioso! Proteggi le nostre famiglie, proteggi le nostre comunità; proteggi tutti quelli che ascoltano la chiamata alla vocazione sacerdotale...e che siano tanti!</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjse0CvpTQviwWnge7KRntmQvPEoqahZwypZhq8p2IquxKuA9d0K4_CWC5apzPbCFMp1agyEKzaO5wqek5UWx6tImyxHbrJ1p55xak9wF-mqY_oiZYdTCvlYcKZ4O8EWVC8dOpBzig0Yjw/s1600/divisorio+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="43" data-original-width="140" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjse0CvpTQviwWnge7KRntmQvPEoqahZwypZhq8p2IquxKuA9d0K4_CWC5apzPbCFMp1agyEKzaO5wqek5UWx6tImyxHbrJ1p55xak9wF-mqY_oiZYdTCvlYcKZ4O8EWVC8dOpBzig0Yjw/s1600/divisorio+1.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
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</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: #660000; font-size: medium;"><b><i>La voce di una grande guida spirituale</i></b></span></div>
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style="border: 0px; height: 196px; margin-top: 0px; max-width: 100%; width: 151px;" /></a>Una volta percepiti i segni inequivocabili di questo agire (di Dio in noi) dovremmo prestarci ad essi interamente, anima e corpo. <b><i><span style="color: #660000;">Andrè Louf</span></i></b></div>
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Antonio Bortolosohttp://www.blogger.com/profile/13574314056062847296noreply@blogger.com0