FIGLIE DELLA CHIESA, LectioDivina"Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato"
I Domenica di Quaresima
(Anno A)
Antifona d'ingresso
Egli mi invocherà e io lo esaudirò;
gli darò salvezza e gloria,
lo sazierò con una lunga vita. (Sal 91,15-16)
Non si dice il Gloria.
Colletta
O Dio, nostro Padre,
con la celebrazione di questa Quaresima,
segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli
di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo
e di testimoniarlo
con una degna condotta di vita.
PRIMA LETTURA (Gen 2,7-9; 3,1-7)
La creazione dei progenitori e il loro peccato.
Dal libro della Gènesi
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 50)
Rit: Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. Rit:
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. Rit:
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. Rit:
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. Rit:
SECONDA LETTURA (Rm 5,12-19 (forma breve: Rm 5,12.17-19))
Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Canto al Vangelo (Mt 4,4b)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
VANGELO (Mt 4,1-11)
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Preghiera sulle offerte
Si rinnovi, Signore, la nostra vita
e col tuo aiuto si ispiri sempre più al sacrificio,
che santifica l’inizio della Quaresima,
tempo favorevole per la nostra salvezza.
PREFAZIO
Gesù vittorioso sulla tentazione del maligno.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli consacrò l’istituzione del tempo penitenziale
con il digiuno di quaranta giorni,
e vincendo le insidie dell’antico tentatore
ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato,
perché celebrando con spirito rinnovato
il mistero pasquale
possiamo giungere alla Pasqua eterna.
E noi, uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine
l’inno della tua lode: Santo...
Antifona di comunione
“Non di solo pane vive l’uomo,
ma di ogni parola
che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4)
Oppure:
Il Signore ti coprirà con la sua protezione,
sotto le sue ali troverai rifugio. (Sal 91,4)
Preghiera dopo la comunione
Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre,
alimenti in noi la fede,
accresca la speranza, rafforzi la carità,
e ci insegni ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero,
e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca.
Lectio
Quaresima: tempo di conversione, tempo di rinnovamento, tempo di fedeltà, tempo di risposta …
Non è il tempo della ripetitività o della noia, ma è il tempo dell’inquietudine, dell’estremo dibattito; è il tempo della gestazione di una vita nuova, di tempi nuovi, di situazioni nuove.
È il tempo di inizi che hanno il valore di una promessa in cui tutto è donato, ma è ancora da realizzare in gran parte e soprattutto da vivere.
Entriamo in questo tempo opportuno con la certezza che si apre un nuovo itinerario di vita, che possiamo ancora una volta intraprendere nella fede, speranza e carità.
Quaresima: tempo di coraggio. Lasciamo, con coraggio, che la nostra vita ricominci secondo la verità che di essa è stata detta all’inizio della creazione e che evidenziata anche dal profeta Isaia:
Gen. 2, 7: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”
Gen. 1, 27: “Dio creò a l’uomo a sua immagine”
Is. 49, 5: “Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno”
Is.49, 16: “Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato”
Dio ci ha plasmati a sua immagine, ha impresso, ha riprodotto in noi il suo Volto, ha rifatto se stesso su di noi ...
Siamo chiamati perciò ad essere immagine vivente dei Signore, della Trinità; riflesso del volto del Padre, del Figlio, dello Spirito, riflesso della sua santità.
Siamo il volto di Dio in mezzo all’umanità: questa è la nostra vocazione cristiana e questa è la nostra missione nel mondo in mezzo ai fratelli. Siamo chiamati a essere un alter Christus, come ci ha detto S. Paolo.
Dio che plasma, Dio soffia lo Spirito, la sua vita su di un pugno di polvere … e questo pugno di fango, di polvere si mette in piedi, diventa un essere vivente.
Lo Spirito ci fa essere, ci fa stare in piedi, ci fa vivere. Senza di Lui ritorniamo un pugno di polvere, meno che terra, un niente.
Il cammino della quaresima - il cammino della vita - è fatto da questo continuo tentativo di identificarci con il VOLTO, il CUORE, le SEMBIANZE del CREATORE; tentativo di identificarci, o meglio, tentativo di lasciarci trasformare, lasciarci convertire, lasciare spazio perché Dio ci immerga nuovamente in Lui perché vengano tolte tutte le nostre incrostazioni che hanno deformato il nostro essere e l’hanno reso irriconoscibile.
Il cammino della vita diventa fatica e dolore, come per Adamo ed Eva, perché perdiamo l’identità nostra di figli, fatti a immagine di Dio ... e nessuno, nemmeno noi, riusciamo a riconoscerci per quelli che siamo.
Perdiamo l’identità!
Vogliamo essere qualcosa di diverso, che ci distingua da Dio: ecco il peccato, come quello dei nostri progenitori Adamo ed Eva. Essi si stancano di fissare lo sguardo sul volto di Dio creatore e lo fissano su ‘quell’albero’ che sta in mezzo al giardino.
Il baricentro della loro esistenza è spostato e tutto viene capovolto! Finalmente si sentono diversi da Dio … ma:
Gen.3,7: “Si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi”.
Da esseri viventi per lo Spirito, prendono coscienza della loro povertà e fragilità di creature, di essere polvere, di non poter alzare gli occhi verso il volto di Dio e si nascondono per paura.
Il cammino della Quaresima ci aiuti ad aprire gli occhi non sulle nostre nudità, ma a spalancarli con umiltà e gioia sul Volto di Dio che è Amore e misericordia e ci ricrea, ci trasfigura continuamente a sua immagine e somiglianza. Per questo con la Colletta preghiamo
«O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato,
concedi al tuo popolo
di intraprendere con la forza della tua parola il cammino quaresimale,
per vincere le seduzioni del maligno
e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito»
Matteo 4, 1-11
v.1 “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”
La vita di Gesù tentato: la rivelazione di Gesù nella sua battaglia col Tentatore.
