Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche dei Ss. Pietro e Paolo Apostoli (29 Giugno, Solennità)

Dal DISCORSO 295

nel natale degli apostoli Pietro e Paolo

di Sant’Agostino, vescovo.

È Cristo stesso la pietra, su cui è costruita la Chiesa.

1. 1. La passione dei beatissimi apostoli Pietro e Paolo ha reso sacro per noi questo giorno. Non parliamo di alcuni martiri sconosciuti. Per tutta la terra si è diffusa la loro voce e ai confini del mondo la loro parola 1. Questi martiri videro quello che annunziarono, per aver assecondato la giustizia, proclamando la verità, morendo per la verità. È il beato Pietro, il primo degli Apostoli, l'ardente amante di Cristo che meritò di ascoltare: Ed io ti dico che tu sei Pietro 2. Egli infatti aveva detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 3. E Cristo a lui: Ed io ti dico che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa 4. Sopra questa pietra edificherò la fede che tu confessi. Sopra ciò che hai detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, edificherò la mia Chiesa. Tu sei Pietro infatti. Da pietra Pietro, non pietra da Pietro. Pietro da pietra così come cristiano da Cristo. Vuoi sapere da quale pietra sia chiamato Pietro? Ascolta un poco: Non voglio, infatti, che ignoriate, fratelli, - dice l'Apostolo di Cristo - che i nostri padri furono tutti sotto la nube, e tutti attraversarono il mare, e tutti furono battezzati in rapporto a Mosè, nella nube e nel mare, e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, e tutti bevvero la stessa bevanda spirituale. Bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava: e la roccia era il Cristo 5. Ecco da chi Pietro.


A Pietro, che impersona la Chiesa, le chiavi del regno dei cieli. Ad uno solo, perché date alla Chiesa una. Dopo la risurrezione, Cristo invia la Chiesa.

2. 2. Il Signore Gesù, come sapete, prima della sua passione, elesse quei suoi discepoli che chiamò Apostoli. Fra questi, quasi ovunque non altri che Pietro meritò di impersonare la Chiesa intera. Proprio per il fatto di impersonare da solo tutta la Chiesa, meritò di ascoltare: Ti darò le chiavi del regno dei cieli 6. Non ricevette infatti queste chiavi un solo uomo, ma la Chiesa nella sua unità. In forza di ciò, quindi, si celebra la preminenza di Pietro, in quanto rappresentò la Chiesa nella sua stessa universalità ed unità allora che gli fu detto: A te consegno quello che fu dato a tutti. Perché dunque possiate comprendere che la Chiesa ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli, desunto da un altro passo, ascoltate che cosa il Signore vuol dire a tutti i suoi Apostoli: Ricevete lo Spirito Santo 7. E immediatamente: A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi 8. Questo è in rapporto alle chiavi delle quali fu detto: Tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo; e tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo 9. Ma disse questo a Pietro. Perché tu sappia che Pietro impersonava allora la Chiesa universale, ascolta che cosa fu detto a lui personalmente, che cosa a tutti i fedeli santi: Se il tuo fratello commette una colpa nei tuoi riguardi, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone: è stato scritto infatti che ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, riferisci alla Chiesa: e, se non avrà ascoltato neppure questa, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico che tutto quello che avrete legato sopra la terra, sarà legato anche in cielo; e tutto quello che avrete sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 10. La colomba lega, la colomba scioglie; l'edificio fondato sulla pietra lega e scioglie.

3. 2. Siano nel timore quanti si trovano legati, siano nel timore quanti sono sciolti. Quelli che sono sciolti, temano, per non essere legati; quelli che sono legati, preghino, per essere sciolti. Ciascuno è tenuto legato dalle funi dei propri peccati 11: ma al di fuori di questa Chiesa niente viene sciolto. Al morto da quattro giorni si dice: Lazzaro, vieni fuori! 12 E viene fuori dal sepolcro tra le bende che lo tenevano legato mani e piedi. Il Signore ridesta perché il morto esca dal sepolcro; se tocca il cuore, è perché ne venga fuori la confessione del peccato. Ma ancora per poco resta legato. Perciò il Signore, dopo che Lazzaro fu uscito dal sepolcro, si rivolse ai suoi discepoli, ai quali aveva annunziato: Tutto quello che avrete sciolto sopra la terra, sarà sciolto anche in cielo 13; Scioglietelo - disse - e lasciatelo andare 14. Di persona fece risuscitare, per mezzo dei discepoli sciolse.


