padre Antonio Rungi "Legare e sciogliere in terra e in cielo"
XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (24/08/2014)
Vangelo: Mt 16,13-20
Il Vangelo di oggi ci fa meditare sul potere spirituale che Gesù assegna a Pietro, dopo la sua professione sincera di fede in Lui, che è il potere evangelico della misericordia e del perdono di Dio per l'umanità. Questo speciale compito spetta a Pietro e alla barca di Pietro alla Chiesa di Cristo, che è una, santa, cattolica ed apostolica secondo quanto professiamo con la bocca e con il cuore nel Credo apostolico. Tutto parte da un'esigenza di Gesù di sapere cosa pensa la gente di Lui.
Ebbene le risposte, quelle che avevano avuto maggiore consenso sono state indicate nel testo del vangelo di Matteo di questa XXI domenica del tempo ordinario, che si colloca verso la fine del periodo estivo: "Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Gesù non si scompone difronte a questo sondaggio di opinione sulla persona, ma evidentemente anche lui non era contento di come aveva risposto l'opinione pubblica intervistata dagli apostoli. Gesù vuole dai discepoli una risposta più diretta, una percezione più immediata della sua persona e della sua missione. Ecco perché non soddisfatto di quanto hanno capito, falsamente gli altri, si rivolge direttamente agli apostoli e chiede: «Ma voi, chi dite che io sia?». Un certo imbarazzo sicuramente c'è stato tra loro. Forse qualcuno dei dodici, compreso Giuda voleva dire la sua opinione sul maestro. Invece, e qui entra in gioco l'autorevolezza di Pietro e il suo ruolo nel collegio apostolico, quello di portavoce, anzi del primi testimone della fede in Gesù Cristo. Pietro allora prendendo la parola senza mezzi termini, come sentiva nella sua mente e nel suo cuore, sotto l'azione dello Spirito Santo che lo guida nei pensieri e nella parola, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E' la celebre professione di fede di Pietro a Filippi di Cesarea, da cui parte tutta la missione della Chiesa, come mandato diretto a Pietro e al gruppo dei dodici di riconciliazione e di perdono. Bellissimo comando che Gesù affida a Pietro per il bene dell'umanità: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Gesù edifica la chiesa su Pietro e non c'è chiesa senza Pietro, ovvero senza Cristo. A questa chiesa affida il potere del legare e dello sciogliere. Chiaro riferimento al dono della misericordia che la chiesa è chiamata ad esercitare nel nome di Cristo mediante i sacramenti della confessione, ma anche mediante altre forme di perdono che la Chiesa, in nome di Cristo, può concedere ai singoli fedeli e all'intera comunità dei credenti. Il potere delle chiavi e il potere di riconoscersi nella Chiesa come comunità di credenti che professano la stessa fede nell'unico salvatore del mondo, che è Gesù Cristo. Il battesimo, come la cresima, come la confessione sacramentale sono i sacramenti della fede che ci immettono nella vita della chiesa e della grazia, ci confermano nella volontà di camminare sulla strada che ha percorso Gesù e in caso di fragilità umana e peccato, ritorniamo, pentiti, sulla strada del bene chiedendo perdono a Dio dei nostri peccati. Nessuno è escluso dalla misericordia di Dio, se sinceramente pentito e contrito dei propri peccati. La chiesa ha sempre le porte aperte e non chiude in faccia a nessuno le sue porte di ingresso alla grazia e alla misericordia di Dio.
Facendo nostro l'incoraggiante discorso alla speranza cristiana, che trapela nella prima lettura della parola di Dio di oggi, tratto dal profeta Isaia, guardiamo a Dio e soprattutto a chi Dio lo vede rendere "visibile" con la sua tenerezza di Padre, fissando la nostra riflessione su queste bellissime parole di conversione e di rinnovamento personale ed ecclesiale, necessario soprattutto ai nostri giorni: "Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire". E San Paolo Apostolo in uno dei passaggi più belli della lettera ai Romani, in cui si rivolge a Dio e a Cristo, scrive parole di estremo conforto e di fiducia in Dio, nel quale riporre ogni nostra legittima attesa di sapere e di conoscenza: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio? Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli".