Nelle tentazioni abbiamo una narrazione teologica del discernimento faticoso circa la vocazione e la messianicità di Gesù.
Luca nel suo racconto (4, 1) dice: “Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto …”; “guarda avanti”, anticipa, quasi, il cammino di Gesù verso Gerusalemme, verso la croce, il Calvario, la Pasqua.
Nel caso di questo viaggio, Gesù vince l’opposizione del Tentatore (e questo è indicato come modello per il cristiano).
Le tentazioni sono quelle che incontriamo nel cammino che dobbiamo percorrere ogni giorno per realizzarci come cristiani al seguito di Gesù che “prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9, 51).
Matteo “guarda ad Israele”: le tre tentazioni sono ricavate dalla memoria di quello che è stato il cammino del popolo antico attraverso il deserto fino alla Terra promessa (Matteo è continuamente preoccupato della continuità, del legame che c’è con l’A.T. e per questo si rifà ad esso con continue citazioni da buon ebreo). E poi presenta d’improvviso un Gesù innovatore.
È la storia del fallimento di Israele a cui si contrappone la vittoria di Gesù.
Ciò che attraverso le tentazioni traspare è un cammino in cui Israele ha fallito, ha tentato Dio (manna - acqua - meriba)
Matteo presenta Gesù come il vero Israele che supera la prova; questa è la prova di Gesù, il suo sentirsi inghiottire dal passato, da quanto è stato vissuto, da quanto è stato sprecato, consumato e fallito: sentirsi inghiottire dalla propria storia, da quella del suo popolo.
È la tentazione di chi guarda indietro; di chi è impedito nel procedere con lo sguardo di fede che supera la propria storia perché la assume e fa un passo in avanti.
La prova di Gesù sta qui, nel suo doversi misurare con il fallimento del suo popolo, nel portare il peso di questa realtà che non è sua, ma che non può rifiutare; nell’accettare il peso di questo passato senza esserne schiacciato.
Gesù che vince le tentazioni; è colui che, assumendo la storia, il passato così com’è, lo apre a una realtà nuova.
Leggere il nostro passato, leggere il passato della Chiesa, leggere la storia di ieri … senza sentirsi schiacciati, senza vivere di rimproveri, senza puntare il dito né verso di noi, né verso gli altri, ma assumere il passato come storia di salvezza, come realtà che ci ha aperto e ci apre continuamente a una realtà nuova.
Deserto: luogo della prova, luogo della solitudine, dell’abbandono, della paura, della privazione di tutto e di tutti: per 40 anni il popolo ebreo rimase nel deserto; per 40 giorni Gesù resta nel deserto... Elia che deserto vuole morire (1 Re 19,4). Ma il deserto è il luogo dell’Alleanza, dell’appuntamento, dello sposalizio: “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Osea 2,16).
Nel deserto c’è il Kairòs, il cambiamento, l’esodo verso la Terra promessa. L’esodo da noi stessi verso il Padre.
Le tentazioni di Gesù:
1. La presunzione del Figlio Primogenito
2. La forzatura messianica
3. Il diritto di avere un mondo nuovo di vedere un mondo nuovo.
Sono le tentazioni dei contemporanei di Matteo; sono le nostre tentazioni, le nostre prove: avere – potere – valere.
AVERE: pane per la nostra fame. Abbiamo fame nel nostro deserto, nella nostra solitudine. Abbiamo fame di pane cioè di vita. Avere la vita: casa, campi, nido, tana … Avere per essere qualcuno nella società, nelle istituzioni, nella chiesa.
v.4 “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”
Avere Dio, vivere per il Signore Gesù, vivere come Lui, avere l’immagine sua che ci avvolge.
La tentazione dell’avere sta sempre in agguato perché abbiamo sempre ‘fame’, ma come Gesù, ‘non hai casa, non hai nido, non hai dove posare il capo, non hai dove posare il cuore … non hai perché tutto il tuo essere e il tuo vivere sta nella Parola che Dio dice ogni giorno perché la vita sia salvezza.
POTERE: il dominio delle cose, degli eventi e delle persone ...
‘Lo condusse in alto’. Dominare dall’alto, sentirsi al di là e al di sopra ... tutto e tutti sotto i tuoi piedi ... Hai scelto come Lui di non potere nulla perché hai scelto il dono Vivere con il quotidiano, nel quotidiano, nella ferialità, senza dominio e senza predominio, ma come lievito nella pasta, come il filo d’erba nel prato, come l’aria che ciascuno respira nella gratuità del dare e dell’avere ...
VALERE: essere protagonisti … sei capace, fai bene ogni cosa … nessuno si permetta una parola, una virgola sul nostro operato. Cerchi l’approvazione su ogni respiro che fai o che devi fare … Tutti sempre pronti e disponibili a batterti le mani … Bisogno di essere protagonista in qualche modo o a ogni costo.
Il peccato di protagonismo, la malattia di protagonismo!
Gesù tentato di protagonismo! Anche Lui era Dio e non solo Figlio ... Gesù sceglie di essere figlio, anzi Servo e fa quello che il Padre suo vuole, sempre!
Questa è la professione di Gesù, questo è il suo ruolo, questo è il suo impegno.
E quando il diavolo tornerà al tempo fissato (Lc. 4, 13), che è quello della passione, Gesù sarà il Servo obbediente, che per obbedienza e per amore verso gli uomini, suoi fratelli, va sulla croce a morire!
