Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche della Domenica “del primato di Pietro”
XXI del Tempo Ordinario A
Mt 16,13-20; Is 22,19-23; Sal 137; Rm 11,33-36
1. Cristo consegnò le chiavi a Pietro per diffondere la Chiesa in.tutto il mondo
«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato» ( Mc 16,17). Perché Pietro è proclamato beato? Perché lo ha proclamato vero Figlio
di Dio. Non possiamo conoscere il Figlio se non attraverso il Padre, né il Padre se non attraverso il Figlio: e così ci è dimostrata l'uguaglianza della gloria e l'identità della sostanza. Che cosa soggiunse Cristo? «Tu sei Simone,il figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa, che vuol dire Pietro» (Gv 1,42). Poiché hai esaltato mio Padre, io ricordo il nome di colui che ti ha generato, il che significa: come tu sei figlio di Giovanni, così io sono figlio del Padre mio. Sarebbe stato infatti inutile dire «Tu sei il figlio di Giovanni» (Gv 1,42); ma poiché Pietro aveva detto «tu sei Figlio di Dio», Gesù lo aggiunse per dimostrare di essere figlio di Dio come Pietro lo era di Giovanni, cioè della stessa sostanza del Padre.
«E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18), cioè sulla fede da te confessata. Dichiara così che molti un giorno crederanno,ed elevando i sentimenti dell'apostolo lo costituisce pastore della sua Chiesa. «E le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 18,18). Se non prevarranno contro la Chiesa, molto meno prevarranno contro di me. Non turbarti perciò quando vedrai che io sarò tradito e messo in croce. Quindi gli conferisce un alto onore: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16,19). Che significa: «A te darò»? Come il Padre ti ha dato dì conoscermi anch'io ti darò. Non gli disse: Pregherò il Padre - anche se sarebbe stata una grande dimostrazione di autorità e un dono di ineffabile valore - ma: lo ti darò. Che cosa? «Le chiavi del regno dei cieli: e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,19).
Vedi come innalza Pietro a considerazioni più sublimi rivelando se stesso e dimostrando con queste due promesse di essere Figlio di Dio?
Gesù promette di dare a Pietro cose che spettano direttamente a Dio: rimettere i peccati e rendere salda la Chiesa in mezzo a tanta agitazione di flutti,rendendo un pescatore più sicuro della pietra, anche se tutto il mondo gli sarà contro.
Così diceva il Padre parlando al profeta Geremia, che lo avrebbe posto come una colonna di ferro e come un muro di bronzo; con questa differenza: Geremia era posto di fronte a un solo popolo, Pietro invece di fronte a tutto il mondo.
Mi piacerebbe chiedere a quelli che vogliono veder diminuita la dignità del Figlio, se sono più grandi i doni che fa il Padre a Pietro o quelli che gli fa il Figlio. Il Padre gli rivela il Figliò; ma questi gli conferisce la missione di propagare per tutto il mondo la conoscenza del Padre e di se stesso; in più dà a un uomo mortale ogni potere sul cielo, consegnando le chiavi a lui, che ha diffuso la Chiesa su tutta la terra e l'ha manifestata più salda del cielo stesso: infatti Gesù ha detto: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35).
Dalle «Omelie su Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo.
2. La fede di Pietro nel Cristo
"Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l`hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17)... che inabita le celesti menti e le illumina con la luce di verità. "Ha nascosto", infatti, "queste cose ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli" (Mt 11,25), quale è Pietro, non superbo, bensí umile. Perciò Simone viene benedetto, come dire dichiarato obbediente; figlio di Giona, ovvero di Giovanni, che si interpreta grazia di Dio; infatti la virtù dell`obbedienza procede dalla grazia divina.
Tale beatitudine si sostanzia soprattutto di conoscenza e di amore, come dire di fede e di carità. Delle quali virtù, l`una è prima, l`altra è precipua... Entrambe, il Signore le richiese da Pietro: la fede, quando gli dette le chiavi; la carità, quando gli affidò il gregge (cf. Gv 21). Nella concessione delle chiavi, interrogando sulla fede, chiese: "Ma voi chi dite che io sia? E Pietro rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo" (Mt 16,15-16). Nell`affidamento del gregge, esigendo la carità, chiese: "Simone di Giovanni, mi ami tu piú di costoro? Ed egli rispose: Signore, tu sai che io ti amo" (Gv 21,15)...
Quale e quanta fosse la fede di Pietro, lo indicò senza dubbio la sua risposta: "Tu sei" - egli disse - "il Cristo, il Figlio del Dio vivo. Infatti, con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione della fede per avere la salvezza" (Rm 10,10). Egli confessa difatti in Cristo due nature e una persona. La natura umana, quando dice: "Tu sei il Cristo", che significa "unto", secondo l`umanità, come afferma di lui il Profeta: "Il tuo Dio ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali" (Sal 44,8). La natura divina, quando aggiunge: "Figlio del Dio vivo"...
