Comunità Marango"Dio a misura del suo amore, non a misura della nostra fede"

Letture: Is 35,1-6a.8a.10; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11
 
Dio a misura del suo amore, non a misura della nostra fede
 
1
Incarcerato perché ha denunciato l'immoralità dei potenti, Giovanni Battista «sente parlare delle opere del Cristo». Per questo si interroga se sia veramente «colui che deve venire»: le sue opere sono la misericordia e la cura per i poveri, non una punizione degli iniqui, come Giovanni si aspettava.
Il dubbio e la crisi lo assalgono: il timore è di aver sbagliato tutto, a partire dalla sua missione, e, proprio ora che lo attende la morte, c'è la paura di essersi speso per nulla. Aveva predicato con una certezza granitica, ora sa solo sussurrare una domanda incerta. La risposta, qualsiasi fosse, gli avrebbe comunque rivelato che almeno in parte si era sbagliato.
E proprio qui sta il bello. Non voglio idealizzare la sua condizione, perché Giovanni deve aver vissuto un dramma interiore profondo, ma essa ci mostra un aspetto essenziale della fede, quello che tira giù Dio dal cielo: il dubbio, l'incertezza, lo scombinamento interiore. Infatti il dubbio aiuta la fede a crescere e maturare. Perché permette di distruggere l'immagine che l'uomo si fa del Signore, per accogliere la realtà stessa del Signore.
Dio non sa che farsene di uomini che hanno capito tutto su di Lui e che per loro è sempre tutto pacifico quello che di Dio si può sperimentare. I Salmi sono il modello della preghiera che da Dio spera tutto perché da sé non sa nemmeno credere qualcosa, quando l'uomo si trova nella sofferenza. La fede è luce nel buio: tante volte piccolissima fiammella.
Anche oggi, noi aneliamo, e il papa Francesco lo chiede come conversione, una Chiesa non dalle indomite e irreformabili certezze, ma dalle aperture a Dio che sempre infinitamente la supera, e, di conseguenza, agli uomini che hanno bisogno di essere saputi e accompagnati in tutte le loro incertezze.
 
Gesù risponde al Battista non con discorsi né proclami, ma rimandando gli inviati ad «annunciare» a Giovanni «ciò che udite e vedete». Il Cristo mostra la Parola («udite») che si fa vita («vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano...»).
Giovanni è il «messaggero» per eccellenza, quello che viene immediatamente avanti al Signore: dice Gesù annunciando la grandezza del Battista. Ma ora è lui che è «messaggiato». Era venuto a compiere l'attesa della Parola, ora deve credere alla radicalità di quella Parola, che sta tutta nella misericordia di Dio e nella sua cura per l'uomo ferito: «ai poveri è annunciato il Vangelo». Giovanni si aspettava una parola e un'azione che sconfiggessero tutti coloro che rifiutavano Dio. Si trova invece davanti a un Cristo che si occupa quasi esclusivamente dei rifiutati dagli uomini. Non condanna, ma solleva.
È «l'ostacolo» («scandalo, pietra d'inciampo») che Giovanni deve superare: un Messia povero e disarmato (per sua scelta) in questo mondo.
In ordine all'amore e al perdono, Dio ci sorprende sempre. Ma questa sorpresa non ci deve far inciampare, ma deve spingerci a gettare il cuore oltre tale ostacolo: perché un amore così spassionato noi non lo capiremo mai, ma lo possiamo vivere, se lo lasciamo essere sproporzionato alle misure umane.
 
Gesù, però, annuncia che c'è un valore di perennità nella figura del Battista, al di là di quello che, umanamente, non ha saputo dire e capire del Messia.
Giovanni è stato fermo nella sua fedeltà al Signore, non piegandosi al favore degli uomini, soprattutto i potenti (non è stato «una canna sbattuta dal vento»); e ha vissuto con coerenza la condivisione con i poveri (non ha avuto «abiti di lusso» né ha frequentato i «palazzi dei re»). E già questo gli dà un valore perenne e lo rende un ammonimento continuo per la Chiesa.
Positivamente è stato «più che un profeta»: non un semplice tramite della Parola di Dio, ma colui che ha fatto spazio nel cuore e nella vita degli uomini alla Parola stessa che veniva.
Ma come uomo si è lasciato travalicare, superare. Colui che era «più piccolo» (ovvero Gesù, che aveva iniziato come suo discepolo), è ora «più grande di lui nel regno dei cieli», perché è il Messia. Il Battista è venuto prima, ma perché Colui che viene dopo di lui gli passi avanti, perché era prima di lui: vi scende e rimane lo Spirito, e battezzerà nello Spirito Santo (cfr. Gv 1,30.33).
Il Battista, con la sua speranza e attesa, anche tragiche, del Messia che annunciava, crea lo spazio per la fede della gente. Lui non si fa riferimento di nulla, per poter riferire tutto al Messia: modello della Chiesa, che ha accolto la venuta del Messia, ma che lo attende per il suo ritorno finale e definitivo.
 
Alberto Vianello

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