Enzo Bianco, sdb "I NOSTRI PENSIERI E I PENSIERI DI DIO"

21 settembre 2014 | 25a Domenica A  -  T. Ordinario | Omelia di approfondimento
Essere cristiani comporta vivere secondo lo stile di Cristo. Ma non è facile. Bisogna rinunciare a un certo modo di pensare troppo umano, inquinato sovente da egoismo, invidia, da pigrizia e magari dall'odio. E adottare il punto di vista di Dio. Lo diceva l'antico profeta della prima Lettura, criticando il comportamento di molti nel popolo dell'Alleanza: "I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore".
Per noi oggi è difficile fare nostro lo stile di vita di Gesù. Ma quando ci decidiamo, allora il Signore ci accoglie come figli. Ce lo ha spiegato il Vangelo, con la "Parabola degli operai chiamati a lavorare nella vigna".

* Parabola sconcertante, a prima vista. Noi moderni ci portiamo dentro una mentalità e sensibilità sindacale. Troviamo giusto che ciascuno venga retribuito per quanto ha lavorato. Invece nella parabola troviamo gente che è arrivata solo all'ultimo momento, ma riceve lo stesso stipendio di quelli che nella vigna hanno sopportato la fatica sotto il sole per tutta la lunga giornata. Ci sembra un'ingiustizia, oggi diremmo un caso evidente di sperequazione salariale.
E dunque Gesù sosterrebbe una simile ingiustizia, e la metterebbe sul conto di Dio Padre? Perché quel datore di lavoro che ingaggia gli operai per la sua vigna è proprio lui.

* Non saremo così ingenui da tirare una simile conclusione. Sappiamo abbastanza come funzionano le parabole. Sono un racconto di fatti singolari e curiosi, attinti dal Signore nella vita quotidiana, che però richiedono un diverso piano di interpretazione, e suggeriscono conclusioni a livello di fede.
Certo quel padrone della vigna è il Padre celeste. La sua vigna è il mondo in cui c'è tanto da fare. E i lavoratori a giornata siamo noi uomini. Tutti invitati a darci da fare. Ma molti se ne stanno oziosi, bighellonano svagati qua e là, si comportano male. Lontani da Dio. Hanno pensieri che non sono i pensieri del Signore, percorrono itinerari contorti che non sono le sue vie.
Però - nella parabola e nella realtà - Dio li attende. Esce di continuo a cercarli. Quando li incontra, li invita subito a rimboccarsi le maniche. E se accettano, li associa a sé. In concreto, il mettersi a lavorare nella vigna è semplicemente quello che di solito chiamiamo conversione del cuore.

* Ed ecco il paradosso della parabola. Dio, a quelli che accettano di rimboccarsi le maniche con lui, riserva una ricompensa uguale per tutti quanti. Non sarà differenziata e personale come la pensione, il trattamento di fine rapporto, le ferie, ma sarà una nuova qualità di vita uguale per tutti, la vita eterna.
Le tabelle retributive nelle fabbriche degli uomini variano da un lavoro all'altro. Una ricompensa uguale per lavori disuguali è considerata un'ingiustizia, da contrastare magari con uno sciopero. Invece nella vigna, azienda del Padre celeste, vige quella strana tabella. Per il Padre non ci sono primi o ultimi, veterani o apprendisti, ma soltanto figli. Amati.
La parabola viene così a dirci che non importa a quale ora timbriamo il cartellino e ci rimbocchiamo le maniche. Importa invece che un bel momento lo facciamo.

*La vita eterna dunque non è uno stipendio, ma un dono. A noi succede come a Pierino. Dicono mamma e papà: "Pierino, se studi, ti regaliamo il cellulare". Pierino studia, e il cellulare arriva. Se l'è guadagnato? Anche, forse. Ma soprattutto il cellulare è il dono di mamma e papà, e viene dal loro amore.
Così la vita eterna è dono dell'amore di Dio per noi. Noi, Pierini del Signore, gli diamo una risposta di affetto filiale, e lui ci avvolge nella sua tenerezza.
E effetto non trascurabile: se ci comportiamo così, i pensieri di Dio diventano i nostri pensieri, le sue vie diventano le nostre vie.



                                                                                   Enzo Bianco, sdb

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