Congregazione per il Clero"Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense
Commento su Giovanni 2,13-22(09/11/2014)
Quando capita che la Chiesa celebri eventi e circostanze del passato, ciò avviene non come un nostalgico aggrapparsi a ricordi di qualcosa che è stato e che non riguarda più il nostro presente. Piuttosto, con animo grato la memoria torna a determinati momenti, con la gioia di chi è consapevole delle proprie radici e della propria storia e, soprattutto, sa che in esse può trovare messaggi e insegnamenti preziosi per rafforzare oggi la vita di fede e il senso di appartenenza ecclesiale. È una festa da vivere in spirito di preghiera e di ringraziamento.
La festa della Dedicazione della Basilica Lateranense perciò ci porta, idealmente, ad abbracciare con un solo sguardo secoli di storia della Chiesa, secoli di fede vissuta e pregata in quel luogo sacro, secoli in cui i fedeli della Chiesa di Roma si sono riuniti intorno ai loro Vescovi, di fronte all’altare del Signore, e hanno diffuso, con la testimonianza e con l’esempio, sino ad oggi, la vita buona secondo il Vangelo. Oggi perciò il primo pensiero è un vivo ringraziamento a coloro che ci hanno preceduti nella sequela del Signore e che di generazione in generazione hanno permesso che giungesse sino a noi la parola del Vangelo, annunciata entro la comunità dei credenti.
Ma la Basilica Lateranense è anche e soprattutto la Cattedrale del Vescovo di Roma, oggi Papa Francesco, immagine qui sulla terra di Cristo Buon Pastore, che guida e accompagna il suo popolo. Non può quindi mancare un caro ricordo e una intensa preghiera per il Papa, che con generosa e instancabile dedizione, dalla Chiesa di Roma, incoraggia e sostiene tutto il popolo di Dio e trasmette al mondo intero un’immagine dell’amore misericordioso che Dio ha per ogni uomo.
Dal Vescovo di Roma e dalla sua Cattedrale, in virtù della «presidenza della carità», della quale parlava già sant’Ignazio di Antiochia, siamo indotti ad avere uno sguardo “cattolico”, capace di abbracciare ogni uomo e ogni terra, e di farci sentire corresponsabili e custodi del destino di tutti. Guardare alla Cattedrale di Roma ci trasporta naturalmente in giro per il mondo, sino nelle più remote periferie di esso, quelle che Papa Francesco così spesso ci addita con le parole e con l’esempio.
Una delle “periferie” più sofferenti oggi è forse quella dei tanti cristiani perseguitati, che non posso vivere in libertà la loro fede e celebrare con serena gioia il giorno del Signore. La Basilica Lateranense è probabilmente la prima Cattedrale che il popolo di Dio ha avuto, dopo aver ricevuto la possibilità di professare liberamente la propria fede, al termine delle persecuzioni, al tempo dell’imperatore Costantino. Essa perciò è anche segno di speranza per coloro che oggi ancora soffrono e rischiano la vita per la loro fede, oltre che incentivo per tutti a sostenere con l’impegno e con la preghiera, ciascuno secondo le proprie possibilità, il difficoltoso cammino di tanti nostri fratelli in vari regioni del mondo.
Oggi quindi nella Basilica Lateranense non celebriamo solo un edificio di pietra, seppur carico di storia e di bellezza, ma soprattutto in essa riconosciamo un simbolo, che unifica varie dimensioni della nostra fede: l’unione al Vescovo di Roma, il Papa, la consapevolezza di appartenere ad una millenaria storia di fede, lo slancio missionario, soprattutto verso i più deboli e i più sofferenti, la preghiera per i martiri della fede.
Noi siamo il “tempio di Dio”, come abbiamo ascoltato dalle parole di S. Paolo; così come abbiamo cura e premura per gli edifici nei quali ci raduniamo, come li adorniamo di una sobria bellezza, a maggior lode del Signore, così oggi vogliamo sentirci chiamati a tenere in ordine il tempio della nostra vita, a renderlo un “luogo” accogliente per Dio e per i fratelli, un luogo di fede vissuta, di intensa speranza, di misericordia donata.