La forza e la debolezza della Chiesa figurate in Pietro.

3. 3. La fortezza della Chiesa trovò appunto risalto soprattutto in Pietro, perché seguì il Signore che andava verso la passione, e fu rilevata quella certa debolezza per cui, interpellato da una serva, negò il Signore. Eccolo diventato d'un tratto negatore da amante che era. Scoprì se stesso chi aveva voluto presumere di sé. Infatti, come sapete, aveva detto: Signore, sarò con te fino alla morte, anche se dovessi morire, darò la mia vita per te 15. E il Signore al presuntuoso: Darai la tua vita per me? In verità ti dico: prima che il gallo canti, mi avrai rinnegato tre volte 16. Avvenne quello che aveva predetto il medico: non poté verificarsi ciò che presunse l'infermo. E che allora? All'istante, il Signore lo guardò. Così è stato scritto, così riporta il Vangelo: Il Signore lo guardò, ed egli uscì fuori e pianse amaramente 17. Uscì fuori, il che vuol dire confessare. Pianse amaramente chi aveva imparato ad amare. Subentrò la consolazione nell'amore, la cui amarezza era già stata presente nel dolore.


A Pietro, rappresentante dell'unità della Chiesa, affidate le pecore di Cristo. perché Pietro deve rispondere tre volte del suo amore.

4. 4. A ragione, anche dopo la risurrezione, il Signore proprio a Pietro affidò le sue pecore da pascere. Non è infatti che, fra gli Apostoli, egli solo meritò di pascere le pecore del Signore: ma quando Cristo si rivolge ad uno solo, vuol dare risalto all'unità; in primo luogo a Pietro, perché è il primo degli Apostoli. Simone di Giovanni - dice il Signore - mi ami tu? 18 Quello risponde: Ti amo. E interrogato di nuovo, di nuovo risponde. Interrogato per la terza volta quasi non sia creduto, si rattrista. Ma come poteva non credergli colui che gli leggeva nel cuore? Infine, superato quel turbamento, così risponde: Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo 19. Non sfugge infatti solo questo a te che tutto sai. Non ti rattristare, Apostolo, rispondi una volta, rispondi di nuovo, rispondi una terza volta. Tre volte vinca la confessione nell'amore, perché tre volte nel timore fu vinta la presunzione. Bisogna sciogliere tre volte quello che tre volte è stato legato. Sciogli per amore quello che avevi legato per timore. Ma infine il Signore, una prima, una seconda e una terza volta, affidò le sue pecore a Pietro.


A confutazione dei donatisti che dividono il gregge del Signore.

