Don Luca Garbinetto " Il Re umile e il corteo degli esclusi"

Domenica delle Palme (Anno A) (13/04/2014)
Vangelo: Mt 21,1-11
Commento per la commemorazione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme
Gesù entra nella Città santa, Città della pace: Gerusalemme. Gesù entra nella Settimana Santa, per instaurare il Regno della pace. Spazio e tempo si avviano al culmine. Gesù, il Messia, si appresta a portare a compimento la Sua missione, a portare a pienezza le ore e i luoghi dell'esistenza dell'uomo.
Come accade spesso nei Vangeli, il momento cruciale della vita terrena di Gesù è segnato dall'incontro di due folle: una che segue il Messia e lo accompagna, desiderosa di riconoscerlo come proprio salvatore; l'altra, in città, che resiste e non riesce ad accoglierlo, preferendo prendere le distanze dalla rivoluzione del Re mite e umile.

Così infatti si presenta Gesù, realizzando le profezie di Zaccaria: Egli è il Sovrano che cavalca un puledro, figlio d'asina, come re pacifico, che sceglie la via della mitezza per compiere il proprio servizio salvifico. La sua mitezza si manifesterà come fortezza nel cuore della religione ebrea, quella religione che tiene legati i suoi figli ma anche la creazione tutta, simboleggiata nella cavezza dell'animale. Gesù entrerà infatti nel tempio, per sciogliere i lacci della legge divenuta mercato e liberare il cuore dei fedeli dall'ossessione del giudizio (cfr. Mt 21, 12-13).
E c'è un corteo festante che segue il Re mite e umile. Scende dal monte degli Ulivi, presagio di ben altri sentimenti e passioni. É il corteo di coloro che sono fuori dalle mura, gli esclusi. Da loro e con loro viene il Messia, che tornerà a stare in mezzo a loro anche nel cuore delle vicende pasquali: crocifisso e risorto fuori dalle mura della città (cfr. Mt 21,39). Fra quanti non hanno diritto di cittadinanza nei luoghi del potere e della dominazione, Dio, in Gesù, sceglie di stabilire la propria dimora, condividendo le pene e le speranze, le gioie e i dolori. Essi possono così liberarsi dei mantelli, simbolo delle sicurezze decretate dalla legge, ma incapaci di dare dignità. Questa folla di umili, che accompagnano l'Umile, coinvolge nella festa e nell'adorazione anche la creazione intera. Di loro, i più piccoli, bambini e infanti, entreranno nel tempio a continuare la lode e l'esultanza (cfr. Mt 21, 15-16).
Dentro la città, invece, un'altra folla è colta di sorpresa. Il Messia e il suo seguito portano sconvolgimento. Una agitazione diversa attanaglia coloro che rimangono ancorati alla legge e alla tradizione, come forma di potere e di dominio. La folla degli israeliti, attaccata al proprio privilegio escludente, non canta la lode del Messia, ma si lega ancora di più all'osservanza e all'immagine di un Dio riservato ai pochi. Non concepiscono, scribi, farisei, sacerdoti e mercanti del tempio, un Dio senza confini, che possa abbattere il muro della città, il muro di separazione che ostruisce i sentieri della pace.
Gesù è venuto a restituire alla città santa il sapore più vero del proprio nome profetico: Città della Pace. Egli mostra e realizza la via della pace, nell'umiltà e nella fortezza. A noi la libertà di scegliere di quale folla vogliamo far parte. Tra il canto dell'Osanna festante dei piccoli prediletti da Dio, e la bocca muta e amara dei detentori del potere, ognuno di noi è chiamato a decidere di quale coro vuol far parte.

GERUSALEMME, GERUSALEMME
Tra la folla degli esclusi
lì, davanti all'asinello,
cerco anch'io come gettare
le certezze e il mio mantello.
Sulla pietra più appuntita
per proteggere il tuo passo,
sul gradino più nascosto:
che mi veda che sono in basso.
Ma fra i rami e gli osanna,
potature della palma,
corro inquieto ed affannato
mentre in te regna la calma.

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