Padre Gian Franco Scarpitta"Morte, qual è la tua ragion d'essere?"

V Domenica di Quaresima (Anno A) (06/04/2014)
Vangelo: Gv 11,1-45
Il male e la morte sono incognite perenni della vita umana, cui tutti si cerca da sempre di dare un senso. Ma soprattutto da sempre l'uomo cerca di avere ragione di esse e se c'è una verità che possa soddisfarlo definitivamente, questa è quella di dare una soluzione risolutiva al problema del trapasso. Umanamente parlando, è vero solo ciò che soddisfa nell'immediato e trovare una risposta al problema della morte è quanto mai immediato e urgente. Ci si è tanto adoperati a trovare una spiegazione al fenomeno della morte lambiccando di fronte ai cadaveri di persone care o di persone ingiustamente scomparse prematuramente; ci si è dati alla filosofia per risolvere invano questo dubbio assillante, all'idea di oltretomba giusto per trovare rifugio e consolazione...
Eppure la rivelazione è fatta per soddisfare l'uomo e questo anche a proposito del tema della morte. Il Vangelo odierno mostra interesse sul fatto di dover morire, nella misura in cui la Parola della scorsa Domenica (sul cieco nato), cercava di farci riflettere sul dolore e sulla malattia.
Nelle pagine bibliche dell'Antico Testamento si evince come Dio sia il Dio dei vivi e non dei morti ed è significativo che questo Signore onnipotente sia in grado di sconfiggere la morte anche nelle situazioni più impensabili e per noi inconcepibili. Ezechiele, in un certo episodio descritto in una valle inaridita nella quale le ossa poco per volta riprendono vitalità ricomponendosi in un corpo organico (Ez 37, 1 e ss), mostra la
tenacia della potenza di Dio che non solamente è capace di avere ragione sulla morte e sul nulla, ma anche di trarre da questo nulla ogni cosa all'esistenza. Nello Spirito Santo e in forza della sua stessa Parola di profezia, Dio ricompone le membra e le giunture lungo le ossa abbandonate e in preda al vento e alla polvere, recuperando ad esse vitalità e semovenza. La vita poco per volta ha prevalenza sulla morte soprattutto perché ciò che era destinato alla senescienza assuma un po' per volta dinamismo e creatività. Quelle ossa rappresentano tutto il popolo d'Israele abbandonato a se stesso e deperito per il peccato e per la dispersione morale, al quale Dio ridona la vita e la consistenza "aprendo le loro tombe" e risuscitandolo da morte (I Lettura). Anche in Isaia il Signore viene visto come colui che richiama alla vita coloro che sono defunti e che Dio abbia potere sulla morte e sulla disperazione è la risposta alle sopraccitate attese di riscatto esistenziale dell'uomo. Solo il Dio dei vivi può porre fine alla questione sulla morire in modo soddisfacente, soprattutto perché nella sua rivelazione egli mostra la propria onnipotenza nei caratteri di amore e di auto donazione.
Scrive Hermann Hesse: ""Il richiamo della morte è anche un richiamo d'amore. La morte è dolce se le facciamo buon viso, se la accettiamo come una della grandi, eterne forme dell'amore e della trasformazione." Non che per il nostro Dio la morte in se stessa sia un costitutivo dell'amore: essa è pur sempre occasione di sgomento, di angoscia e di trepidazione. Umanamente parlando la morte è un avversario che a volte colpisce all'improvviso, un imprevisto che non di rado ci coglie impreparati e che non può non essere spesso legittima interpretazione di ingiustizia e di cattiveria del destino. Specialmente nelle circostanze di gravissimo lutto, la morte è pur sempre una nemica acerrima e non di rado può apparire un'atrocissima sconfitta per noi.
Non può Dio per amore volere la morte soprattutto di un bambino o di un innocente e non può neppure compiacersi che il suo spettro possa dilagare indisturbato nella nostra convivenza per deprimere tutti coloro che ne sono interessati direttamente o che soffrono per la scomparsa delle persone care. Piuttosto è vero che "la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che vi appartengono" (Sap 2, 24).
