mons. Roberto Brunelli"Comincia la missione destinata a tutti i popoli"
Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (08/06/2014)
Vangelo: Gv 20,19-23
"Non vi lascerò orfani" aveva detto Gesù ai suoi amici, annunciando loro il proprio ritorno al Padre; "vi manderò lo Spirito Santo". E per aiutarli a capire chi fosse, quel misterioso Spirito, l'aveva chiamato Paràclito, termine allora usato per designare un avvocato difensore, un consigliere amico, un sostegno nelle difficoltà.
Quella promessa, le letture di oggi dicono che Gesù l'ha adempiuta due volte. Della prima parla il vangelo (Giovanni 20,19-23): il giorno stesso della risurrezione, quando ancora gli apostoli se ne stavano chiusi in casa
"per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: ‘Pace a voi!' Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco" trafitti dai chiodi e dalla lancia; quindi "soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo". Aggiunse poi parole che esprimono la finalità di quel dono: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi; a coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". Lo Spirito è dunque la forza divina che sostiene gli apostoli nella missione loro affidata, il consigliere che li guida nel decidere chi rendere partecipi e chi invece escludere dai benefici della redenzione. Questi compiti assegnati agli apostoli trovano chiarimento in altre pagine della Scrittura; qui si afferma che nello svolgimento della loro missione essi non sono lasciati a sé stessi, ma possono contare sull'assistenza divina.
L'altro adempimento della promessa di Gesù è narrato nella prima lettura (Atti degli apostoli 2,1-11). Il giorno di Pentecoste (cioè il cinquantesimo dopo la Pasqua, il decimo dopo la visibile ascensione di Gesù al cielo) il dono dello Spirito Santo avviene in forma sensibile: un fragore di tuono, un vento gagliardo, lingue di fuoco che si posano su ciascuno dei presenti fanno loro percepire che stanno vivendo un momento eccezionale; comprendono poi di che si tratta: "Tutti furono colmati di Spirito Santo". E un particolare è importante nel fragoroso dono dello Spirito: le immediate conseguenze, espresse nell'operare da parte di chi l'ha ricevuto. La Pentecoste era già una festa ebraica, e a Gerusalemme convenivano per l'occasione ebrei della diaspora, abitanti in tutti i Paesi del mondo allora conosciuto (l'elenco che ne dà questa pagina della Scrittura è un bel documento di geografia storica). Mentre prima se ne stavano chiusi in casa per paura, non appena irrobustiti dallo Spirito Santo gli apostoli escono e si mettono a parlare, annunciando a tutti "le grandi opere di Dio". Essi cominciano così ad adempiere al mandato ricevuto nel giorno di Pasqua; comincia la missione della Chiesa, destinata a tutti gli uomini di tutti i popoli.
Si collega a questo aspetto la seconda lettura (1Corinzi 12,3-13). I cristiani di Corinto vivono in uno scenario ben diverso: gli eventi di Gerusalemme sono lontani nello spazio e nel tempo, ed essi provengono non dal mondo ebraico ma da quello pagano. Relativamente allo Spirito Santo l'apostolo richiama loro molte cose, probabilmente di quelle già spiegate loro a voce: ricorda che lo Spirito Santo è Dio; che muove gli uomini a riconoscere in Gesù il redentore; che distribuisce doni diversificati secondo i destinatari, perché ciascuno dia frutti diversi per l'utilità comune; che l'hanno ricevuto con il battesimo, e senza distinzioni di razza o di condizione sociale.
Interessa particolarmente noi il fatto che l'hanno ricevuto anche i Corinzi, perché attesta che lo Spirito Santo non è stato dato solo agli apostoli, né solo agli ebrei, ma a tutti quanti professano la fede in Gesù. La Pentecoste dunque ci riguarda; la promessa di Gesù di non lasciare orfani i suoi amici riguarda gli uomini di ogni tempo e paese. Anche noi, spiega l'apostolo Paolo: "Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito, per formare un solo corpo". E' il mistico corpo di Cristo; è la sua Chiesa.
