Commento a cura delle Clarisse di Via Vitellia"Attenzione"

Nella vita spesso tutto dipende da quale voce ascoltiamo. E' importante ridircelo all'inizio di questo cammino di Quaresima. Pochi giorni fa siamo andati all'altare a capo chino, per dire anche con il corpo la nostra volontà di umiliarci davanti a Dio, di iniziare un cammino di vera conversione che ci porti alla notte di Pasqua pronti ad accogliere il dono immenso della redenzione. Questo il senso dell'itinerario quaresimale: fare luce dentro la nostra umanità magari zoppicante e malandata, dare un nome alla nostra fragilità, quella fragilità che
spesso sfocia in peccato vero e proprio, per metterla poi sotto la croce di Gesù perché sia lavata e così guarita dal suo Sangue, espressione inequivocabile del Suo amore per noi.
Se la Quaresima è un cammino, questo prevede un percorso, altrimenti rischia di essere solo un vagabondaggio; di più, necessita di una meta, perché possa così diventare un vero e proprio pellegrinaggio. Cerchiamo allora di leggere con questo sguardo la liturgia di oggi, per cogliere dentro le provocazioni della Parola le indicazioni di percorso necessarie ad arrivare alla meta, dando per scontato che la meta è chiara, ed è "il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo" (Rm 5,15), cioè "la giustificazione che dà vita" (Rm 5,18)!
Per quanto riguarda invece il percorso, ciascuno di noi, come essere unico ed irripetibile, ha il proprio: ciascuno ha il compito di capire, alla luce della Parola, qual è la sua strada per arrivare a fare Pasqua con Gesù. Come? Si tratta di seguire una voce, che da dentro ci guida alla salvezza. Il problema è che spesso dentro di noi, come dicevo, diverse voci chiedono ascolto e attenzione, e c'è il rischio di essere ingannati. Come dice anche Gesù: "Fate attenzione a quello che ascoltate" (Mc 4,24). In questo senso sono preziose le letture di oggi, perché ci aiutano a distinguere la voce, unica, dello Spirito di Gesù, dalle tante voci del nemico della nostra salvezza.
Sia nella prima lettura di Genesi che nel vangelo di Matteo lo vediamo all'opera, attraverso la Parola. Si avvicina ad Eva e parla; si avvicina a Gesù e ugualmente parla. Parla all'uomo, ma è talmente sfrontato che parla a Dio stesso! Attenzione, dunque, la grazia non ci salva da questi attacchi, da cui nessuno è esente, neppure Gesù: il tentatore ci prova, con tutti.
Parla ad Eva e mette in discussione la Parola di Dio. "E' vero che Dio ha detto: ‘Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?'" (Gn 3,1). No, non era vero, perché in verità Dio aveva detto: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare" (Gn 2,16-17). Adamo ed Eva di fatto potevano mangiare di ogni albero tranne uno... Dunque il tentatore mente, deformando il comando di Dio per farcelo apparire gravoso e intollerabile. Allora attenzione a quelle voci che esasperano il comando di Dio spingendolo oltre l'intenzione di Dio stesso: c'è un equilibrio in ciò che Dio ci chiede, anche nelle proposte che ci fa per questo cammino quaresimale. Può darsi che ci chieda di rinunciare a qualcosa, ma dentro un progetto equilibrato per noi oggi, sopportabile... se no c'è il rischio che rompiamo gli argini per la fatica eccessiva di stare dentro un comando che non è di Dio.
Il nemico parla anche a Gesù, cogliendolo in un momento di fragilità, cioè dopo quaranta giorni di digiuno, quando la fame cominciava a farsi sentire. Dunque anche il "quando" ha una sua importanza... attenzione ai momenti di maggior fatica, di debolezza: Dio li rispetta, il nemico li usa; Dio ci custodisce in questi momenti, l'altro ci attacca.
