Lectio Divina a cura di fr. Vincenzo Boschetto"La correzione fraterna"
23ª Domenica del tempo ordinario (A)
Lectio divina su Mt 18,15-20
Invocare
«Fà, o Signore, che ascolti con attenzione e ricordi costantemente il tuo insegnamento, che lo metta in pratica con forza e coraggio, disprezzando le ricchezze e allontanando tutte le inquietudini della vita mondana...Fà che mi fortifichi da ogni parte e mediti le tue parole mettendo profonde radici e purificandomi da tutti gli attacchi mondani» (San Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo secondo San Matteo 44,3-4).
Leggere
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15«Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla
parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. 18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. 19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20Perché dove sono due o treH riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
- facciamo un momento di silenzio perchè la Parola risuoni dentro di noi
Meditare
Il brano del vangelo di questa domenica fa parte del discorso ecclesiale (cap. 18) nel quale Matteo presenta il clima spirituale che dovrebbe regnare tra i discepoli e quindi nella sua Chiesa. Questo capitolo raccoglie le diverse parole di Gesù intorno alla vita comunitaria: da queste si ricava come deve comportarsi una comunità se vuole essere veramente alla sequela del suo Signore. Organizzando le parole di Gesù in cinque grandi sermoni o discorsi, il Vangelo di Matteo imita i cinque libri del Pentateuco e presenta la Buona Novella del Regno come una Nuova Legge.
Le istruzioni contenute nel Testo seguono la parabola della pecora smarrita che presenta l’interesse e l’attenzione di Dio nei confronti di ogni uomo, anche se peccatore. Dio non dimentica nessuno, ogni persona è oggetto del suo amore. Come il pastore non abbandona, ma va alla ricerca della pecora smarrita, così è Dio. Anche il cristiano, sulla base di questo comportamento di Dio, è chiamato a prendersi cura del fratello. L’amore al fratello è il mandato del nostro essere Chiesa, del nostro far vivere, nelle relazioni umane, il cuore nuovo e lo spirito nuovo, doni del Cristo risorto.
I passi che vengono attuati per recuperare il fratello alla comunione ecclesiale vanno dunque letti e interpretati alla luce dei vv. 12-14, come traduzione ecclesiale del desiderio di Dio di cercare e salvare la pecora smarrita. Bisogna partire dal perdono, che è senza dubbio l’elemento centrale, se si tiene conto del collegamento di questo testo con quello successivo.
vv. 15-16: Spesso, la logica umana mette orienta tutto sul peccato, anziché sulla misericordia di Dio, che ci invita a prenderci cura dei nostri fratelli, soprattutto di quelli che peccano. La prima cosa importante sottolineata dall'Evangelista è che colui che commette una colpa è un fratello. Dire fratello vuol dire che ogni persona che incontriamo, che ci vive accanto, che amiamo o che amiamo un po’ meno è un nostro fratello. Riconoscere che ogni uomo concreto che incontriamo, anche per strada, anche se sconosciuto è nostro fratello vuol dire avere con questo uomo quella relazione che nasce da un cuore nuovo e uno Spirito nuovo, doni del Signore risorto ai suoi discepoli, e a noi Chiesa. In questo modo, il fratello non è più lontano da te, non ti è più indifferente o nemico, ma è qualcuno che ti è caro, che tu ami. E allora attenzione: la colpa non è rinuncia alla condizione di fratello; cioè, non basta una colpa per rompere una condizione di fraternità all’interno di una comunità cristiana. La colpa non è quella condizione per la quale un uomo si esclude o si autoesclude dalla fraternità della comunità cristiana.
La colpa, il peccato è la condizione di separazione dell’uomo da Dio. Il peccato è la rottura di un rapporto; con il peccato, l’uomo esce dall’Alleanza che Dio, instancabilmente, vuole mantenere e rinnovare con la sua creatura. Allora, se la colpa è una condizione di separazione da Dio, ecco l’invito di Gesù: “va”; cioè, va’ da lui, recupera la relazione, tienila viva. La relazione d’amore, soprattutto quando è incondizionata e senza ritorno, è il vero principio instaurativo della fraternità. Allora, tieni la relazione, lega il tuo fratello a te, e se questo non è sufficiente, prendi con te una o due persone, perché il legame possa diventare più forte; e se anche questo non sarà sufficiente, affidalo all’assemblea, perché l’assemblea lo leghi a sé, perché l’assemblea sia per lui segno di quel legame, di quell’amore, di quella Alleanza che Dio vuole con tutti gli uomini. E se vi sembra che niente riesca a ricostruire il legame, sia per te come un pagano e un pubblicano: cioè, affidalo direttamente a Gesù, a colui che è l’amico dei pagani e dei pubblicani, a colui che con questi siede a mensa e per questi è venuto nel mondo.