Vangelo: Gv 20,19-23
"Non vi lascerò orfani" aveva detto Gesù ai suoi amici, annunciando loro il proprio ritorno al Padre; "vi manderò lo Spirito Santo". E per aiutarli a capire chi fosse, quel misterioso Spirito, l'aveva chiamato Paràclito, termine allora usato per designare un avvocato difensore, un consigliere amico, un sostegno nelle difficoltà.
Quella promessa, le letture di oggi dicono che Gesù l'ha adempiuta due volte. Della prima parla il vangelo (Giovanni 20,19-23): il giorno stesso della risurrezione, quando ancora gli apostoli se ne stavano chiusi in casa
"per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: ‘Pace a voi!' Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco" trafitti dai chiodi e dalla lancia; quindi "soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo". Aggiunse poi parole che esprimono la finalità di quel dono: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi; a coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". Lo Spirito è dunque la forza divina che sostiene gli apostoli nella missione loro affidata, il consigliere che li guida nel decidere chi rendere partecipi e chi invece escludere dai benefici della redenzione. Questi compiti assegnati agli apostoli trovano chiarimento in altre pagine della Scrittura; qui si afferma che nello svolgimento della loro missione essi non sono lasciati a sé stessi, ma possono contare sull'assistenza divina.
L'altro adempimento della promessa di Gesù è narrato nella prima lettura (Atti degli apostoli 2,1-11). Il giorno di Pentecoste (cioè il cinquantesimo dopo la Pasqua, il decimo dopo la visibile ascensione di Gesù al cielo) il dono dello Spirito Santo avviene in forma sensibile: un fragore di tuono, un vento gagliardo, lingue di fuoco che si posano su ciascuno dei presenti fanno loro percepire che stanno vivendo un momento eccezionale; comprendono poi di che si tratta: "Tutti furono colmati di Spirito Santo". E un particolare è importante nel fragoroso dono dello Spirito: le immediate conseguenze, espresse nell'operare da parte di chi l'ha ricevuto. La Pentecoste era già una festa ebraica, e a Gerusalemme convenivano per l'occasione ebrei della diaspora, abitanti in tutti i Paesi del mondo allora conosciuto (l'elenco che ne dà questa pagina della Scrittura è un bel documento di geografia storica). Mentre prima se ne stavano chiusi in casa per paura, non appena irrobustiti dallo Spirito Santo gli apostoli escono e si mettono a parlare, annunciando a tutti "le grandi opere di Dio". Essi cominciano così ad adempiere al mandato ricevuto nel giorno di Pasqua; comincia la missione della Chiesa, destinata a tutti gli uomini di tutti i popoli.
Si collega a questo aspetto la seconda lettura (1Corinzi 12,3-13). I cristiani di Corinto vivono in uno scenario ben diverso: gli eventi di Gerusalemme sono lontani nello spazio e nel tempo, ed essi provengono non dal mondo ebraico ma da quello pagano. Relativamente allo Spirito Santo l'apostolo richiama loro molte cose, probabilmente di quelle già spiegate loro a voce: ricorda che lo Spirito Santo è Dio; che muove gli uomini a riconoscere in Gesù il redentore; che distribuisce doni diversificati secondo i destinatari, perché ciascuno dia frutti diversi per l'utilità comune; che l'hanno ricevuto con il battesimo, e senza distinzioni di razza o di condizione sociale.
Interessa particolarmente noi il fatto che l'hanno ricevuto anche i Corinzi, perché attesta che lo Spirito Santo non è stato dato solo agli apostoli, né solo agli ebrei, ma a tutti quanti professano la fede in Gesù. La Pentecoste dunque ci riguarda; la promessa di Gesù di non lasciare orfani i suoi amici riguarda gli uomini di ogni tempo e paese. Anche noi, spiega l'apostolo Paolo: "Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito, per formare un solo corpo". E' il mistico corpo di Cristo; è la sua Chiesa.
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