Enzo Bianco, sdb"IL GRANDE COMANDAMENTO: AMERAI!"

26 ottobre 2014 | 30a Domenica A  -  T. Ordinario | Omelia di approfondimento
In Palestina ai tempi di Gesù mancavano tante cose, ma almeno di una c'era più che abbondanza: le leggi, a cui la gente doveva obbedire. I Rabbini facendo i conti avevano elencato 613 precetti ritenuti importanti, contenuti nell'Antico Testamento. Di essi 248 erano positivi (fai questo), e ben 365 negativi (non fare quest'altro). Tutte quelle leggi erano state promulgate dai tanti legislatori lungo i secoli: prima da Mosè, poi dai condottieri del popolo, dai giudici, dai re eccetera. Poi, da qualche tempo i Romani avevano aggiunto alle antiche prescrizioni quelle dell'Impero.

* Non sempre questi precetti erano chiari, sovente risultavano in contraddizione tra loro. Si sa, troppi alberi impediscono di vedere la foresta. Bisognava mettere ordine, almeno per non scoraggiare le persone di buona volontà.
I tentativi di chiarire non erano mancati. Si trattava di trovare fra i 613 precetti della Legge il "grande comandamento", a cui collegare e da cui far dipendere tutti gli altri. Il rabbino Hillel, studioso di grande fama vissuto poco prima di Gesù, aveva proposto il principio: "Non fare al prossimo tuo ciò che è odioso per te: questa è tutta la legge, il resto è solo commento". Ma era solo uno dei pareri circolanti, e non convinceva tutti.
Nel Vangelo di questa domenica un dottore della legge pone il problema a Gesù. E siccome oggi abbiamo più leggi di quante ce ne fossero allora, saremo curiosi si sapere che cosa rispose il Signore.

IL PUNTO DI VISTA PROPOSTO DA GESÙ

In realtà lo sappiamo già, lo si impara da piccoli al catechismo. Ha detto Gesù: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". E non si è fermato lì, ha aggiunto un secondo comandamento simile al primo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso".

* C'è del nuovo nelle parole di Gesù? Sì. Quei due principi erano già presenti nell'Antico Testamento, ma senza collegamento tra loro, addirittura in libri diversi (in Dt 6,5 e Lv 19,18), in mezzo a tante altre prescrizioni minuziose. Gesù li ha individuati, evidenziati, e fusi insieme a formarne uno solo. Essi hanno in comune la parola fondamentale: Amerai! Il grande comandamento dell'Amore.
Questo comandamento esprime la volontà di Dio, risulta principio unificatore di tutte le leggi, e per noi il centro della vita morale.

* Altra novità: Gesù, ponendo il comandamento dell'amore del prossimo allo stesso livello dell'amor di Dio, ha dato la massima estensione al concetto di prossimo. Prima gli ebrei consideravano prossimo solo il correligionario, o il simpatizzante con l'ebraismo, ma non certo lo straniero, il pagano, il nemico. Gesù invece considera prossimo chiunque è amato dal Padre, cioè tutti gli uomini.

* Le conseguenze dell'unione operata da Gesù si estendono al trantran quotidiano. Nella vita si è portati a scegliere, in alternativa: o accentuare il primato di Dio (a puntare sulla preghiera, la conversione interiore, il rapporto verticale col Signore), oppure concentrare l'attenzione sull'uomo (e dare il primo posto alla giustizia, ai valori sociali, all'impegno per un mondo migliore). La prima tendenza più spirituale, la seconda più sociale e politica. Gesù invece si aspetta che le due dimensioni siano vissute come complementari. Si ama il prossimo perché si ama Dio.

*L'amore concreto verso tutto l'esistente, verso Dio e il suo mondo, produce nell'uomo un'unità profonda, radicata nel cuore, in senso fortemente positivo.
Il rabbino Hillel, col suo "Non fare al tuo prossimo ciò che è odioso per te", formulava ancora e solo un principio negativo. Si può vederne oggi un'applicazione nella cosiddetta pace armata, o nell'equilibrio del terrore. Nel secolo scorso c'erano i due famosi blocchi - Occidente e Oltrecortina - separati da una frontiera irta di cannoni, che si sono contrapposti per decenni. E si diceva con ironia, parafrasando: "Sfidarsi è bene, e non sfidarsi è meglio". Intanto si viveva tutti col fiato sospeso.

* Dall'Amerai! proposto da Gesù procede che io, amato da Dio, mi vedo sollecitato a imitare il suo amore globale ed esigente verso tutto.

ALLORA, NOI?

Al solito Gesù non si è limitato a enunciare principi, con l'esempio ci ha anche spiegato come praticarli. Ha vissuto l'amore filiale verso il Padre celeste in un'obbedienza affettuosa, in una fedeltà totale. Lo ricordiamo dodicenne al tempio, con la risposta sibillina data a Maria e Giuseppe: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). E ha vissuto l'amore verso gli uomini fino al dono della sua vita. Giovanni ricorda che "avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13,1).

* Allora noi, uomini d'oggi? Anche oggi siamo assediati da una quantità esorbitante di leggi, regolamenti e prescrizioni. Sull'ascensore non più di quattro persone, e mai i bambini da soli. Sull'autobus cartelli con ordini e divieti scritti fin sui vetri. Nei contratti ci sono clausole scritte in piccolo, che si riesce a leggere solo con la lente, e a volte nascondono tranelli. E i giudici ammoniscono: non è ammessa l'ignoranza della legge.

* Poi siamo portati ad amare Dio e il prossimo più in teoria e a parole, che con i fatti. Charlie Brown, piccolo eroe dei fumetti, ammetteva: "Io amo il genere umano. Sono le persone che non riesco a sopportare". Le persone accanto a noi tante volte sono antipatiche, cariche di difetti. Come diceva quel tale: "Io non sono razzista. È lui che è nero".

* Allora, che cosa fare? Avvertiva santa Teresa di Lisieux: "L'amore vi darà le ali". Non resta che provare a volare. Ma con realismo, tenendo i piedi per terra.
                                                                                   Enzo Bianco, sdb

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