don Luca Garbinetto"L'amore, il nostro cemento armato"
XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2014)
Vangelo: Mt 22,34-40
Spesso ho pensato la storia della salvezza come un cantiere aperto, in cui il Signore - grande Architetto - guida e coordina i lavori per la costruzione di una grande casa, in cui tutti gli uomini e le donne possano trovare riparo, ristoro, custodia e famiglia. Immagino questo Capo cantiere in modo un po' speciale, perché non se ne rimane a osservare, occupato soltanto dai suoi piani e dai suoi calcoli, da rispettare in maniera ottusa e ossessiva. Egli non è nemmeno di quei professionisti - estremamente competenti, ma assai noiosi e antipatici, a volte - che, radicati sulle loro nozioni e irrigiditi
dall'ansia di portare a termine il progetto a perfezione, danno comandi a destra e a manca, accompagnati da pedanti rimbrotti e severe punizioni - inclusi duri licenziamenti... - per gli operai che non stanno al passo.
Sembra invece che, in questo cantiere di vita, che è la nostra storia, Dio, l'Architetto, ci stia in mezzo con le mani e i piedi ben imbrattati di fango e di sudore. Egli preferisce scendere a terra e condividere la fatica di coloro che sono chiamati a scegliere i materiali, a mescolarli, a scavare e gettare per le fondamenta, a ragionare e creare i modi e le forme per rendere la casa, oltre che accogliente e funzionale, anche bella.
Sarà per questo suo modo di lavorare, un po' contro corrente, che Gesù, il nostro Dio, carpentiere di periferia, si è trovato spesso ad aver da ridire con i professionisti del mestiere della religione. Facevano a turno, sadducei, farisei, sacerdoti e capi vari, per cercare di mettere in evidenza le pecche di un sistema d'opera a loro modo di vedere assolutamente inefficace, se non addirittura pericoloso. Per mettere alla prova il prodotto, mettevano alla prova le idee del Progettista.
La domanda cruciale era proprio questa: ‘Ma in base a quale strano principio della economia della salvezza - scritta da generazioni nelle Sacre Scritture - tu imposti il tuo cantiere in questa maniera?'. Cioè, perché ti comporti così, tu che dici di venire dal Cielo, e del cielo non hai né i modi oppressivi e signorili, né la bacchetta magica che noi immaginiamo tu debba avere?
Gesù, oltre che un buon carpentiere, era anche un attento ascoltatore. E anche a chi lo attaccava subdolamente, Egli rispondeva cercando di coinvolgerli nel cantiere della salvezza. Così, alla domanda cruciale, risponde facendo appello a qualcosa di bello che essi, gli esperti della Legge, avevano accolto e insegnato già nei loro piccoli cantieri.
È scritto, infatti, ‘Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente' (cfr. Dt 6,5). Splendida colonna della Legge, perno e cimento della Casa di Dio pensata per l'uomo. Un pezzo di edificio che fa venire le vertigini, tanto ci porta in alto con il nostro piccolo cuore, con l'anima richiamata all'originale somiglianza divina, con la mente che non riesce a contenere i pensieri di Dio.
Ma è scritto anche: ‘Amerai il tuo prossimo come te stesso' (Lv 19,18). Una seconda colonna, fondamenta della pratica di fraternità e di solidarietà del popolo di Dio, impegnato a lottare per i diritti dell'uomo in una logica di comunione e non sulla base di un egoistico autocentramento - che invece qualche volta indebolisce malamente le costruzioni contemporanee... Questa seconda colonna ci riporta agli sguardi terreni, e Gesù la irrobustisce di impegno, allargandone gli orizzonti a tutti i popoli della terra, e non soltanto agli appartenenti ad Israele.
Dalle vertigini del Cielo, ai confini incalcolabili dell'umanità: questa Casa si presenta davvero larga e lunga, alta e profonda.
Gesù, dunque, sembra voler costruire la Casa di Dio appoggiata alle due colonne fondamentali del Piano già scritto nei libri della Scrittura, e pare semplicemente invitare i suoi interlocutori a unificare la prospettiva: questi due pilastri non vanno mai separati, l'uno deve piantarsi a fianco dell'altro. Mai Dio senza l'uomo, né l'uomo senza Dio.
