Card. Angelo Scola Omelia Veglia Pasquale
Gn 1,1-2,3a; Gn 22,1-19; Es 12,1-11; Es 13,18b-14,8; Is 54,17c- 55,11; Is 1,16-19;
At 2,22-28; Rm 1, 1-7; Mt 28,1-7
Duomo di Milano, 19 aprile 2014
1. Un nuovo inizio
«Il mondo intero ammirato contempli che l’universo abbattuto e decrepito risorge e si rinnova, e tutto ritorna all’integrità primitiva in Cristo, da cui tutto prese principio» (Orazione dopo la Prima Lettura della Veglia). Attraverso la lunga catechesi biblica che la Liturgia della Parola ci ha offerto in questa Santa Veglia abbiamo potuto contemplare, stupiti e ammirati, il miracolo della perenne novità, cioè del nuovo inizio, che il Risorto ha introdotto nel mondo. Ci hanno preparato a questo le prime quattro Letture. Hanno descritto le grandi tappe dell’alleanza tra Dio e l’uomo proprio nei termini di un inizio: l’inizio della creazione (da Gn 1), l’inizio della rivelazione di Dio nella storia
con Abramo (da Gn 22), l’inizio del popolo con l’uscita dall’Egitto (da Es 12 e Es 13). Per ritrovare l’integrità primitiva occorre sempre un nuovo inizio. A ben pensarci è ciò che avviene anche lungo la nostra esistenza.
2. Dio crea la vita e la ricrea
Ogni inizio è segnato da momenti di grazia – pensiamo alla nascita di un figlio – ma ogni inizio è anche un passaggio (Pasqua) che chiede di lasciare qualcosa, di cambiare vita. Così è per il cristiano. Lo vediamo nella scelta di 146 catecumeni di varia nazionalità che riceveranno nella nostra Chiesa, il Battesimo in questa Santa Veglia. Tredici saranno battezzati fra poco qui in Duomo. Nel Battesimo essi, come ci insegna la Chiesa, moriranno all’uomo vecchio per rinascere a vita nuova.
A questo morire per rinascere a vita nuova fa riferimento l’antichissimo Canto del Preconio: «Come l’onda fuggente del Giordano fu consacrata dal Signore immerso, ecco, per arcano disegno, l’acqua ci fa nascere a vita nuova. Infine, perché tutto il mistero si compia, il popolo dei credenti si nutre di Cristo». Dio, dopo la distruzione operata dal peccato, ricrea, rendendo possibile, in Cristo Gesù, ciò che all’uomo sarebbe impossibile: il perdono. Solo lasciando che Dio operi (obbedienza della fede), l’uomo può sempre sperimentare una novità di vita. Così si anticipa in noi la risurrezione finale della carne che Cristo ha inaugurato.
3. Non fuggiamo mai dalla resurrezione di Gesù
L’umana esperienza sembra opporre obiezione ad un’esistenza di risorti. La morte, con tutti i suoi anticipi (la malattia, l’ingiustizia nella relazione con Dio, con gli altri e con noi stessi, la violenza e le divisioni tra gli uomini come tra i popoli…), pare avere il sopravvento.
Dov’è allora la vittoria di Cristo?
Il Risorto vince la morte con l’amore. Il Padre infatti, con la sua inesauribile capacità, trova sempre nuove vie per realizzare, nel Cristo, il suo infallibile disegno d’amore: «Congregavit nos in unum, Christi amor», canterà alla Comunione la Cappella. «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… La mia parola non ritornerà senza effetto, senza aver operato ciò che desidero» (Quinta Lettura, Is 55,8.11).
Per questo, con profonda umiltà e gratitudine, possiamo dire: «Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile… Non fuggiamo mai dalla resurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 3).
4. L’essenziale del Vangelo
Pietro, nel suo primo annuncio alle genti, dopo il dono dello Spirito nella Pentecoste, condensa l’essenziale del Vangelo: l’evento di Gesù di Nazareth consegnato, crocifisso e ucciso che «Dio ha resuscitato liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere». (Lettura, At 2,24). E Paolo sottolinea lo scopo di tale annuncio: «suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti a gloria del suo nome» (Epistola, Rm 1,5).
5. VederLo risorto è la verifica definitiva
«È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea»» (Vangelo, Mt 28,7), disse l’angelo alle donne. In Galilea, cioè là dove tutto è cominciato per voi e là dove riprende la vostra vita quotidiana ormai segnata dalla risurrezione: «Là lo vedrete» (Vangelo, Mt 28,7).
Anche per noi, come per i primi, vederLo risorto è la verifica definitiva. Dove Lo possiamo vedere? Il luogo di verifica di questa strabiliante promessa è la vita nuova dei credenti che riconoscono la Sua presenza là dove sono chiamati ad essere e ad operare. Il quotidiano è la nostra Galilea. Cosa c’è di più naturale, allora, se non comunicare grati: «È risorto dai morti» (Vangelo, Mt 28,7)?