Quindi non "sei" soltanto Figlio dell`uomo, ma anche "Figlio di Dio": non morto, in ogni caso come gli dèi dei gentili... bensí "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo", che vive in sé e vivifica l`universo, "nel quale viviamo, ci muoviamo e siamo" (At 17,28). Una cotal fede il Signore non permise che subisse l`erosione di alcuna tentazione. Per cui, quando disse al beato Pietro, all`approssimarsi della Passione: "Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano", aggiunse subito: "Ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,31-32). Si può infatti ritenere che talvolta abbia dubitato, ragion per cui il Signore lo rimproverò: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?" (Mt 14,31); tuttavia, poiché convalidò la solidità della sua fede, lo liberò all`istante dal pericolo pelagiano.
Questa fede vera e santa, non procedette da formulazione umana, ma da rivelazione divina. Motivo per cui Cristo concluse: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l`hanno rivelato, ma il Padre che sta nei cieli". Su questa fede quasi su pietra, è fondata la Chiesa; ecco perché il Signore aggiunse: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,17-18). Questa dignità si esplicita in due modi, in quanto il beatissimo Pietro è nientemeno fondamento e insieme capo della Chiesa. In effetti, va detto che primo ed essenziale fondamento è Cristo, cosí come afferma l`Apostolo: "Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesú Cristo" (1Cor 3,11), esistono tuttavia fondamenta di second`ordine e secondari, ovvero gli apostoli e i profeti e, in merito a ciò, dice l`Apostolo: "Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti" (Ef 2,20), dei quali altrove è detto per bocca del Profeta: "Le sue fondamenta sono sui monti santi" (Sal 86,1). Tra questi, il beatissimo Pietro è primo e precipuo.
(Innocenzo III, Sermo 21)
3. Pietro non ha abbandonato il timone della Chiesa
Pur avendo delegato a molti pastori la cura delle sue pecore, egli non ha abbandonato la custodia del gregge diletto. E dalla sua assistenza, fondamentale ed eterna, deriva anche a noi l`appoggio dell`apostolo Pietro, che certo non vien mai meno alla sua missione.
La saldezza di questo fondamento su cui è costruita tutta la Chiesa nella sua altezza, non è mai scossa, per quanto grande sia la mole del tempio che la sovrasta. La saldezza di quella fede, lodata nel principe degli apostoli, è perpetua; e come resta per sempre ciò che Pietro credette in Cristo, cosí resta per sempre ciò che Cristo stabilí in Pietro. Infatti come è stato annunciato nella lettura del Vangelo, avendo il Signore interrogato i discepoli che cosa essi lo ritenessero, tra le disparate opinioni dei molti, rispose il beato Pietro dicendo: "Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo". Il Signore disse: "Beato sei tu, Simone Bar-Iona, perché non la carne e il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico che tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa, e a te darò le chiavi del regno dei cieli. E tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato anche nei cieli; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche nei cieli (Mt 16,16ss).
Resta per sempre, dunque, questa disposizione della Verità; e Pietro, perseverando nella saldezza di pietra assegnatagli, non ha piú abbandonato il timone della Chiesa. Egli infatti fu preposto a tutti gli altri, e cosí, quando vien detto «pietra», quando vien nominato «fondamento», quando vien costituito «portiere del regno dei cieli», quando vien preposto come «arbitro del legare e dello sciogliere» i cui giudizi rimarranno stabili anche nei cieli, ci è dato conoscere quale sia la sua unione con Cristo attraverso il mistero di questi appellativi. Ed ora compie con maggior pienezza e potenza gli incarichi affidatigli, ed eseguisce in tutti i particolari gli uffici e gli impegni, in colui e con colui dal quale fu glorificato. Se, dunque, da noi si fa qualche azione retta o si prende qualche decisione giusta, se con le suppliche quotidiane otteniamo qualcosa dalla misericordia di Dio, è per la sua opera e per i suoi meriti: nella sua sede vive la sua potestà, vi eccelle la sua autorità.
Ciò fu ottenuto, dilettissimi, da quella gloriosa affermazione che, ispirata da Dio Padre al suo cuore apostolico, trascese ogni incertezza delle opinioni umane e ricevette la fermezza di pietra che non sarà mai scossa da nessun attacco. In tutta la Chiesa infatti «Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo», dice ogni giorno Pietro, e ogni lingua che loda il Signore viene formata dal magistero di questa voce.
(Leone Magno, Serm. 3, 1-4)
4. Successione apostolica e tradizione della Chiesa
Cosí dunque, la tradizione degli apostoli, che è stata manifestata nel mondo intero, può essere colta in tutta la Chiesa da quanti vogliono vedere la verità. E potremmo enumerare i vescovi che furono stabiliti dagli apostoli nelle Chiese, e i loro successori fino a noi. Ora, essi non hanno insegnato né conosciuto niente che somigli alle fantasie deliranti di costoro. Se tuttavia gli apostoli avessero conosciuto dei misteri segreti che avrebbero insegnato ai «perfetti», a parte e all`insaputa degli altri, certamente avrebbero trasmesso questi misteri anzitutto a coloro a cui affidavano le Chiese stesse. Poiché volevano che fossero assolutamente perfetti e in tutto irreprensibili coloro che essi lasciavano come successori e ai quali trasmettevano la loro propria missione di insegnamento: se questi uomini assolvevano correttamente il loro compito, era un grande vantaggio, mentre, se dovevano fallire, sarebbe stata la peggiore disgrazia.