5. 5. State a sentire, fratelli miei: Pasci - egli dice - le mie pecorelle, pasci i miei agnelli 20. Pasci le mie pecore: ha forse detto le tue? Pasci, servo buono, le pecore del Signore, quelle che hanno il marchio del Signore. Forse che Paolo è stato crocifisso per voi? o è nel nome di Pietro e di Paolo che siete stati battezzati? 21 Pasci dunque le sue pecore, lavate nel suo Battesimo, segnate dal suo nome, redente dal suo sangue. Pasci - dice - le mie pecore. Infatti, gli eretici, servi cattivi e fuggitivi, ripartendosi fra loro quel che non acquistarono, procurandosi dai furti dei beni come propri, credono di pascere pecore di loro proprietà. Infatti, che cos'altro è, vi domando, dire: Se non sarò stato io a darti il Battesimo, resterai nel peccato, se non avrai avuto il mio Battesimo, non sarai purificato? Non avete forse ascoltato: Maledetto ogni uomo che confida nell'uomo 22? Di conseguenza, carissimi, quelli che battezzò Pietro sono pecore di Cristo; e quelli che battezzò Giuda sono pecore di Cristo. Notate infatti che intende dire lo sposo alla sua diletta nel Cantico dei Cantici, quando la sposa gli chiede: Dimmi, o diletto dell'anima mia, dove vai a pascolare, dove riposi al meriggio, per non perdere la mia identità dietro le greggi dei tuoi compagni 23. Dimmi - dice - dove vai a pascolare, dove riposi al meriggio, nello splendore della verità, nell'ardore della carità. Perché temi, o diletta, di che temi? Per non perdere - dice - la mia identità; cioè, come dissimulandomi, come non fossi la Chiesa; perché la Chiesa non è nascosta. Infatti, non può nascondersi una città collocata su un monte 24. E nel mio errare finisca non presso il tuo gregge, ma tra le greggi dei tuoi compagni. Gli eretici, infatti, sono chiamati compagni. Uscirono da noi 25: prima che uscissero, parteciparono ad una stessa mensa con noi. Allora, che le si risponderà? Se non avrai riconosciuto te stessa 26 è la risposta dello sposo a lei che domanda: Se non avrai riconosciuto te stessa, o bella fra le donne 27. O la vera tra eresie, se non avrai riconosciuto te stessa: sono tante infatti le predizioni che ti riguardano. Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 28; Ha parlato il Signore, Dio degli dèi, e ha convocato la terra da Oriente a Occidente 29; Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra 30; Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola 31. Tali testimonianze sono predizioni a tuo riguardo. Perciò, se non avrai riconosciuto te stessa, esci tu 32. Non sono io a metterti fuori, perché quanti saranno rimasti possano dire di te: Uscirono da noi 33. Esci tu sulle orme delle greggi, non del gregge del quale fu detto: Sarà un solo gregge ed un solo Pastore 34. Esci tu sulle orme delle greggi e va a pascolare i tuoi capretti 35: non le mie pecore, come Pietro. Per il bene di queste pecore a lui affidate, Pietro meritò la corona del martirio e meritò di venir celebrato nel mondo con la solennità odierna.


Paolo: da persecutore ad Apostolo di Cristo.

6. 6. E da Saulo venga Paolo, dal lupo l'agnello; prima avversario, poi apostolo, prima persecutore, poi predicatore. Venga, riceva lettere di presentazione dai sommi sacerdoti, e dovunque avrà scoperto cristiani, li conduca prigionieri per la condanna. Riceva, riceva, si metta in cammino, vada avanti, sia bramoso di strage, sia assetato di sangue: Se ne riderà chi abita i cieli 36. Andava infatti, come è stato scritto, anelando alla strage 37 e si avvicinava a Damasco. Allora il Signore dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 38 Qui io sono, là io sono: qui il capo, là il corpo. Non ce ne restiamo perciò stupiti, fratelli, noi facciamo parte del corpo di Cristo. Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro recalcitrare al pungolo 39. Agisci a tuo danno: la mia Chiesa infatti riceve incremento dalle persecuzioni. Ma quello, sbigottito e tremante: Chi sei tu, Signore? E il Signore: Io sono Gesù il Nazareno che tu perseguiti 40. Diventato repentinamente un altro, attende un ordine: depone la rivalità, si dispone all'ubbidienza. Gli vien detto che fare. Ed ancora prima che Paolo sia battezzato, il Signore parla ad Anania: Recati in quella strada, dall'uomo di nome Saulo, battezzalo, perché è per me un vaso di elezione 41. Un vaso è fatto per contenere qualcosa, un vaso non deve restare vuoto. Un vaso va riempito: di che cosa se non di grazia? Ma Anania risponde al Signore nostro Gesù Cristo: Signore, ho saputo che quest'uomo ha recato molti mali ai tuoi fedeli. Ed ora è autorizzato per lettera dai sommi sacerdoti ad arrestare, ovunque ne avrà trovati, i seguaci di questa dottrina 42. E il Signore a lui: Io gli mostrerò tutto quello che dovrà soffrire per il mio nome 43. Anania trepidava all'udire il nome di Saulo: la pecora debole temeva la fama del lupo, pur avendo su di sé la mano del pastore.


Paolo e Pietro patirono per Cristo.

