Ermete TESSORE sdb " IL COMANDAMENTO PIU' GRANDE....."

 26 ottobre 2014 | 30a Domenica A | T. Ordinario | Omelia di approfondimento
Il capitolo 22 di Matteo, di cui l'odierna liturgia continua a proporci la lettura e la meditazione, è fondamentale per capire la sfida mortale sorta tra Gesù ed i suoi nemici (farisei, sadducei ed erodiani) all'ombra del Tempio e che si concluderà, umanamente parlando, con l'esecuzione capitale del Calvario.
I farisei e gli erodiani erano stati smascherati nella loro ipocrisia al momento della diatriba sulla liceità o meno del pagare il tributo a Cesare (Mt 22, 15-23). I sadducei, rappresentanti dell'aristocrazia economica e sacerdotale del tempo, erano stati tacciati di ignoranti a riguardo della resurrezione nella disputa sulla donna fatale per ben
sette fratelli (Mt 22, 23-34). Questi pubblici smacchi non fanno desistere i farisei dall'attacco.

Le legnate beccate li rendono più prudenti ed attenti a salvare la faccia. Non si presentano di persona, ma mandano avanti "un dottore della Legge" per sondare il pensiero di Gesù verso il Decalogo. Essi si erano convinti che Gesù, nella sua predicazione, avesse preso le distanze dai comandamenti.

Il "fu detto agli antichi" (Mt 5,21) "ma io vi dico" suonava a bestemmia. E' per questo che il dottore della Legge non interpella Gesù per sapere il suo parere, ma per controllare la sua ortodossia e poterlo denunciare come blasfemo.

Lo scriba sapeva perfettamente che, nella tradizione ebraica, il principale comandamento era l'osservanza del sabato: osservanza rispettata da Dio stesso (Gen 2,3; Es 20,11). Rispettare lo shabbat equivaleva all'adempimento di tutta la legge e la sua non osservanza comportava la pena di morte (Es 31,14).

E Gesù, durante il sabato, aveva guarito degli infermi… Il sospetto di trovarsi davanti ad un eretico era ben radicato nella mente del saccente dottore della Legge. Ma Cristo non è un pollo. Per l'ennesima volta cambia le carte in tavola e volge la situazione in suo favore. Parte con un destro al mento da ko. Ignora la domanda sui comandamenti e rilancia con il credo ebraico che ogni buon credente recita, anche oggi, ogni giorno.

Si tratta dello "shemah Israel" riportato in Dt 6, 5:
"Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le tue forze."
Intenzionalmente, invece di "con tutte le tue forze", Gesù dice "con tutta la tua mente", in quanto con "forze" si intendevano i beni materiali dell'uomo, mentre "mente" indica la globalità dell'essere umano, per questo nel rispondere Egli aggiunge un precetto contenuto nel Levitico (19,18): "Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore".

In altre parole Gesù contrattacca invitando i maggiorenti religiosi del tempo a vivere quanto il loro credo prescrive, ma che non è sufficiente per coloro che credono in Lui. Infatti, la Legge antica ha per modello d'amore l'individuo ("come te stesso"), mentre per il cristiano il termine di riferimento è il Cristo stesso ("come io vi ho amato", Gv 13,34).

Se i farisei alla risposta di Gesù "rimasero sorpresi" (Mt 22,22) e la folla "colpita" per la risposta data ai sadducei (Mt 22,33), il dottore della Legge, spiazzato dalla risposta , rimane senza parole e si dilegua nell'anonimato della folla.

Siamo noi che non dobbiamo mimetizzarci, ma lasciarci prendere da quanto ci ricorda la prima lettura.

Avendo come modello Gesù, come ci comportiamo, quotidianamente, nei riguardi dei forestieri?
Qual è il nostro atteggiamento nei confronti degli orfani e delle vedove che simboleggiano i più deboli ed i più poveri della società civile?
I nostri soldi sono impiegati come strumenti di usura o come mezzi per attivare una carità concreta? Tra la moltitudine dei capi d'abbigliamento ammassati nei nostri guardaroba, siamo disposti a prenderne uno da dare a chi trema per il freddo?

Davanti a Dio, in die iudici, le parole sante, le preghiere biascicate, i pellegrinaggi a santuari esotici, le processioni folcloristiche conteranno un tubo. Le nostre mani saranno piene, o vuote, solo dell'amore che avremo condiviso con il prossimo.

                                                                                    Ermete TESSORE sdb

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