Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM "CONVERTITEVI: IL REGNO DEI CIELI E’ VICINO

II DOMENICA AVVENTO – 8 dicembre 2013
CONVERTITEVI: IL REGNO DEI CIELI E’ VICINO - Commento al Vangelo di p.
Alberto Maggi OSM
Mt 3,1-12
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea
dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del
quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel
deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle
attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora
Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui
e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di
vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un
frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi:

“Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può
suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni
albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo
nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e
io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e
fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel
granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Nel brano che la liturgia ci presenta questa domenica ci sono tre termini che è importante
esaminare perché se non si comprendono bene rischiano di avere nella vita del credente degli
effetti diversi da quelli che l’evangelista voleva.
Il primo è l’annunzio di Giovanni Battista nel deserto ed è un imperativo, “Convertitevi!” Questo
verbo ha il significato di un cambio di mentalità che poi comporta un cambio nel
comportamento. Purtroppo, in passato, l’aver tradotto questo invito di Giovanni Battista, che
Gesù poi farà anche suo, con “se non fate penitenza”, ha dato il via all’immagine di un
1cristianesimo fatto di penitenze, di sacrifici, di rinunce, di mortificazioni; tutte parole, tutti
vocaboli, tutte immagini che sono assenti nel linguaggio di Gesù.
Mai Gesù nei vangeli ha invitato a fare penitenza. Mai Gesù nei vangeli ha invitato le persone a
mortificarsi, mai Gesù nei vangeli ha invitato il popolo a fare sacrifici, ma anzi, il contrario!
Riprendendo l’espressione di Osea, “Imparate cosa significa ‘misericordia io voglio non
sacrifici’”, Gesù non chiede sacrifici verso Dio, ma la misericordia verso gli uomini.
Quindi l’invito di Giovanni Battista, il suo imperativo, è “cambiate comportamento”, che si
traduce con un orientamento diverso della propria esistenza, non pensare più a sé per pensare
agli altri. Questa conversione permette la vicinanza del Regno dei Cieli. Anche qui in passato ci
fu un po’ di confusione; si interpretò il Regno dei Cieli come un regno nei cieli.
Ma non è così. Regno dei Cieli è una forma che adopera solo Matteo e ha il significato di Regno
di Dio. Ma perché Matteo adopera l’espressione “Regno dei Cieli”? Perché lui scrive per una
comunità di giudei ed è attento a non urtare la loro sensibilità in quanto costoro non
pronunziano né scrivono la parola “Dio”, ma adoperano al suo posto dei sostituti.
Esattamente come facciamo noi nella nostra lingua quando diciamo “grazie al cielo”, laddove si
intende ringraziare Dio, la divinità. Allora il Regno dei Cieli non è un Regno nei cieli, non si tratta
dell’aldilà, ma si tratta della realizzazione del progetto di Dio sull’umanità. Lui è il re che governa
il suo popolo, lui è il padre che si prende cura dei suoi figli.
Questo è il Regno dei Cieli, quindi il Regno di Dio. Perché si dice che questo Regno di Dio è
vicino e non c’è ancora? Perché questo Regno dei Cieli non scende dall’alto per un intervento
divino, ma è condizionato dalla collaborazione degli uomini attraverso l’accettazione delle
beatitudini proposte da Gesù. Infatti Gesù nella prima beatitudine proclamerà beati i poveri per
lo Spirito, quelli che liberamente e volontariamente decidono di essere poveri, perché di questi
E’ …
Non è una promessa per il futuro (sarà), ma E’ il Regno dei Cieli.
Nel momento esatto in cui ci sono degli individui che decidono di orientare la propria vita al
bene e al benessere degli altri, in questo stesso istante la risposta di Dio è che lui, come padre,
si prende cura di loro e dei loro bisogni.
Quindi abbiamo visto il termine “conversione”, un cambio di mentalità, il Regno di Dio, la
realizzazione del progetto di Dio sull’umanità, e infine Giovanni proclama che lui battezza
nell’acqua, cioè aiuta a cambiare vita, ma poi la forza per iniziare questa vita nuova non la può
dare lui. La darà Gesù che viene qualificato come colui che battezza in Spirito Santo. Questo è
talmente importante che in tutti e quattro gli evangelisti troviamo la stessa espressione della
missione di Gesù.
Gesù è colui che battezza in Spirito Santo. Se battezzare nell’acqua significa immergere un
corpo in un liquido esterno all’uomo in segno di un cambiamento di vita, battezzare nello Spirito
significa immergere, inzuppare, impregnare la persona dello Spirito, cioè della stessa forza e
della stessa vita di Dio.
2Ma quando e come Gesù battezza in Spirito Santo? La risposta è nei vangeli, nel momento
della cena con i suoi, nel momento dell’eucaristia. Infatti nella cena, dove i discepoli si
impegnano ad essere fedeli a Gesù – mangiare il pane impegnandosi a farsi pane, alimento di
vita per gli altri, anche a costo di fare la sua stessa fine, questo significa bere al calice – si
effonde sui discepoli e sui credenti di ogni tempo lo Spirito Santo che li rende come Gesù “Figli
di Dio”.
La cena di Gesù quindi è il momento nel quale egli risponde a quanti lo hanno seguito con il
dono dello Spirito Santo. Infatti, bevendo al calice, espressione dell’impegno di non porre limiti
all’amore, i discepoli ricevono lo Spirito, la stessa forza d’amare del Padre.
La penetrazione di questo vino-sangue nell’intimo dell’uomo è la comunicazione dello Spirito,
vita e forza d’amore che trasforma l’uomo

Commenti

Post più popolari