Don Paolo Zamengo, "La montagna delle beatitudini "
La montagna delle beatitudini Mt 5, 1-12
Sono contento che oggi, festa di San Giovanni Bosco, mi sia data la possibilità di rileggere con voi
una delle pagine più controcorrente ed esaltanti del Vangelo, le Beatitudini. È la fotografia del volto e del cuore di Gesù. È il suo programma di vita e lo consegna subito ai primi apostoli chiamati e inviati ad annunciare il Regno di Dio. Oggi è per noi
L’evangelista Matteo racconta che Gesù porta i suoi su un monte quasi a ricordare quello su cui, un giorno, Mosè riceve le tavole della legge antica. Per Gesù, la montagna non è questione di sentieri e dirupi, di rocce e ghiacciai, ma di scelte, di coraggio e di impegno. Le beatitudini sono un modo di interpretare la vita, un modo di interpretare la storia. La montagna delle beatitudini ti chiede un passo dopo l’altro, silenzio, tempo e misura. Vero scalatore non è chi cerca nuovi paesaggi ma chi cambia i suoi occhi.
Da tempo la legge di Mosè si era esaurita mostrando limiti e contraddizioni. C’era bisogno di una impennata, di un colpo d’ala, di un salto di qualità. E darle un’anima e portarla a perfezione. Come sempre, il passato è a valle e il futuro è a monte. Lo sa bene Gesù e trascina tutti sulla montagna.
“Chi più alto sale, più lontano vede, chi più lontano vede, più a lungo sogna”. Questo diceva una guida alpina. E mi lascio incantare da questo sogno che conquista il cuore e mette ali ai piedi. E comprendo che la montagna più alta è sempre dentro di me. La montagna vale se con lei ti misuri, diversamente rischia di essere soltanto un mucchio di pietre.
Ho chiesto a Don Bosco di aiutarmi a dire le beatitudini con parole capaci di farle sentire come la mia montagna possibile, la mia prossima vetta, il mio sentiero verso il sole.
Beati i poveri in spirito. È felice chi cerca il vero tesoro per la sua vita.
Beati quelli che sono nel pianto. Chi ha trovato la gioia dentro il suo cuore è fonte di gioia anche per gli altri.
Beati i miti. Gli uomini forti non mostrano i muscoli ma la forza del cuore.
Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia. Dà senso alla propria vita chi sa fare posto alle necessità dei fratelli.
Beati i misericordiosi. Felice è chi riconosce i propri limiti e vede i lati positivi degli altri.
Beati i puri di cuore. Dio è dentro la vita: basta saperlo riconoscere.
Beati gli operatori di pace. Felice è colui che vede l’armonia dei colori in tutte le bandiere del mondo.
Beati i perseguitati per la giustizia. Fortunato è chi crede in Gesù e segue il suo stile di vita.
Beati i perseguitati. Beato e grande è colui che non teme di sporcarsi le mani per cambiare il mondo
La felicità non è un luogo allora ma una direzione. Gesù e, oggi, Don Bosco, ci indicano la strada da percorrere. Scala davvero la montagna chi porta il corpo là dove i suoi occhi hanno sognato. L’aver scoperto una perla preziosa rende desiderabile la montagna più alta. Ciò che consuma la vita non è la montagna ma il sasso che abbiamo nella scarpa.
Sono contento che oggi, festa di San Giovanni Bosco, mi sia data la possibilità di rileggere con voi
una delle pagine più controcorrente ed esaltanti del Vangelo, le Beatitudini. È la fotografia del volto e del cuore di Gesù. È il suo programma di vita e lo consegna subito ai primi apostoli chiamati e inviati ad annunciare il Regno di Dio. Oggi è per noi
L’evangelista Matteo racconta che Gesù porta i suoi su un monte quasi a ricordare quello su cui, un giorno, Mosè riceve le tavole della legge antica. Per Gesù, la montagna non è questione di sentieri e dirupi, di rocce e ghiacciai, ma di scelte, di coraggio e di impegno. Le beatitudini sono un modo di interpretare la vita, un modo di interpretare la storia. La montagna delle beatitudini ti chiede un passo dopo l’altro, silenzio, tempo e misura. Vero scalatore non è chi cerca nuovi paesaggi ma chi cambia i suoi occhi.
Da tempo la legge di Mosè si era esaurita mostrando limiti e contraddizioni. C’era bisogno di una impennata, di un colpo d’ala, di un salto di qualità. E darle un’anima e portarla a perfezione. Come sempre, il passato è a valle e il futuro è a monte. Lo sa bene Gesù e trascina tutti sulla montagna.
“Chi più alto sale, più lontano vede, chi più lontano vede, più a lungo sogna”. Questo diceva una guida alpina. E mi lascio incantare da questo sogno che conquista il cuore e mette ali ai piedi. E comprendo che la montagna più alta è sempre dentro di me. La montagna vale se con lei ti misuri, diversamente rischia di essere soltanto un mucchio di pietre.
Ho chiesto a Don Bosco di aiutarmi a dire le beatitudini con parole capaci di farle sentire come la mia montagna possibile, la mia prossima vetta, il mio sentiero verso il sole.
Beati i poveri in spirito. È felice chi cerca il vero tesoro per la sua vita.
Beati quelli che sono nel pianto. Chi ha trovato la gioia dentro il suo cuore è fonte di gioia anche per gli altri.
Beati i miti. Gli uomini forti non mostrano i muscoli ma la forza del cuore.
Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia. Dà senso alla propria vita chi sa fare posto alle necessità dei fratelli.
Beati i misericordiosi. Felice è chi riconosce i propri limiti e vede i lati positivi degli altri.
Beati i puri di cuore. Dio è dentro la vita: basta saperlo riconoscere.
Beati gli operatori di pace. Felice è colui che vede l’armonia dei colori in tutte le bandiere del mondo.
Beati i perseguitati per la giustizia. Fortunato è chi crede in Gesù e segue il suo stile di vita.
Beati i perseguitati. Beato e grande è colui che non teme di sporcarsi le mani per cambiare il mondo
La felicità non è un luogo allora ma una direzione. Gesù e, oggi, Don Bosco, ci indicano la strada da percorrere. Scala davvero la montagna chi porta il corpo là dove i suoi occhi hanno sognato. L’aver scoperto una perla preziosa rende desiderabile la montagna più alta. Ciò che consuma la vita non è la montagna ma il sasso che abbiamo nella scarpa.
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