7. 7. Ecco il Signore mostrargli quelle cose che bisognava patisse per il suo nome. In seguito lo provò nella fatica. Egli pure lo provò nelle catene, egli nelle ferite, egli nelle carceri, egli nei naufragi. Egli gli procurò il martirio: egli lo fece pervenire a questo giorno. Unico il giorno della passione per i due Apostoli. Ma anche tutt'e due erano una cosa sola: pur soffrendo il martirio in giorni diversi, erano una cosa sola. Andò avanti Pietro, seguì Paolo. Un primo tempo Saulo, quindi Paolo: perché un primo tempo superbo, umile in seguito. Saulo da Saul, il persecutore del santo Davide. Fu atterrato il persecutore, fu suscitato il predicatore. Cambiò in umiltà il nome del superbo. Paolo, infatti, vuol dire "poca cosa". Fate caso alle parole in uso della Carità vostra: non diciamo tutti i giorni: "Ti vedrò fra poco; fra poco farò questo o quello"? Chi è allora Paolo? Chiedilo a lui stesso: Io sono - dice - il più piccolo degli Apostoli 44.


La celebrazione dei martiri incoraggia all'imitazione.

8. 8. Celebriamo il giorno festivo reso sacro per noi dal sangue degli Apostoli. Amiamone la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, le testimonianze, le predicazioni. Facciamo infatti progressi attraverso l'amore, non celebrando tali prove per una soddisfazione materiale. Che cosa ci chiedono infatti i martiri? Non hanno tutto se ancora desiderano lodi dagli uomini. Se continuano a volere le lodi degli uomini, non sono ancora dei vincitori. Se, invece, sono stati vincitori, nulla ci chiedono a loro profitto, ma intercedono per il nostro bene. Perciò, la nostra via sia diritta alla presenza del Signore. Era angusta, era irta di spine, era aspra: per uomini tali e così numerosi che la percorrono, è diventata comoda. Proprio il Signore è passato per primo, la percorsero intrepidi gli Apostoli, quindi i martiri, fanciulli, donne, fanciulle. Ma chi era in loro? Colui che ha detto: Senza di me non potete far nulla 45.



Dal DISCORSO 298

nel natale degli apostoli Pietro e Paolo

di Sant’Agostino, vescovo.


Il Natale degli apostoli Pietro e Paolo merita una più frequente celebrazione.

1. 1. Siamo certamente tenuti a celebrare con maggiore frequenza il giorno di così degni martiri, cioè dei santi apostoli Pietro e Paolo. Infatti, se celebriamo in continuità il Natale degli "agnelli", quanto più non dobbiamo celebrare quello degli "arieti"? Dei cristiani che gli Apostoli hanno guadagnato alla fede, con la loro predicazione, è stato scritto: Portate al Signore figli di arieti 1. Attraverso le sofferenze del martirio, lungo la via irta di spine, nelle tribolazioni delle persecuzioni, passarono da capitani gli Apostoli, così che più tardi sia possibile percorrerla ai fedeli. Il beato Pietro, il primo degli Apostoli, il beato Paolo, l'ultimo degli Apostoli; coloro che resero degno onore a colui che ha detto: Io sono il Primo e l'Ultimo 2, al martirio si trovarono il primo e l'ultimo in uno stesso giorno. Pietro ordinò Stefano 3. Quando venne conferito il diaconato al martire Stefano, fra gli altri Apostoli, lo ordinò Pietro. Pietro lo ordinò, Paolo ne fu il persecutore. Ma non indaghiamo sui precedenti di Paolo, rallegriamoci degli eventi ultimi dell'ultimo degli Apostoli. Giacché, se risaliamo a fatti anteriori, non si sarà troppo soddisfatti neppure di quelli che riguardano Pietro stesso. Abbiamo detto che Paolo è stato il persecutore di Stefano, volgiamoci a guardare Pietro che ha negato il Signore. Pietro ha lavato nelle lacrime il rinnegamento del Signore; Paolo ha espiato con la cecità l'aver perseguitato Stefano. Pietro ha pianto prima del castigo, Paolo ha subito anche il castigo. Entrambi buoni, santi, di profonda pietà religiosa: le loro Lettere ogni giorno sono proclamate ai popoli. E a quali popoli? E a quanti popoli? State a sentire il Salmo: Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola 4. E noi ne abbiamo fatto esperienza: e sono pervenute fino a noi queste parole, e ci hanno destati dal sonno e, dalla follia dell'incredulità, ci hanno convertiti alla salvezza della fede.


