Don Luciano Cantini "Libertà nel dialogo, dialogo che libera"


III Domenica di Quaresima (Anno A) (23/03/2014)
Vangelo: Gv 4,5-42
Le dice Gesù
Con il linguaggio del racconto, Giovanni, ci offre lo spessore di molteplici temi di riflessione sull'uomo e
la relazione, su Dio e il culto, su Gesù e l'impegno pastorale. Nel racconto emergono i simboli del pozzo/sorgente, dell'acqua, il monte e il tempio, il campo di grano.
Su tutti, credo che occorra sottolineare la potenza del "dialogo" che nel racconto assume caratteristiche diverse.
Quello tra Gesù e la samaritana è di ricerca e libero, quello con i discepoli è minato dalle precomprensioni e non è libero.
I discepoli nella loro concretezza si fermano all'immediato, non riescono ad andare oltre quello che vedono: la donna samaritana, il cibo. Gesù li invita ad andare oltre la realtà - "alzate i vostri occhi" - per vedere il campo già pronto alla mietitura: la storia che il Signore vive con l'uomo, nonostante l'uomo.

"Il Signore e il suo popolo si parlano in mille modi direttamente, senza intermediari" (EG 143).
Gesù arriva al pozzo affaticato per il cammino che ha compiuto con l'uomo e nella realtà umana, è colui che ha arato, seminato, custodito il campo finché biondeggi. Gli occhi dei discepoli vedono solo il verde del campo, e privano della gioia il seminatore. La storia di Dio con l'uomo è lunga, spesso nascosta come il seme sottoterra, ma non meno efficace.
"La risurrezione di Cristo produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo; e anche se vengono tagliati, ritornano a spuntare, perché la risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia, perché Gesù non è risuscitato invano" (EG 278).
Guardare l'uomo con lo stesso occhio di Cristo significa osservare ciò che Dio, in maniera nascosta ma non meno efficace, ha operato nell'umanità, per questo ci sorprende e ci invita alla mietitura (Cfr. Mt 9, 37-38).
"Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina" (EG 11).
Allora la donna samaritana gli dice
Spesso il dialogo tra uomini è inficiato dall'approccio: ognuno è possessore di qualcosa da offrire, un pensiero da comunicare, una dottrina da insegnare, un principio da affermare... Gesù inizia il dialogo mettendosi nella situazione di chi ha bisogno e chiede. In effetti è la samaritana che si trova nel bisogno, che è intrappolata nel labirinto della vita. Gesù l'aiuta cogliendola nei suoi bisogni, l'aiuta a scavarsi dentro: lei donna samaritana, costretta a recarsi al pozzo per prendere l'acqua, con qualche dubbio religioso, con una storia lunga di cinque mariti, finalmente liberata da tutto quello che ha fatto. Gesù non attenua la durezza della verità delle cose ma non si mette in conflitto e trasforma ogni passo in anello di congiunzione con il successivo; ogni volta mette un po' di se stesso quanto basta per camminare ancora insieme. Così la donna scopre chi è il suo interlocutore: un giudeo, poi Signore, forse più grande di Giacobbe, assume le caratteristiche di profeta, per rivelarsi come Messia.
"In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda" (EG 228).
Intanto lasciò la sua anfora
Non serve più andare al pozzo a prendere l'acqua, la donna in fondo al suo animo ha trovato la sorgente di acqua zampillante e corre a dissetare la gente del suo villaggio: non si vergogna di quello che ha fatto perché il passato che l'ha imbrigliata non ha più significato, offre la sua testimonianza, invita le persone ad abbeverarsi alla stessa fonte.
"Nella vita di ogni giorno i cittadini molte volte lottano per sopravvivere e, in questa lotta, si cela un senso profondo dell'esistenza che di solito implica anche un profondo senso religioso. Dobbiamo contemplarlo per ottenere un dialogo come quello che il Signore realizzò con la Samaritana, presso il pozzo, dove lei cercava di saziare la sua sete" (EG 72).

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