D. Mario MORRA SDB "Non più schiavi, ma fratelli"

1 gennaio 2015 | Maria Madre di Dio - B | Omelia
Maria SS. Madre di Dio
Abbiamo iniziato, per grazia del Signore, un nuovo anno. Lo vogliamo porre sotto il segno della benedizione divina, invocando l'intercessione di Maria SS. Madre di Dio e implorare la pace che è dono del Signore e frutto dell'impegno nostro.
Il brano biblico della 1a lettura ci presenta la
benedizione solenne, da parte di Dio: Dio "bene-dice", e la sua benedizione è efficace, produce cioè quello che annuncia.
"Il Signore faccia brillare il suo volto su di te": il volto di Dio esprime la sua presenza e la sua alleanza. Il volto luminoso indica la benevolenza di Dio, la sua misericordia, il suo sorriso che è luce.
L'importanza della benedizione è tutta compendiata nella espressione: "e ti conceda pace". La pace nella Bibbia è la pienezza dei doni del Signore, è il manifestarsi della presenza tra gli uomini del Dio che salva.
È l'augurio che Papa Francesco rivolge ai Capi di stato ed a ciascuno di noi nel suo messaggio per la 48a Giornata Mondiale della Pace che oggi celebriamo.
La pace può essere garantita solo se gli uomini seguono la loro chiamata ad essere un'unica famiglia, se vengono eliminate le cause delle guerre, se s'instaura una convivenza umana nella giustizia e nella solidarietà.

Nel messaggio per il 1° gennaio scorso - ci dice Papa Francesco - avevo osservato che al "desiderio di una vita piena … appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere ed abbracciare". Essendo l'uomo un essere relazionale, destinato a realizzarsi nel contesto di rapporti interpersonali ispirati a giustizia e carità, è fondamentale per il suo sviluppo che siano riconosciute e rispettate la sua dignità, libertà e autonomia.
Purtroppo, la sempre diffusa piaga dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo ferisce gravemente la vita di comunione e la vocazione a tessere relazioni interpersonali improntate a rispetto, giustizia e carità. Tale abominevole fenomeno, che conduce a calpestare i diritti fondamentali dell'altro e ad annientarne la libertà e dignità, assume molteplici forme sulle quali desidero brevemente riflettere, affinché, alla luce della Parola di Dio, possiamo considerare tutti gli uomini "non più schiavi, ma fratelli".
Il tema che ho scelto per il presente messaggio richiama la Lettera di san Paolo a Filemone, nella quale l'Apostolo chiede al suo collaboratore di accogliere Onesimo, già schiavo dello stesso Filemone e ora diventato cristiano e, quindi, secondo Paolo, meritevole di essere considerato un fratello. Così scrive l'Apostolo delle genti: "E' stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo" (Fm 15-16).
Onesimo è diventato fratello di Filemone diventando cristiano. Così la conversione a Cristo, l'inizio di una vita di discepolato in Cristo, costituisce una nuova nascita (cfr 2 Cor 5,17; 1 Pt 1,3) che rigenera la fraternità quale vincolo fondante della vita familiare e basamento della vita sociale.
Nel Libro della Genesi (cfr 1,27-28) leggiamo che Dio creò l'uomo maschio e femmina e li benedisse, affinché crescessero e si moltiplicassero: Egli fece di Adamo ed Eva dei genitori, i quali, realizzando la benedizione di Dio di essere fecondi e moltiplicarsi, generarono la prima fraternità, quella di Caino e Abele. Caino e Abele sono fratelli, perché provengono dallo stesso grembo, e perciò hanno la stessa origine, natura e dignità dei loro genitori creati ad immagine e somiglianza di Dio.
Ma la fraternità esprime anche la molteplicità e la differenza che esiste tra i fratelli, pur legati per nascita e aventi la stessa natura e la stessa dignità. … E' in forza di ciò che la fraternità costituisce la rete di relazioni fondamentali per la costruzione della famiglia umana creata da Dio.
Purtroppo, …vi è la realtà negativa del peccato, che più volte interrompe la fraternità e continuamente deforma la bellezza e la nobiltà dell'essere fratelli e sorelle della stessa famiglia umana. Non soltanto Caino non sopporta suo fratello Abele, ma lo uccide per invidia commettendo il primo fratricidio. "L'uccisione di Abele da parte di Caino attesta tragicamente il rigetto radicale della vocazione ad essere fratelli. La loro vicenda (cfr Gen 4,1-16) evidenzia il difficile compito a cui tutti gli uomini sono chiamati, di vivere uniti, prendendosi cura l'uno dell'altro".[2]
Nel racconto delle origini della famiglia umana, il peccato di allontanamento da Dio, dalla figura del padre e dal fratello diventa un'espressione del rifiuto della comunione e si traduce nella cultura dell'asservimento:…rifiuto dell'altro, maltrattamento delle persone, violazione della dignità e dei diritti fondamentali.
Di qui, la necessità di una conversione continua all'Alleanza, compiuta dall'oblazione di Cristo sulla croce, fiduciosi che "dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia … per mezzo di Gesù Cristo" (Rm 5,20.21). Egli, il Figlio amato (cfr Mt 3,17), è venuto per rivelare l'amore del Padre per l'umanità. Chiunque ascolta il Vangelo e risponde all'appello alla conversione diventa per Gesù "fratello, sorella e madre" (Mt 12,50), e pertanto figlio adottivo di suo Padre (cfr Ef 1,5).
Tutto ciò dimostra come la Buona Novella di Gesù Cristo, mediante il quale Dio fa "nuove tutte le cose" (Ap 21,5)[3], sia anche capace di redimere le relazioni tra gli uomini, compresa quella tra uno schiavo e il suo padrone, mettendo in luce ciò che entrambi hanno in comune: la filiazione adottiva e il vincolo di fraternità in Cristo. Gesù stesso disse ai suoi discepoli: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi" (Gv 15,15).
Fin qui le parole di papa Francesco.
Con quale atteggiamento possiamo guardare al nuovo anno? Nel Salmo 130 troviamo una bellissima immagine.
Il Salmista dice che l'uomo di fede attende il Signore "più che le sentinelle l'aurora" (v. 6), lo attende con ferma speranza, perché sa che porterà luce, misericordia, salvezza. Tale attesa nasce dall'esperienza del popolo eletto, il quale riconosce di essere educato da Dio a guardare il mondo nella sua verità e a non lasciarsi abbattere dalle tribolazioni. Guardiamo anche noi il 2015 con questo atteggiamento fiducioso.
È vero che nell'anno che termina è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l'economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno.
In questa oscurità il cuore dell'uomo non cessa tuttavia di attendere l'aurora di cui parla il Salmista.
Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato ci parla di Maria; di fronte agli avvenimenti del Natale, "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore"
La Madonna ci conceda di nutrire sempre nel nostro cuore sentimenti di fratellanza e di pace, e saremo anche noi operatori ed educatori di pace.
In questo nuovo anno, ci accompagni la benedizione del Signore con la sua pace, ed interceda ogni giorno per noi la Vergine Madre.

D. Mario MORRA SDB

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