COMMENTO DI DOMENICA 6 OTTOBRE PAOLO CURTAZ

 
  
domenica 06 ottobre 2013
anno C
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Prima lettura: Ab 1,2-3; 2, 2-4
Dal libro del profeta Abacuc.
Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non soccorri?
Perché mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione? Ho davanti rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette perché la si legga speditamente. E` una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà». Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede.Salmo Responsoriale Dal Salmo 94
Fà che ascoltiamo, Signore, la tua voce.
Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Ascoltate oggi la sua voce:
«Non indurite il cuore, come a Meriba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere» .Seconda lettura: 2 Tm 1,6-8.13-14
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo.Carissimo, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio.
Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito santo che abita in noi.Vangelo: Lc 17, 5-10
Dal Vangelo secondo LucaIn quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?
Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
06 ottobre 2013 - Solo servi. Amati.
Bravo Francesco!
Anche se i giornalisti – ma dai? – lo hanno tirato per la giacchetta, sottolineando della lunga intervista che ha concesso quello che a loro maggiormente aggrada, di fatto il papa venuto dai confini del mondo ha indicato a tutti, con sconcertante semplicità, la via per ridare alla Chiesa prospettiva e credibilità: tornare all’essenziale.
L’aborto resta un omicidio e la vita va difesa, i peccati restano tali, non si tratta di proclamare un irrealistico “libera tutti” che tradisce al verità dell’uomo.
Indicando il peccato la Chiesa proclama la grandezza dell’uomo che può sbagliare, perché libero.
Perciò può redimersi, accogliere il perdono, pentirsi, cambiare.
Ma, e questo è essenziale, la Chiesa non è primariamente un’agenzia morale, è la sposa che annuncia lo Sposo. In un ospedale da campo (immagine fortissima!) si curano le lacera nti ferite da guerra, senza badare troppo alle sottigliezze della glicemia...
Siamo in un campo di battaglia e siamo chiamati a curare le ferite esistenziali dell’essere umano.
Ripartire dall’annuncio della misericordia e della salvezza.
Senza cedimenti, senza paura.
I valori non negoziabili restano, ci mancherebbe. Ma è l’uomo il principio su cui si basa il cristianesimo.
L’uomo libero. E Dio solo dona la libertà che l’uomo invano cerca altrove.
Abacuc
Abacuc è sconfortato, come non capirlo? Il piccolo e ostinato popolo di Israele deve continuamente lottare per sopravvivere in mezzo ai giganti: gli egiziani e gli assiri prima, i babilonesi poi... tutta la storia è un susseguirsi di invasioni e colpi di stato, di tragedie e di ingiustizie.
Ora ai confini di Israele premono i Caldei.
Il re d’Israele, un idiota, pensa solo a farsi costruire un palazzo.
Il profeta, esasperato, rivolge la propria preghiera a Dio: ha un bel difenderlo di fronte al popolo, ma come si fa a suscitare la fede in un popolo esasperato?
Dio risponde invitando Abacuc e Israele alla fede, a conservare la fede, la fiducia.
Come Eleazaro domenica scorsa, Dio promette di stringere tra le proprie braccia con immenso affetto il giusto che vive a causa della fede.
Profeti di ieri e di oggi si scontrano continuamente con la stessa disarmante obiezione: dov’è Dio quando l’uomo scatena la propria v iolenza? Quando prevale la tenebra? Quando il giusto è irriso e disprezzato?
E la Parola oggi risponde: solo con la fede possiamo osare.
Fidarsi
Abacuc è invitato a fidarsi, Timoteo riceve una commovente lettera da Paolo incarcerato ed è invitato a fare memoria della propria vocazione episcopale, gli apostoli, dopo un primo galvanizzante momento di euforia per i successi conseguiti dal Nazareno, cominciano a scontrarsi con il proprio limite e con l’ostilità di alcuni farisei e sentono la fiammella (timida) del credere lentamente vacillare.
Fidatevi, dice la Parola, fidati, affidati, diffida delle tue presunte certezze.
La fede è il ragionevole abbandonarsi nelle braccia dell’amato, nel gesto incosciente e ovvio del bambino che si getta fra le braccia del padre.
Non siamo chiamati a fidarci di un mistero imperscrutabile, a seguire ciecamente gli ordini della divinità, ad abbassare la testa alla volontà ostica e incomprensibile di una moloch a cui dobbiamo credere.
Il Dio di Israele chiede fiducia, il Dio che ha camminato nel deserto e sofferto, il Dio che ha accompagnato e illuminato una tribù di beduini facendola divenire popolo della speranza, il Dio che ha illuminato i re di Israele, il Dio che ha strappato degli uomini dal pascolo e dalla terra consacrandoli profeti, il Dio che – esausto – è diventato uomo (fragilità, stanchezza, sudore, decisione, rischio) per raccontarsi chiede fiducia, non uno qualsiasi.
Il Dio che ha dimostrato milioni di volte quanto dolorosamente ama.
Fiducia in Lui
Fiducia nel Nazareno rivelatore del padre, figlio del Dio benedetto che ha sconvolto la vita dei suoi discepoli svelando il volto del Padre morendo sulla croce.
Fidatevi almeno quanto un granellino di senapa, dice il Maestro.
Abacuc non lo sa, ma l’ennesimo scontro con una cultura straniera obbligherà Israele a riscoprire le proprie radici e diventare (tornare ad essere?) segno nel mondo.
Paolo non lo sa, ma le sue parole doloranti e aspre saranno prese dallo Spirito Santo e riempite di Dio così che noi, oggi, leggiamo la Parola di Dio sulle labbra screpolate di Paolo lo scoraggiato e irrequieto apostolo.
Pietro e Giovanni e gli altri non lo sanno, ma la loro fede, più piccola di un granellino di senapa, crescerà e diventerà un immenso albero alla cui ombra ci riposiamo noi, pavidi discepoli del terzo millennio...
anche quando i cristiani smontavano la credibilità della Chiesa pezzo per pezzo...
Leggerezza
La nostra non è la fede dei meriti, come quella dei farisei. Non possiamo porre una dogana alla porta della Chiesa facendo entrare solo coloro che se lo meritano. Siamo tutti servi che fanno il proprio dovere, non esistono, agli occhi di Dio, migliori o peggiori.
Dio dona a ciascuno secondo la propria necessità, non secondo il proprio merito.
Siamo solo dei servi della Parola. Cioè il mondo è già salvo, non dobbiamo salvarlo noi.
A noi è chiesto di vivere da salvati, a guardare oltre, al di là e al di dentro.
A noi Gesù chiede di vivere come uomini di fede, a camminare nel nostro cammino con un cuore compassionevole e gravido di pace, fecondo e accogliente. Con leggerezza.
Per il resto lasciamo a Dio fare il suo mestiere.
Prossime conferenze
Prossime conferenze di PaoloCuneo, Mar 29/10 ore 21, Borgo san Dalmazzo; Pisa Mer 13/11 or e 21, Gesù incontra, Cinema Teatro Valgraziosa, Via della Propositura - Calci (Pi); Firenze Gio 14/11 ore 21, La preghiera,Nostra Signora del Sacro Cuore - via S. Caterina d'Alessandria –tel 055.470027; Verona, Gio 21/11 ore 21, Sul dolore, Monteforte d’Alpone, palazzo vescovile, Vicenza Ven 22/11 ore 21, Musica e riflessione, Santa Maria Madre della Chiesa di Ponte dei Nori (Valdagno) Via Beato Giovanni XXIII, n°2

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