Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano ,S.Ambrogio

 


Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano



1. L’amore non si sottrae al sacrificio per la verità di sé
«Il buon pastore dà la propria vita per le pecore» (Vangelo, Gv 9,11). Per questo, nella Chiesa, ogni pastore è chiamato ad immedesimarsi con Cristo, il buon pastore, mediante il dono perseverante di sé compiuto per amore. A questo stile di vita, sorelle e fratelli carissimi, siete chiamati anche voi. Ogni cristiano, infatti, come ci ripete spesso San Paolo, vive tutta la sua esistenza in Cristo.
Ma in cosa consiste l’offerta totale di sé compiuta “per amore”? Consiste nell’amare in modo oggettivo ed effettivo. Guardiamo a Gesù. Egli ci ha amati per primo, senza chiedere nulla in cambio, e ci ama in ogni istante come se fosse l’ultimo istante.
Uno stile di vita che gli ha chiesto di passare attraverso la croce per raggiungere la gloria della risurrezione. Anche noi dobbiamo quindi mettere in conto che il bell’amore chiede sacrificio. Chiamati ad essere padri e madri, nella carne e nella fede – a partire da noi sacerdoti –, lo sappiamo bene. Ci dice, in
proposito, Sant’Ambrogio parlando di Gesù: «La sua morte è vita, la sua ferita è vita, il suo sangue è vita, la sua sepoltura è vita, la sua resurrezione è vita di tutti (cfr Ambrogio, Explanatio ps. XXXV,36 cit in: Giovanni Paolo II, Operosam diem, 21).

2. Al centro di tutta la storia della salvezza, Cristo
La Lettura, tratta dal Libro del Siracide, dopo aver fatto una carrellata su alcuni Patriarchi dell’Antico Testamento, mette in luce le virtù del sommo sacerdote a partire dalla crescita armonica del suo popolo. Emerge qui la stretta unità tra Antico e Nuovo Testamento.
Il nostro padre Ambrogio, raccomandando la lettura integrale della sacra Bibbia, mette in luce, ancora una volta, la centralità di Cristo per i fedeli: «Bevi dunque tutt’e due i calici, dell’Antico e del Nuovo Testamento, perché in entrambi/ bevi Cristo. bevi Cristo che è la vite;/ bevi Cristo che è la pietra che ha sprizzato acqua;/ bevi Cristo perché è la fontana della vita;/ bevi Cristo;/ bevi Cristo che è il fiume la cui corrente feconda la città di Dio;/ bevi Cristo che è la pace» (Ambrogio, Explanatio ps. I,33 cit in: Giovanni Paolo II, Operosam diem,14).

3. La nuova parentela
«Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore» (Vangelo, Gv 9, 14b-15). Nella Bibbia il verbo conoscere indica una relazione profonda d’amore, tanto che viene usato anche per esprimere il rapporto coniugale. La relazione tra il pastore e le pecore è foggiata su quella tra il Padre e il Figlio. A quella profondità pesca la nuova parentela che il Signore è venuto a portare agli uomini. Il nostro padre Ambrogio a proposito della relazione tra il vescovo e i suoi sacerdoti afferma: «Per voi, che ho generato nel Vangelo, non nutro minor amore che se vi avessi avuti nel matrimonio» (Ambrogio, De officiis 1,7, 24 cit in: Giovanni Paolo II, Operosam diem,10).

4. Passione per l’unità, struggimento perché le genti conoscano Cristo
Un’ultima riflessione ci viene offerta dall’Epistola. «Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo» (Epistola, Ef 3,6). Questa passione per l’unità, questo struggimento perché le genti (tutti gli uomini) conoscano Cristo («A me… è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo» Ef 3,8) sono gli stessi del nostro grande patrono. Lo esprime bene il Beato Giovanni Paolo II, che tra pochi mesi sarà canonizzato, nella Lettera Apostolica Operosam diem del 1 dicembre 1996 scritta per il XVI centenario della morte del nostro grande patrono: «La sua adamantina figura di Vescovo della città imperiale, in atteggiamento leale ma non mai succube nei confronti dei potenti… unita alla stima per i suoi insegnamenti ha favorito il permanere del suo culto nelle Chiese dell'Oriente cristiano, fino ai nostri giorni. Vi è di più: Ambrogio ha lasciato un chiaro insegnamento circa i rapporti che la Chiesa deve intrattenere nel dialogo con chi non è cristiano» (Giovanni Paolo II, Operosam diem, 29 e 30 in cui si cita: Ambrogio, Exameron, III, XIII, 55).

5. Cristo via, verità e vita

«Noi ti seguiamo, Signore Gesù, ma chiamaci perché ti seguiamo: senza di te nessuno potrà salire. Tu infatti sei la via, la verità, la vita, la possibilità, la fede, il premio. Accogli i tuoi: sei la via;/ confermali: sei la verità;/ vivificali: sei la vita» (Ambrogio, De bono mortis, 12,55, cit. in Giovanni Paolo II, Operosam diem, 25). Chiediamo a Sant’Ambrogio di poter seguire alla lettera questa sua dolce preghiera. 

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