Tentazione del valere, del protagonismo, ma hai scelto il dono di essere come Lui servo del Signore, per fare quello che Lui vuole, quello che gli altri vogliono … e fino alla morte!
Il diavolo e gli angeli
La tentazione è il dibattito tra il diavolo e gli angeli. Il diavolo rappresentato come figura umana e non come serpente. Il tentatore non è ‘fuori’ dell’uomo, ma è nell’uomo; si presenta con fattezze umane ... Bisogna saperlo conoscere, bisogna saper discernere secondo Dio.
Il diavolo si esprime col termine: “Figlio di Dio” (v. 3): la tentazione ci chiama ‘figli privilegiati’, nel deserto, nella solitudine, quando siamo di fronte a noi stessi ... Figlio di Dio!
Da del ‘tu’ quando si trova di fronte ai regni del mondo. Si rende confidenziale, si presenta come un uomo che conosce tutto
Le parole di Gesù:
1. uomo: Gesù fa discernimento. Ecco chi sono: uomo che ha fame di pane e della Parola di Dio
2. vattene satana: (in Luca non c’è) è riconosciuto il tentatore, ed è chiamato per nome, è chiamato con il suo nome senza ambiguità.
I luoghi:
- tentazione: il deserto = la nostra solitudine e tentazione: la città santa = il pubblico
- tentazione: il monte elevato = l’impegno sacro quando è gestito dall’uomo
La nostra vita è luogo di tentazione nelle sue pause di solitudine, nell’apertura e nell’incontro verso gli altri (pubblico per noi), nel nostro intimo, dove regna il sacro;
Ma questi luoghi diventano 1uoghi biblici:
• il deserto: luogo della moltiplicazione dei pani (Mt 14, 13)
• la città santa: luogo in cui i morti sono viventi (Mt 27, 53)
• il monte elevato: luogo dell’adorazione del Cristo risorto (Mt 28, 17)
Le tentazioni si vincono perché Lui, il tentato, è il SIGNORE, il VINCITORE e ci sollecita ad essere persone che vivono nell’adorazione di Dio.
Appendice
Il cristiano ha la possibilità di vincere le tentazioni
«Se dopo il battesimo il tentatore, persecutore della luce, ti avrà assalito, e certo ti assalirà infatti tentò anche il Verbo mio Dio nascosto nella carne, ossia la stessa luce velata dall’umanità — tu sai come s’incerto: non temere la lotta. Opponigli l’acqua, opponigli lo Spirito nel quale saranno distrutti tutti i dardi infuocati di quel maligno.
Se ti farà presente la tua povertà - non dubitò infatti di farlo anche con Cristo, facendogli notare la sua fame perché trasformasse in pane le pietre - ricorda le sue risposte (cfr. Mt 4,4). Insegnagli quel che non sa; opponigli quella parola di vita che è pane disceso dal cielo e dà la vita al mondo. Se t’insidia con la vanagloria come fece con lui quando lo portò sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Gettati giù» per mostrare la tua divinità (Mt 4,6) - non lasciarti trasportare dalla superbia. Se ti vincerà in questo, non si fermerà qui. E insaziabile, tutto brama; adesca anche con l’aspetto della bontà e travolge il bene in male: questo è il suo modo di combattere.
Quel ladro è un esperto conoscitore anche della Scrittura. Qui quel «sta scritto» riguarda il pane; là riguarda gli angeli. Infatti sta scritto: «Ai suoi angeli darà ordine per te, essi ti sosterranno con le mani» (Le 4,10.11). O sofista del vizio! Perché passi sotto silenzio quel che segue? Lo comprendo esattamente, anche se tu l’hai taciuto, perché diceva: camminerò su di te, aspide e basilisco, calpesterò serpenti e scorpioni; protetto e fortificato, ben inteso, dalla Trinità.
Se ti assalirà con l’avarizia, facendo balenate in un attimo ai tuoi occhi tutti i regni come se gli appartenessero ed esigendo la tua adorazione, disprezzalo come un miserabile. Difeso dal segno della croce, digli: Anch’io sono immagine di Dio; non sono stato ancora scacciato come te, per la superbia, dalla gloria celeste; sono rivestito di Cristo; col battesimo Cristo è diventato mia eredità: sei tu che mi devi adorare. Credimi, vinto e svergognato da queste parole, si ritirerà da tutti quelli che sono illuminati, come si è allontanato dal Cristo, principio della luce.
Il battesimo conferisce questi benefici a chi ne riconosce la forza. Offre tali sontuosi banchetti a coloro che soffrono una farne degna di lode. (Dai «Discorsi» di San Gregorio Nazianzeno, vescovo (Disc. 40,10)
Lo Spirito e il deserto
«Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Mt 4,1). Il Signor mio Gesù Cristo fa tutto o condotto, o mandato, o chiamato, o comandato; di sua iniziativa, nulla. Mandato viene nel mondo, condotto va nel deserto, chiamato risorge da morte, come sta scritto: Sorgi, mia gloria, sorgi, arpa e cetra! (cfr. Sa156, 9). ?
Verso la passione, però, si affretta spontaneamente e di sua volontà, come aveva predetto il profeta: «E’ stato sacrificato, perché lo ha voluto» (Is. 53,7 Volg.). Fatto proprio in questo obbediente al Padre fino alla morte. Maestro, infatti, e modello di obbedienza, non volle né fare, né subire cosa alcuna all’infuori di essa, che è l’unica via che conduce alla vita nella verità. «Fu condotto dallo Spirito nel deserto» o, come dice un altro evangelista: «Lo Spirito lo spinse nel deserto» (Mc. 1, 12).
«Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio» (Rm. 8,14). Egli però, essendo figlio in modo più particolare e più degno, è spinto o condotto nel deserto in modo diverso e più eccellente degli altri.
«Pieno» dice «di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Lc. 4, 1). Agli altri lo Spirito Santo viene dato in una certa misura e secondo questa misura sono guidati in tutto; ne ricevette, però, la pienezza colui nel quale si compiacque di dimorare la pienezza della Divinità. Questi perciò è portato più potentemente e più pienamente a compiere gli ordini del Padre. «Tornato» dice «dal Giordano, fu spinto nel deserto». Colui che discese nel mondo, dunque, venne dal Giordano; di qui poi, ritornando di nuovo, lascia questo mondo e va al Padre. Perciò, chi desidera ascendere venga al Giordano, venga alla discesa, venga all’umiltà, che è la sola condizione per l’ascensione. Infatti, «chiunque si umilia sarà esaltato» (Lc. 14, 11 e 18,14).
Qui troverà lo Spirito Santo, che riposa sull’umile e sul mansueto, su chi teme la parola di Dio, il quale resiste ai superbi mentre dà la grazia agli umili, affinché disprezzino il mondo e fuggano il secolo, vincano il diavolo e si allontanino dalle moltitudini, in mezzo alle quali i cattivi discorsi corrompono i costumi; cerchino il deserto e i luoghi nascosti dove attendere a Dio e dove poterlo invocare come una rondinella, e meditare su di lui come una colomba; dove, rispondendo, egli parlerà alloro cuore dicendo, secondo il profeta:
«La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os. 2, 16).
Così il nostro Signore Gesù Cristo, mite e umile di cuore, dopo esser giunto a tale umiltà e mansuetudine da sottoporsi alle mani di chi gli era inferiore per esser battezzato, sull’istante meritò di esser preferito come attesta la voce paterna: «Questo è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto» per la sua umiltà e obbedienza; è per questo che giustamente lo innalzo e lo preferisco agli altri; perciò fin da ora ascoltatelo. E sull’umile e mansueto discese come in un tempio proprio e intimo, lo Spirito Santo, dal quale fu condotto nel deserto». (Dai «Discorsi» di Isacco della Stella, abate)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
il Vangelo della prima domenica di Quaresima presenta ogni anno l’episodio delle tentazioni di Gesù, quando lo Spirito Santo, sceso su di Lui dopo il battesimo nel Giordano, lo spinse ad affrontare apertamente Satana nel deserto, per quaranta giorni, prima di iniziare la sua missione pubblica.
Il tentatore cerca di distogliere Gesù dal progetto del Padre, ossia dalla via del sacrificio, dell’amore che offre se stesso in espiazione, per fargli prendere una strada facile, di successo e di potenza. Il duello tra Gesù e Satana avviene a colpi di citazioni della Sacra Scrittura. Il diavolo, infatti, per distogliere Gesù dalla via della croce, gli fa presenti le false speranze messianiche: il benessere economico, indicato dalla possibilità di trasformare le pietre in pane; lo stile spettacolare e miracolistico, con l’idea di buttarsi giù dal punto più alto del tempio di Gerusalemme e farsi salvare dagli angeli; e infine la scorciatoia del potere e del dominio, in cambio di un atto di adorazione a Satana. Sono i tre gruppi di tentazioni: anche noi li conosciamo bene!
Gesù respinge decisamente tutte queste tentazioni e ribadisce la ferma volontà di seguire la via stabilita dal Padre, senza alcun compromesso col peccato e con la logica del mondo. Notate bene come risponde Gesù. Lui non dialoga con Satana, come aveva fatto Eva nel paradiso terrestre. Gesù sa bene che con Satana non si può dialogare, perché è tanto astuto. Per questo Gesù, invece di dialogare come aveva fatto Eva, sceglie di rifugiarsi nella Parola di Dio e risponde con la forza di questa Parola. Ricordiamoci di questo: nel momento della tentazione, delle nostre tentazioni, niente argomenti con Satana, ma sempre difesi dalla Parola di Dio! E questo ci salverà. Nelle sue risposte a Satana, il Signore, usando la Parola di Dio, ci ricorda anzitutto che «non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4; cfr Dt 8,3); e questo ci dà forza, ci sostiene nella lotta contro la mentalità mondana che abbassa l’uomo al livello dei bisogni primari, facendogli perdere la fame di ciò che è vero, buono e bello, la fame di Dio e del suo amore. Ricorda inoltre che «sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”» (v. 7), perché la strada della fede passa anche attraverso il buio, il dubbio, e si nutre di pazienza e di attesa perseverante. Gesù ricorda infine che «sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”» (v. 10); ossia, dobbiamo disfarci degli idoli, delle cose vane, e costruire la nostra vita sull’essenziale.
Queste parole di Gesù troveranno poi riscontro concreto nelle sue azioni. La sua assoluta fedeltà al disegno d’amore del Padre lo condurrà dopo circa tre anni alla resa dei conti finale con il «principe di questo mondo» (Gv 16,11), nell’ora della passione e della croce, e lì Gesù riporterà la sua vittoria definitiva, la vittoria dell’amore!
Cari fratelli, il tempo della Quaresima è occasione propizia per tutti noi per compiere un cammino di conversione, confrontandoci sinceramente con questa pagina del Vangelo. Rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo: rinunciamo a Satana e a tutte le sue opere e seduzioni – perché è un seduttore lui –, per camminare sui sentieri di Dio e «giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito» (Orazione colletta della I Dom. di Quaresima Anno A). (Papa Francesco, Angelus del 9 marzo 2014)
Fonte:http://www.figliedellachiesa.org
(Anno A)
Antifona d'ingresso
Egli mi invocherà e io lo esaudirò;
gli darò salvezza e gloria,
lo sazierò con una lunga vita. (Sal 91,15-16)
Non si dice il Gloria.