v. 17: C’è un crescendo nell’esercizio della carità. C’è una ammonizione, c’è un riprendere l'altro in quanto fratello. Poi, ancora, c’è una assunzione di questa condizione e quindi la necessità di una comunità cristiana che vigila, che assume e coglie come la colpa di uno non sia solo la colpa di un fratello, ma come la sua condizione sia in realtà la condizione di tutti, che viene assunta. E poi c’è l’espressione massima della carità, rappresentata dall’assemblea.
La colpa di un fratello pone soprattutto degli interrogativi in merito alla credibilità con cui una comunità cristiana parla. La considerazione, per chi non ha dato retta neanche alla massima espressione della carità, cioè la Chiesa, è quello di considerarlo come un pagano e un pubblicano, come uno cioè la cui condizione reimpegna la Chiesa a un annuncio e a un accostamento delle Scritture quale è l’accostamento che Gesù ha vissuto nei confronti dei pagani e dei pubblicani. È una comunità cristiana che sa ripartire dall’inizio, che sa rivivere il primo annuncio.
La condizione di coloro che non ascoltano la misericordia che Dio usa attraverso l’assemblea è quella di pubblicano e di pagano, che sono le persone per le quali Gesù ha scelto di dare la sua vita. Ci si meraviglia di questo Gesù che va tra i pagani, di questo Gesù che mangia con i pubblicani e le prostitute. Il “sia per te come un pagano e un pubblicano” non permette alla chiesa di dire: finalmente posso escludere qualcuno, posso esercitare il potere di escludere qualcuno. Al contrario, la condizione di chi non ascolta è la condizione di chi pone la chiesa in una situazione di maggiore missionarietà.
v. 18: In Mt 16,19, il potere di perdonare viene dato a Pietro; in Gv 20,23, questo stesso potere viene dato agli apostoli. Ora, in questo testo, il potere di perdonare viene dato alla comunità: “tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo”. Qui appare l’importanza della riconciliazione e l’enorme responsabilità della comunità nel suo modo di trattare i membri. Non scomunica la persona, ma semplicemente ratifica l’esclusione che la persona già aveva assunto pubblicamente uscendo dalla comunità.
“Tutto quello che legherete” significa che lo legherete di più a voi, non lo lascerete andare, avrete nei suoi confronti un atteggiamento ancora più materno come chiesa. I peccatori vanno tenuti più legati ancora a noi, più sotto la nostra protezione, più sotto la nostra maternità, la nostra paternità. Resteranno di più nel seno delle nostre comunità cristiane. Il Signore invita la sua chiesa ad essere madre che lega a sé o scioglie da sé. Il legare non vuol dire impedire, il legare vuol dire stringere a sé. E lo sciogliere vuol dire essere libero da ogni legame. Quindi la chiesa è chiamata a legare o sciogliere un rapporto, con i fratelli e le sorelle, che è finalizzato all’annuncio della salvezza.
v. 19: L’accento non è tanto sulla preghiera comune, quanto sulla preghiera concorde (letteralmente sinfonica da sinfonesosin che significa appunto accordarsi), una preghiera cioè in sintonia con il cuore stesso di Dio: ciò che tu chiedi è ciò che io voglio per te. L’accordarsi è chiedere secondo il mistero di Dio. Qui è chiedere secondo quello che è Dio stesso. Quando la preghiera è concorde nel desiderio dei cuori, allora è aperta alla volontà di Dio.
v. 20: Il Signore non dice: ’Dove almeno due o tre..’, come a dire che la dimensione di Chiesa debba necessariamente essere numericamente elevata. Ma dice: ‘Dove due o tre..’: e cioè, la condizione della sua presenza è l’essere in due o tre, la dimensione di Chiesa è quella dei due o tre. Gesù dice che lui è il centro, l’asse della comunità e, come tale, insieme alla comunità prega il Padre, affinché conceda il dono del ritorno del fratello che si è escluso.
