padre Gian Franco Scarpitta"La vera rivelazione del Risorto"III Domenica di Pasqua
Vangelo: Gv 20,19-31
I brani evangelici di queste settimane insistono sulle apparizioni di Gesù Risorto che sfidano l'incredulità sbigottita dei loro destinatari. La Prima Lettura, tratta sempre dagli Atti degli Apostoli, descrive l'organizzazione, l'andamento e l'intraprendenza missionaria del nuovo gruppo che si è appena costituito sul Cristo: i discepoli iniziano nel suo nome e per suo mandato a formare "un cuor solo e un'anima sola", condividendo gli uni gli altri tutto quello che possiedono, ciascuno depone ai piedi degli apostoli ogni provento e il ricavato di ogni affare concluso. Sempre più persone si uniscono alla comunità cristiana, anche in conseguenza dei discorsi proferiti da Pietro, che, come nel caso della lettura odierna, mostra tutte le
ragioni della fede e della speranza nel Cristo Risorto. "Dio ha risuscitato quel Gesù che voi avete ucciso per mano di pagani" - Esclama risoluto alla folla Giudaica incuriosita dal fenomeno di Pentecoste. - "Perché non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere." Denuncia quindi accoratamente una divergenza fra l'agire dei Giudei che è stato di preclusione, diniego e refrattarietà e il reagire di Cristo, che di fronte alla morte ha mostrato di saper vincere. Guadagnando terreno non soltanto sulla morte medesima, ma anche sulla durezza di cuore e sull'ostinazione propriamente giudaica. E questo è sufficiente perché parecchi dei suoi interlocutori, prima increduli e accecati, adesso si sentano trafiggere il cuore e accettino di essere battezzati nel nome di Gesù.
L'effetto della loro conversione, come avverrà anche nelle occasioni successive, avviene però non in forza di argomentazioni elaborate convincenti, ma solamente grazie alla sua testimonianza veritiera ed efficace: Pietro ha visto il Cristo, ha interagito con lui, si è lasciato affascinare dal sul messaggio e dalla sua possente influenza di Risorto e adesso può a ragione parlane senza riserve, anche grazie alla "parresia" che gli proviene dallo Spirito Santo appena ricevuto.
Pietro si fa apportatore di un annuncio che consegue a un fatto accertato e reso credibile e non frutto di fantasia o dell'immaginario di qualcuno e la sua testimonianza è pertanto verace. Gesù Risorto per suo mezzo comincia a prendere vita nella persona dei discepoli e da questi in altri che poco alla volta si convertono. Nasce così il tempo della Chiesa, nel quale Cristo, asceso al Cielo e prodigo del dono dello Spirito Santo, continua a presenziare con i suoi sia pure nella forma invisibile e a perpetuare l'annuncio del Regno nell'iniziativa missionaria degli Undici.
Questi adesso si mostrano finalmente convinti della sua presenza certa ed effettiva, ma se guardiamo ai brani di vangelo, che descrivono la situazione immediatamente conseguente al fatto della tomba vuota, la prospettiva è assai differente. Gesù Risorto deve faticare non poco a farsi riconoscere tale dai suoi. Secondo Luca ha dovuto mostrare mani e piedi e consumare una porzione di pesce arrostito ed adesso riscontra la durezza di cuore di due discepoli con i quali decide di conversare in incognito durante il loro cammino. Parla loro delle Scritture e spiega nei dettagli i passaggi che si riferiscono al Messia: Mosè, Isaia, Zaccaria, i Salmi. Questi prefiguravano l'Agnello mansueto condotto al macello, il re Salvatore che cavalca un puledro figlio d'asina, il Servo sofferente che deve essere necessariamente riprovato e ucciso per poi risorgere e dare la vita a tutti.
La rivelazione che egli fa' ai discepoli di Emmaus è profonda e significativa, ben lontana dai segni tangibili delle altre apparizioni, ma interpellativa. Soprattuto diventa definitivamente convincente quando Gesù ripresenta un gesto già compiuto: lo spezzare il pane. Alla pari che nella Cena della sua auto consegna, dove aveva presentato se stesso nel suo Corpo e nel Suo Sangue agli apostoli, adesso gli occhi di questi discepoli vengono illuminati dall'atto con cui Gesù spezza il pane. Il che significa: dona loro tutto se stesso.
