mons. Gianfranco Poma"Mio Signore e mio Dio!"

II Domenica di Pasqua (Anno A) (27/04/2014)
Vangelo: Gv 20,19-31
Il Vangelo di Giovanni, dall'inizio alla fine, è la rivelazione progressiva di Gesù: all'inizio presenta Gesù come il Logos divino preesistente e alla fine, al termine del percorso del Vangelo, mette sulle labbra di Tommaso, la stessa proclamazione: Gesù è "Signore e Dio".
Tutto ha inizio da quando Giovanni, il Battista, guardando Gesù che passava, lo ha indicato a due dei suoi discepoli: "Ecco l'agnello di Dio", ed essi andarono dietro a Gesù. Comincia così una catena di testimoni, trasmettitori di un annuncio, che non si ferma più, lungo l'arco di tutto il Vangelo.
Gesù, voltandosi, chiede ai due che lo seguono: "Che cosa cercate?". Seguono Gesù, perché Giovanni lo ha indicato loro, ma adesso, subito, è Lui che li interpella: seguire Gesù è un cammino di verità, di libertà, di
realizzazione profonda. "Maestro, dove dimori?": anche la loro risposta indica che essi cercano il luogo dove potranno trovare la pienezza della vita e che essi associano questo cammino alla persona di Gesù. "Venite e vedrete": Gesù offre loro un cammino, un'esperienza, una rivelazione nella quale sperimenteranno l'incontro con Lui come risposta alla loro domanda. "Essi, andarono, videro e rimasero con Lui, tutto quel giorno".
Il cap.20 di Giovanni è il punto d'arrivo, il compimento, la risposta definitiva alla domanda che Lui pone, oggi a noi: "Che cosa cercate?", "Chi cercate?". "Maestro, dove dimori?": oggi, a noi, egli mostra dove è radicata la sua vita. "Andarono, videro, rimasero con Lui": a noi, discepoli di oggi, svela definitivamente se stesso, perché possiamo scoprire il senso pieno della nostra vita e rimanere con Lui dove Lui è veramente.
I discepoli lo hanno seguito, hanno cominciato a vedere la sua gloria, nei segni che egli faceva: vedere la gloria dentro la fragilità quotidiana, veder Dio in tutte le cose, significa credere, secondo Giovanni. L'ultimo segno è la Croce: veder Dio nell'annientamento totale, nell'estrema umiliazione, vedere l'Amore nel dono totale di fronte al quale si svela l'estrema fragilità peccatrice dell'uomo, accogliere l'Amore che perdonando ricrea. Che cosa cerca l'uomo se non l'Amore? E che cos'è l'Amore se non l'annullarsi perché l'amato viva? E chi può amare così, se non Dio solo, che davvero si annulla perché l'uomo viva? E questo è Gesù, non un'utopia impossibile, un sogno irrealizzabile, ma Dio che si incarna, Dio dentro la storia, la Gloria dentro la carne e la carne che entra nella Gloria. Questo è Gesù che ai discepoli che vanno con Lui, fa compiere il cammino con Lui dentro l'umanità, per aprire gli spazi alla Gloria, per introdurli "là dove Lui è" e renderli partecipi della vita del Padre.
Il segno della Croce: la realtà drammatica della Croce è segno della Gloria di Dio. Gesù è morto, è disceso nel sepolcro: lì sta la Gloria di Dio. Ma se è solo il ricordo di un Amore finito vuol dire che davvero non c'è che la delusione di un desiderio che fallisce.
E tutto invece riprende: la catena delle testimonianze sembrava finita nella vittoria della banalità del male. Sembrava che l'unica cosa che rimane fosse il pianto accanto a una tomba: e invece tutto è ricominciato. Certo è bastato il desiderio e il pianto di una donna che aveva creduto l'amore perché Dio cominciasse a svelare la potenza dell'Amore che diventa infinito quando muore.
