Casa di Preghiera San Biagio FMA Commento su Es 22,20-26; Sal 17; 1Ts 1,5-10; Mt 22,34-40

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2014)
Vangelo: Es 22,20-26|Sal 17|1Ts 1,5-10|Mt 22,34-40
L'uomo, immagine di Dio che l'ha creato, possono collaborare insieme per realizzare il grande e unico progetto del creatore, che è il progetto d'amore pensato da secoli e rivelato ad Israele che, al Sinai, accetta l'alleanza che Dio gli propone. La proposta di Dio, il Signore in assoluto, è un invito :"amare gli altri come se stessi". Dio ha fatto la proposta, ora spetta a l'uomo collaborare per la sua attuazione, dialogando e
collaborando con Dio. Le letture proposte nell'odierna liturgia ci insegnano che tutte le azioni violente e ingiuste conte le persone deboli e indifese gridano vendetta al cospetto di Dio, il quale si erge in loro difesa contro i prepotenti e i loro soprusi.
Nella prima lettura Dio è presentato, dall'autore sacro, come il difensore del povero, sollecito nel porgere l'orecchio a coloro che sono nel bisogno.
Il brano, Es 22,20-26, è dagli esegetici, indicato come "codice dell'Alleanza". Esso contiene diverse leggi a carattere etico e sociale che difendono le persone più deboli quali: i forestieri, le vedove, gli orfani. Queste persone che, si trovano nell'impossibilità di difendersi trovano in Dio il loro difensore. Si tratta dello stesso Dio che ha liberato Israele dalla schiavitù d'Egitto. Ora spetta alla comunità dell'Alleanza comportarsi come il Signore si è comportato, a suo tempo, nei suoi riguardi.
Nel Salmo Davide erompe in un canto di gioia verso il Signore perché non è stato indifferente al suo grido di aiuto, ma lo ha ascoltato ed è intervenuto offrendogli il rifugio sicuro del suo amore.
Nella seconda lettura l'apostolo Paolo invita la comunità di Tessalonica a perseverare nell'accogliere il suo insegnamento e il suo esempio di vita perché continuino ad essere di esempio alle altre Chiese. Il cristiano deve convincere più con l'esempio che con le parole. Oggi si parla molto e frequentemente di "nuova evangelizzazione" senza comprendere il significato, cioè non un nuovo Evangelo ma lo stesso, vissuto come lo vissero i Tessalonicesi al tempo di Paolo.
Il Vangelo odierno riferisce della conversazione tra Gesù ed un fariseo, dottore della legge intorno ai comandamenti: "Maestro, nella legge, qual è il grande comandamento?". Interrogativo serio ma viziato. Gesù invita l'interrogante ad andare all'essenziale e gli risponde citando " il più grande e il primo dei comandamenti": " Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" (Dt 6,5). È lo Shema' Isràel, la professione di fede che ogni credente Israelita ripete tre volte al giorno. A questo punto il Maestro compie una autorevole innovazione e accosta al versetto del Deuteronomio un versetto tratto dal Levitico: " IL secondo comandamento è simile al primo: "Amerai il prossimo tuo come te stesso (Lv 19,18)". Con questa risposta Gesù ci comunica che l'amore di Dio e del prossimo sono in stretta relazione tra loro perché, se è vero che ogni essere umano e stato creato a immagine del Creatore non è possibile pretendere di amare Dio e, contemporaneamente, disprezzare la sua immagine sulla terra. Così rispondendo Gesù invita il suo interlocutore a modificare il suo mondo interiore di pensare: non c'è amore di Dio, se non c'è amore del fratello ( cfr. 1 Gv 4,2021).
Il dialogo termina con l'affermazione di Gesù: "Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge i Profeti ( Mt22,40)". Aggiungendo questo commento Gesù fa capire che se non c'è amore del prossimo la legge crolla, non solo per i farisei ma anche per quei gruppi in cui regnano numerose virtù per scarseggia l'amore del prossimo per troppa auto stima (siamo i migliori, i più fedeli). Inoltre Gesù tenta di far capire al dottore della legge, ma anche a noi, che l'amore è un comandamento e non il luogo privilegiato della spontaneità, dell'attrazione, che non esige un contraccambio ed è donato a chiunque, fino al nemico. Se vogliamo essere suoi seguaci dobbiamo chiedere, insistentemente nella preghiera, che Dio ci doni il dono del suo amore, dell'amore sincero a cominciare da se stessi, perché se non amiamo noi stessi è difficile che amiamo il nostro prossimo, che amiamo Dio.
Revisione di vita
- Nella nostra società progredita, che riempie di cose, come è possibile che, nella crisi di relazione coppie di sposi siano lasciati soli al loro destino?
- Siamo consapevoli che i comandamenti sono due (Dio e il prossimo) ma che l'amore è unico nella sua origine (l'Amore viene da Dio) e nel suo slancio donativo (e torna a Dio passando attraverso l'altro).
- Siamo veramente sicuri che essere cristiani vuol dire domandare insistentemente a Dio nella preghiera che ci venga donato lo Spirito, che ci rende capaci di amare come solo Dio ama?

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