Ermete TESSORE SDB"MARIA MADRE DI DIO"

1 gennaio 2015 | Maria Madre di Dio - Anno B | Omelia
E' bello iniziare il nuovo anno civile mettendoci sotto la protezione di Maria Madre di Dio. E' dolce ispirarci alla sua persona e a lasciarci prendere dal suo esempio per tentare di essere, come Lei, degli autentici costruttori di pace e testimoni di giustizia non semplicemente conclamata, ma vissuta.
La prima opera di pace che dobbiamo realizzare è quella di togliere attorno a Maria ogni alone di magismo per ricollocarla nel suo giusto ambito di una spiritualità
profonda incarnata nel silenzio e nella dedizione totale alla propria vocazione di Madre.
Profetiche suonano, anche oggi, le parole di Paolo VI nella Marialis Cultus che mettono in guardia dalla

" vana credulità, che al serio impegno sostituisce il facile affidamento a pratiche solo esteriori, dallo sterile e fugace moto del sentimento, così alieno dallo stile del Vangelo, che esige opera perseverante e concreta, e dalle forme soggette all'usura del tempo che appaiono bisognose di un rinnovamento che permetta di sostituire in esse gli elementi caduchi e di dar valore a quelli perenni…"

Mai, come oggi, della madre di Gesù si sono impadroniti i movimenti più retrivi e reazionari facendone la portabandiera di rivendicazioni oscurantiste, antievangeliche ed antiecclesiali.

Il biblista Alberto Maggi dice che "costoro sono riusciti a camuffare la stupenda e forte figura emergente dal Vangelo, che mai 'fu la donna passivamente remissiva di una religiosità alienante' (Marialis cultus 37), nella melensa 'dolce mammina celeste dei visionari'; una madonna che, ora blandendo ora minacciando, sempre richiama ai rigori di tradizioni, riti e pratiche ormai mummificate".

Così la persona di Maria è stata legata "agli schemi rappresentativi delle varie epoche culturali non adatte a uomini che appartengono ad epoche e civiltà diverse" (Marialis cultus 36).

Prosegue Maggi dicendo che "la limpida figura di Maria di Nazaret è stata inquinata nei secoli da una pioggia di pseudo-apparizioni.

Secondo un clichè ormai stantio, banale e ripetitivo, esse ci presentano una madonna-giramondo sempre loquacissima che, apparendo un po' qua e un po' là, affida misteri e segreti a persone d'ogni genere; persone che avrebbero bisogno di un buon psichiatra".

La verbosità di certe apparizioni è in netto contrasto con il silenzio mariano dei Vangeli.

In essi non c'è ombra di crociate mariane, ma, piuttosto, giganteggia la figura di Maria come nostra sorella che ci invita a ripercorrere con Lei l'identico percorso di fede che, traducendosi in amore, ci porta alla piena comunione con Dio.

Nella sua figura non c'è alcuna ombra di guerra contro nulla e nessuno. Discepola del Figlio, come Lui, non ci chiede di combattere le tenebre, ma di splendere in mezzo ad esse (Gv 1,5), di essere "luce del mondo" (Mt5,14); e la luce non combatte, ma splende (cfr Fil 2,5) e si afferma da sola.
Maria ha fatto sua, nella preghiera, nella contemplazione e nella condotta ,la benedizione divina che l'odierna liturgia ci ricorda nella prima lettura tratta dal libro dei Numeri. La benedizione di Dio su di noi non è un'assicurazione magica, ma comporta da parte nostra, al pari del popolo ebraico, la piena disponibilità e docilità di essere da Lui custoditi.

Quest'atto di completa abbandono richiede di lasciare splendere nella nostra vita il suo volto attraverso un comportamento all'altezza delle nostre rinunce battesimali. A proposito, quanti di noi se le ricordano? Soltanto l'intima comunione con il Padre, genera la vera pace. Essa, infatti, non può essere imposta per legge, ma si costruisce solo con l'amore.

Quello stesso amore che ha fatto sì che Gesù sia "nato da donna", come ci ricorda Paolo nel brano della lettera ai Galati. Questa affermazione è l'unico accenno che l'apostolo delle genti fa a riguardo di Maria in tutte le sue lettere.

Seguendo l'esempio della Madre di Dio, ognuno di noi è oggi invitato

a trasformare il 2012 in un anno di pace in cui la nostra silenziosa, ma solare e semplice, condotta sia testimonianza di una fede non solo parlata, ma vissuta nella pace di relazioni fraterne ricche di giustizia, di solidarietà fraterna, di parlare chiaro e rispettoso, di lealtà alle promesse battesimali, di comunione vicendevole e di fede che si fa storia.

Ermete TESSORE

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