Alberto Vianello ,comunità Marango"Il sogno di Dio per l’uomo"

Letture: Sir 15,15-20; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37
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Gesù non ha fondato il rapporto con Dio su una Legge da osservare né ha portato una nuova Legge, più esigente di quella già contenuta nell’Antico Testamento. Credo che sia essenziale tener conto di questo avvertimento, se non vogliamo intendere in maniera erronea il messaggio del Vangelo di questo domenica.
Gesù non è «venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» alla Legge. Suo scopo è «realizzare» e «mettere in pratica» (è il significato del verbo) non l’aspetto formale della Legge, ma il suo spirito e il suo fine: obbedendo alla Parola di Dio, l’uomo vive l’amicizia con Lui e la fraternità umana, unica via di vera felicità per la propria esistenza.

Tutto ciò che è contenuto nella Parola ha una perennità in ordine alla realizzazione di questo scopo («Non passerà un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto»).
Perciò, la famosa espressione «ma io vi dico», che è come un ritornello in questo Vangelo, non vuole esprimere un’antitesi rispetto al «fu detto» dell’Antico Testamento. Gesù dimostra che quella Legge vuol dire molto di più di quanto noi abbiamo compreso.
Così il comandamento del «non uccidere» era teso verso quel compimento che è il massimo rispetto del prossimo, senza alcuna ira o offesa. Così la fedeltà esteriore del matrimonio era rivolta al dono più totale senza riserve anche di tutto il proprio mondo interiore. Così la garanzia data alla moglie, una volta ripudiata, era tesa verso un amore perenne. Così impegnare le cose sacre, con il giuramento, per la verità del proprio parlare, era teso verso una serietà e una lealtà totali, nelle quali è l’uomo che si fa garante della maturità nelle proprie relazioni.

Certamente si può obiettare: «Bello, bello… ma molto esigente!». C’è il rischio del disincanto, che si arrende dinanzi all’impossibile da vivere. Innanzitutto, credo che Gesù, in questo modo, ci prenda veramente sul serio. Non ci propone qualcosa «a basso prezzo», così da attirare molti. La sua Parola è esigente: scomoda, mette in discussione. Gesù rischia la resa di chi lo ascolta, come dopo il discorso sul pane di vita (cfr. Gv 6,59-66). Ma così Egli esprime il rispetto e il riconoscimento del valore dell’uomo: chiamato non al basso prezzo dell’accomodamento alle misure della sua fragilità, ma all’esigente impegno della chiamata a vivere veramente l’amore, del quale è stato fatto, e verso il quale deve andare. Gesù non propone una impossibile Legge, ma un possibile cammino dell’uomo verso se stesso e verso Dio.
In altre parole, Gesù non è venuto a portare un codice di leggi morali che dicano chi è a posto e chi no. È venuto a mostrarci il progetto del Padre per l’uomo, il piano di crescita per la sua felicità, le sue potenzialità. In una parola, il sogno di Dio per l’uomo. Sì, il sogno: perché solo il sogno (come desiderio da realizzarsi) muove veramente l’uomo al di là del già vissuto e verso ciò che c’è di più bello da vivere. Noi tutti viviamo di sogni: i desideri che speriamo di poter realizzare. E l’uomo muore, quando non ha più sogni. Per questo, Gesù, con le sue parole, non ci deprime: ci dà invece dignità e voglia di impegno.

Ma c’è ancora un aspetto essenziale di cui tener conto. Gesù esprime la sua autorità nel «ma io vi dico», che si riversa nella nostra responsabilità, perché quello che dice lo vive Lui nella sua umanità. In questo altro senso Egli dà compimento alla Parola. Gesù è il principio e la causa perché gli uomini facciano la Parola. «Vi ho dato un esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,15). E non domanda di fare miracoli o camminare sulle acque, ma di lavarsi i piedi gli uni gli altri.
È Lui che, da uomo, vive la Parola, come solo il Figlio di Dio la può vivere. Perché anche noi ci scopriamo figli del Padre. Così è Lui che compie la Parola in noi.
Quando facciamo delle cose positive e belle, quando realizziamo un poco di quello che segue a quel «ma io vi dico», in verità è il Signore che continua a vivere la Parola in noi. È il suo dono gratuito in noi che ci muove, oltre alla misura della Legge, verso la misura dell’Amore, che non ha misura.

Alberto Vianello

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