- Per la riflessione personale e il confronto
Rileggi il brano con calma e raccogli i consigli di Gesù per la tua vita e la vita di comunità. Dopo vedi qual’è la esigenza fondamentale che emerge da questi consigli di Gesù, per risolvere i problemi della comunità e riconciliarsi tra di loro
In Mt 16,19, il potere di perdonare viene dato a Pietro; in Gv 20,23, questo stesso potere viene dato agli apostoli. Qui, il potere di perdonare viene dato alla comunità. La nostra comunità, come usa questo potere di perdonare che Gesù le conferisce?
Infine, Gesù ha detto: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Cosa significa questo per noi oggi?
Pregare
Mettiti in silenzio e accogli le parole di Gesù nel tuo cuore e invocalo col Salmo 32 (2-11)
Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa,
e perdonato il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa alcun male
e nel cui spirito non è inganno.
Tacevo e si logoravano le mie ossa,
mentre gemevo tutto il giorno.
Giorno e notte pesava su di me la tua mano,
come per arsura d’estate inaridiva il mio vigore.
Ti ho manifestato il mio peccato,
non ho tenuto nascosto il mio errore.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie colpe»
e tu hai rimesso la malizia del mio peccato.
Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia.
Quando irromperanno grandi acque
non lo potranno raggiungere.
Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo,
mi circondi di esultanza per la salvezza.
Ti farò saggio, t’indicherò la via da seguire;
con gli occhi su di te, ti darò consiglio.
Non siate come il cavallo e come il mulo
privi d’intelligenza;
si piega la loro fierezza con morso e briglie,
se no, a te non si avvicinano.
Molti saranno i dolori dell’empio,
ma la grazia circonda chi confida nel Signore.
Gioite nel Signore ed esultate, giusti,
giubilate, voi tutti, retti di cuore.
Contemplare-agire
La preghiera è dono di riconciliazione. Sia per tutti il punto di partenza per una accoglienza fraterna e un amore verso tutti.
Lectio divina su Mt 18,15-20
Invocare
«Fà, o Signore, che ascolti con attenzione e ricordi costantemente il tuo insegnamento, che lo metta in pratica con forza e coraggio, disprezzando le ricchezze e allontanando tutte le inquietudini della vita mondana...Fà che mi fortifichi da ogni parte e mediti le tue parole mettendo profonde radici e purificandomi da tutti gli attacchi mondani» (San Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo secondo San Matteo 44,3-4).
Leggere
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15«Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla
parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. 18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. 19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20Perché dove sono due o treH riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
- facciamo un momento di silenzio perchè la Parola risuoni dentro di noi
Meditare
Il brano del vangelo di questa domenica fa parte del discorso ecclesiale (cap. 18) nel quale Matteo presenta il clima spirituale che dovrebbe regnare tra i discepoli e quindi nella sua Chiesa. Questo capitolo raccoglie le diverse parole di Gesù intorno alla vita comunitaria: da queste si ricava come deve comportarsi una comunità se vuole essere veramente alla sequela del suo Signore. Organizzando le parole di Gesù in cinque grandi sermoni o discorsi, il Vangelo di Matteo imita i cinque libri del Pentateuco e presenta la Buona Novella del Regno come una Nuova Legge.
Le istruzioni contenute nel Testo seguono la parabola della pecora smarrita che presenta l’interesse e l’attenzione di Dio nei confronti di ogni uomo, anche se peccatore. Dio non dimentica nessuno, ogni persona è oggetto del suo amore. Come il pastore non abbandona, ma va alla ricerca della pecora smarrita, così è Dio. Anche il cristiano, sulla base di questo comportamento di Dio, è chiamato a prendersi cura del fratello. L’amore al fratello è il mandato del nostro essere Chiesa, del nostro far vivere, nelle relazioni umane, il cuore nuovo e lo spirito nuovo, doni del Cristo risorto.