Ma poiché sarebbe troppo lungo, in un`opera come questa, enumerare le successioni di tutte le Chiese, prenderemo soltanto una di esse, la Chiesa massima e piú antica e conosciuta di tutte, che i due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo fondarono e stabilirono a Roma, mostrando che la tradizione che essa ha degli apostoli e la fede che annuncia agli uomini sono giunte fino a noi per successione episcopale...; con questa Chiesa infatti, a motivo della sua origine piú eccellente, deve accordarsi tutta la Chiesa, cioè i fedeli di ogni luogo - lei in cui sempre è stata conservata, a beneficio di questi che sono dovunque, la tradizione che viene dagli apostoli.
Pertanto, dopo aver fondato e edificato la Chiesa, i beati apostoli rimisero a Lino la carica dell`episcopato; è questo Lino che Paolo nomina nelle lettere a Timoteo. A lui succede Anacleto. Dopo di lui, al terzo posto a partire dagli apostoli, l`episcopato tocca a Clemente. Egli aveva visto gli stessi apostoli e aveva avuto rapporti con loro: la predicazione di quelli risuonava ancora ai suoi orecchi e la loro tradizione era ancora davanti ai suoi occhi. D`altronde, non era il solo, perché in quell`epoca erano ancora vivi molti che erano stati istruiti dagli apostoli. Sotto questo Clemente, dunque, sorse un grave dissenso tra i fratelli di Corinto; la Chiesa di Roma indirizzò allora ai Corinzi una lettera importantissima per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare loro la tradizione che aveva appena ricevuto dagli apostoli... A questo Clemente succede Evaristo; a Evaristo, Alessandro, poi, sesto a partire dagli apostoli, è costituito Sisto dopo di lui, Telesforo, che rese gloriosa testimonianza; quindi Igino; quindi Pio; dopo di lui, Aniceto; essendo succeduto Sotero ad Aniceto, ora è Eleuterio che, al dodicesimo posto a partire dagli apostoli, detiene la funzione dell`episcopato. Ecco per quale sequenza e quale successione la tradizione esistente nella Chiesa a partire dagli apostoli e la predicazione della verità sono giunte fino a noi. Ed è questa una prova molto completa che è una e identica a se stessa questa fede vivificante che, dagli apostoli fino ad ora, si è conservata e trasmessa nella verità.
(Ireneo di Lione, Adv. Haer. 3, 2)
5. L`unità della Chiesa
Il Signore dice a Pietro: "Io ti dico: tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell`inferno non prevarranno contro di essa. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli: ciò che tu legherai sulla terra, sarà legato anche in cielo, e cio che tu scioglierai sulla terra, sarà sciolto anche in cielo (Mt 16,18s). Su uno solo egli edifica la Chiesa, quantunque a tutti gli apostoli, dopo la sua risurrezione, abbia donato uguali poteri dicendo: "Come il Padre ha mandato me, cosí io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti" (Gv 20,21-23). Tuttavia, per manifestare l`unità, costituí una cattedra sola, e dispose con la sua parola autoritativa che il principio di questa unità derivasse da uno solo. Quello che era Pietro, certo, lo erano anche gli altri apostoli: egualmente partecipi all`onore e al potere; ma l`esordio procede dall`unità, affinché la fede di Cristo si dimostri unica. E a quest`unica Chiesa di Cristo allude lo Spirito Santo nel Cantico dei Cantici quando, nella persona del Signore, dice: "Unica è la colomba mia, la perfetta mia, unica di sua madre, la prediletta della sua genitrice" (Ct 6,9). Chi non conserva quest`unità della Chiesa, crede forse di conservare la fede? Chi si oppone e resiste alla Chiesa, confida forse di essere nella Chiesa? Eppure è anche il beato apostolo Paolo che lo insegna, e svela il sacro mistero dell`unità dicendo: "Un solo corpo e un solo spirito, una sola speranza della vostra vocazione un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio (Ef 4,4-6).
(Cipriano di Cartagine, De Eccl. unitate, 4-5)
6. Gesù Cristo è il vero ed eterno capo della Chiesa
Circondati di carne mortale, soggetti alla fragilità di fronte alla tentazione, non siamo mai liberi da qualche attacco che ci colpisce, e in questa lotta la vittoria non è mai tanto felice, che anche dopo il trionfo non risorga qualche nuova battaglia. Perciò nessun pontefice è tanto perfetto, nessun vescovo è tanto immacolato, da poter offrire ostie di pacificazione solo per i delitti del popolo, e non anche per suoi peccati.