Si deve amore, tra i primi, a Pietro e Paolo. La ferita dell'amore.

2. 2. Carissimi, vi parlò così, lieto certamente di questo giorno che comporta tanto grande solennità, ma con un velo di tristezza perché non vedo quell'affluenza di popolo che si deve alla ricorrenza del martirio degli Apostoli. Se ci fosse sconosciuta, non ci si potrebbe incolpare, ma dal momento che a nessuno sfugge, che cos'è tutta questa indolenza? Non amate Pietro e Paolo? Parlo in mezzo a voi riferendomi a quelli che non sono qui presenti. A voi certo sono grato perché almeno voi siete intervenuti. E può essere che l'animo di un qualsiasi cristiano non porti amore a Pietro e a Paolo? Se fino ad ora è freddo, legga ed ami; se fino ad ora non ama, riceva in cuore la freccia della Parola. Poiché proprio degli Apostoli è stato detto: Irresistibili le tue frecce acute. Esse raggiungono in efficacia quel che vien detto di seguito: Sotto di te cadono i popoli 5. Sono benigne tali piaghe. La ferita dell'amore è salutare. La sposa di Cristo canta nel Cantico dei Cantici: Sono ferita dall'amore 6. Quando risana questa ferita? Quando il nostro desiderio s'acquieterà nei beni 7. Viene paragonato ad una piaga il perdurare del nostro desiderio che non è ancora possesso. Giacché l'amore ha questo di particolare, che il dolore gli sussiste accanto. Una volta raggiunta la meta, quando il possesso sarà adempimento, allora il dolore scompare, resta immutato l'amore.


Paolo è lieto della passione imminente. Attraverso le ristrettezze si giunge alla regione della libertà.

2. 3. Dalla Lettera di Paolo avete ascoltato le parole che egli scrisse al suo discepolo, il beato Timoteo. Quanto a me, presto sarò immolato 8. Avvertiva l'imminenza della passione, l'avvertiva, ma non ne era turbato. Perché non aveva timore? Aveva già detto infatti: Desidero di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo 9. Quanto a me - dice - presto sarò immolato. Non è tanta l'euforia di chi fa sapere che l'attende un pranzo ed avrà un lauto banchetto, quanto il giubilo di Paolo nell'annunziare la sua passione imminente. Quanto a me, presto sarò immolato. Che vuol dire sarò immolato? Sarò un sacrificio. A chi sacrificato? a Dio: infatti, è preziosa davanti al Signore la morte dei suoi santi 10. Io - dice - sarò immolato. Sono tranquillo: ho in alto il sacerdote che mi può offrire a Dio. Ho quale sacerdote proprio colui che per primo è stato vittima per me. Presto sarò immolato ed è imminente l'ora della mia liberazione 11. Parlò di liberazione dal corpo.

3. 3. Il legame del corpo ha infatti un qualcosa che è gusto affettivo, anzi l'uomo ne è avvinto e non vuol saperne di essere sciolto. Questi, tuttavia, dicendo: Desidero di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo 12, si rallegrava che un giorno tali legami si dovessero sciogliere; i legami delle membra carnali si devono sciogliere per essere rivestiti ed ornati di virtù eterne. Lasciava, tranquillo, il corpo, per ricevere la corona. Felice scambio, trapasso santo, quanto beata dimora! È la fede a vederla, non è ancora a vista d'occhio: perché occhio non vide né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d'uomo quelle cose che ha preparato Dio per coloro che lo amano 13. Dove pensiamo che siano questi Santi? Là dove si sta bene. Che vuoi di più? Non conosci il luogo, ma considera il merito. Ovunque sono, si trovano con Dio. Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà 14. Ma passarono attraverso i tormenti per giungere al luogo senza tormento, per le strettezze giunsero alla regione della libertà. Perciò, chi è proteso verso una tale patria, non abbia sgomento se la via è faticosa. È imminente - dice - l'ora della mia liberazione. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia 15. Hai motivo di affrettarti, a ragione ti rende lieto il sacrificio che devi fare di te: infatti ti resta la corona di giustizia. Fino allora incombe l'amarezza della passione, ma il pensiero di chi sa di dover soffrire la trascura e considera quel che sarà dopo; non conta per dove si va, ma dove si va. E poiché si pensa alla meta con grande amore, il percorso che vi conduce si compie con indomito coraggio.