Con grande umiltà del nostro cuore e della nostra limitata intelligenza umana, ci abbassiamo davanti alla sapienza di Dio. Ci rimettiamo totalmente a Lui e affidiamo la nostra vita a Colui che di questa vita umana si è fatto carico, Gesù Cristo, Figlio di Dio, che è venuto in questo mondo offrendo la sua vita e versando il suo sangue per la salvezza dell'umanità.
Rinnoviamo di fronte al grande mistero di Cristo salvatore e di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, davanti ai molteplici misteri della vita umana, la nostra fiduciosa preghiera, in sintonia e in comunione con Pietro, che oggi ha il nome di Papa Francesco, e con tutta la chiesa sparsa nel mondo, che soffre a causa di quella fede osteggiata da chi non permette di professarla liberamente in ogni parte della terra: O "Padre, fonte di sapienza, che nell'umile testimonianza dell'apostolo Pietro hai posto il fondamento della nostra fede, dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito, perché riconoscendo in Gesù di Nazaret il Figlio del Dio vivente, diventino pietre vive per l'edificazione della tua Chiesa".
La confessione della fede passi se è necessario anche attraverso la testimonianza estrema del martirio come da 2000 anni ci insegnano i martiri delle prime persecuzioni ai martiri delle persecuzioni del 2014. Un profondo legame di sangue e di amore a Cristo lega i cristiani di ogni tempo, di ogni epoca e cultura, di ogni nazione, in quanto il sangue dei martiri è stato e rimarrà il seme spirituale per la diffusione della fede in Gesù Cristo fino agli estremi confini della terra. Dalla Palestina a Roma, con Pietro e Paolo, ai 124 martiri coreani beatificati da Papa Francesco nei giorni scorsi a Seul, nel suo primo viaggio apostolico nel Continente Asiatico, tutto parla di Gesù e tutto dice quanto sia grande l'amore per Lui quando la fede è sincera e forte nei cuori dei suoi discepoli. Noi con Pietro diciamo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Amen. Amen.
Vangelo: Mt 16,13-20
Il Vangelo di oggi ci fa meditare sul potere spirituale che Gesù assegna a Pietro, dopo la sua professione sincera di fede in Lui, che è il potere evangelico della misericordia e del perdono di Dio per l'umanità. Questo speciale compito spetta a Pietro e alla barca di Pietro alla Chiesa di Cristo, che è una, santa, cattolica ed apostolica secondo quanto professiamo con la bocca e con il cuore nel Credo apostolico. Tutto parte da un'esigenza di Gesù di sapere cosa pensa la gente di Lui.
Ebbene le risposte, quelle che avevano avuto maggiore consenso sono state indicate nel testo del vangelo di Matteo di questa XXI domenica del tempo ordinario, che si colloca verso la fine del periodo estivo: "Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Gesù non si scompone difronte a questo sondaggio di opinione sulla persona, ma evidentemente anche lui non era contento di come aveva risposto l'opinione pubblica intervistata dagli apostoli. Gesù vuole dai discepoli una risposta più diretta, una percezione più immediata della sua persona e della sua missione. Ecco perché non soddisfatto di quanto hanno capito, falsamente gli altri, si rivolge direttamente agli apostoli e chiede: «Ma voi, chi dite che io sia?». Un certo imbarazzo sicuramente c'è stato tra loro. Forse qualcuno dei dodici, compreso Giuda voleva dire la sua opinione sul maestro. Invece, e qui entra in gioco l'autorevolezza di Pietro e il suo ruolo nel collegio apostolico, quello di portavoce, anzi del primi testimone della fede in Gesù Cristo. Pietro allora prendendo la parola senza mezzi termini, come sentiva nella sua mente e nel suo cuore, sotto l'azione dello Spirito Santo che lo guida nei pensieri e nella parola, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E' la celebre professione di fede di Pietro a Filippi di Cesarea, da cui parte tutta la missione della Chiesa, come mandato diretto a Pietro e al gruppo dei dodici di riconciliazione e di perdono. Bellissimo comando che Gesù affida a Pietro per il bene dell'umanità: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". Gesù