Se questa è la condizione che lega tutti i sacerdoti, quanto più essa grava e stringe noi, per i quali la stessa grandezza del compito assunto è occasione frequentissima di colpa? Quantunque infatti i singoli pastori presiedano con speciale sollecitudine al loro gregge e sappiano che dovranno rendere conto delle pecore loro affidate, a noi tuttavia la cura è comune con tutti, e il governo di ciascuno di loro è porzione della nostra fatica. Infatti quando da tutto il mondo si ricorre alla sede dell`apostolo Pietro, si richiede al nostro ministero anche quell`amore per la Chiesa universale che il Signore raccomandò a Pietro. E tanto maggiore sentiamo su di noi gravare il peso, quanto maggiori sono i nostri doveri.
Tra questi motivi di trepidazione, che fiducia mai avremmo di compiere il nostro servizio, se non perché mai sonnecchia né si addormenta colui che custodisce Israele e che disse ai suoi discepoli: Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo (Mt 28,20)? Se non perché egli si degna di essere non solo custode delle pecore, ma anche pastore degli stessi pastori? Non lo si vede materialmente con la vista, ma lo si sente spiritualmente col cuore; è assente col corpo, con cui poteva farsi da noi vedere, è presente con la divinità, con la quale è sempre tutto e dovunque... E` presente dunque, dilettissimi, in mezzo ai suoi fedeli il Signore Gesù Cristo - lo professiamo non temerariamente, ma con fede - e quantunque segga alla destra di Dio Padre fino a quando porrà i suoi nemici a sgabello dei suoi piedi (Sal 109,1), egli tuttavia, pontefice sommo, non è lontano dal consesso dei suoi pontefici, e giustamente la bocca di tutta la Chiesa e di tutti i sacerdoti canta a lui: Giurò il Signore e non se ne pentirà: tu sei sacerdote in eterno secondo l`ordine di Melchisedek (Sal 109,4)...
Non è dunque una presunzione questa nostra festa, dilettissimi, in cui onoriamo, memori del dono divino, il giorno della nostra consacrazione; infatti confessiamo con sentimenti religiosi e conformi a verità che Cristo svolge l`opera del nostro ministero in tutto ciò che noi rettamente compiamo; e ci gloriamo non in noi, che senza di lui nulla possiamo, ma in lui, che è la nostra stessa possibilità.
Leone Magno, Sermoni, 5,1-4
7. Lettera di Leone Magno nella contesa con Ilario di Arles
La divina religione, che la grazia di Dio volle far risplendere tra tutte le genti e tra tutte le nazioni, fu istituita dal Signore nostro Gesù Cristo, salvatore del genere umano, in modo che la verità, contenuta prima nell`annuncio della legge e dei profeti, si diffondesse ovunque, a salute dell`universo intero, per mezzo degli apostoli, come sta scritto: In tutta la terra uscì il loro suono, e fino ai confini dell`orbe terrestre le loro parole (Sal 18,5). Il Signore però volle che questo sacro compito, ufficio proprio di tutti gli apostoli, avesse la sua sede principale nel beatissimo Pietro, il sommo degli apostoli, e che in questo modo i suoi doni promanassero da lui, come da un capo, in tutto il corpo: così avrebbe compreso di essersi privato di questo divino mistero colui che avesse osato sottrarsi all`unione con Pietro. Egli infatti aveva assunto Pietro a un`unità tutta personale, e volle che tutti sapessero ciò che egli era, quando disse: Tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa (Mt 16,18).
Così la costruzione del tempio eterno, per dono mirabile della grazia di Dio, ha per fondamento la saldezza di Pietro; con questa forza Cristo volle corroborare la sua Chiesa, perché contro di lei nulla possa la temerità umana, e le porte degli inferi contro di lei non prevalgano. Ed è proprio la forza sacra di questa pietra, posta da Dio a fondamento, come abbiamo detto, che intende violare, con troppa empia presunzione, chiunque cerca di spezzare la sua potestà, accarezzando le proprie brame e non seguendo le norme ricevute dagli anziani: non si ritiene soggetto a nessuna legge, non si lascia guidare da nessuna istituzione del Signore, si allontana dal vostro e dal nostro costume per la brama di usurpare nuova autorità, presume ciò che gli è illecito e trascura ciò che dovrebbe custodire...
Così Ilario [vescovo di Arles] con le sue nuove e assurde pretese, ha sconvolto lo stato delle Chiese [delle Gallie] e la concordia dei vescovi. Bramando di assoggettare voi alla sua potestà e non soffrendo di essere soggetto al beato apostolo Pietro, ha rivendicato a sé il diritto di compiere ordinazioni in tutte le Chiese delle Gallie e di trasferire in sé l`autorità dovuta ai vescovi metropolitani; e in più ha sminuito, con espressioni troppo arroganti, la riverenza dovuta al beatissimo Pietro, a cui è stata data, al di sopra di tutti, la potestà di sciogliere e legare e una cura specialissima di pascolare le pecore. Chiunque pensa di negare il suo primato, non può minimamente sminuirne la dignità, ma gonfiato dallo spirito della propria superbia, sprofonda se stesso nell`inferno.
