Alberto Vianello"Una vittima illustre del consumismo: Gesù rifiutato dal mercato religioso "

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/10/2014)
Monastero Marango Caorle (VE)
L'immagine biblica della vigna serve a Gesù per rivelare tutta la cura di Dio - attraverso di Lui, il Messia - per il suo popolo e per denunciare le infruttuosità e il rifiuto di una parte dei capi di quel popolo, gli stessi a cui si rivolge.
Riguardo a quest'ultimo elemento, risulta molto significativa la conclusione del racconto da parte di Matteo, che la liturgia, invece, ha tagliato: «Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo,
ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta» (Mt 21,45-46). Ormai lo scontro si è fatto aperto: Gesù mostra tutto il Vangelo nella sua radicalità di grazia da accogliere e da
lasciarsi cambiare; «i capi dei sacerdoti e i farisei» rifiutano del tutto la sua persona, perché non sanno fare «un frutto degno della conversione» (3,8).
Nella parabola/allegoria il padrone è Dio. Come rivela la prima Lettura, fa tutto quello che serve perché la vigna porti frutto: «Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che non abbia fatto?». Per questo denuncia la sua infruttuosità: «Si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue». Ha prodotto «acini acerbi»: non è stata fedele alla sua natura di amata e curata vigna. Ma nel racconto di Gesù, la reazione negativa diventa il rifiuto dei contadini a dare il frutto, la loro violenza agli inviati e addirittura l'uccisione del figlio del padrone.
Togliere la vigna dalle mani di «quei malvagi» è la reazione conclusiva del racconto proprio da parte dei capi religiosi: condannano la loro stessa condotta. La difesa del loro potere, l'arroganza di una giustizia religiosa tutta basata su un rispetto formale della Legge, la condanna di tutti gli altri che non sono capaci come loro di osservarla, sono la corrispondenza storica di infruttuosità e di rifiuto violento da parte dei capi religiosi.
Si tratta di un rischio anche per certi ambienti della Chiesa di oggi, come denuncia Papa Francesco: «E’ una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo a una elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l'accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare» (Evangelii Gaudium 94).

La via tracciata da Gesù Cristo è conseguente e opposta: «La pietra che i costruttori hanno scartato e diventata la pietra d'angolo». Non una via di successo dunque, ma di rifiuto. E’ la via impensabile e sconvolgente che il Padre realizza per il Figlio, in conseguenza del rifiuto subito ad opera del potere religioso del tempo (e di ogni tempo): Dio ha fatto dello scarto umano il fondamento della storia della salvezza.
Il rifiuto è proprio il male del mondo di oggi, dice ancora il Papa: «Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell'oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l'esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l'appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono "sfruttati" ma rifiuti, "avanzi"» (Evangelii Gaudium 53). Anche Gesù l’ha vissuto, e nella piena coscienza di chi lo ha praticato: «Costui è l'erede. Su uccidiamolo...». Rifiuto a titolo della perfezione religiosa da essi esercitata. Così, ogni giorno, Gesù si fa solidale con tutti i rifiutati e gli scartati del mondo (e anche noi, talvolta, scartiamo l'altro).
Fra una montagna immensa di rifiuti edilizi che la storia religiosa ha prodotto, il Padre è andato a raccogliere suo Figlio, e ne ha fatto l'elemento fondamentale e decisivo («la pietra d'angolo») per un nuovo edificio: dove c'è posto per tutti.
Immagino che il Padre abbia poi mandato lo Spirito Santo nello stesso grande deposito di pietre scartate a prendere dell'altro materiale per la costruzione: dallo scarto ha preso suo Figlio per farne la pietra d'angolo, dallo stesso scarto va a prendere le altre pietre che gli servono. Altrimenti, come farebbe a restare su tale casa!

Tornando alla parabola, Gesù dice che «il regno di Dio sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Questo popolo per il Regno è fatto dai «pubblicani e prostitute» che prendono il posto dei religiosi perfetti (brano precedente del Vangelo); ed è fatto dai «cattivi e buoni» che vengono raccolti dalle strade per il banchetto di nozze (brano successivo): scarti, appunto.

Alberto Vianello

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