Colletta
O Dio, nostro Padre,
con la celebrazione di questa Quaresima,
segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli
di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo
e di testimoniarlo
con una degna condotta di vita.
PRIMA LETTURA (Gen 2,7-9; 3,1-7)
La creazione dei progenitori e il loro peccato.
Dal libro della Gènesi
Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 50)
Rit: Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. Rit:
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. Rit:
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. Rit:
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. Rit:
SECONDA LETTURA (Rm 5,12-19 (forma breve: Rm 5,12.17-19))
Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Canto al Vangelo (Mt 4,4b)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
VANGELO (Mt 4,1-11)
Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Preghiera sulle offerte
Si rinnovi, Signore, la nostra vita
e col tuo aiuto si ispiri sempre più al sacrificio,
che santifica l’inizio della Quaresima,
tempo favorevole per la nostra salvezza.
PREFAZIO
Gesù vittorioso sulla tentazione del maligno.
È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli consacrò l’istituzione del tempo penitenziale
con il digiuno di quaranta giorni,
e vincendo le insidie dell’antico tentatore
ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato,
perché celebrando con spirito rinnovato
il mistero pasquale
possiamo giungere alla Pasqua eterna.
E noi, uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine
l’inno della tua lode: Santo...
Antifona di comunione
“Non di solo pane vive l’uomo,
ma di ogni parola
che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4)
Oppure:
Il Signore ti coprirà con la sua protezione,
sotto le sue ali troverai rifugio. (Sal 91,4)
Preghiera dopo la comunione
Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre,
alimenti in noi la fede,
accresca la speranza, rafforzi la carità,
e ci insegni ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero,
e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca.
Lectio
Quaresima: tempo di conversione, tempo di rinnovamento, tempo di fedeltà, tempo di risposta …
Non è il tempo della ripetitività o della noia, ma è il tempo dell’inquietudine, dell’estremo dibattito; è il tempo della gestazione di una vita nuova, di tempi nuovi, di situazioni nuove.
È il tempo di inizi che hanno il valore di una promessa in cui tutto è donato, ma è ancora da realizzare in gran parte e soprattutto da vivere.
Entriamo in questo tempo opportuno con la certezza che si apre un nuovo itinerario di vita, che possiamo ancora una volta intraprendere nella fede, speranza e carità.
Quaresima: tempo di coraggio. Lasciamo, con coraggio, che la nostra vita ricominci secondo la verità che di essa è stata detta all’inizio della creazione e che evidenziata anche dal profeta Isaia:
Gen. 2, 7: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”
Gen. 1, 27: “Dio creò a l’uomo a sua immagine”
Is. 49, 5: “Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno”
Is.49, 16: “Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato”
Dio ci ha plasmati a sua immagine, ha impresso, ha riprodotto in noi il suo Volto, ha rifatto se stesso su di noi ...
Siamo chiamati perciò ad essere immagine vivente dei Signore, della Trinità; riflesso del volto del Padre, del Figlio, dello Spirito, riflesso della sua santità.
Siamo il volto di Dio in mezzo all’umanità: questa è la nostra vocazione cristiana e questa è la nostra missione nel mondo in mezzo ai fratelli. Siamo chiamati a essere un alter Christus, come ci ha detto S. Paolo.
Dio che plasma, Dio soffia lo Spirito, la sua vita su di un pugno di polvere … e questo pugno di fango, di polvere si mette in piedi, diventa un essere vivente.
Lo Spirito ci fa essere, ci fa stare in piedi, ci fa vivere. Senza di Lui ritorniamo un pugno di polvere, meno che terra, un niente.
Il cammino della quaresima - il cammino della vita - è fatto da questo continuo tentativo di identificarci con il VOLTO, il CUORE, le SEMBIANZE del CREATORE; tentativo di identificarci, o meglio, tentativo di lasciarci trasformare, lasciarci convertire, lasciare spazio perché Dio ci immerga nuovamente in Lui perché vengano tolte tutte le nostre incrostazioni che hanno deformato il nostro essere e l’hanno reso irriconoscibile.
Il cammino della vita diventa fatica e dolore, come per Adamo ed Eva, perché perdiamo l’identità nostra di figli, fatti a immagine di Dio ... e nessuno, nemmeno noi, riusciamo a riconoscerci per quelli che siamo.
Perdiamo l’identità!
Vogliamo essere qualcosa di diverso, che ci distingua da Dio: ecco il peccato, come quello dei nostri progenitori Adamo ed Eva. Essi si stancano di fissare lo sguardo sul volto di Dio creatore e lo fissano su ‘quell’albero’ che sta in mezzo al giardino.
Il baricentro della loro esistenza è spostato e tutto viene capovolto! Finalmente si sentono diversi da Dio … ma:
Gen.3,7: “Si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi”.
Da esseri viventi per lo Spirito, prendono coscienza della loro povertà e fragilità di creature, di essere polvere, di non poter alzare gli occhi verso il volto di Dio e si nascondono per paura.
Il cammino della Quaresima ci aiuti ad aprire gli occhi non sulle nostre nudità, ma a spalancarli con umiltà e gioia sul Volto di Dio che è Amore e misericordia e ci ricrea, ci trasfigura continuamente a sua immagine e somiglianza. Per questo con la Colletta preghiamo
«O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato,
concedi al tuo popolo
di intraprendere con la forza della tua parola il cammino quaresimale,
per vincere le seduzioni del maligno
e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito»
Matteo 4, 1-11
v.1 “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”
La vita di Gesù tentato: la rivelazione di Gesù nella sua battaglia col Tentatore.