edifica la chiesa su Pietro e non c'è chiesa senza Pietro, ovvero senza Cristo. A questa chiesa affida il potere del legare e dello sciogliere. Chiaro riferimento al dono della misericordia che la chiesa è chiamata ad esercitare nel nome di Cristo mediante i sacramenti della confessione, ma anche mediante altre forme di perdono che la Chiesa, in nome di Cristo, può concedere ai singoli fedeli e all'intera comunità dei credenti. Il potere delle chiavi e il potere di riconoscersi nella Chiesa come comunità di credenti che professano la stessa fede nell'unico salvatore del mondo, che è Gesù Cristo. Il battesimo, come la cresima, come la confessione sacramentale sono i sacramenti della fede che ci immettono nella vita della chiesa e della grazia, ci confermano nella volontà di camminare sulla strada che ha percorso Gesù e in caso di fragilità umana e peccato, ritorniamo, pentiti, sulla strada del bene chiedendo perdono a Dio dei nostri peccati. Nessuno è escluso dalla misericordia di Dio, se sinceramente pentito e contrito dei propri peccati. La chiesa ha sempre le porte aperte e non chiude in faccia a nessuno le sue porte di ingresso alla grazia e alla misericordia di Dio.
Facendo nostro l'incoraggiante discorso alla speranza cristiana, che trapela nella prima lettura della parola di Dio di oggi, tratto dal profeta Isaia, guardiamo a Dio e soprattutto a chi Dio lo vede rendere "visibile" con la sua tenerezza di Padre, fissando la nostra riflessione su queste bellissime parole di conversione e di rinnovamento personale ed ecclesiale, necessario soprattutto ai nostri giorni: "Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire". E San Paolo Apostolo in uno dei passaggi più belli della lettera ai Romani, in cui si rivolge a Dio e a Cristo, scrive parole di estremo conforto e di fiducia in Dio, nel quale riporre ogni nostra legittima attesa di sapere e di conoscenza: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio? Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli".
Con grande umiltà del nostro cuore e della nostra limitata intelligenza umana, ci abbassiamo davanti alla sapienza di Dio. Ci rimettiamo totalmente a Lui e affidiamo la nostra vita a Colui che di questa vita umana si è fatto carico, Gesù Cristo, Figlio di Dio, che è venuto in questo mondo offrendo la sua vita e versando il suo sangue per la salvezza dell'umanità.
Rinnoviamo di fronte al grande mistero di Cristo salvatore e di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, davanti ai molteplici misteri della vita umana, la nostra fiduciosa preghiera, in sintonia e in comunione con Pietro, che oggi ha il nome di Papa Francesco, e con tutta la chiesa sparsa nel mondo, che soffre a causa di quella fede osteggiata da chi non permette di professarla liberamente in ogni parte della terra: O "Padre, fonte di sapienza, che nell'umile testimonianza dell'apostolo Pietro hai posto il fondamento della nostra fede, dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito, perché riconoscendo in Gesù di Nazaret il Figlio del Dio vivente, diventino pietre vive per l'edificazione della tua Chiesa".
La confessione della fede passi se è necessario anche attraverso la testimonianza estrema del martirio come da 2000 anni ci insegnano i martiri delle prime persecuzioni ai martiri delle persecuzioni del 2014. Un profondo legame di sangue e di amore a Cristo lega i cristiani di ogni tempo, di ogni epoca e cultura, di ogni nazione, in quanto il sangue dei martiri è stato e rimarrà il seme spirituale per la diffusione della fede in Gesù Cristo fino agli estremi confini della terra. Dalla Palestina a Roma, con Pietro e Paolo, ai 124 martiri coreani beatificati da Papa Francesco nei giorni scorsi a Seul, nel suo primo viaggio apostolico nel Continente Asiatico, tutto parla di Gesù e tutto dice quanto sia grande l'amore per Lui quando la fede è sincera e forte nei cuori dei suoi discepoli. Noi con Pietro diciamo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Amen. Amen.
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