Cercava l'Amore, Maria di Magdala: cercava un corpo morto su cui piangere. Trova un sepolcro vuoto: nulla, neppure un corpo morto! Bisognava che l'Amore fosse così totale, il Dono così infinito! E riprende la corsa: come nelle nozze a Cana di Galilea, è una donna che si accorge del vuoto ma ricomincia a cercare la vita. "Venite e vedrete!": tutto ciò che accade è attorno a questi due movimenti. "Venire" e "vedere", nella pluralità delle modalità espresse dai diversi verbi greci. È il cammino della fede: non restare fermi, camminare dentro se stessi, desiderare un incontro, trovare l'Amore. Bisogna entrare fino in fondo dentro il vuoto dell'uomo: poi Lui si fa incontro.
"Ho visto il Signore": è l'esplosione di gioia di Maria che ha riconosciuto la voce di Colui che, chiamandola per nome, le ha riempito il cuore di Amore e di senso la vita. È Lui, il Maestro, è vivo: al termine del suo pianto, della sua ricerca, del suo desiderio di trattenerlo, è Lui che si fa incontro, nuovo, Lui che morendo le ha dato tutto, scomparendo fino a non lasciare nulla neppure nel sepolcro, può entrare nel suo cuore e donarle un Amore che la fa vivere.
Adesso lei "ha visto" il segno, ha visto l'Amore, "ha visto il Signore". Adesso Maria di Magdala è la prima testimone: adesso che il cuore di una donna l'ha accolto, la sua presenza può manifestarsi e la sua vita, quella nuova può fare nuova l'umanità.
È ancora sera per i discepoli di Gesù, hanno ancora paura: non basta l'annuncio di Maria. "Venne Gesù e stette con loro": è l'annuncio di un fatto, sperimentato dai discepoli, Lui "venne" e "si fermò con loro". Ormai Lui è con loro per sempre, " dice" infatti, al presente: "Pace a voi". La sua Parola entra nel loro cuore impaurito e lo trasforma: Colui che ha attraversato la morte, tramette la pace di cui ormai vive, a coloro che sono ancora nella paura. Le mani e il fianco sono il segno della sua morte: ma adesso è vivo, è lì, nuovo, non è un fantasma. Lo "vedono", e sono pieni di gioia. Adesso i discepoli, nella sua pace, possono vivere la sua vita, non per i loro sforzi, ma perché Lui è con loro: con il soffio del suo Spirito, comincia l'umanità nuova, Lui li guiderà, li sosterrà, farà di loro la via per un'umanità liberata dal peccato. Tutto è gioia, in quella sera, del primo giorno di una creazione nuova: l'Amore ha vinto davvero la morte, il Perdono ha vinto il peccato...Eppure, continua la storia, continua la fragilità amata da Cristo.
Quella sera, non c'era Tommaso, uno dei Dodici: il Vangelo sottolinea, "uno dei Dodici". Il Vangelo di Giovanni parla poco dei "Dodici", non dà neppure la lista, ne parla quattro volte, per sottolineare una fedeltà vacillante o tradita. Anche Giuda è "uno del Dodici": Tommaso è assente quando dovrebbe essere con gli altri perché non accetta la prima testimonianza di Maria. E adesso non accetta la testimonianza della comunità nascente, che per Giovanni ha un valore essenziale.
Tommaso, detto Didimo, è "gemello", di chi? Alla fine di ciascuno di noi, del non credente che rimane in ogni credente.
Otto giorni dopo, viene Gesù, e Tommaso è presente: tutta l'iniziativa viene da Gesù che rivolge di nuovo la parola ai suoi discepoli: "Pace a voi", e poi a Tommaso: "Prendi il tuo dito, guarda le mie mani, prendi la tua mano e affondala nel mio costato e non essere senza fede, ma credente". Sono parole di un realismo meraviglioso: Gesù si offre al suo discepolo che aveva detto: "Se non vedo, se non tocco..."

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