Leone Magno, Lettera ai vescovi della provincia di Vienne
mercoledì 18 agosto 2014
Abbazia Santa Maria di Pulsano
Mt 16,13-20; Is 22,19-23; Sal 137; Rm 11,33-36
1. Cristo consegnò le chiavi a Pietro per diffondere la Chiesa in.tutto il mondo
«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato» ( Mc 16,17). Perché Pietro è proclamato beato? Perché lo ha proclamato vero Figlio
di Dio. Non possiamo conoscere il Figlio se non attraverso il Padre, né il Padre se non attraverso il Figlio: e così ci è dimostrata l'uguaglianza della gloria e l'identità della sostanza. Che cosa soggiunse Cristo? «Tu sei Simone,il figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa, che vuol dire Pietro» (Gv 1,42). Poiché hai esaltato mio Padre, io ricordo il nome di colui che ti ha generato, il che significa: come tu sei figlio di Giovanni, così io sono figlio del Padre mio. Sarebbe stato infatti inutile dire «Tu sei il figlio di Giovanni» (Gv 1,42); ma poiché Pietro aveva detto «tu sei Figlio di Dio», Gesù lo aggiunse per dimostrare di essere figlio di Dio come Pietro lo era di Giovanni, cioè della stessa sostanza del Padre.
«E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18), cioè sulla fede da te confessata. Dichiara così che molti un giorno crederanno,ed elevando i sentimenti dell'apostolo lo costituisce pastore della sua Chiesa. «E le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 18,18). Se non prevarranno contro la Chiesa, molto meno prevarranno contro di me. Non turbarti perciò quando vedrai che io sarò tradito e messo in croce. Quindi gli conferisce un alto onore: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16,19). Che significa: «A te darò»? Come il Padre ti ha dato dì conoscermi anch'io ti darò. Non gli disse: Pregherò il Padre - anche se sarebbe stata una grande dimostrazione di autorità e un dono di ineffabile valore - ma: lo ti darò. Che cosa? «Le chiavi del regno dei cieli: e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,19).
Vedi come innalza Pietro a considerazioni più sublimi rivelando se stesso e dimostrando con queste due promesse di essere Figlio di Dio?
Gesù promette di dare a Pietro cose che spettano direttamente a Dio: rimettere i peccati e rendere salda la Chiesa in mezzo a tanta agitazione di flutti,rendendo un pescatore più sicuro della pietra, anche se tutto il mondo gli sarà contro.
Così diceva il Padre parlando al profeta Geremia, che lo avrebbe posto come una colonna di ferro e come un muro di bronzo; con questa differenza: Geremia era posto di fronte a un solo popolo, Pietro invece di fronte a tutto il mondo.
Mi piacerebbe chiedere a quelli che vogliono veder diminuita la dignità del Figlio, se sono più grandi i doni che fa il Padre a Pietro o quelli che gli fa il Figlio. Il Padre gli rivela il Figliò; ma questi gli conferisce la missione di propagare per tutto il mondo la conoscenza del Padre e di se stesso; in più dà a un uomo mortale ogni potere sul cielo, consegnando le chiavi a lui, che ha diffuso la Chiesa su tutta la terra e l'ha manifestata più salda del cielo stesso: infatti Gesù ha detto: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35).
Dalle «Omelie su Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo.
2. La fede di Pietro nel Cristo
"Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l`hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli" (Mt 16,17)... che inabita le celesti menti e le illumina con la luce di verità. "Ha nascosto", infatti, "queste cose ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli" (Mt 11,25), quale è Pietro, non superbo, bensí umile. Perciò Simone viene benedetto, come dire dichiarato obbediente; figlio di Giona, ovvero di Giovanni, che si interpreta grazia di Dio; infatti la virtù dell`obbedienza procede dalla grazia divina.
Tale beatitudine si sostanzia soprattutto di conoscenza e di amore, come dire di fede e di carità. Delle quali virtù, l`una è prima, l`altra è precipua... Entrambe, il Signore le richiese da Pietro: la fede, quando gli dette le chiavi; la carità, quando gli affidò il gregge (cf. Gv 21). Nella concessione delle chiavi, interrogando sulla fede, chiese: "Ma voi chi dite che io sia? E Pietro rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo" (Mt 16,15-16). Nell`affidamento del gregge, esigendo la carità, chiese: "Simone di Giovanni, mi ami tu piú di costoro? Ed egli rispose: Signore, tu sai che io ti amo" (Gv 21,15)...
Quale e quanta fosse la fede di Pietro, lo indicò senza dubbio la sua risposta: "Tu sei" - egli disse - "il Cristo, il Figlio del Dio vivo. Infatti, con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione della fede per avere la salvezza" (Rm 10,10). Egli confessa difatti in Cristo due nature e una persona. La natura umana, quando dice: "Tu sei il Cristo", che significa "unto", secondo l`umanità, come afferma di lui il Profeta: "Il tuo Dio ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali" (Sal 44,8). La natura divina, quando aggiunge: "Figlio del Dio vivo"...
