Alberto Vianello Monastero Marango«La libertà più grande è quella donata»

Letture: Ger 20,7-9; Rm 12,1-2; Mt 16,21-27
Riconoscere la realtà del Signore Gesù (Vangelo di domenica scorsa) non basta: bisogna mettersi umilmente dietro a Lui, accettando il suo cammino e seguendone i passi. La realtà e la dinamica di Gesù sono tutto amore e dono di sé alla storia dell’uomo, perché divenga storia di salvezza. Ma l’uomo fatica ad entrare in tali parametri di Dio.
Così Gesù rimprovera Pietro di «non pensare secondo Dio», cioè di «non avere il senso delle cose di Dio». Tutto gli appartiene, ma Dio non esercita una signoria sull’uomo e sul creato, bensì li serve.
Gesù preannuncia ai suoi discepoli che dovrà «soffrire molto», poi «venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Non è chiaro se discepoli fossero più spaventati dalla prospettiva della passione e della morte o da quella della risurrezione, visto la grande paura che li ha presi sul mare, non dalla tempesta, ma da Gesù che camminava sulle acque. Certamente il male ci preoccupa e ci opprime, ma rimane qualche cosa di noto, rispetto all’ignoto di Dio che va oltre le misure da noi sperimentabili.
Ma questa misura nella quale facciamo fatica ad entrare è quella dell’amore oltre qualsiasi misura: proprio quello che Gesù «Cristo, il Figlio del Dio vivente» ha incarnato. Separare questo titolo, che Pietro ha con entusiasmo proclamato, dalla dimensione dell’amore dato gratuitamente agli uomini, equivale a negarlo; perché «Dio è amore» (1Gv 4,8).

Da quest’episodio Gesù ricava un insegnamento che rivolge a tutti: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso». Solo seguendo Gesù possiamo essere veramente noi stessi, perché Lui è la realtà dell’umanità veramente realizzata nell’essere totalmente abitata da Dio e dal suo amore, grazie al dono dello Spirito (cfr. Rm 5,5).
Per realizzare ciò è necessaria una condizione: «rinnegare se stessi», cioè avere il dominio di sé. C’è un lavoro da fare su di sé perché il proprio “io” non occupi tutto. Solo facendo dello spazio dentro di sé si può permettere a Dio di entrare nella nostra vita e farla ricca e piena del suo amore. La via dietro al Signore non è fatta di rinunce e di sacrifici, ma di relazione autentica con il Signore e con gli altri, resa possibile solo dall’assunzione del proprio limite e ponendo limiti all’imposizione che ci viene dall’immediato nostro sentire.

Gesù insiste – tanto importante è quello che sta insegnando – con l’alterità «salvare / perdere», in rapporto con la propria vita. Nel voler «salvare» c’è l’affanno che viene dalla preoccupazione per sé. È come uno che ha un grande tesoro: ogni movimento e ogni rumore può nascondere la minaccia di chi vuole portarglielo via. C’è un rapporto sbagliato con quello che si è e quello che si ha. La libertà da sé, che è vedere il “sé” non come un tesoro minacciato, pone invece nella prospettiva del offrirsi senza calcolo. Non si tratta di una rinuncia a se stessi, ma di un ritrovarsi essenzialmente nel rendersi dono agli altri, perché «la libertà più grande è quella donata» (Lorenzo Milani).

Donarsi al mondo – invece che «guadagnare il mondo intero, ma perdere la propria vita» - comporta entrare in un altro mondo: «Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni». Non sono prospettive “apocalittiche”. Questo altro mondo, nel quale fa irruzione tutta la presenza dell’azione di Dio in Gesù Cristo, è il nostro mondo reso altro da ogni più piccolo gesto di chi, seguendo Gesù, domina se stesso e dona la sua libertà.

Alberto Vianello

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