Nelle tentazioni abbiamo una narrazione teologica del discernimento faticoso circa la vocazione e la messianicità di Gesù.
Luca nel suo racconto (4, 1) dice: “Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto …”; “guarda avanti”, anticipa, quasi, il cammino di Gesù verso Gerusalemme, verso la croce, il Calvario, la Pasqua.
Nel caso di questo viaggio, Gesù vince l’opposizione del Tentatore (e questo è indicato come modello per il cristiano).
Le tentazioni sono quelle che incontriamo nel cammino che dobbiamo percorrere ogni giorno per realizzarci come cristiani al seguito di Gesù che “prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9, 51).
Matteo “guarda ad Israele”: le tre tentazioni sono ricavate dalla memoria di quello che è stato il cammino del popolo antico attraverso il deserto fino alla Terra promessa (Matteo è continuamente preoccupato della continuità, del legame che c’è con l’A.T. e per questo si rifà ad esso con continue citazioni da buon ebreo). E poi presenta d’improvviso un Gesù innovatore.
È la storia del fallimento di Israele a cui si contrappone la vittoria di Gesù.
Ciò che attraverso le tentazioni traspare è un cammino in cui Israele ha fallito, ha tentato Dio (manna - acqua - meriba)
Matteo presenta Gesù come il vero Israele che supera la prova; questa è la prova di Gesù, il suo sentirsi inghiottire dal passato, da quanto è stato vissuto, da quanto è stato sprecato, consumato e fallito: sentirsi inghiottire dalla propria storia, da quella del suo popolo.
È la tentazione di chi guarda indietro; di chi è impedito nel procedere con lo sguardo di fede che supera la propria storia perché la assume e fa un passo in avanti.
La prova di Gesù sta qui, nel suo doversi misurare con il fallimento del suo popolo, nel portare il peso di questa realtà che non è sua, ma che non può rifiutare; nell’accettare il peso di questo passato senza esserne schiacciato.
Gesù che vince le tentazioni; è colui che, assumendo la storia, il passato così com’è, lo apre a una realtà nuova.
Leggere il nostro passato, leggere il passato della Chiesa, leggere la storia di ieri … senza sentirsi schiacciati, senza vivere di rimproveri, senza puntare il dito né verso di noi, né verso gli altri, ma assumere il passato come storia di salvezza, come realtà che ci ha aperto e ci apre continuamente a una realtà nuova.
Deserto: luogo della prova, luogo della solitudine, dell’abbandono, della paura, della privazione di tutto e di tutti: per 40 anni il popolo ebreo rimase nel deserto; per 40 giorni Gesù resta nel deserto... Elia che deserto vuole morire (1 Re 19,4). Ma il deserto è il luogo dell’Alleanza, dell’appuntamento, dello sposalizio: “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Osea 2,16).
Nel deserto c’è il Kairòs, il cambiamento, l’esodo verso la Terra promessa. L’esodo da noi stessi verso il Padre.
Le tentazioni di Gesù:
1. La presunzione del Figlio Primogenito
2. La forzatura messianica
3. Il diritto di avere un mondo nuovo di vedere un mondo nuovo.
Sono le tentazioni dei contemporanei di Matteo; sono le nostre tentazioni, le nostre prove: avere – potere – valere.
AVERE: pane per la nostra fame. Abbiamo fame nel nostro deserto, nella nostra solitudine. Abbiamo fame di pane cioè di vita. Avere la vita: casa, campi, nido, tana … Avere per essere qualcuno nella società, nelle istituzioni, nella chiesa.
v.4 “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”
Avere Dio, vivere per il Signore Gesù, vivere come Lui, avere l’immagine sua che ci avvolge.
La tentazione dell’avere sta sempre in agguato perché abbiamo sempre ‘fame’, ma come Gesù, ‘non hai casa, non hai nido, non hai dove posare il capo, non hai dove posare il cuore … non hai perché tutto il tuo essere e il tuo vivere sta nella Parola che Dio dice ogni giorno perché la vita sia salvezza.
POTERE: il dominio delle cose, degli eventi e delle persone ...
‘Lo condusse in alto’. Dominare dall’alto, sentirsi al di là e al di sopra ... tutto e tutti sotto i tuoi piedi ... Hai scelto come Lui di non potere nulla perché hai scelto il dono Vivere con il quotidiano, nel quotidiano, nella ferialità, senza dominio e senza predominio, ma come lievito nella pasta, come il filo d’erba nel prato, come l’aria che ciascuno respira nella gratuità del dare e dell’avere ...
VALERE: essere protagonisti … sei capace, fai bene ogni cosa … nessuno si permetta una parola, una virgola sul nostro operato. Cerchi l’approvazione su ogni respiro che fai o che devi fare … Tutti sempre pronti e disponibili a batterti le mani … Bisogno di essere protagonista in qualche modo o a ogni costo.
Il peccato di protagonismo, la malattia di protagonismo!
Gesù tentato di protagonismo! Anche Lui era Dio e non solo Figlio ... Gesù sceglie di essere figlio, anzi Servo e fa quello che il Padre suo vuole, sempre!
Questa è la professione di Gesù, questo è il suo ruolo, questo è il suo impegno.
E quando il diavolo tornerà al tempo fissato (Lc. 4, 13), che è quello della passione, Gesù sarà il Servo obbediente, che per obbedienza e per amore verso gli uomini, suoi fratelli, va sulla croce a morire!