Quindi non "sei" soltanto Figlio dell`uomo, ma anche "Figlio di Dio": non morto, in ogni caso come gli dèi dei gentili... bensí "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo", che vive in sé e vivifica l`universo, "nel quale viviamo, ci muoviamo e siamo" (At 17,28). Una cotal fede il Signore non permise che subisse l`erosione di alcuna tentazione. Per cui, quando disse al beato Pietro, all`approssimarsi della Passione: "Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano", aggiunse subito: "Ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,31-32). Si può infatti ritenere che talvolta abbia dubitato, ragion per cui il Signore lo rimproverò: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?" (Mt 14,31); tuttavia, poiché convalidò la solidità della sua fede, lo liberò all`istante dal pericolo pelagiano.
Questa fede vera e santa, non procedette da formulazione umana, ma da rivelazione divina. Motivo per cui Cristo concluse: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l`hanno rivelato, ma il Padre che sta nei cieli". Su questa fede quasi su pietra, è fondata la Chiesa; ecco perché il Signore aggiunse: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,17-18). Questa dignità si esplicita in due modi, in quanto il beatissimo Pietro è nientemeno fondamento e insieme capo della Chiesa. In effetti, va detto che primo ed essenziale fondamento è Cristo, cosí come afferma l`Apostolo: "Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesú Cristo" (1Cor 3,11), esistono tuttavia fondamenta di second`ordine e secondari, ovvero gli apostoli e i profeti e, in merito a ciò, dice l`Apostolo: "Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti" (Ef 2,20), dei quali altrove è detto per bocca del Profeta: "Le sue fondamenta sono sui monti santi" (Sal 86,1). Tra questi, il beatissimo Pietro è primo e precipuo.
(Innocenzo III, Sermo 21)
3. Pietro non ha abbandonato il timone della Chiesa
Pur avendo delegato a molti pastori la cura delle sue pecore, egli non ha abbandonato la custodia del gregge diletto. E dalla sua assistenza, fondamentale ed eterna, deriva anche a noi l`appoggio dell`apostolo Pietro, che certo non vien mai meno alla sua missione.
La saldezza di questo fondamento su cui è costruita tutta la Chiesa nella sua altezza, non è mai scossa, per quanto grande sia la mole del tempio che la sovrasta. La saldezza di quella fede, lodata nel principe degli apostoli, è perpetua; e come resta per sempre ciò che Pietro credette in Cristo, cosí resta per sempre ciò che Cristo stabilí in Pietro. Infatti come è stato annunciato nella lettura del Vangelo, avendo il Signore interrogato i discepoli che cosa essi lo ritenessero, tra le disparate opinioni dei molti, rispose il beato Pietro dicendo: "Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo". Il Signore disse: "Beato sei tu, Simone Bar-Iona, perché non la carne e il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico che tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa, e a te darò le chiavi del regno dei cieli. E tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato anche nei cieli; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche nei cieli (Mt 16,16ss).
Resta per sempre, dunque, questa disposizione della Verità; e Pietro, perseverando nella saldezza di pietra assegnatagli, non ha piú abbandonato il timone della Chiesa. Egli infatti fu preposto a tutti gli altri, e cosí, quando vien detto «pietra», quando vien nominato «fondamento», quando vien costituito «portiere del regno dei cieli», quando vien preposto come «arbitro del legare e dello sciogliere» i cui giudizi rimarranno stabili anche nei cieli, ci è dato conoscere quale sia la sua unione con Cristo attraverso il mistero di questi appellativi. Ed ora compie con maggior pienezza e potenza gli incarichi affidatigli, ed eseguisce in tutti i particolari gli uffici e gli impegni, in colui e con colui dal quale fu glorificato. Se, dunque, da noi si fa qualche azione retta o si prende qualche decisione giusta, se con le suppliche quotidiane otteniamo qualcosa dalla misericordia di Dio, è per la sua opera e per i suoi meriti: nella sua sede vive la sua potestà, vi eccelle la sua autorità.
Ciò fu ottenuto, dilettissimi, da quella gloriosa affermazione che, ispirata da Dio Padre al suo cuore apostolico, trascese ogni incertezza delle opinioni umane e ricevette la fermezza di pietra che non sarà mai scossa da nessun attacco. In tutta la Chiesa infatti «Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo», dice ogni giorno Pietro, e ogni lingua che loda il Signore viene formata dal magistero di questa voce.
(Leone Magno, Serm. 3, 1-4)
4. Successione apostolica e tradizione della Chiesa
Cosí dunque, la tradizione degli apostoli, che è stata manifestata nel mondo intero, può essere colta in tutta la Chiesa da quanti vogliono vedere la verità. E potremmo enumerare i vescovi che furono stabiliti dagli apostoli nelle Chiese, e i loro successori fino a noi. Ora, essi non hanno insegnato né conosciuto niente che somigli alle fantasie deliranti di costoro. Se tuttavia gli apostoli avessero conosciuto dei misteri segreti che avrebbero insegnato ai «perfetti», a parte e all`insaputa degli altri, certamente avrebbero trasmesso questi misteri anzitutto a coloro a cui affidavano le Chiese stesse. Poiché volevano che fossero assolutamente perfetti e in tutto irreprensibili coloro che essi lasciavano come successori e ai quali trasmettevano la loro propria missione di insegnamento: se questi uomini assolvevano correttamente il loro compito, era un grande vantaggio, mentre, se dovevano fallire, sarebbe stata la peggiore disgrazia.
