Alberto Vianello Comunità Marango Briciole della Mensa n° 275 (13.10.2013)

Storia di uno straniero riconoscente
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«Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea». È strana la geografia di Luca: per andare verso Gerusalemme, Gesù se ne allontana. Per andare al cuore della fede (Gerusalemme) Gesù deve allontanarsi dal cuore dell'istituzione e della Legge: il tempio. Infatti tutto l'episodio della guarigione dei dieci lebbrosi è costruito tra i poli "opposti" di Gesù da una parte, e l'istituzione religiosa del tempio dall'altra.
In verità, l'oggetto del racconto non sono i dieci lebbrosi e la loro guarigione, ma la storia di uno straniero riconoscente: vera alternativa al tempio.
Innanzitutto la legge non guarisce. A guarire lebbrosi è la Parola del Signore ascoltata ed eseguita: «"Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre andavano furono purificati». Bisognava presentarsi ai sacerdoti perché riconoscessero la guarigione. Ma è uno dei dieci che riconosce se stesso: «vedendosi guarito». Chi maggiormente può sancire la guarigione da una malattia di colui che ne ha portato le ferite e il dolore?! La Legge può solo dare una certificazione esteriore, ma è la vita rinata dal male che rende vera e attiva la
guarigione.
Gli altri nove sono rimasti attratti dalle cerimonie sacrali del tempio, essenziali per tornare a far parte del popolo. Solo questo straniero («Era un Samaritano», dice con sorpresa il testo) torna al vero tempio, al vero luogo della presenza di Dio, che è l'umanità di Gesù, che non aveva mai smesso di prendersi cura di lui, perché gli apparteneva, lui che era Samaritano oltre che lebbroso, quindi doppiamente escluso da Dio, secondo la Legge.
Questo Samaritano capisce, nella fede, che non basta la guarigione. Il Signore gli ha donato la possibilità di una realtà nuova, per la quale la guarigione è solo il mezzo: il fine è la relazione con il Signore Gesù.
«Tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo». Gesù è il vero tempio, è in Lui che Dio si lascia veramente incontrare: il tempio di Gerusalemme era solo un'ombra, una figura, rispetto alla realtà. Anche oggi, certe ritualità che non sanno celebrare la vita (le sue malattie e le sue esclusioni, le sue guarigioni ad opera della grazia divina e i suoi ringraziamenti in Gesù Cristo) sono ombra, che attira i nove, ma distoglie il lontano, che si ritrova in Gesù e nel suo ringraziamento.
Il riconoscersi guarito e il suo cuore sensibile e grato, che lo spingono ad andare a ringraziare Gesù, innestano nel Samaritano un movimento di conversione. La conversione è tutto l'opposto delle buone opere della Legge, perché da esse il Samaritano si allontana, non andando a Gerusalemme, ma ritornando da Gesù per «lodare Dio». La conversione, allora, come espressione di fede, consiste nel fare della propria vita la lode e il ringraziamento al Signore. La «conversione» è un «voltarsi indietro» rispetto al cammino della Legge, ed è relazione con Dio in Gesù Cristo, riconosciuto come vero luogo in cui vivere la fede come accoglienza e ringraziamento per la sua opera di misericordia nei riguardi della nostra vita, che Lui riscatta e libera.
«Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!» La fede non è solo fiducia nel potere di guarigione di Gesù: anche gli altri nove ci hanno creduto. La fede vera è cogliere la guarigione (tutto ciò di buono che il Signore compie ogni giorno in noi) come un invito e una spinta ad andare verso il Donatore, ad entrare in rapporto con Lui. E' la relazione con il Signore che salva, non la guarigione. Se crediamo soltanto che il Signore ci ha guarito dai nostri peccati, avremo come meta solo un «tempio fatto da mani d'uomo», un sacerdote che ci dice quello che già sappiamo (siamo stati guariti) e una Legge che non ci esclude più, ma non sa liberarci.
Se invece crediamo che la guarigione è per vivere la relazione con Gesù, allora ci sentiamo veramente liberi di seguire il cuore, che ci spinge a Lui, che vuole fare della nostra vita un canto di lode, che ci fa riconoscere amati e accolti, anche se stranieri ed esclusi (dalla Legge).
Ai margini della storia a buon fine nel Signore di questo straniero riconoscente, rimane l'interrogativo stupito e sofferto di Gesù: «E gli altri nove dove sono?». Si sono perduti nel tempio, nella struttura religiosa, nell'osservanza della Legge. Si sono dimenticati dello sguardo e della voce che li ha guariti. Mentre il Samaritano è lui a guardare il vero tempio e ad ascoltare la vera Parola di Dio: Gesù Cristo.
Come battezzati diamo il nostro piccolo ma fondamentale contributo perché la Chiesa non sia fatta dei nove devoti del tempio che hanno perso l'occasione del Signore, ma dello straniero, pienamente accolto in Lui.
Alberto Vianello

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