Ermete TESSORE sdb"Il vino è sempre stata una bevanda molto apprezzata dalla Bibbia"

 5 ottobre 2014 | 27a Domenica A | T. Ordinario | Omelia di approfondimento
Il vino è sempre stata una bevanda molto apprezzata dalla Bibbia. Esso appare fin dall'inizio dell'umanità dopo il diluvio (Gen 9,20). E' una componente importante della cena pasquale e, sovente, viene considerato un'ottima medicina (1 Tim 5;23). E' segno di sapienza e di allegria e, quindi, non può mancare nelle feste di
matrimonio come dimostra l'episodio di Cana (Gio 2,1-11).
Nella religione di Israele il vino viene anche usato come simbolo della vita religiosa: il frontale esterno della sinagoga spesso è adornato con una scultura rappresentante grappoli di uva. Di conseguenza, non sorprende il fatto che il salmo 80 ed il profeta Isaia, nell'odierno brano propostoci dalla liturgia domenicale, identifichino Dio stesso nel vignaiolo coscienzioso e solerte, ed il popolo di Israele nella vigna. Di questo accostamento sono ben consci i farisei.

Quando Gesù racconta loro la parabola dei vignaioli cattivi, essi comprendono al volo a chi si riferisce e cercano di arrestarlo per farlo tacere (Mt 21,33ss).

Per questo la coltivazione dell'uva è particolarmente curata in Palestina. Essa cresce buona ed abbondante e produce vini pregiati. Siccome la vite, a motivo dello sfruttamento dell'umidità ed anche per la grandezza dei grappoli, è, a volte, adagiata al suolo, questo comporta una particolare cura della vigna da cui devono essere tolte pietre, erbacce e tutto quanto ostacoli una appropriata maturazione dei grappoli.

E' necessario pure circondarla con mura di protezione che impediscano ai tanti animali che popolano la campagna di Israele di farne scempio.

Infine, per proteggersi dal predatore più pericoloso, che è l'essere umano, si è soliti costruire una torre di guardia, con tanto di sentinella, per tenere al largo i malintenzionati. I più ricchi non si limitano ad innalzare una semplice costruzione di guardia, ma delle autentiche abitazioni che vengono usate come case di campagna al tempo della vendemmia.

Nella spiritualità biblica, la vite è anche importante perché fornisce lo spunto per insegnare a distinguere l'uso buono da quello cattivo. Il vino è cosa buona perché creato da Dio (Gen 27,28; Gdc 9,13) e deve essere offerto a Lui come ringraziamento (Es 29,40). Può essere usato in bene (Gen 14,18; Qoelet 10,19; Sal 104,15) o in male (Gen 9,21; Is 5,11; 28,7). Alcuni personaggi biblici non ne fanno uso come i Nazirei (Nm 6,3), Giovanni il Battista (Lc 1,15) ed i sacerdoti quando entrano nella tenda del convegno alla presenza di Dio (Lv 10, 8-9).

Nella mentalità ebraica una vigna ben curata simboleggia sempre la rettitudine del comportamento del popolo. Quando, invece, essa viene invasa dai rovi, sommersa dalle erbacce questo testimonia della corruzione del vivere.

Gesù non esita a vedere nella vigna ben curata il simbolo del regno dei cieli da testimoniare e da costruire. Esso non può rimanere improduttivo. La sua bontà non viene quantificata in base alle belle parole o alle rette intenzioni teoriche, ma sono i frutti concreti a qualificarlo. Il regno non viene dato in uso, usufrutto ed amministrazione a qualcuno una volta per sempre. Bisogna meritarselo. Come?

La Parola di oggi è cristallina al riguardo. Per farvi parte sono necessarie

braccia per vangare la terra e sgombrarla dai sassi;
intelligenza per scegliere le viti da piantare;
mani per innalzare torri e fabbricare tini;
uomini che realizzino progetti di giustizia e non di guerra;
cuori retti che liberino dall'oppressione;
cristiani, in pace e non angustiati, che vivano e realizzino tutto ciò che vi è di vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, virtuoso e lodevole, per dirla con Paolo.

Tutto questo non è un semplice invito lasciato alla nostra discrezione. E' piuttosto un must indispensabile, altrimenti il Regno di Dio ci verrà tolto e dato ad altri che sapranno farlo fruttificare non limitandosi ad impacchettarlo in un groviglio di dogmi, canoni, precetti, devozioni e roba simile, o a viverlo in modo stanco, abitudinario, noioso, scontato e rassegnato.

                                                                                    Ermete TESSORE sdb

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