Alberto Vianello"Lo Spirito esorta a vivere Dio nel mondo"

Letture: At 8,5-8.14-17; 1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21
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Questo Vangelo è la continuazione del brano di domenica scorsa, che era iniziato con l'esortazione di Gesù ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore». Perciò, la prima chiave di lettura è vedervi altri motivi per cui i credenti, anche dentro forti prove - come la partenza del loro Maestro -, devono sentirsi e vivere, in profondità, nella pace.
Del resto, che questo sia il tema fondamentale di tutta questa parte del discorso di Gesù nell'ultima cena, è confermato dal fatto che lo stesso invito al non turbamento del cuore ritorna alla fine, al v. 27. In sostanza, è l'atteggiamento vero che consegue alla fede: saper vivere dell'amore del Signore fa essere nella pace, liberi da qualsiasi paura e sconvolgimento.
Nel brano di questo domenica, il motivo immediato che Gesù trasmette a chi ascolta le sue parole, perché non sia turbato, è il dono dello Spirito Santo, che caratterizza la vita cristiana anche nelle altre due Letture.

Lo chiama, prima di tutto, «un altro Paraclito». In qualsiasi modo interpretiamo la funzione di «Paraclito», si tratta comunque non di una nuova esperienza per i credenti, ma della continuazione di una funzione, perché è definito «un altro Paraclito». In Lui prosegue l'opera di Gesù, il Figlio del Padre.
Il termine «Paraclito» sappiamo che è preso dall'uso forense: è una specie di avvocato difensore. Nella vecchia traduzione era reso con «Consolatore». Forse, nel contesto di questo brano, la funzione di difesa non è in primissimo piano. Il termine indica anche l'azione di esortare, attraverso parole che commentano la Scrittura (cfr. At 13,15ss). Perciò, la prima funzione dello Spirito è quella di continuare l'opera di Gesù incoraggiando e spingendo in avanti la vita dei credenti a partire dalla Parola di Dio: lo Spirito anima le comunità cristiane dando ad esse di rapportarsi alla Parola, per attingere ad essa fede e amore. Per questo i cristiani non devono temere nulla: lo Spirito rimane con loro «per sempre».

Gesù lo chiama anche «Spirito di verità»: perché ha la funzione di rivelare Cristo agli uomini. Non si può accedere al Padre se non attraverso il suo Figlio, e non si può conoscere veramente quest'ultimo se non per mezzo dello Spirito. Tutto ciò va aggiunto che non si può mai dubitare della sua presenza e della sua opera di interiorizzazione del Cristo: «Egli rimane presso di voi e sarà in voi».
Dunque il Cristo sarà presente nell'azione dello Spirito come avviene nella Messa: si invoca la discesa dello Spirito sul pane e sul vino perché diventino il Corpo e il Sangue del Signore, e lo si invoca sull'assemblea perché diventi un corpo vivo e organico nelle relazioni di comunione e di amore fra tutti.
È proprio grazie alla presenza e all'opera dello Spirito sugli uomini che Gesù può rassicurare i suoi discepoli con la promessa di venire presto, e poterlo vedere attraverso la sua vita in noi («Voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete») e di poterlo sperimentare sempre più profondamente nella propria esistenza umana («Io lo amerò e mi manifesterò a lui»).
Lo Spirito non mette al riparo dal mondo. Anzi, lo Spirito spinge i credenti dentro il mondo, anche nei suoi vissuti drammatici, per scoprirvi Cristo presente, e la sua salvezza all'opera, anche quando sembra regnare il male. Spesso la realtà del mondo somiglia a campi aridi; lo Spirito fa cogliere, invece, la piantina che germoglia, che è Cristo, il quale apre a diversi futuri e a nuove speranze. È la «forza della risurrezione», come la descrive papa Francesco (Evangelii Gaudium 276).

Per due volte, in pochi versetti, Gesù lega l'amore per Lui all'osservanza della Parola. Forse si può leggere come un movimento circolare: l'amore per il Signore porta ad ascoltare la sua Parola, e l'ascolto della Parola porta ad amarlo sempre più.
All'origine di tutto c'è l'amore di Dio, per cui l'amore dell'uomo può essere solo una risposta (cfr. 1Gv 4,9-11). Ma poi si crea questo movimento circolare, potremmo dire a spirale, grazie al quale il rapporto con il Signore si approfondisce progressivamente, sulla base di questi due elementi essenziali: ascolto della Parola di Dio e amore per il Signore.
La Chiesa autentica è quella che vive essenzialmente di questi due elementi. Ad essi, infatti, bisogna ricondurre anche l'Eucarestia, perché non sia un solenne ma vuoto ritualismo. In effetti, nella Messa noi sperimentiamo l'amore del Signore, rivivendo la sua Pasqua, e ascoltiamo la sua Parola di vita. Se non ha questo sguardo di fede, anche la Chiesa più bardata di paramenti e di devozioni si trova nella mondanità, che «non vede e non conosce» lo Spirito.

Infine, è bello notare come Gesù Cristo pone al centro se stesso decentrandosi. E’ attraverso lo Spirito che Lui rimane con i suoi discepoli ed è grazie all'amore del Padre per loro che anche Lui li ama. Il Figlio è se stesso, in rapporto agli uomini, non solo vivendo la relazione con le altre due Persone della Trinità, ma permettendo ad esse di essere sperimentate dagli uomini.

Alberto Vianello

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