fr. Massimo Rossi Commento III Domenica di Pasqua

III Domenica di Pasqua (Anno A) (04/05/2014)
Vangelo: Lc 24,13-35
Che cosa ci impedisce di riconoscere il Cristo che cammina accanto a noi? Non sono cause oggettive esterne, bensì soggettive interne. In altre parole, siamo noi, sono i nostri peccati, ma soprattutto le nostre convinzioni, i nostri preconcetti che ci impediscono di riconoscere il Signore, pellegrino tra noi pellegrini! L'omelia potrebbe finire qui...
Il Vangelo è molto chiaro e, nostro malgrado, l'esperienza lo conferma. Ricordate la scena in cui Maria Maddalena incontra il Signore risorto, ma, anche lei non lo riconosce? Ripiegata com'era nel suo dolore, come avrebbe potuto riconoscerlo? Del resto è più che naturale: quando si sta davvero male, quando il cuore sembra scoppiarci in petto perché l'amato ci è stato violentemente strappato via, non si sente altro che dolore; anzi, quasi lo amiamo, quel dolore; in fondo, è tutto ciò che ci resta del perduto amore.

Anche i due discepoli del racconto di Luca erano come avvolti nella tristezza, nella delusione; è verosimile che nutrissero anche del rancore nei confronti di Gesù: si erano illusi che fosse lui il Messia liberatore atteso da secoli, avevano osato scommettere su di Lui...
E avevano perso la scommessa.
Quante volte vi sarà capitato di avvertire che gli altri non vi consideravano secondo le vostre reali capacità; carenza di stima, carenza di attenzione... Probabilmente anche loro, gli altri, si erano illusi di trovare in voi talune caratteristiche, secondo le loro personali aspettative, avevano fatto dei progetti su di voi... salvo, poi, constatare loro malgrado, che non corrispondevate ai requisiti che cercavano... Fine del sogno! Delusione da una parte, delusione dall'altra... rassegnazione a richiedere e a fornire prestazioni diverse, magari mediocri... Alla fine della fiera siamo tutti scontenti. In gergo economico si direbbe che la domanda non ha incontrato l'offerta. Perdonate se applico questa terminologia al Vangelo di oggi; ma è la verità. Tutti coloro che incontrarono il Signore, prima della Sua passione, agivano e reagivano secondo l'idea che si erano fatti di Lui, la quale non corrispondeva sempre alla Verità! Spesso si trattava di preconcetti.
Altre volte, gli interlocutori del Signore ragionavano in modo da ricondurre la novità del (suo) Vangelo al già visto, al già conosciuto: lo sappiamo, la novità spaventa sempre, ci costringe a cambiare qualcosa, a convertirci almeno un po'; e convertirsi comporta rinnegare in tutto, o in parte le nostre convinzioni profonde, per assumere una mentalità nuova.
Nessuno può pensarsi del tutto in linea con il Vangelo: c'è sempre qualcosa della nostra vita da limare via, da purificare. Ammesso che riusciamo a comprendere la persona di Cristo - parole e vita - almeno in via di principio... Ebbene, i due di Emmaus non avevano capito nulla della persona di Cristo; è il senso del rimprovero che Gesù muove loro, lasciandoli senza parole.
E poi spiega. Ripercorre, passo dopo passo, la storia sacra, evidenziando i punti nevralgici della Rivelazione sul Messia.
Ecco il primo insegnamento: non fidiamoci di quello che abbiamo già capito su Gesù, dell'idea che ci siamo fatta su di Lui...ci saremo fatti un'idea di Dio e del Vangelo, no? Bene, proviamo, qualche volta, a confrontare questa idea con il testo ispirato. Liberiamoci, almeno noi, della convinzione che basti aver letto un po' di Bibbia da ragazzi, per credere di conoscerla...
La Bibbia non è un romanzo! La Bibbia parla a tutte le età e a tutte le età dice cose nuove, cioè, approfondisce la rivelazione, in proporzione di ciò che siamo in grado di capire e di realizzare.
Vedete, il cammino compiuto dal popolo di Dio, così come viene raccontato dalla Bibbia, registra una evoluzione straordinaria, soprattutto nel passaggio dall'Antico al Nuovo Testamento: sia chiaro, Dio è sempre lo stesso! è la percezione dell'uomo su Dio che cambia, man mano che la Rivelazione progredisce. Analogamente, le successive stagioni della vita registrano una percezione della Parola di Dio proporzionale all'età, dunque, una comprensione diversa; speriamo si tratti di un progresso nella consapevolezza del rapporto tra la persona umana e la persona di Dio.
San Paolo scrive così ai cristiani di Corinto: "Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino, ma quando sono diventato uomo, anche i miei pensieri sono cresciuti e ho smesso quelle cose tipiche dei bambini. Questo esempio vale per noi credenti: adesso possiamo vedere e capire soltanto molto poco di Dio, come se guardessimo in uno specchio appannato. Ma un giorno lo vedremo, faccia a faccia, e lo conosceremo completamente." (1Cor 13,11-12). Il discorso non vale solo nel passaggio tra la vita presente e quella eterna, ma anche (nel passaggio) tra l'età infantile e quella adulta. Dobbiamo aggiornarci, come si aggiornano i programmi di un computer...
Ma il Vangelo di oggi dice dell'altro: Gesù accetta l'invito dei discepoli ad entrare in casa per cenare insieme con loro; la cena, in verità, è una celebrazione eucaristica. E i due lo riconoscono nel gesto di spezzare il pane. Evidentemente, quel gesto lo avevano visto fare più di una volta dal Signore, tanto che quel gesto si era impresso nella loro memoria e nel loro cuore; era diventato il gesto caratteristico del Maestro.
Ogni domenica celebriamo quel gesto: anche noi siamo chiamati a riconoscere Cristo presente nel segno del pane spezzato.
Ma il Vangelo dice ancora dell'altro: "Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme...": il banchetto eucaristico non è solo per noi, non serve soltanto a nutrire la nostra fame di Dio; anche noi dobbiamo partire, senza indugio, e annunciare che il Signore è risorto e lo abbiamo riconosciuto nel sacramento dell'altare!
I tre aspetti esaminati: l'ascolto della Parola, la partecipazione attiva alla mensa del Signore e l'annuncio, non sono degli optional, suscettibili di scelta a nostra discrezione. Il battesimo che tutti abbiamo ricevuto, ci obbliga a vivere la fede, declinandola in tutti e tre i modi; ne va della nostra identità di cristiani autentici.
Prima che si scrivesse la Bibbia, la trasmissione della fede era orale. Ora, che la Bibbia è stata scritta e la Rivelazione (scritta) è conclusa, la trasmissione della fede è nuovamente affidata alla nostra iniziativa personale. Noi non possiamo tacere ciò che noi abbiamo udito! (cfr. 1Gv 1,1).

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