Ma poiché sarebbe troppo lungo, in un`opera come questa, enumerare le successioni di tutte le Chiese, prenderemo soltanto una di esse, la Chiesa massima e piú antica e conosciuta di tutte, che i due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo fondarono e stabilirono a Roma, mostrando che la tradizione che essa ha degli apostoli e la fede che annuncia agli uomini sono giunte fino a noi per successione episcopale...; con questa Chiesa infatti, a motivo della sua origine piú eccellente, deve accordarsi tutta la Chiesa, cioè i fedeli di ogni luogo - lei in cui sempre è stata conservata, a beneficio di questi che sono dovunque, la tradizione che viene dagli apostoli.
Pertanto, dopo aver fondato e edificato la Chiesa, i beati apostoli rimisero a Lino la carica dell`episcopato; è questo Lino che Paolo nomina nelle lettere a Timoteo. A lui succede Anacleto. Dopo di lui, al terzo posto a partire dagli apostoli, l`episcopato tocca a Clemente. Egli aveva visto gli stessi apostoli e aveva avuto rapporti con loro: la predicazione di quelli risuonava ancora ai suoi orecchi e la loro tradizione era ancora davanti ai suoi occhi. D`altronde, non era il solo, perché in quell`epoca erano ancora vivi molti che erano stati istruiti dagli apostoli. Sotto questo Clemente, dunque, sorse un grave dissenso tra i fratelli di Corinto; la Chiesa di Roma indirizzò allora ai Corinzi una lettera importantissima per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare loro la tradizione che aveva appena ricevuto dagli apostoli... A questo Clemente succede Evaristo; a Evaristo, Alessandro, poi, sesto a partire dagli apostoli, è costituito Sisto dopo di lui, Telesforo, che rese gloriosa testimonianza; quindi Igino; quindi Pio; dopo di lui, Aniceto; essendo succeduto Sotero ad Aniceto, ora è Eleuterio che, al dodicesimo posto a partire dagli apostoli, detiene la funzione dell`episcopato. Ecco per quale sequenza e quale successione la tradizione esistente nella Chiesa a partire dagli apostoli e la predicazione della verità sono giunte fino a noi. Ed è questa una prova molto completa che è una e identica a se stessa questa fede vivificante che, dagli apostoli fino ad ora, si è conservata e trasmessa nella verità.
(Ireneo di Lione, Adv. Haer. 3, 2)
5. L`unità della Chiesa
Il Signore dice a Pietro: "Io ti dico: tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell`inferno non prevarranno contro di essa. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli: ciò che tu legherai sulla terra, sarà legato anche in cielo, e cio che tu scioglierai sulla terra, sarà sciolto anche in cielo (Mt 16,18s). Su uno solo egli edifica la Chiesa, quantunque a tutti gli apostoli, dopo la sua risurrezione, abbia donato uguali poteri dicendo: "Come il Padre ha mandato me, cosí io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti" (Gv 20,21-23). Tuttavia, per manifestare l`unità, costituí una cattedra sola, e dispose con la sua parola autoritativa che il principio di questa unità derivasse da uno solo. Quello che era Pietro, certo, lo erano anche gli altri apostoli: egualmente partecipi all`onore e al potere; ma l`esordio procede dall`unità, affinché la fede di Cristo si dimostri unica. E a quest`unica Chiesa di Cristo allude lo Spirito Santo nel Cantico dei Cantici quando, nella persona del Signore, dice: "Unica è la colomba mia, la perfetta mia, unica di sua madre, la prediletta della sua genitrice" (Ct 6,9). Chi non conserva quest`unità della Chiesa, crede forse di conservare la fede? Chi si oppone e resiste alla Chiesa, confida forse di essere nella Chiesa? Eppure è anche il beato apostolo Paolo che lo insegna, e svela il sacro mistero dell`unità dicendo: "Un solo corpo e un solo spirito, una sola speranza della vostra vocazione un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio (Ef 4,4-6).
(Cipriano di Cartagine, De Eccl. unitate, 4-5)
6. Gesù Cristo è il vero ed eterno capo della Chiesa
Circondati di carne mortale, soggetti alla fragilità di fronte alla tentazione, non siamo mai liberi da qualche attacco che ci colpisce, e in questa lotta la vittoria non è mai tanto felice, che anche dopo il trionfo non risorga qualche nuova battaglia. Perciò nessun pontefice è tanto perfetto, nessun vescovo è tanto immacolato, da poter offrire ostie di pacificazione solo per i delitti del popolo, e non anche per suoi peccati.