Ho sempre immaginato così, la Casa di Dio nel cantiere della salvezza. Sostenuta dalle fondamenta del sacrificio pasquale, essa si appoggia sulle due colonne dell'amore a Dio e dell'amore al prossimo.
Oggi però ho compreso che forse non è proprio così. Ho l'impressione, infatti, che non sia ben definito ancora quante siano le colonne che reggono l'edificio della salvezza. Mi appare però evidente il materiale con cui ogni pezzo della Casa viene costruito. Si tratta di cemento armato, fatto necessariamente di due elementi inscindibili tra loro: l'amore a Dio e l'amore all'uomo, appunto. Qual è la differenza? Per nulla banale.
Due colonne, infatti, rimangono pur sempre separate, anche se sistemate l'una accanto all'altra. Il materiale, invece, il cemento armato non può mai prescindere né dal cemento né dal ferro con cui si intreccia, e sebbene si distinguano per costituzione fisica, nel mescolarsi generano una realtà nuova, più solida, più resistente, più efficace.
Due colonne si distinguono dal resto dell'edificio, quasi a dire che ci sono momenti in cui, nella storia della salvezza, dimenticarsi dell'amore è pure ammissibile. Il cemento armato si usa invece anche per le pareti, per le strutture portanti di ogni parte, ed è bene che sia così, perché esso è simbolo del mistero che fonda la vita: l'incarnazione!
Non c'è nulla, proprio nulla dell'uomo che non sia intessuto di delicati fili divini o di solide corde dello Spirito. E non esiste altro Dio se non il Dio che si incontra tra le piccole e ordinarie vicende umane, inebriandole di amore gratuito e rendendole così semplicemente grandi. Amore a Dio e amore al prossimo restituiscono all'uomo la propria partecipazione alla natura divina.
Rimane forse da dare uno sguardo al materiale che, secondo il progetto del grande Architetto, costituisce le fondamenta della Casa. Ci accorgeremmo probabilmente che è tutta opera sua. Le basi della Casa, infatti, sono fatte dell'amore gratuito di Dio per l'uomo.
Vangelo: Mt 22,34-40
Spesso ho pensato la storia della salvezza come un cantiere aperto, in cui il Signore - grande Architetto - guida e coordina i lavori per la costruzione di una grande casa, in cui tutti gli uomini e le donne possano trovare riparo, ristoro, custodia e famiglia. Immagino questo Capo cantiere in modo un po' speciale, perché non se ne rimane a osservare, occupato soltanto dai suoi piani e dai suoi calcoli, da rispettare in maniera ottusa e ossessiva. Egli non è nemmeno di quei professionisti - estremamente competenti, ma assai noiosi e antipatici, a volte - che, radicati sulle loro nozioni e irrigiditi
dall'ansia di portare a termine il progetto a perfezione, danno comandi a destra e a manca, accompagnati da pedanti rimbrotti e severe punizioni - inclusi duri licenziamenti... - per gli operai che non stanno al passo.
Sembra invece che, in questo cantiere di vita, che è la nostra storia, Dio, l'Architetto, ci stia in mezzo con le mani e i piedi ben imbrattati di fango e di sudore. Egli preferisce scendere a terra e condividere la fatica di coloro che sono chiamati a scegliere i materiali, a mescolarli, a scavare e gettare per le fondamenta, a ragionare e creare i modi e le forme per rendere la casa, oltre che accogliente e funzionale, anche bella.
Sarà per questo suo modo di lavorare, un po' contro corrente, che Gesù, il nostro Dio, carpentiere di periferia, si è trovato spesso ad aver da ridire con i professionisti del mestiere della religione. Facevano a turno, sadducei, farisei, sacerdoti e capi vari, per cercare di mettere in evidenza le pecche di un sistema d'opera a loro modo di vedere assolutamente inefficace, se non addirittura pericoloso. Per mettere alla prova il prodotto, mettevano alla prova le idee del Progettista.