Happy Easter! ¡Feliz Pascua de Resurrección! Joyeuses Pâques! Frohe Ostern! Buona Pasqua!
At 2,22-28; Rm 1, 1-7; Mt 28,1-7
Duomo di Milano, 19 aprile 2014
1. Un nuovo inizio
«Il mondo intero ammirato contempli che l’universo abbattuto e decrepito risorge e si rinnova, e tutto ritorna all’integrità primitiva in Cristo, da cui tutto prese principio» (Orazione dopo la Prima Lettura della Veglia). Attraverso la lunga catechesi biblica che la Liturgia della Parola ci ha offerto in questa Santa Veglia abbiamo potuto contemplare, stupiti e ammirati, il miracolo della perenne novità, cioè del nuovo inizio, che il Risorto ha introdotto nel mondo. Ci hanno preparato a questo le prime quattro Letture. Hanno descritto le grandi tappe dell’alleanza tra Dio e l’uomo proprio nei termini di un inizio: l’inizio della creazione (da Gn 1), l’inizio della rivelazione di Dio nella storia
con Abramo (da Gn 22), l’inizio del popolo con l’uscita dall’Egitto (da Es 12 e Es 13). Per ritrovare l’integrità primitiva occorre sempre un nuovo inizio. A ben pensarci è ciò che avviene anche lungo la nostra esistenza.
2. Dio crea la vita e la ricrea
Ogni inizio è segnato da momenti di grazia – pensiamo alla nascita di un figlio – ma ogni inizio è anche un passaggio (Pasqua) che chiede di lasciare qualcosa, di cambiare vita. Così è per il cristiano. Lo vediamo nella scelta di 146 catecumeni di varia nazionalità che riceveranno nella nostra Chiesa, il Battesimo in questa Santa Veglia. Tredici saranno battezzati fra poco qui in Duomo. Nel Battesimo essi, come ci insegna la Chiesa, moriranno all’uomo vecchio per rinascere a vita nuova.
A questo morire per rinascere a vita nuova fa riferimento l’antichissimo Canto del Preconio: «Come l’onda fuggente del Giordano fu consacrata dal Signore immerso, ecco, per arcano disegno, l’acqua ci fa nascere a vita nuova. Infine, perché tutto il mistero si compia, il popolo dei credenti si nutre di Cristo». Dio, dopo la distruzione operata dal peccato, ricrea, rendendo possibile, in Cristo Gesù, ciò che all’uomo sarebbe impossibile: il perdono. Solo lasciando che Dio operi (obbedienza della fede), l’uomo può sempre sperimentare una novità di vita. Così si anticipa in noi la risurrezione finale della carne che Cristo ha inaugurato.
3. Non fuggiamo mai dalla resurrezione di Gesù
L’umana esperienza sembra opporre obiezione ad un’esistenza di risorti. La morte, con tutti i suoi anticipi (la malattia, l’ingiustizia nella relazione con Dio, con gli altri e con noi stessi, la violenza e le divisioni tra gli uomini come tra i popoli…), pare avere il sopravvento.
Dov’è allora la vittoria di Cristo?
Il Risorto vince la morte con l’amore. Il Padre infatti, con la sua inesauribile capacità, trova sempre nuove vie per realizzare, nel Cristo, il suo infallibile disegno d’amore: «Congregavit nos in unum, Christi amor», canterà alla Comunione la Cappella. «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… La mia parola non ritornerà senza effetto, senza aver operato ciò che desidero» (Quinta Lettura, Is 55,8.11).
Per questo, con profonda umiltà e gratitudine, possiamo dire: «Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile… Non fuggiamo mai dalla resurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 3).
4. L’essenziale del Vangelo
Pietro, nel suo primo annuncio alle genti, dopo il dono dello Spirito nella Pentecoste, condensa l’essenziale del Vangelo: l’evento di Gesù di Nazareth consegnato, crocifisso e ucciso che «Dio ha resuscitato liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere». (Lettura, At 2,24). E Paolo sottolinea lo scopo di tale annuncio: «suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti a gloria del suo nome» (Epistola, Rm 1,5).
5. VederLo risorto è la verifica definitiva
«È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea»» (Vangelo, Mt 28,7), disse l’angelo alle donne. In Galilea, cioè là dove tutto è cominciato per voi e là dove riprende la vostra vita quotidiana ormai segnata dalla risurrezione: «Là lo vedrete» (Vangelo, Mt 28,7).
Anche per noi, come per i primi, vederLo risorto è la verifica definitiva. Dove Lo possiamo vedere? Il luogo di verifica di questa strabiliante promessa è la vita nuova dei credenti che riconoscono la Sua presenza là dove sono chiamati ad essere e ad operare. Il quotidiano è la nostra Galilea. Cosa c’è di più naturale, allora, se non comunicare grati: «È risorto dai morti» (Vangelo, Mt 28,7)?
Happy Easter! ¡Feliz Pascua de Resurrección! Joyeuses Pâques! Frohe Ostern! Buona Pasqua!
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