I passi che vengono attuati per recuperare il fratello alla comunione ecclesiale vanno dunque letti e interpretati alla luce dei vv. 12-14, come traduzione ecclesiale del desiderio di Dio di cercare e salvare la pecora smarrita. Bisogna partire dal perdono, che è senza dubbio l’elemento centrale, se si tiene conto del collegamento di questo testo con quello successivo.
vv. 15-16: Spesso, la logica umana mette orienta tutto sul peccato, anziché sulla misericordia di Dio, che ci invita a prenderci cura dei nostri fratelli, soprattutto di quelli che peccano. La prima cosa importante sottolineata dall'Evangelista è che colui che commette una colpa è un fratello. Dire fratello vuol dire che ogni persona che incontriamo, che ci vive accanto, che amiamo o che amiamo un po’ meno è un nostro fratello. Riconoscere che ogni uomo concreto che incontriamo, anche per strada, anche se sconosciuto è nostro fratello vuol dire avere con questo uomo quella relazione che nasce da un cuore nuovo e uno Spirito nuovo, doni del Signore risorto ai suoi discepoli, e a noi Chiesa. In questo modo, il fratello non è più lontano da te, non ti è più indifferente o nemico, ma è qualcuno che ti è caro, che tu ami. E allora attenzione: la colpa non è rinuncia alla condizione di fratello; cioè, non basta una colpa per rompere una condizione di fraternità all’interno di una comunità cristiana. La colpa non è quella condizione per la quale un uomo si esclude o si autoesclude dalla fraternità della comunità cristiana.
La colpa, il peccato è la condizione di separazione dell’uomo da Dio. Il peccato è la rottura di un rapporto; con il peccato, l’uomo esce dall’Alleanza che Dio, instancabilmente, vuole mantenere e rinnovare con la sua creatura. Allora, se la colpa è una condizione di separazione da Dio, ecco l’invito di Gesù: “va”; cioè, va’ da lui, recupera la relazione, tienila viva. La relazione d’amore, soprattutto quando è incondizionata e senza ritorno, è il vero principio instaurativo della fraternità. Allora, tieni la relazione, lega il tuo fratello a te, e se questo non è sufficiente, prendi con te una o due persone, perché il legame possa diventare più forte; e se anche questo non sarà sufficiente, affidalo all’assemblea, perché l’assemblea lo leghi a sé, perché l’assemblea sia per lui segno di quel legame, di quell’amore, di quella Alleanza che Dio vuole con tutti gli uomini. E se vi sembra che niente riesca a ricostruire il legame, sia per te come un pagano e un pubblicano: cioè, affidalo direttamente a Gesù, a colui che è l’amico dei pagani e dei pubblicani, a colui che con questi siede a mensa e per questi è venuto nel mondo.
v. 17: C’è un crescendo nell’esercizio della carità. C’è una ammonizione, c’è un riprendere l'altro in quanto fratello. Poi, ancora, c’è una assunzione di questa condizione e quindi la necessità di una comunità cristiana che vigila, che assume e coglie come la colpa di uno non sia solo la colpa di un fratello, ma come la sua condizione sia in realtà la condizione di tutti, che viene assunta. E poi c’è l’espressione massima della carità, rappresentata dall’assemblea.
La colpa di un fratello pone soprattutto degli interrogativi in merito alla credibilità con cui una comunità cristiana parla. La considerazione, per chi non ha dato retta neanche alla massima espressione della carità, cioè la Chiesa, è quello di considerarlo come un pagano e un pubblicano, come uno cioè la cui condizione reimpegna la Chiesa a un annuncio e a un accostamento delle Scritture quale è l’accostamento che Gesù ha vissuto nei confronti dei pagani e dei pubblicani. È una comunità cristiana che sa ripartire dall’inizio, che sa rivivere il primo annuncio.
La condizione di coloro che non ascoltano la misericordia che Dio usa attraverso l’assemblea è quella di pubblicano e di pagano, che sono le persone per le quali Gesù ha scelto di dare la sua vita. Ci si meraviglia di questo Gesù che va tra i pagani, di questo Gesù che mangia con i pubblicani e le prostitute. Il “sia per te come un pagano e un pubblicano” non permette alla chiesa di dire: finalmente posso escludere qualcuno, posso esercitare il potere di escludere qualcuno. Al contrario, la condizione di chi non ascolta è la condizione di chi pone la chiesa in una situazione di maggiore missionarietà.
v. 18: In Mt 16,19, il potere di perdonare viene dato a Pietro; in Gv 20,23, questo stesso potere viene dato agli apostoli. Ora, in questo testo, il potere di perdonare viene dato alla comunità: “tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo”. Qui appare l’importanza della riconciliazione e l’enorme responsabilità della comunità nel suo modo di trattare i membri. Non scomunica la persona, ma semplicemente ratifica l’esclusione che la persona già aveva assunto pubblicamente uscendo dalla comunità.
