Meditazione di Gennaio Comunità Taizè

 Testo biblico con commento

Queste meditazioni bibliche mensili sono proposte per sostenere una ricerca di Dio nel silenzio e nella preghiera, anche nella vita quotidiana. Si tratta di prendere un’ora per leggere in silenzio il testo biblico suggerito, accompagnato dal breve commento e dalle domande. Ci si riunisce poi in piccoli gruppi, da 3 a 10 persone, a casa di uno dei partecipanti o in chiesa, per un breve scambio su ciò che ognuno ha scoperto, con eventualmente un momento di preghiera.

2014
Gennaio
Luca 6, 12-20: Una forza usciva da lui…
In quei giorni Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di
Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: "Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio”. (Luca 6, 12-20)
Gesù è salito sulla montagna per passarvi la notte. Al mattino presto, sembra sia stata presa una decisione: fa salire i discepoli e li designa come apostoli. Poi tutti scendono in un luogo pianeggiante.

Gesù scende dall’intimità con Dio sulla montagna fino alla ressa della folla che era lì. Ma perché Gesù si ferma sul luogo pianeggiante?

È un luogo che sembra separato dal resto della società in cui tre gruppi si mescolano: gli "apostoli", i "discepoli" e la "gente" che viene da ovunque. Sospeso tra cielo e terra, questo luogo pianeggiante diventa un punto di raduno, con la presenza di Gesù che parla e che cura. In questo luogo, ebrei e pagani sono presenti senza distinzione. Anche i posseduti hanno il loro posto. Non assomiglia forse a ciò che i cristiani chiameranno poi la Chiesa?

In questo contesto, è sorprendente che Gesù indirizzi il testo delle Beatitudini solo alla folla dei suoi discepoli e non a tutti. Mentre si radunano, si crea anche una distinzione. Due gruppi sono formati dal legame che ciascuno intrattiene con Gesù: gli uni il cui ascolto della Parola li porta ad essere discepoli, e tra questi qualcuno è chiamato all’apostolato. Gli altri sono "venuti per sentirlo ", ma non sono chiamati discepoli. Se si utilizzano i verbi spesso presenti del Vangelo, si potrebbe dire che quest’ultimi "vengono" a Gesù , mentre i primi lo "seguono".

Chi è questa "gente" di cui parla il testo? Uomini e donne di buona volontà? Oppure, come nel giudaismo antico, proseliti o timorati di Dio? Essi sono misteriosamente attaccati a Gesù , attratti dalla sua parola e la forza che esce da lui. Piuttosto di descriverli per quello che non sono, guardiamo piuttosto a ciò che hanno in comune con gli altri: tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. In questo luogo pianeggiante, tutti, ebrei e pagani, discepoli e "gente di passaggio" si ritrovano, attratti da due grandi aspirazioni: trovare Dio (è il significato della montagna e della Parola ascoltata); vedere la sua umanità trasfigurata (è il senso della guarigione).

È commovente pensare che i discepoli, che faranno un tratto di strada in più rispetto agli altri, per un momento si ritrovino insieme con loro. Come se Gesù volesse mostrarci che essere discepoli è in primo luogo riconoscere il nostro bisogno di guarigione, come tutti gli altri. Scuola di umiltà è questo luogo pianeggiante. Del resto non si saprà mai ciò che i discepoli hanno in più degli altri. Il testo non lo dice. La guarigione susciterà in alcuni un gusto più pronunciato per il rischio, accompagnato dal coraggio di rimettere in discussione la propria vita e offrirla per il Regno.

Alla fine due dettagli riguardanti Gesù colpiscono gli occhi del lettore. L’espressione una forza usciva da lui ha qualcosa cosa d’incongruo. Gesù sembra passivo, come nel testo della donna che ha perdite di sangue e che Gesù guarisce senza nemmeno rendersene conto (Lc 8,43-48). Come spiegare questo suo lasciar fare, questo lasciar essere? Letteralmente parlando, non è lui che guarisce, ma questa forza presente in lui. Pur essendo Figlio di Dio, non controlla la forza vitale che si esprime attraverso di lui. La generosità di Dio supera Dio stesso!

Il secondo dettaglio è la sua posizione geografica alla fine del testo: Gesù alza gli occhi verso i suoi discepoli, ciò significa che si trova sotto di loro. L’Inviato di Dio si pone ancora più in basso di coloro dei quali loda l’umiltà. Infatti, la sosta sul monte è solo temporanea. La discesa di Dio continua, capitolo dopo capitolo, fino alla croce. Dio viene a trovare l’umano nel punto più basso, nella morte e nel rifiuto. Questo è l’amore folle di Dio.

- Qual è per me la strada da percorrere per diventare "discepolo"?

- Intorno a che cosa i "discepoli" e la “gente” di passaggio potrebbero oggi raccogliersi? Quale sarebbe il luogo pianeggiante dove possono incontrarsi?

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