Tentazione del valere, del protagonismo, ma hai scelto il dono di essere come Lui servo del Signore, per fare quello che Lui vuole, quello che gli altri vogliono … e fino alla morte!
Il diavolo e gli angeli
La tentazione è il dibattito tra il diavolo e gli angeli. Il diavolo rappresentato come figura umana e non come serpente. Il tentatore non è ‘fuori’ dell’uomo, ma è nell’uomo; si presenta con fattezze umane ... Bisogna saperlo conoscere, bisogna saper discernere secondo Dio.
Il diavolo si esprime col termine: “Figlio di Dio” (v. 3): la tentazione ci chiama ‘figli privilegiati’, nel deserto, nella solitudine, quando siamo di fronte a noi stessi ... Figlio di Dio!
Da del ‘tu’ quando si trova di fronte ai regni del mondo. Si rende confidenziale, si presenta come un uomo che conosce tutto
Le parole di Gesù:
1. uomo: Gesù fa discernimento. Ecco chi sono: uomo che ha fame di pane e della Parola di Dio
2. vattene satana: (in Luca non c’è) è riconosciuto il tentatore, ed è chiamato per nome, è chiamato con il suo nome senza ambiguità.
I luoghi:
- tentazione: il deserto = la nostra solitudine e tentazione: la città santa = il pubblico
- tentazione: il monte elevato = l’impegno sacro quando è gestito dall’uomo
La nostra vita è luogo di tentazione nelle sue pause di solitudine, nell’apertura e nell’incontro verso gli altri (pubblico per noi), nel nostro intimo, dove regna il sacro;
Ma questi luoghi diventano 1uoghi biblici:
• il deserto: luogo della moltiplicazione dei pani (Mt 14, 13)
• la città santa: luogo in cui i morti sono viventi (Mt 27, 53)
• il monte elevato: luogo dell’adorazione del Cristo risorto (Mt 28, 17)
Le tentazioni si vincono perché Lui, il tentato, è il SIGNORE, il VINCITORE e ci sollecita ad essere persone che vivono nell’adorazione di Dio.
Appendice
Il cristiano ha la possibilità di vincere le tentazioni
«Se dopo il battesimo il tentatore, persecutore della luce, ti avrà assalito, e certo ti assalirà infatti tentò anche il Verbo mio Dio nascosto nella carne, ossia la stessa luce velata dall’umanità — tu sai come s’incerto: non temere la lotta. Opponigli l’acqua, opponigli lo Spirito nel quale saranno distrutti tutti i dardi infuocati di quel maligno.
Se ti farà presente la tua povertà - non dubitò infatti di farlo anche con Cristo, facendogli notare la sua fame perché trasformasse in pane le pietre - ricorda le sue risposte (cfr. Mt 4,4). Insegnagli quel che non sa; opponigli quella parola di vita che è pane disceso dal cielo e dà la vita al mondo. Se t’insidia con la vanagloria come fece con lui quando lo portò sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Gettati giù» per mostrare la tua divinità (Mt 4,6) - non lasciarti trasportare dalla superbia. Se ti vincerà in questo, non si fermerà qui. E insaziabile, tutto brama; adesca anche con l’aspetto della bontà e travolge il bene in male: questo è il suo modo di combattere.
Quel ladro è un esperto conoscitore anche della Scrittura. Qui quel «sta scritto» riguarda il pane; là riguarda gli angeli. Infatti sta scritto: «Ai suoi angeli darà ordine per te, essi ti sosterranno con le mani» (Le 4,10.11). O sofista del vizio! Perché passi sotto silenzio quel che segue? Lo comprendo esattamente, anche se tu l’hai taciuto, perché diceva: camminerò su di te, aspide e basilisco, calpesterò serpenti e scorpioni; protetto e fortificato, ben inteso, dalla Trinità.
Se ti assalirà con l’avarizia, facendo balenate in un attimo ai tuoi occhi tutti i regni come se gli appartenessero ed esigendo la tua adorazione, disprezzalo come un miserabile. Difeso dal segno della croce, digli: Anch’io sono immagine di Dio; non sono stato ancora scacciato come te, per la superbia, dalla gloria celeste; sono rivestito di Cristo; col battesimo Cristo è diventato mia eredità: sei tu che mi devi adorare. Credimi, vinto e svergognato da queste parole, si ritirerà da tutti quelli che sono illuminati, come si è allontanato dal Cristo, principio della luce.
Il battesimo conferisce questi benefici a chi ne riconosce la forza. Offre tali sontuosi banchetti a coloro che soffrono una farne degna di lode. (Dai «Discorsi» di San Gregorio Nazianzeno, vescovo (Disc. 40,10)
Lo Spirito e il deserto
«Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Mt 4,1). Il Signor mio Gesù Cristo fa tutto o condotto, o mandato, o chiamato, o comandato; di sua iniziativa, nulla. Mandato viene nel mondo, condotto va nel deserto, chiamato risorge da morte, come sta scritto: Sorgi, mia gloria, sorgi, arpa e cetra! (cfr. Sa156, 9). ?
Verso la passione, però, si affretta spontaneamente e di sua volontà, come aveva predetto il profeta: «E’ stato sacrificato, perché lo ha voluto» (Is. 53,7 Volg.). Fatto proprio in questo obbediente al Padre fino alla morte. Maestro, infatti, e modello di obbedienza, non volle né fare, né subire cosa alcuna all’infuori di essa, che è l’unica via che conduce alla vita nella verità. «Fu condotto dallo Spirito nel deserto» o, come dice un altro evangelista: «Lo Spirito lo spinse nel deserto» (Mc. 1, 12).
«Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio» (Rm. 8,14). Egli però, essendo figlio in modo più particolare e più degno, è spinto o condotto nel deserto in modo diverso e più eccellente degli altri.
«Pieno» dice «di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto» (Lc. 4, 1). Agli altri lo Spirito Santo viene dato in una certa misura e secondo questa misura sono guidati in tutto; ne ricevette, però, la pienezza colui nel quale si compiacque di dimorare la pienezza della Divinità. Questi perciò è portato più potentemente e più pienamente a compiere gli ordini del Padre. «Tornato» dice «dal Giordano, fu spinto nel deserto». Colui che discese nel mondo, dunque, venne dal Giordano; di qui poi, ritornando di nuovo, lascia questo mondo e va al Padre. Perciò, chi desidera ascendere venga al Giordano, venga alla discesa, venga all’umiltà, che è la sola condizione per l’ascensione. Infatti, «chiunque si umilia sarà esaltato» (Lc. 14, 11 e 18,14).
Qui troverà lo Spirito Santo, che riposa sull’umile e sul mansueto, su chi teme la parola di Dio, il quale resiste ai superbi mentre dà la grazia agli umili, affinché disprezzino il mondo e fuggano il secolo, vincano il diavolo e si allontanino dalle moltitudini, in mezzo alle quali i cattivi discorsi corrompono i costumi; cerchino il deserto e i luoghi nascosti dove attendere a Dio e dove poterlo invocare come una rondinella, e meditare su di lui come una colomba; dove, rispondendo, egli parlerà alloro cuore dicendo, secondo il profeta:
«La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os. 2, 16).
Così il nostro Signore Gesù Cristo, mite e umile di cuore, dopo esser giunto a tale umiltà e mansuetudine da sottoporsi alle mani di chi gli era inferiore per esser battezzato, sull’istante meritò di esser preferito come attesta la voce paterna: «Questo è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto» per la sua umiltà e obbedienza; è per questo che giustamente lo innalzo e lo preferisco agli altri; perciò fin da ora ascoltatelo. E sull’umile e mansueto discese come in un tempio proprio e intimo, lo Spirito Santo, dal quale fu condotto nel deserto». (Dai «Discorsi» di Isacco della Stella, abate)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
il Vangelo della prima domenica di Quaresima presenta ogni anno l’episodio delle tentazioni di Gesù, quando lo Spirito Santo, sceso su di Lui dopo il battesimo nel Giordano, lo spinse ad affrontare apertamente Satana nel deserto, per quaranta giorni, prima di iniziare la sua missione pubblica.
Il tentatore cerca di distogliere Gesù dal progetto del Padre, ossia dalla via del sacrificio, dell’amore che offre se stesso in espiazione, per fargli prendere una strada facile, di successo e di potenza. Il duello tra Gesù e Satana avviene a colpi di citazioni della Sacra Scrittura. Il diavolo, infatti, per distogliere Gesù dalla via della croce, gli fa presenti le false speranze messianiche: il benessere economico, indicato dalla possibilità di trasformare le pietre in pane; lo stile spettacolare e miracolistico, con l’idea di buttarsi giù dal punto più alto del tempio di Gerusalemme e farsi salvare dagli angeli; e infine la scorciatoia del potere e del dominio, in cambio di un atto di adorazione a Satana. Sono i tre gruppi di tentazioni: anche noi li conosciamo bene!
Gesù respinge decisamente tutte queste tentazioni e ribadisce la ferma volontà di seguire la via stabilita dal Padre, senza alcun compromesso col peccato e con la logica del mondo. Notate bene come risponde Gesù. Lui non dialoga con Satana, come aveva fatto Eva nel paradiso terrestre. Gesù sa bene che con Satana non si può dialogare, perché è tanto astuto. Per questo Gesù, invece di dialogare come aveva fatto Eva, sceglie di rifugiarsi nella Parola di Dio e risponde con la forza di questa Parola. Ricordiamoci di questo: nel momento della tentazione, delle nostre tentazioni, niente argomenti con Satana, ma sempre difesi dalla Parola di Dio! E questo ci salverà. Nelle sue risposte a Satana, il Signore, usando la Parola di Dio, ci ricorda anzitutto che «non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4; cfr Dt 8,3); e questo ci dà forza, ci sostiene nella lotta contro la mentalità mondana che abbassa l’uomo al livello dei bisogni primari, facendogli perdere la fame di ciò che è vero, buono e bello, la fame di Dio e del suo amore. Ricorda inoltre che «sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”» (v. 7), perché la strada della fede passa anche attraverso il buio, il dubbio, e si nutre di pazienza e di attesa perseverante. Gesù ricorda infine che «sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”» (v. 10); ossia, dobbiamo disfarci degli idoli, delle cose vane, e costruire la nostra vita sull’essenziale.
Queste parole di Gesù troveranno poi riscontro concreto nelle sue azioni. La sua assoluta fedeltà al disegno d’amore del Padre lo condurrà dopo circa tre anni alla resa dei conti finale con il «principe di questo mondo» (Gv 16,11), nell’ora della passione e della croce, e lì Gesù riporterà la sua vittoria definitiva, la vittoria dell’amore!
Cari fratelli, il tempo della Quaresima è occasione propizia per tutti noi per compiere un cammino di conversione, confrontandoci sinceramente con questa pagina del Vangelo. Rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo: rinunciamo a Satana e a tutte le sue opere e seduzioni – perché è un seduttore lui –, per camminare sui sentieri di Dio e «giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito» (Orazione colletta della I Dom. di Quaresima Anno A). (Papa Francesco, Angelus del 9 marzo 2014)
Fonte:http://www.figliedellachiesa.org
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