mons. Gianfranco Poma" Questo è il grande e primo comandamento"
XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2014)
Vangelo: Mt 22,34-40
Il piccolo brano del Vangelo di Matteo che leggiamo nella domenica XXX del tempo ordinario (Matt.22,34-40) ci invita a riscoprire la novità dell'etica evangelica e verificare se la Parola di Gesù è davvero la luce per la nostra vita.
Tutto parte da una questione dibattuta dai Farisei: "Maestro, qual è il grande comandamento nella Legge?" Per i Farisei il problema è di trovare un ordine tra i 613 precetti della Legge, rimanendo dentro una concezione dell'etica per la quale è
importante l'osservanza sia dei grandi che dei piccoli precetti. Il bisogno di sintesi e di individuare linee direttrici in una
situazione tanto complessa, è sentito da tempo, come appare anche negli scritti profetici: una linea chiara e semplificatrice potrebbe condurre alla gioia sincera per aver ubbidito ai precetti, oppure alla coscienza di aver raggiunto una propria giustizia, oppure all'inquietudine in coloro che non riescono a mettere in pratica gli innumerevoli comandamenti tradizionali.
La questione dell'applicazione della Legge è posta ufficialmente a Gesù dai Farisei attraverso uno specialista della materia: Matteo invita così i suoi lettori (noi, oggi) a cogliere l'importanza del problema. La presenza di questo dibattito nei tre sinottici, con sottolineature diverse, mostra quanto, in realtà, la questione fosse attuale per gli avversari di Gesù, ma ancora per i Farisei avversari della comunità di Matteo e in modo diverso nel fariseismo presente nelle diverse comunità cristiane. Al "Maestro" è normalmente chiesta una interpretazione della Legge per poterla vivere fedelmente: qui la richiesta è particolarmente importante, perché si tratta della ricerca che riguarda l'essenza dell'esigenza etica. "Maestro, di quale natura è (qual è il suo contenuto) l'esigenza etica fondamentale?": se la domanda posta a Gesù ha un senso provocatorio da parte dei Farisei, nel Vangelo è l'eco del confronto radicale della sinagoga giudaica con la comunità di Matteo, ed è stimolo per noi a ricomprendere sempre di nuovo l'essenza dell'etica evangelica.
La risposta di Gesù, partendo dal riferimento al Credo fondamentale di Israele, opera una semplificazione della casistica giudaica e congiunge l'amore di Dio e del prossimo, ma soprattutto diventa nuova, perché, scendendo alla radice del senso della Legge, svuota ogni osservanza di precetti che non sia espressione di adesione totale alla volontà di Dio e servizio sincero del prossimo: la semplificazione e l'unione dell'amore per Dio e per il prossimo non genera una regola nuova, ma colloca l'uomo in una relazione nuova con Dio e con il prossimo. Non si tratta di una semplificazione che sopprima le prescrizioni secondarie (che in realtà Gesù e i discepoli osservano), ma della scoperta del loro senso e del loro radicamento nella volontà di Dio. "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente": è la richiesta di una relazione personale con Dio, di un amore totale che coinvolge radicalmente la persona umana. Nel Vangelo di Matteo è significativo il commento: "Questo è il grande e primo comandamento". È il primo perché è il più importante per il suo contenuto: non è il primo di molti, ma perché dà senso a tutti gli altri. Per questo l'espressione: "il secondo è simile a quello" non significa "di secondo grado" ma che è illuminato dal primo: la relazione totale con Dio genera un amore tale che non può non diventare amore per il prossimo. Chi ama Dio non può che amare il prossimo: e lo ama personalmente. Non è facile interpretare l'espressione "amerai il prossimo come te stesso": può significare che l'amore totale per Dio genera un tale amore per il prossimo che richiede tutto il cuore, l'anima e la mente, ma che trova la sua misura non nell'infinito che è solo di Dio ma nel confronto con la verità di se stesso. Amore di Dio e amore del prossimo non possono non coesistere, ma non sono interscambiabili: solo l'amore di Dio libera per l'amore autentico del prossimo. Che Gesù leghi l'amore di Dio e del prossimo non è una novità per chi conosce la Legge e i Profeti, infatti egli cita il Deuteronomio e il Levitico. La novità è Lui stesso: Lui che è Amore di Dio incarnato, relazione d'Amore tra Dio e l'uomo, pienezza d'Amore donata agli uomini perché possano amarsi tra loro. La novità è Lui che rivela che la Legge e i Profeti hanno un senso solo in quanto illuminano la storia come cammino d'Amore che si rivela gradualmente. La novità è l'incontro con Gesù, esperienza nella quale ogni persona rinasce gustando l'Amore che è Dio e rispondendo al suo, con un amore che non può più essere trattenuto. La novità è che, con Gesù Cristo, il primo e grande comandamento avvia una storia nella quale ogni persona è chiamata ad aprire spazi di libertà all'Amore, che dà senso e rende bella ogni cosa.