Tre volte il tentatore parla a Gesù, e Luca dice che in questo modo esaurisce ogni genere di tentazione (cf. Lc 4,13). Dunque in questi tre "attacchi" possiamo ritrovare ogni possibile attacco rivolto anche a noi, per questo vale la pena di guardarli con attenzione. Forse non a caso possono essere messi a confronto con la classica triade che la Chiesa raccomanda per il cammino quaresimale: digiuno, preghiera ed elemosina.
Il diavolo tenta infatti Gesù riguardo al digiuno, proponendo un mezzo semplice per ovviare alla fame: "Tu che puoi, fai un miracolo... trasforma le pietre in pane" (cf. Mt 4,3). Non a caso Gesù farà dopo non molto tempo proprio un miracolo di questo genere, procurerà pane a chi non ne ha, ma certo non per ovviare alla propria fame! Attenzione dunque: nella via della mortificazione corporale, quando sentiamo il peso nella carne di quanto abbiamo deciso di offrire, teniamo duro anche di fronte alla possibilità di facili soluzioni, che sembrano a portato di mano, quasi messe di fronte a noi dal Signore stesso. Sì, può essere anche il Signore che ce le mette davanti, ma per mettere alla prova la fermezza della nostra volontà, la nostra determinazione.
Ancora il diavolo tenta Gesù riguardo alla preghiera, suggerendogli di sfidare quasi il Padre, con una richiesta tanto pretenziosa quanto assurda: "Buttati giù dal pinnacolo del tempio e spera di essere salvato" (cf. Mt 4,6). Attenzione a quello che chiediamo in questo tempo santo in cui è la Chiesa stessa a chiederci di pregare di più: per chi e perché preghiamo? Che non capiti che la nostra preghiera sia un mettere alla prova Dio, quasi a verificare se ci ascolta nelle nostre richieste a volte tanto immature ed ego-centrate. Così raccomanda anche S. Giacomo nella sua lettera: "...chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni" (Gc 4,3). Se la preghiera deve essere sempre un uscire da se stessi per mettersi in umiltà e semplicità davanti al volto di Dio, in un atteggiamento interiore di profonda fiducia, come creatura di fronte al suo Creatore, come figlio di fronte al Padre, quanto più questo è vero e necessario in tempo di Quaresima, il tempo per eccellenza donatoci dalla sapienza della Chiesa per restaurare una relazione a volte compromessa, per ritrovare le nostre radici di fede, per tornare umili e pentiti alla casa del Padre.
Infine il diavolo tenta Gesù riguardo al potere terreno: "Adorami, e sarai ricco" (cf. Mt 4,9). Attenzione al nostro bisogno di possedere, di accumulare, di avere potere... "Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza" (Mt 6,24). Ecco allora l'elemosina: la quaresima è il tempo propizio per spogliarci, per alleggerirci del superfluo, per dire con scelte coraggiose: "Mio Dio, voglio che tu sia l'unico signore della mia vita, il resto non mi serve, non mi interessa... voglio che non mi interessi!".
Riassumendo: nell'itinerario quaresimale bisognerà fare attenzione ai bivi, ci saranno momenti dove due voci chiameranno in due direzioni diverse, e lì occorrerà badare bene a come si ascolta (cf. Mc 4,24). Sicuramente una voce ci chiuderà dentro noi stessi, i nostri bisogni, le nostre paure, le nostre passioni... un'altra, la voce di Dio, la voce della sua Parola, ci guiderà ad alzare gli occhi verso di lui e ad allargarli verso i fratelli, ci insegnerà la carità, la misericordia, la sobrietà, l'umiltà. Ma... attenzione ancora una volta: quello che è paradossale, è che anche la voce del nemico sarà preziosa nel suo tentare di sviarci, perché ci rivelerà i nostri punti deboli, quegli aspetti più facili ad essere raggiunti dalla tentazione, quei lati di noi più bisognosi di redenzione e salvezza. Così sapremo cosa di noi stessi mettere prima di tutto sotto la croce di Gesù, perché sia rivestito di misericordia... Insomma, davvero alla fine "tutto concorre al bene per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno" (Rm 8,28)!

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