La corona è data non per i meriti presenti ma per la grazia precedente.

4. 4. Ma dopo aver detto: Mi resta solo la corona di giustizia, conclude: che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno 16. Il giusto renderà, non ha reso prima. Infatti, Paolo, già un tempo Saulo, quando perseguitavi i santi di Cristo, quando custodivi le vesti dei lapidatori di Stefano, se il Signore avesse compiuto un giusto giudizio nei tuoi confronti, dove saresti? Per il tuo immane delitto, quale posto si potrebbe rinvenire nel profondo della Geenna? Ma non ti è stato assegnato allora, per poterlo assegnare ora. Dalla tua Lettera abbiamo letto infatti le tue parole sulle imprese da te compiute in precedenza, così ne siamo stati informati da te. Tu hai detto: Io sono l'ultimo degli Apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo 17. Non sei degno, ma lo ha voluto. Appunto perché ha conferito onore a te indegno cui si doveva la pena eterna, non ti ha reso quel che ti era dovuto. Non sono degno - dice - di esser chiamato apostolo. Perché? Perché ho perseguitato la Chiesa di Dio 18. Come puoi allora essere apostolo se hai perseguitato la Chiesa di Dio? Per grazia di Dio sono quello che sono 19. Prima la grazia, ora il dovuto; prima veniva elargita la grazia, ora viene reso il dovuto. Per grazia di Dio - dice - sono quello che sono. Quanto a me, sono niente. È per grazia di Dio che sono tutto quello che sono. Tutto quello che sono, ma ora apostolo; quel che ero, infatti, lo ero quanto a me. Per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana, ma ho faticato più di tutti loro 20. Che significa, apostolo Paolo? Ti sei quasi posto su un piano più alto; la frase: ho faticato più di tutti loro pare come scaturire da una qualche presunzione. Ammettilo dunque. "Lo ammetto", risponde: Non io però, ma la grazia di Dio che è con me 21. Non ne era dimentico, ma riservava, lui l'ultimo, di che poter rallegrarci nell'ultimo: Non io però, ma la grazia di Dio che è con me.


I meriti dell'uomo sono i doni di Dio. La vittoria è concessa da Cristo.

5. 5. Allora non ebbe il dovuto e, al presente, che cosa? Ho terminato la corsa, ho conservato la fede: ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno 22. Hai combattuto la buona battaglia. Ma chi ha determinato la tua vittoria? Te prendo a leggerti e tu dici: Siamo grati a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo 23. Che cosa gioverà aver combattuto, se non giovasse aver vinto? Hai la corona appunto perché in realtà hai combattuto, ma Cristo ha dato la vittoria. Continua ancora: Ho terminato la corsa. E chi ha ottenuto questo in te? Non hai forse detto: Non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia 24? Di' pure quel che segue: Ho conservato la fede 25. E questo come l'hai potuto? Ascolta le tue parole: Ho ottenuto misericordia - dice - per essere fedele 26. Quindi hai conservato la fede per la misericordia di Dio, non per i tuoi sforzi. Perciò ti resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice ti renderà in quel giorno 27. Riconoscerà i meriti proprio perché è 'il giusto giudice'. Ma, anche a questo riguardo non montare in superbia, perché sono proprio doni suoi i tuoi meriti. Da lui ho appreso quanto gli ho detto ed a questa scuola anche voi avete certamente imparato con me. Stiamo a presiedere in sede più elevata a motivo del panegirico, ma in cielo, nell'unica scuola, uno è il Maestro di tutti noi.



Abbazia Santa Maria di Pulsano

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