PAPA FRANCESCO MEDITAZIONE DOMUS SANCTAE MARTHAE"Ho sfogliato la cipolla"

Giovedì, 25 settembre 2014
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.219, Ven. 26/09/2014)
In giro ci sono tanti «cristiani che si pavoneggiano», ammalati di vanità, che «vivono per apparire e farsi vedere». Finiscono così per trasformare la loro vita in «una bolla di sapone», bella ma effimera, andando in giro con troppo trucco e magari anche cercando di far bella
figura sventolando «assegni per le opere della Chiesa» o ricordando di essere «parente di tal vescovo». Ma così facendo vivono una vita bugiarda, ingannando anche se stessi. Ciò che conta, invece, è «la verità, la realtà concreta del Vangelo». È con un incoraggiamento «forse un po’ crudele ma vero» che Papa Francesco ha chiesto ai cristiani di guardare soltanto alla loro «vita con il Signore» e «senza far suonare le trombe».

Durante la messa celebrata a Santa Marta giovedì mattina, 25 settembre, ha commentato il noto passo del Libro del Qoèlet — «vanità delle vanità» (1, 2-11) — proposto dalla liturgia odierna, facendo notare che esso non è «pessimista» come potrebbe sembrare. Ci dice, invece, «la verità» e cioè che «tutto passa e se non hai qualcosa di consistente, anche tu passerai, come tutte le cose».

Il brano della Scrittura, ha spiegato Francesco, «comincia con quella parola chiave: vanità». Infatti «la vita di una persona può essere una vita forte, che fa tante cose buone». Ma, dall’altra parte, «c’è anche la tentazione» di renderla «una vita di vanità, di vivere per le cose che non hanno consistenza, che passano». In sostanza, la tentazione è «vivere per apparire, per farsi vedere: e questo non solo fra i pagani, ma anche fra persone di fede, fra i cristiani».

Invece Gesù, ha affermato il Pontefice, «rimproverava tanto i vanitosi, quelli che si vantavano». Così «ai dottori della legge diceva che non dovevano passeggiare nelle piazze con quei vestiti lussuosi: sembravano principi!». E li ammoniva: «A voi piace questo, non la verità». E il Signore, che «rimproverava forte», diceva ancora ai vanitosi: «Ma quando tu preghi, per favore, non farti vedere. Non pregare perché ti vedano pregare». E raccomandava anche di non usare chissà quali vestiti per pregare.

In pratica Gesù suggerisce il comportamento opposto: «Prega di nascosto, va’ nella tua stanza — tu e il Signore — e non farti vedere». E ancora: «Quando tu aiuti i poveri o dai l’elemosina, per favore, non far suonare la tromba, fallo di nascosto. Il Padre lo vede, è sufficiente».

Ma, ha affermato il Papa, il vanitoso si preoccupa di pensare: «io do questo assegno per le opere della Chiesa» e così fa vedere l’assegno. E magari «poi truffa, dall’altra parte, la Chiesa». Proprio questo è il modo di fare del vanitoso che, in fin dei conti, «vive per apparire». E a queste persone il Signore dice espressamente: «Quando tu digiuni, per favore, non fare il malinconico, il triste, perché tutti se ne accorgano che tu stai digiunando. Digiuna con gioia. Fai penitenza con gioia» in modo «che nessuno se ne accorga».

Francesco ha messo perciò in guardia dalla tentazione della «vanità che è vivere per apparire, vivere per farsi vedere». E ha riconosciuto: «forse è un po’ crudele quello che dico, ma è la verità». Ecco che, ha affermato il Papa, «i cristiani che vivono per apparire, per la vanità, sembrano pavoni: si pavoneggiano!». E dicono «ma io sono cristiano, io sono parente di quel prete, di quella suora, di tal vescovo; la mia famiglia è cristiana, siamo bravi tutti». Ciò che invece conta, ha spiegato, non è vantarsi di qualcosa. Perché l’essenziale è solo «la tua vita col Signore». In proposito, Francesco ha suggerito alcune domande, da porre a se stessi: «Come preghi? Come va la tua vita nelle opere di misericordia? Tu fai le visite agli ammalati?». Insomma, bisogna andare al sodo, guardare «la realtà». E «per questo Gesù ci dice che dobbiamo costruire la nostra casa, cioè la nostra vita cristiana, sulla roccia, sulla verità». Invece «i vanitosi costruiscono la casa sulla sabbia e quella casa cade, quella vita cristiana cade, scivola, perché non è capace di resistere alle tentazioni».

Oggi, ha ricordato il Papa, «quanti cristiani vivono per apparire». E «la vita loro sembra una bolla di sapone» che «è bella, ha tutti i colori, ma dura un secondo e poi» finisce. «Anche quando guardiamo alcuni monumenti funebri — ha proseguito — pensiamo che è vanità, perché la verità è tornare alla terra nuda, come diceva il servo di Dio Paolo VI». Del resto «ci aspetta la terra nuda, questa è la nostra verità finale». Però, ha aggiunto il Pontefice, «nel frattempo mi vanto o faccio qualcosa? Faccio del bene? Cerco Dio? Prego?». Ecco perché si deve puntare alle «cose consistenti». Invece «la vanità è bugiarda, è fantasiosa, inganna se stessa, inganna il vanitoso: prima fa finta di essere, ma alla fine crede di essere quello che dice. Ci crede, poveretto».

Ed è proprio ciò che è accaduto al tetràrca Erode, ha spiegato il Papa facendo riferimento al passo evangelico di Luca (9, 7-9), proposto dalla liturgia: «Quando è apparso Gesù, lui era commosso dentro. Nelle sue fantasie pensava: “Ma questo sarà Giovanni, che io ho decapitato? Sarà un altro?”». La reazione di Erode ci dimostra che «la vanità semina inquietudine cattiva, toglie la pace». Insomma, la vanità «è come quelle persone che si truccano troppo e poi hanno paura di prendere la pioggia e che tutto quel trucco venga giù». Per questo «la vanità non ci dà pace: soltanto la verità ci dà la pace».

Dunque, ha raccomandato Francesco, «pensiamo oggi ai consigli di Gesù di edificare la nostra vita sulla roccia. È Lui la roccia. L’unica roccia è Gesù!».

Ma «pensiamo a questa proposta del diavolo, del demonio, che ha anche tentato Gesù di vanità nel deserto», proponendogli «vieni con me, andiamo su al tempio, facciamo lo spettacolo: tu ti butti giù e tutti crederanno in te». Davvero il diavolo aveva presentato a Gesù «la vanità sul vassoio».

Per tutte queste ragioni, ha affermato il Pontefice, la vanità «è una malattia spirituale molto grave». È significativo, ha aggiunto, che «i padri egiziani del deserto dicevano che la vanità è una tentazione contro la quale dobbiamo lottare tutta la vita, perché sempre ritorna per toglierci la verità». E «per far capire questo dicevano: è come la cipolla, tu la prendi e cominci a sfogliare. E sfogli la vanità oggi, un po’ di vanità domani» e va avanti «tutta la vita sfogliando la vanità per vincerla». Così «alla fine stai contento: ho tolto la vanità, ho sfogliato la cipolla. Ma ti rimane l’odore in mano»,

Francesco ha concluso la meditazione chiedendo, nella preghiera, «al Signore la grazia di non essere vanitosi» ma «di essere veri, con la verità della realtà e del Vangelo».
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.219, Ven. 26/09/2014)
 

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