La domanda cruciale era proprio questa: ‘Ma in base a quale strano principio della economia della salvezza - scritta da generazioni nelle Sacre Scritture - tu imposti il tuo cantiere in questa maniera?'. Cioè, perché ti comporti così, tu che dici di venire dal Cielo, e del cielo non hai né i modi oppressivi e signorili, né la bacchetta magica che noi immaginiamo tu debba avere?
Gesù, oltre che un buon carpentiere, era anche un attento ascoltatore. E anche a chi lo attaccava subdolamente, Egli rispondeva cercando di coinvolgerli nel cantiere della salvezza. Così, alla domanda cruciale, risponde facendo appello a qualcosa di bello che essi, gli esperti della Legge, avevano accolto e insegnato già nei loro piccoli cantieri.
È scritto, infatti, ‘Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente' (cfr. Dt 6,5). Splendida colonna della Legge, perno e cimento della Casa di Dio pensata per l'uomo. Un pezzo di edificio che fa venire le vertigini, tanto ci porta in alto con il nostro piccolo cuore, con l'anima richiamata all'originale somiglianza divina, con la mente che non riesce a contenere i pensieri di Dio.
Ma è scritto anche: ‘Amerai il tuo prossimo come te stesso' (Lv 19,18). Una seconda colonna, fondamenta della pratica di fraternità e di solidarietà del popolo di Dio, impegnato a lottare per i diritti dell'uomo in una logica di comunione e non sulla base di un egoistico autocentramento - che invece qualche volta indebolisce malamente le costruzioni contemporanee... Questa seconda colonna ci riporta agli sguardi terreni, e Gesù la irrobustisce di impegno, allargandone gli orizzonti a tutti i popoli della terra, e non soltanto agli appartenenti ad Israele.
Dalle vertigini del Cielo, ai confini incalcolabili dell'umanità: questa Casa si presenta davvero larga e lunga, alta e profonda.
Gesù, dunque, sembra voler costruire la Casa di Dio appoggiata alle due colonne fondamentali del Piano già scritto nei libri della Scrittura, e pare semplicemente invitare i suoi interlocutori a unificare la prospettiva: questi due pilastri non vanno mai separati, l'uno deve piantarsi a fianco dell'altro. Mai Dio senza l'uomo, né l'uomo senza Dio.
Ho sempre immaginato così, la Casa di Dio nel cantiere della salvezza. Sostenuta dalle fondamenta del sacrificio pasquale, essa si appoggia sulle due colonne dell'amore a Dio e dell'amore al prossimo.
Oggi però ho compreso che forse non è proprio così. Ho l'impressione, infatti, che non sia ben definito ancora quante siano le colonne che reggono l'edificio della salvezza. Mi appare però evidente il materiale con cui ogni pezzo della Casa viene costruito. Si tratta di cemento armato, fatto necessariamente di due elementi inscindibili tra loro: l'amore a Dio e l'amore all'uomo, appunto. Qual è la differenza? Per nulla banale.
Due colonne, infatti, rimangono pur sempre separate, anche se sistemate l'una accanto all'altra. Il materiale, invece, il cemento armato non può mai prescindere né dal cemento né dal ferro con cui si intreccia, e sebbene si distinguano per costituzione fisica, nel mescolarsi generano una realtà nuova, più solida, più resistente, più efficace.
Due colonne si distinguono dal resto dell'edificio, quasi a dire che ci sono momenti in cui, nella storia della salvezza, dimenticarsi dell'amore è pure ammissibile. Il cemento armato si usa invece anche per le pareti, per le strutture portanti di ogni parte, ed è bene che sia così, perché esso è simbolo del mistero che fonda la vita: l'incarnazione!
Non c'è nulla, proprio nulla dell'uomo che non sia intessuto di delicati fili divini o di solide corde dello Spirito. E non esiste altro Dio se non il Dio che si incontra tra le piccole e ordinarie vicende umane, inebriandole di amore gratuito e rendendole così semplicemente grandi. Amore a Dio e amore al prossimo restituiscono all'uomo la propria partecipazione alla natura divina.
Rimane forse da dare uno sguardo al materiale che, secondo il progetto del grande Architetto, costituisce le fondamenta della Casa. Ci accorgeremmo probabilmente che è tutta opera sua. Le basi della Casa, infatti, sono fatte dell'amore gratuito di Dio per l'uomo.
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