Tuttavia in Dio la morte diventa occasione perché l'Amore assuma consistenza. Semplicemente perché nell'amore Dio debella definitivamente la morte ed essa è pertanto il banco di prova del fatto che Dio vince. Il Dio dei vivi che ridona vitalità alle ossa inaridite mostra nei confronti della disfatta e della morte un potere che solamente il suo Amore può giustificare e ciò soprattutto in un evento concreto: il Risorto Gesù Cristo suo Figlio. Questi affronterà la profondità oscura del sepolcro dopo essersi sottomesso allo strazio del dolore e del trapasso atroce. Non ha voluto eludere lo smarrimento precedente al morire e neppure si è sottratto alla prospettiva della morte, ma ha reclinato normalmente il capo perché la sua vita avesse il normale compimento nel comune trapasso umano. Ha affrontato insomma la morte deliberatamente e senza ritrosie, sperimentando ciò che di più deplorevole possa provare un uomo comune nella prospettiva del decesso. Ma la sua resurrezione, cioè la sua uscita dalla tomba ribaltandone i massi, le ripetute apparizioni ai discepoli e l'evidenza del suo corpo non più corruttibile ma rifulgente di gloria e indefinita, suggerisce che in Cristo suo Figlio Dio ha saputo vincere la morte con la forza dell'amore. La resurrezione di Cristo è la vittoria della vita sulla morte in ragione dell'Amore.
E proprio questo è il vero significato del presente miracolo di resurrezione di Lazzaro, che non può non risvegliare attenzione per la sua straordinaria singolarità.
Gesù, davanti al loculo e all'epitaffio dell'amico, dimostra di essere pari agli altri uomini quanto a dolore e compassione: anche lui come tutti prova angoscia, turbamento e disanimo nel constatare come qualcuno che prima aveva condiviso con lui amicizia e interazione adesso è venuto irrimediabilmente a mancare. Come si può restare indifferenti e abulici nell'evenienza di un lutto per il quale proveremo per tanto tempo un incolmabile vuoto di angoscia? Come poter non mutare il nostro aspetto e il nostro atteggiamento alla presenza di un fatto di perdita definitiva? Gesù non è eccezionale rispetto agli altri nel piangere la scomparsa di un amico.
Tuttavia, proprio perché l'Amore ha la meglio sulla morte, per cui Gesù facendosi forte della sua comunione di Amore con il Padre riversa questa sul cadavere di Lazzaro, richiamandolo a vita nonostante il processo di putrefazione in atto (era di quattro giorni). La resurrezione di Lazzaro è preludio a quella che sarà la Resurrezione della sconfitta definitiva della morte, un'anticipazione di questa vittoria del Signore indomito e indiscusso che da' un saggio della sua vittoria personale sulla morte in questo avvenimento di Betania che ci invita a coltivare fiducia e speranza nella resurrezione futura, poiché la vittoria della vita sulla morte ci rende edotti anche del nostro trionfo su quello che da sempre consideriamo il più deprezzabile di tutti i nostri mali. Nella risurrezione di Lazzaro riscontriamo che al momento della nostra dipartita da questo mondo saremo indirizzati all'incontro definitivo con Dio e per ciò stesso alla vita piena se ci saremo attenuti al Dio della vita Risorto e il nostro destino sarà per ciò stesso non quello della sconfitta ma della vita eterna.
Con una vena di profondo pessimismo sui mali della vita, Ungaretti scriveva che "La morte si sconta vivendo", perché essa sarebbe preferibile alle vicende nefaste della vita e giorno per giorno noi saremmo sempre più indirizzati verso la fine. In realtà la morte si vince vivendo ma ciò è possibile con l'arma dell'amore.
Se l'Amore è sinonimo di vittoria della vita sulla morte, esso diventa indispensabile perché anche noi possiamo non vivere da morti la vita. Nell'amore e nella solidarietà, che scaturiscono dalla fede sincera e dalla speranza radicale, si sconfigge ogni giorno la mina vagante della morte continua, che ci è data nient'altro che dal peccato e dalla perseveranza nell'errore. Nell'amore si trova invece la verità che rende liberi (Gv 8, 13) e nella sua prassi in essa si persiste per coseguire costantemente la pienezza della vita. Amare vuol dire vivere. Peccare è mancare alla vita vivendo da morti la vita.

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