“Tutto quello che legherete” significa che lo legherete di più a voi, non lo lascerete andare, avrete nei suoi confronti un atteggiamento ancora più materno come chiesa. I peccatori vanno tenuti più legati ancora a noi, più sotto la nostra protezione, più sotto la nostra maternità, la nostra paternità. Resteranno di più nel seno delle nostre comunità cristiane. Il Signore invita la sua chiesa ad essere madre che lega a sé o scioglie da sé. Il legare non vuol dire impedire, il legare vuol dire stringere a sé. E lo sciogliere vuol dire essere libero da ogni legame. Quindi la chiesa è chiamata a legare o sciogliere un rapporto, con i fratelli e le sorelle, che è finalizzato all’annuncio della salvezza.
v. 19: L’accento non è tanto sulla preghiera comune, quanto sulla preghiera concorde (letteralmente sinfonica da sinfonesosin che significa appunto accordarsi), una preghiera cioè in sintonia con il cuore stesso di Dio: ciò che tu chiedi è ciò che io voglio per te. L’accordarsi è chiedere secondo il mistero di Dio. Qui è chiedere secondo quello che è Dio stesso. Quando la preghiera è concorde nel desiderio dei cuori, allora è aperta alla volontà di Dio.
v. 20: Il Signore non dice: ’Dove almeno due o tre..’, come a dire che la dimensione di Chiesa debba necessariamente essere numericamente elevata. Ma dice: ‘Dove due o tre..’: e cioè, la condizione della sua presenza è l’essere in due o tre, la dimensione di Chiesa è quella dei due o tre. Gesù dice che lui è il centro, l’asse della comunità e, come tale, insieme alla comunità prega il Padre, affinché conceda il dono del ritorno del fratello che si è escluso.
- Per la riflessione personale e il confronto
Rileggi il brano con calma e raccogli i consigli di Gesù per la tua vita e la vita di comunità. Dopo vedi qual’è la esigenza fondamentale che emerge da questi consigli di Gesù, per risolvere i problemi della comunità e riconciliarsi tra di loro
In Mt 16,19, il potere di perdonare viene dato a Pietro; in Gv 20,23, questo stesso potere viene dato agli apostoli. Qui, il potere di perdonare viene dato alla comunità. La nostra comunità, come usa questo potere di perdonare che Gesù le conferisce?
Infine, Gesù ha detto: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Cosa significa questo per noi oggi?
Pregare
Mettiti in silenzio e accogli le parole di Gesù nel tuo cuore e invocalo col Salmo 32 (2-11)
Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa,
e perdonato il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa alcun male
e nel cui spirito non è inganno.
Tacevo e si logoravano le mie ossa,
mentre gemevo tutto il giorno.
Giorno e notte pesava su di me la tua mano,
come per arsura d’estate inaridiva il mio vigore.
Ti ho manifestato il mio peccato,
non ho tenuto nascosto il mio errore.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie colpe»
e tu hai rimesso la malizia del mio peccato.
Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia.
Quando irromperanno grandi acque
non lo potranno raggiungere.
Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo,
mi circondi di esultanza per la salvezza.
Ti farò saggio, t’indicherò la via da seguire;
con gli occhi su di te, ti darò consiglio.
Non siate come il cavallo e come il mulo
privi d’intelligenza;
si piega la loro fierezza con morso e briglie,
se no, a te non si avvicinano.
Molti saranno i dolori dell’empio,
ma la grazia circonda chi confida nel Signore.
Gioite nel Signore ed esultate, giusti,
giubilate, voi tutti, retti di cuore.
Contemplare-agire
La preghiera è dono di riconciliazione. Sia per tutti il punto di partenza per una accoglienza fraterna e un amore verso tutti.
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