Vi è molta difficoltà nel riconoscere Gesù come compagno ordinario di viaggio e come comune riferimento di vita: lo si cerca dove in realtà meno egli si farebbe trovare, cioè nell'ebbrezza del portento o del miracolo, e comunque nello straordinario delle nostre esperienze, mentre il luogo nel quale egli si fa trovare realmente è la vita di tutti i giorni.
Quanto la rivelazione ufficiale ci riferisce di Gesù Risorto nella Scrittura e nella Tradizione della Chiesa dovrebbe già essere sufficiente a renderci soddisfatti e assecondare le nostre attese, perché è proprio nella Parola ispirata che egli si manifesta in tutta la sua potenzialità salvifica. Dovremmo essere molto soddisfatti nel riconoscere Gesù presente e operante anche nei Sacramenti (tutti) soprattutto quello della sua presenza reale e sostanziale, come pure negli ambiti della azione ecclesiale e della carità. E invece sembriamo abituati a tutti questi doni preziosi di grazia che egli ci ha elargito e accorriamo al primo grido sensazionalistico delle presunte visioni e apparizioni, dei miracoli o delle cosiddette rivelazioni private che - fatta eccezione per i casi accertati e riconosciuti - molte volte sono semplicemente il riflesso di fantasie e di desideri inconsci insoddisfatti.
Occorre riconoscere la profondità della novità di salvezza apportata da Cristo Risorto, immedesimarci nel mistero della sua presenza silenziosa ma effettiva, configurarsi nei suoi sentieri ben differenti dai nostri. E soprattutto rammentare a noi stessi che, per quanto possa sembrare inverosimile, colui che è Risorto è lo stesso Signore che era stato crocifisso e pertanto è necessario il passaggio, continuo, vitale, dalla morte alla vita, dall'oscurità alla luce, dal dolore alla gioia, che caratterizza di fatto la vita cristiana.
I brani evangelici di queste settimane insistono sulle apparizioni di Gesù Risorto che sfidano l'incredulità sbigottita dei loro destinatari. La Prima Lettura, tratta sempre dagli Atti degli Apostoli, descrive l'organizzazione, l'andamento e l'intraprendenza missionaria del nuovo gruppo che si è appena costituito sul Cristo: i discepoli iniziano nel suo nome e per suo mandato a formare "un cuor solo e un'anima sola", condividendo gli uni gli altri tutto quello che possiedono, ciascuno depone ai piedi degli apostoli ogni provento e il ricavato di ogni affare concluso. Sempre più persone si uniscono alla comunità cristiana, anche in conseguenza dei discorsi proferiti da Pietro, che, come nel caso della lettura odierna, mostra tutte le
ragioni della fede e della speranza nel Cristo Risorto. "Dio ha risuscitato quel Gesù che voi avete ucciso per mano di pagani" - Esclama risoluto alla folla Giudaica incuriosita dal fenomeno di Pentecoste. - "Perché non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere." Denuncia quindi accoratamente una divergenza fra l'agire dei Giudei che è stato di preclusione, diniego e refrattarietà e il reagire di Cristo, che di fronte alla morte ha mostrato di saper vincere. Guadagnando terreno non soltanto sulla morte medesima, ma anche sulla durezza di cuore e sull'ostinazione propriamente giudaica. E questo è sufficiente perché parecchi dei suoi interlocutori, prima increduli e accecati, adesso si sentano trafiggere il cuore e accettino di essere battezzati nel nome di Gesù.
L'effetto della loro conversione, come avverrà anche nelle occasioni successive, avviene però non in forza di argomentazioni elaborate convincenti, ma solamente grazie alla sua testimonianza veritiera ed efficace: Pietro ha visto il Cristo, ha interagito con lui, si è lasciato affascinare dal sul messaggio e dalla sua possente influenza di Risorto e adesso può a ragione parlane senza riserve, anche grazie alla "parresia" che gli proviene dallo Spirito Santo appena ricevuto.