Quando capita che la Chiesa celebri eventi e circostanze del passato, ciò avviene non come un nostalgico aggrapparsi a ricordi di qualcosa che è stato e che non riguarda più il nostro presente. Piuttosto, con animo grato la memoria torna a determinati momenti, con la gioia di chi è consapevole delle proprie radici e della propria storia e, soprattutto, sa che in esse può trovare messaggi e insegnamenti preziosi per rafforzare oggi la vita di fede e il senso di appartenenza ecclesiale. È una festa da vivere in spirito di preghiera e di ringraziamento.
La festa della Dedicazione della Basilica Lateranense perciò ci porta, idealmente, ad abbracciare con un solo sguardo secoli di storia della Chiesa, secoli di fede vissuta e pregata in quel luogo sacro, secoli in cui i fedeli della Chiesa di Roma si sono riuniti intorno ai loro Vescovi, di fronte all’altare del Signore, e hanno diffuso, con la testimonianza e con l’esempio, sino ad oggi, la vita buona secondo il Vangelo. Oggi perciò il primo pensiero è un vivo ringraziamento a coloro che ci hanno preceduti nella sequela del Signore e che di generazione in generazione hanno permesso che giungesse sino a noi la parola del Vangelo, annunciata entro la comunità dei credenti.
Ma la Basilica Lateranense è anche e soprattutto la Cattedrale del Vescovo di Roma, oggi Papa Francesco, immagine qui sulla terra di Cristo Buon Pastore, che guida e accompagna il suo popolo. Non può quindi mancare un caro ricordo e una intensa preghiera per il Papa, che con generosa e instancabile dedizione, dalla Chiesa di Roma, incoraggia e sostiene tutto il popolo di Dio e trasmette al mondo intero un’immagine dell’amore misericordioso che Dio ha per ogni uomo.
Dal Vescovo di Roma e dalla sua Cattedrale, in virtù della «presidenza della carità», della quale parlava già sant’Ignazio di Antiochia, siamo indotti ad avere uno sguardo “cattolico”, capace di abbracciare ogni uomo e ogni terra, e di farci sentire corresponsabili e custodi del destino di tutti. Guardare alla Cattedrale di Roma ci trasporta naturalmente in giro per il mondo, sino nelle più remote periferie di esso, quelle che Papa Francesco così spesso ci addita con le parole e con l’esempio.
Una delle “periferie” più sofferenti oggi è forse quella dei tanti cristiani perseguitati, che non posso vivere in libertà la loro fede e celebrare con serena gioia il giorno del Signore. La Basilica Lateranense è probabilmente la prima Cattedrale che il popolo di Dio ha avuto, dopo aver ricevuto la possibilità di professare liberamente la propria fede, al termine delle persecuzioni, al tempo dell’imperatore Costantino. Essa perciò è anche segno di speranza per coloro che oggi ancora soffrono e rischiano la vita per la loro fede, oltre che incentivo per tutti a sostenere con l’impegno e con la preghiera, ciascuno secondo le proprie possibilità, il difficoltoso cammino di tanti nostri fratelli in vari regioni del mondo.
Oggi quindi nella Basilica Lateranense non celebriamo solo un edificio di pietra, seppur carico di storia e di bellezza, ma soprattutto in essa riconosciamo un simbolo, che unifica varie dimensioni della nostra fede: l’unione al Vescovo di Roma, il Papa, la consapevolezza di appartenere ad una millenaria storia di fede, lo slancio missionario, soprattutto verso i più deboli e i più sofferenti, la preghiera per i martiri della fede.
Noi siamo il “tempio di Dio”, come abbiamo ascoltato dalle parole di S. Paolo; così come abbiamo cura e premura per gli edifici nei quali ci raduniamo, come li adorniamo di una sobria bellezza, a maggior lode del Signore, così oggi vogliamo sentirci chiamati a tenere in ordine il tempio della nostra vita, a renderlo un “luogo” accogliente per Dio e per i fratelli, un luogo di fede vissuta, di intensa speranza, di misericordia donata.
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