Vangelo: Mt 22,34-40
Il piccolo brano del Vangelo di Matteo che leggiamo nella domenica XXX del tempo ordinario (Matt.22,34-40) ci invita a riscoprire la novità dell'etica evangelica e verificare se la Parola di Gesù è davvero la luce per la nostra vita.
Tutto parte da una questione dibattuta dai Farisei: "Maestro, qual è il grande comandamento nella Legge?" Per i Farisei il problema è di trovare un ordine tra i 613 precetti della Legge, rimanendo dentro una concezione dell'etica per la quale è
importante l'osservanza sia dei grandi che dei piccoli precetti. Il bisogno di sintesi e di individuare linee direttrici in una
situazione tanto complessa, è sentito da tempo, come appare anche negli scritti profetici: una linea chiara e semplificatrice potrebbe condurre alla gioia sincera per aver ubbidito ai precetti, oppure alla coscienza di aver raggiunto una propria giustizia, oppure all'inquietudine in coloro che non riescono a mettere in pratica gli innumerevoli comandamenti tradizionali.
La questione dell'applicazione della Legge è posta ufficialmente a Gesù dai Farisei attraverso uno specialista della materia: Matteo invita così i suoi lettori (noi, oggi) a cogliere l'importanza del problema. La presenza di questo dibattito nei tre sinottici, con sottolineature diverse, mostra quanto, in realtà, la questione fosse attuale per gli avversari di Gesù, ma ancora per i Farisei avversari della comunità di Matteo e in modo diverso nel fariseismo presente nelle diverse comunità cristiane. Al "Maestro" è normalmente chiesta una interpretazione della Legge per poterla vivere fedelmente: qui la richiesta è particolarmente importante, perché si tratta della ricerca che riguarda l'essenza dell'esigenza etica. "Maestro, di quale natura è (qual è il suo contenuto) l'esigenza etica fondamentale?": se la domanda posta a Gesù ha un senso provocatorio da parte dei Farisei, nel Vangelo è l'eco del confronto radicale della sinagoga giudaica con la comunità di Matteo, ed è stimolo per noi a ricomprendere sempre di nuovo l'essenza dell'etica evangelica.
La risposta di Gesù, partendo dal riferimento al Credo fondamentale di Israele, opera una semplificazione della casistica giudaica e congiunge l'amore di Dio e del prossimo, ma soprattutto diventa nuova, perché, scendendo alla radice del senso della Legge, svuota ogni osservanza di precetti che non sia espressione di adesione totale alla volontà di Dio e servizio sincero del prossimo: la semplificazione e l'unione dell'amore per Dio e per il prossimo non genera una regola nuova, ma colloca l'uomo in una relazione nuova con Dio e con il prossimo. Non si tratta di una semplificazione che sopprima le prescrizioni secondarie (che in realtà Gesù e i discepoli osservano), ma della scoperta del loro senso e del loro radicamento nella volontà di Dio. "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente": è la richiesta di una relazione personale con Dio, di un amore totale che coinvolge radicalmente la persona umana. Nel Vangelo di Matteo è significativo il commento: "Questo è il grande e primo comandamento". È il primo perché è il più importante per il suo contenuto: non è il primo di molti, ma perché dà senso a tutti gli altri. Per questo l'espressione: "il secondo è simile a quello" non significa "di secondo grado" ma che è illuminato dal primo: la relazione totale con Dio genera un amore tale che non può non diventare amore per il prossimo. Chi ama Dio non può che amare il prossimo: e lo ama personalmente. Non è facile interpretare l'espressione "amerai il prossimo come te stesso": può significare che l'amore totale per Dio genera un tale amore per il prossimo che richiede tutto il cuore, l'anima e la mente, ma che trova la sua misura non nell'infinito che è solo di Dio ma nel confronto con la verità di se stesso. Amore di Dio e amore del prossimo non possono non coesistere, ma non sono interscambiabili: solo l'amore di Dio libera per l'amore autentico del prossimo. Che Gesù leghi l'amore di Dio e del prossimo non è una novità per chi conosce la Legge e i Profeti, infatti egli cita il Deuteronomio e il Levitico. La novità è Lui stesso: Lui che è Amore di Dio incarnato, relazione d'Amore tra Dio e l'uomo, pienezza d'Amore donata agli uomini perché possano amarsi tra loro. La novità è Lui che rivela che la Legge e i Profeti hanno un senso solo in quanto illuminano la storia come cammino d'Amore che si rivela gradualmente. La novità è l'incontro con Gesù, esperienza nella quale ogni persona rinasce gustando l'Amore che è Dio e rispondendo al suo, con un amore che non può più essere trattenuto. La novità è che, con Gesù Cristo, il primo e grande comandamento avvia una storia nella quale ogni persona è chiamata ad aprire spazi di libertà all'Amore, che dà senso e rende bella ogni cosa.
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