Pietro si fa apportatore di un annuncio che consegue a un fatto accertato e reso credibile e non frutto di fantasia o dell'immaginario di qualcuno e la sua testimonianza è pertanto verace. Gesù Risorto per suo mezzo comincia a prendere vita nella persona dei discepoli e da questi in altri che poco alla volta si convertono. Nasce così il tempo della Chiesa, nel quale Cristo, asceso al Cielo e prodigo del dono dello Spirito Santo, continua a presenziare con i suoi sia pure nella forma invisibile e a perpetuare l'annuncio del Regno nell'iniziativa missionaria degli Undici.
Questi adesso si mostrano finalmente convinti della sua presenza certa ed effettiva, ma se guardiamo ai brani di vangelo, che descrivono la situazione immediatamente conseguente al fatto della tomba vuota, la prospettiva è assai differente. Gesù Risorto deve faticare non poco a farsi riconoscere tale dai suoi. Secondo Luca ha dovuto mostrare mani e piedi e consumare una porzione di pesce arrostito ed adesso riscontra la durezza di cuore di due discepoli con i quali decide di conversare in incognito durante il loro cammino. Parla loro delle Scritture e spiega nei dettagli i passaggi che si riferiscono al Messia: Mosè, Isaia, Zaccaria, i Salmi. Questi prefiguravano l'Agnello mansueto condotto al macello, il re Salvatore che cavalca un puledro figlio d'asina, il Servo sofferente che deve essere necessariamente riprovato e ucciso per poi risorgere e dare la vita a tutti.
La rivelazione che egli fa' ai discepoli di Emmaus è profonda e significativa, ben lontana dai segni tangibili delle altre apparizioni, ma interpellativa. Soprattuto diventa definitivamente convincente quando Gesù ripresenta un gesto già compiuto: lo spezzare il pane. Alla pari che nella Cena della sua auto consegna, dove aveva presentato se stesso nel suo Corpo e nel Suo Sangue agli apostoli, adesso gli occhi di questi discepoli vengono illuminati dall'atto con cui Gesù spezza il pane. Il che significa: dona loro tutto se stesso.
Vi è molta difficoltà nel riconoscere Gesù come compagno ordinario di viaggio e come comune riferimento di vita: lo si cerca dove in realtà meno egli si farebbe trovare, cioè nell'ebbrezza del portento o del miracolo, e comunque nello straordinario delle nostre esperienze, mentre il luogo nel quale egli si fa trovare realmente è la vita di tutti i giorni.
Quanto la rivelazione ufficiale ci riferisce di Gesù Risorto nella Scrittura e nella Tradizione della Chiesa dovrebbe già essere sufficiente a renderci soddisfatti e assecondare le nostre attese, perché è proprio nella Parola ispirata che egli si manifesta in tutta la sua potenzialità salvifica. Dovremmo essere molto soddisfatti nel riconoscere Gesù presente e operante anche nei Sacramenti (tutti) soprattutto quello della sua presenza reale e sostanziale, come pure negli ambiti della azione ecclesiale e della carità. E invece sembriamo abituati a tutti questi doni preziosi di grazia che egli ci ha elargito e accorriamo al primo grido sensazionalistico delle presunte visioni e apparizioni, dei miracoli o delle cosiddette rivelazioni private che - fatta eccezione per i casi accertati e riconosciuti - molte volte sono semplicemente il riflesso di fantasie e di desideri inconsci insoddisfatti.
Occorre riconoscere la profondità della novità di salvezza apportata da Cristo Risorto, immedesimarci nel mistero della sua presenza silenziosa ma effettiva, configurarsi nei suoi sentieri ben differenti dai nostri. E soprattutto rammentare a noi stessi che, per quanto possa sembrare inverosimile, colui che è Risorto è lo stesso Signore che era stato crocifisso e pertanto è necessario il passaggio, continuo, vitale, dalla morte alla vita, dall'oscurità alla luce, dal dolore alla gioia, che caratterizza di fatto la vita cristiana.
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