Se questa è la condizione che lega tutti i sacerdoti, quanto più essa grava e stringe noi, per i quali la stessa grandezza del compito assunto è occasione frequentissima di colpa? Quantunque infatti i singoli pastori presiedano con speciale sollecitudine al loro gregge e sappiano che dovranno rendere conto delle pecore loro affidate, a noi tuttavia la cura è comune con tutti, e il governo di ciascuno di loro è porzione della nostra fatica. Infatti quando da tutto il mondo si ricorre alla sede dell`apostolo Pietro, si richiede al nostro ministero anche quell`amore per la Chiesa universale che il Signore raccomandò a Pietro. E tanto maggiore sentiamo su di noi gravare il peso, quanto maggiori sono i nostri doveri.
Tra questi motivi di trepidazione, che fiducia mai avremmo di compiere il nostro servizio, se non perché mai sonnecchia né si addormenta colui che custodisce Israele e che disse ai suoi discepoli: Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo (Mt 28,20)? Se non perché egli si degna di essere non solo custode delle pecore, ma anche pastore degli stessi pastori? Non lo si vede materialmente con la vista, ma lo si sente spiritualmente col cuore; è assente col corpo, con cui poteva farsi da noi vedere, è presente con la divinità, con la quale è sempre tutto e dovunque... E` presente dunque, dilettissimi, in mezzo ai suoi fedeli il Signore Gesù Cristo - lo professiamo non temerariamente, ma con fede - e quantunque segga alla destra di Dio Padre fino a quando porrà i suoi nemici a sgabello dei suoi piedi (Sal 109,1), egli tuttavia, pontefice sommo, non è lontano dal consesso dei suoi pontefici, e giustamente la bocca di tutta la Chiesa e di tutti i sacerdoti canta a lui: Giurò il Signore e non se ne pentirà: tu sei sacerdote in eterno secondo l`ordine di Melchisedek (Sal 109,4)...
Non è dunque una presunzione questa nostra festa, dilettissimi, in cui onoriamo, memori del dono divino, il giorno della nostra consacrazione; infatti confessiamo con sentimenti religiosi e conformi a verità che Cristo svolge l`opera del nostro ministero in tutto ciò che noi rettamente compiamo; e ci gloriamo non in noi, che senza di lui nulla possiamo, ma in lui, che è la nostra stessa possibilità.
Leone Magno, Sermoni, 5,1-4
7. Lettera di Leone Magno nella contesa con Ilario di Arles
La divina religione, che la grazia di Dio volle far risplendere tra tutte le genti e tra tutte le nazioni, fu istituita dal Signore nostro Gesù Cristo, salvatore del genere umano, in modo che la verità, contenuta prima nell`annuncio della legge e dei profeti, si diffondesse ovunque, a salute dell`universo intero, per mezzo degli apostoli, come sta scritto: In tutta la terra uscì il loro suono, e fino ai confini dell`orbe terrestre le loro parole (Sal 18,5). Il Signore però volle che questo sacro compito, ufficio proprio di tutti gli apostoli, avesse la sua sede principale nel beatissimo Pietro, il sommo degli apostoli, e che in questo modo i suoi doni promanassero da lui, come da un capo, in tutto il corpo: così avrebbe compreso di essersi privato di questo divino mistero colui che avesse osato sottrarsi all`unione con Pietro. Egli infatti aveva assunto Pietro a un`unità tutta personale, e volle che tutti sapessero ciò che egli era, quando disse: Tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa (Mt 16,18).
Così la costruzione del tempio eterno, per dono mirabile della grazia di Dio, ha per fondamento la saldezza di Pietro; con questa forza Cristo volle corroborare la sua Chiesa, perché contro di lei nulla possa la temerità umana, e le porte degli inferi contro di lei non prevalgano. Ed è proprio la forza sacra di questa pietra, posta da Dio a fondamento, come abbiamo detto, che intende violare, con troppa empia presunzione, chiunque cerca di spezzare la sua potestà, accarezzando le proprie brame e non seguendo le norme ricevute dagli anziani: non si ritiene soggetto a nessuna legge, non si lascia guidare da nessuna istituzione del Signore, si allontana dal vostro e dal nostro costume per la brama di usurpare nuova autorità, presume ciò che gli è illecito e trascura ciò che dovrebbe custodire...
Così Ilario [vescovo di Arles] con le sue nuove e assurde pretese, ha sconvolto lo stato delle Chiese [delle Gallie] e la concordia dei vescovi. Bramando di assoggettare voi alla sua potestà e non soffrendo di essere soggetto al beato apostolo Pietro, ha rivendicato a sé il diritto di compiere ordinazioni in tutte le Chiese delle Gallie e di trasferire in sé l`autorità dovuta ai vescovi metropolitani; e in più ha sminuito, con espressioni troppo arroganti, la riverenza dovuta al beatissimo Pietro, a cui è stata data, al di sopra di tutti, la potestà di sciogliere e legare e una cura specialissima di pascolare le pecore. Chiunque pensa di negare il suo primato, non può minimamente sminuirne la dignità, ma gonfiato dallo spirito della propria superbia, sprofonda se stesso nell`inferno.
Leone Magno, Lettera ai vescovi della provincia di Vienne
mercoledì 18 agosto 2014
Abbazia Santa Maria di Pulsano
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