Alberto Vianello«Tutto concorre al bene» per chi considera il Signore il bene della sua vita
Monastero Marango Caorle (VE) |
Prima lettura e Vangelo di questo domenica ci indirizzano sulla via della vera sapienza.
In particolare, la prima ci descrive la figura del vero politico, con elementi che hanno particolare significato per la nostra attualità. «Chiedimi ciò che
vuoi», dice Dio a Salomone. Questi ha coscienza della sproporzione fra le sue capacità e la funzione di re per il popolo del Signore che è stato chiamato a ricoprire: «Io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi». Per questo non tratta di Dio come una specie di "lampada di Aladino" né intende approfittare del suo incarico: «Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?». Per questo Dio lo approva e lo sostiene: «Poiché hai domandato questa cosa... e non hai domandato per te ricchezze, ma hai domandato per te discernimento nel giudicare... ti concedo un cuore saggio e intelligente».
Misura del proprio limite, coscienza dell'importanza collettiva del proprio incarico, responsabilità nell'assumerlo come servizio, affidamento al sostegno di Dio per il bene comune, sono i tratti di colui che governa la cosa pubblica con vera sapienza.
Un credente deve credere nella politica: nel costruire insieme una società con al centro l'uomo e i rapporti fra le persone; ma sa che, senza Dio e senza ciò per cui Egli si è speso, nel Figlio, per la vita del mondo, l'uomo rimane legato al peccato di Adamo e di Caino, che lo porta ad usare rapina e violenza.
Anche la seconda Lettura ci stimola a leggere la nostra attualità con occhi di fede: «Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio».
Il dramma della Palestina in questi giorni rende faticosa, lacerante, ma anche consolante l'espressione «tutto concorre al bene». Ci domandiamo come questa situazione può effettivamente trasformarsi in bene. Eppure, quel «tutto» fa riferimento alle molte situazioni di sofferenza e impotenza dell'uomo di cui la Lettera aveva parlato dei versetti precedenti. Il non sapere il «come», ci obbliga al salto della fede, all'affidarci di cuore al Signore, a lasciarsi conquistare da quel «bene» per noi che Dio solo sa operare veramente.
Tante volte, di fronte alle mie più forti contraddizioni e alle mie più palesi negatività, ho sperimentato che il Signore è davvero capace di far diventare tutto un bene per Lui.
Certo, dobbiamo rimanere ancorati alla realtà del cuore spezzato dalla domanda sul «come» la guerra, pianificata dell'uomo e cosciente nel procurare centinaia di morti di civili innocenti, possa poi trovare in Dio un agente positivo: "Signore, ci consegniamo nelle tue mani di carità e tenerezza, e rifiutiamo le mani sporche di sangue degli uomini".
La vita cristiana non è fatta di sacrifici, come tante volte è stata vista, ma di tesori da conquistare. Infatti le due parabole del tesoro nel campo e della perla preziosa non solo un invito alla rinuncia, ma alla gioia. Chi ha scoperto che in quel campo c'è un grande tesoro oppure ha trovato da acquistare una perla che vale più di tutto, non piange su quello che deve spendere; è invece felice di avere la possibilità di giocare in guadagno quello che ha. Dinanzi ai doni del Signore, ci è chiesto solo di essere svegli nel coglierli come l'occasione della vita e nell'essere disposti a metterci radicalmente in gioco per essi, come il guadagno che sistema per sempre la nostra esistenza e il nostro destino.
L'unico vero tesoro della nostra vita è il Signore stesso: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene» (Sal 16,2). E Lui non lo si acquista, ma lo si accoglie come dono prezioso quanto un tesoro e una perla. È significativo, infatti, come traduce la versione greca la seconda parte della frase del salmo: «Dei miei beni non hai bisogno». La vera sapienza è considerare il Signore il vero bene della nostra vita, così che tutto il resto venga misurato e finalizzato rispetto a tale bene, ma senza pensare che il Signore voglia delle rinunce da noi, ma solo la libertà di scegliere la sua Grazia, invece di farsi comprare dalla brama di ciò che non vale.
Alberto Vianello
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