L’Ordine Serafico è stato in ogni tempo focolare di santità: questo è il motivo della sua vitalità spirituale che lo fa perennemente rifiorire
> L’Ordine Serafico è stato in ogni tempo focolare di santità: questo è il motivo della sua vitalità spirituale che lo fa perennemente rifiorire. I suoi figli Santi (del primo, secondo e terzo Ordine) appartengono ad ogni condizione sociale e ad ogni popolo. Ci sono martiri, dottori, sacerdoti, fratelli religiosi, laici, vergini, sante donne... Una moltitudine immensa radunata intorno al grande Poverello, «recante il segno del Dio vivo».
> La festa di tutti i Santi dell’Ordine Francescano si celebra in questo giorno, perché il 29 novembre 1223, Onorio III confermò solennemente la Regola di Francesco, già approvata verbalmente nel 1209 da Innocenzo III. L’originale della Regola è conservato tra le reliquie nella Basilica di S. Francesco in Assisi.
> Impariamo a prediligere le cose umili
>
> Dalla «Apologia pauperum» di san Bonaventura vescovo
> (c. 3, nn. 8-10 - Quaracchi, VIII, 246-247)
>
Il nostro Salvatore quando dice: «Beati i poveri in spirito» ci invita alla perfetta rinuncia delle cose temporali; quando poi dice: «Beati i miti», ci spinge all’abnegazione della propria volontà e al rinnegamento delle attrattive
dei sensi, che ci rendono violenti e sfrontati. Aggiungendo: «Beati gli afflitti», ci incita a fuggire per sempre i piaceri della carne; e ancora, con le parole: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia» e «Beati i misericordiosi», vuole che la nostra anima apprenda la giusta, santa e volenterosa sopportazione del prossimo.
> A queste Beatitudini aggiunge: «Beati i puri di cuore» e «Beati gli operatori di pace», con cui ci chiama più su, a compiere azioni che danno chiarezza alla mente e portano pace nel cuore, facendo sì che l’anima divenga conforme alla celeste Gerusalemme, nome che significa «visione di pace». In ultimo, con le parole: «Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli», quasi chiudendo il cerchio, torna a quanto aveva detto all’inizio: in questa Beatitudine infatti sono come riassunte e compendiate tutte le altre.
> A conferma di ciò vi è la testimonianza di Francesco, patriarca dei poveri, che all’inizio della sua Regola propone i tre capisaldi della vita religiosa: «La Regola dei Frati Minori consiste nel mettere in pratica il Santo Vangelo di Gesù Cristo, vivendo nell’obbedienza, nella povertà e nella castità». E in seguito raccomanda altre tre cose, che integrano e in certo modo completano le precedenti: «Riflettano i frati che devono desiderare più di ogni altra cosa di possedere lo spirito del Signore e di agire secondo la sua santa volontà; che devono saper pregare Dio con cuore puro e possedere l’umiltà e la pazienza nelle tribolazioni e nelle malattie; che devono avere una predilezione speciale per quanti ci perseguitano, ci disprezzano e ci insultano».
> Con questo ammonimento Francesco propone in primo luogo l’elevazione di tutto l’agire in Dio; poi raccomanda l’accettazione gioiosa di tutte le tribolazioni e la carità fattiva e squisita verso il prossimo.
> In tal modo l’uomo perfetto con i tre voti è crocifisso al mondo, e con le tre successive raccomandazioni è reso conforme a Dio, in modo che con le sei ali serafiche si distacchi per sempre dalle cose di questo mondo e penetri nelle divine.
> Fu cosa degna che Cristo, nella apparizione serafica, imprimesse le sue stimmate, come sigillo di conferma e di autenticità, nelle carni sacre di questo Poverello, che osservò e insegnò nella forma più genuina la perfezione evangelica, affinché, nella pericolosa caligine degli ultimi tempi, ci sia offerto un chiaro segno che illumini il cammino della perfezione. A condizione però che impariamo a non desiderare ciò che dà onore e prestigio, ma a prediligere le cose umili e nascoste.
> La festa di tutti i Santi dell’Ordine Francescano si celebra in questo giorno, perché il 29 novembre 1223, Onorio III confermò solennemente la Regola di Francesco, già approvata verbalmente nel 1209 da Innocenzo III. L’originale della Regola è conservato tra le reliquie nella Basilica di S. Francesco in Assisi.
> Impariamo a prediligere le cose umili
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> Dalla «Apologia pauperum» di san Bonaventura vescovo
> (c. 3, nn. 8-10 - Quaracchi, VIII, 246-247)
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Il nostro Salvatore quando dice: «Beati i poveri in spirito» ci invita alla perfetta rinuncia delle cose temporali; quando poi dice: «Beati i miti», ci spinge all’abnegazione della propria volontà e al rinnegamento delle attrattive
dei sensi, che ci rendono violenti e sfrontati. Aggiungendo: «Beati gli afflitti», ci incita a fuggire per sempre i piaceri della carne; e ancora, con le parole: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia» e «Beati i misericordiosi», vuole che la nostra anima apprenda la giusta, santa e volenterosa sopportazione del prossimo.
> A queste Beatitudini aggiunge: «Beati i puri di cuore» e «Beati gli operatori di pace», con cui ci chiama più su, a compiere azioni che danno chiarezza alla mente e portano pace nel cuore, facendo sì che l’anima divenga conforme alla celeste Gerusalemme, nome che significa «visione di pace». In ultimo, con le parole: «Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli», quasi chiudendo il cerchio, torna a quanto aveva detto all’inizio: in questa Beatitudine infatti sono come riassunte e compendiate tutte le altre.
> A conferma di ciò vi è la testimonianza di Francesco, patriarca dei poveri, che all’inizio della sua Regola propone i tre capisaldi della vita religiosa: «La Regola dei Frati Minori consiste nel mettere in pratica il Santo Vangelo di Gesù Cristo, vivendo nell’obbedienza, nella povertà e nella castità». E in seguito raccomanda altre tre cose, che integrano e in certo modo completano le precedenti: «Riflettano i frati che devono desiderare più di ogni altra cosa di possedere lo spirito del Signore e di agire secondo la sua santa volontà; che devono saper pregare Dio con cuore puro e possedere l’umiltà e la pazienza nelle tribolazioni e nelle malattie; che devono avere una predilezione speciale per quanti ci perseguitano, ci disprezzano e ci insultano».
> Con questo ammonimento Francesco propone in primo luogo l’elevazione di tutto l’agire in Dio; poi raccomanda l’accettazione gioiosa di tutte le tribolazioni e la carità fattiva e squisita verso il prossimo.
> In tal modo l’uomo perfetto con i tre voti è crocifisso al mondo, e con le tre successive raccomandazioni è reso conforme a Dio, in modo che con le sei ali serafiche si distacchi per sempre dalle cose di questo mondo e penetri nelle divine.
> Fu cosa degna che Cristo, nella apparizione serafica, imprimesse le sue stimmate, come sigillo di conferma e di autenticità, nelle carni sacre di questo Poverello, che osservò e insegnò nella forma più genuina la perfezione evangelica, affinché, nella pericolosa caligine degli ultimi tempi, ci sia offerto un chiaro segno che illumini il cammino della perfezione. A condizione però che impariamo a non desiderare ciò che dà onore e prestigio, ma a prediligere le cose umili e nascoste.
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