fr. Massimo Rossi Commento su Giovanni 1,6-8.19-28 III Domenica di Avvento

III Domenica di Avvento (Anno B) - Gaudete (14/12/2014)
"Egli confessò e non negò. Confessò: Io non sono il Cristo.": Giovanni confessa la fede, per poter ascoltare con autorevolezza la confessione dei peccati della gente. Questa pagina di Vangelo è - dovrebbe essere! - il decalogo del bravo confessore... Magari potessi dire di me, magari
tutti i preti potessero dire di sé: sono qui per dare testimonianza alla Luce, perché tutti credano per mezzo di me! Beh, torniamo al tempo di Giovanni e di Gesù, che è meglio...
Dunque, Betania. Conosciamo Betania perché in quella città vivevano i tre migliori amici di Gesù, Maria, Marta e Lazzaro; la notazione ‘al di là del Giordano' non è solo un particolare geografico, ma teologico e spirituale. Si tratta di una zona desertica: verosimilmente, le tribù che erano uscite dall'Egitto e avevano vagato per quarant'anni nel deserto, era passate dalle parti di Betania, giungendo poi al Giordano e, attraverso il Giordano, nella Terra Promessa. Il valore teologico e spirituale consiste nel fatto che il Battesimo esige che si ritorni all'inizio del (nostro) cammino di conversione, uscendo dalla quiete di una fede ormai consolidata, ma forse anche statica e scontata, a favore di un rinnovamento radicale. La fede è dynamis, dinamismo, energia...
Il fatto che questa pagina di Vangelo sia collocata a metà dell'Avvento, può rivelarsi una buona occasione per ritornare, anche noi, sui nostri passi, appunto, nel deserto, e tracciare un (parziale) bilancio del nostro cammino di preparazione al Natale.
L'episodio del battesimo di Gesù è uno tra i più famosi del Vangelo, ispiratore di pittori e scultori d'ogni epoca. Ormai ci abbiamo fatto l'abitudine, a vedere Gesù immerso fino alla cintola e Giovanni che versa acqua sul suo capo, mentre una colomba volteggia sopra le loro teste.
Tuttavia il battesimo di Gesù ha in sé qualcosa di umanamente insostenibile. Non a caso, Giovanni vi si oppose energicamente: "Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me? (Mt 3,14); all'incirca le stesse parole che Pietro dirà più tardi, quando Gesù si inginocchierà davanti a lui per lavargli i piedi: "Signore, tu lavi i piedi a me? (...) Non mi laverai mai i piedi!" (Gv 13,6.8). Per Giovanni Battista, così come per Pietro, la scala di valori ufficiale si rovescia. L'abbassarsi di Dio è una sfida terribile per l'uomo creato a immagine e somiglianza di un tale Dio. Perché l'uomo non ha nessuna voglia di lasciarsi conformare a un modello del genere! Non abbiamo nessuna voglia di inginocchiarci ai piedi degli altri uomini, per imitazione il Signore.
Questo amore che va fino in fondo, sconvolgendo le aspettative dei Farisei e di tutti i benpensanti, ha un effetto prodigioso. La sua prima vittoria? L'umiltà di Giovanni Battista, che non si oppone più all'umiltà di Gesù. Battezzando Gesù, Giovanni accetta che colui che è senza peccato sia identificato con il peccato. Per puro amore. Da quel momento Giovanni si trova ancor più coinvolto nel mistero della salvezza: egli sceglierà di condivide l'umiltà e l'obbedienza del Figlio: dovrà rinunciare ai propri giudizi e addirittura alle sue personali convinzioni sul Messia.
Nonostante l'angoscia del dubbio, la notte del carcere, il supplizio dell'esecuzione capitale, Giovanni continuerà a credere nella verità e all'amore di cui, presso il Giordano, ha misurato la dimensione trinitaria.
Che l'esperienza di Giovanni e di Gesù al Giordano sia legata all'esperienza del deserto, lo confermano i fatti che seguirono il battesimo del Signore: lo Spirito santo letteralmente lo spinse nel deserto per mettere nuovamente alla prova l'umiltà e l'obbedienza del Servo di Yahvè.
Gesù percorre la strada pericolosa e incerta di tutte le tentazioni umane, che ogni peccatore conosce fin troppo bene, anche dopo la conversione.
E ora veniamo a noi: nella tentazione e nel peccato è sempre possibile incontrare Gesù.
E in lui siamo sicuri di vincere, perché lui, per primo, è uscito vincitore dalla prova.
Dobbiamo tuttavia lasciare che (Gesù) ci raggiunga là dove ci siamo smarriti: nel deserto delle nostre vite. Lo Spirito lo sospinge ancora nelle nostre miserevoli esistenze e ancora il Figlio di Dio può vincere. L'evangelista Marco ce ne offre una definizione sorprendente: Gesù, è descritto come re della pace messianica: "Per quaranta giorni, nel deserto, fu tentato da Satana. Stava con le fiere e gli angeli lo servivano" (Mc 1,13). L'allusione alla profezia di Isaia (11,6-8) è indubbia. Il profeta parla di un bambino che conduce a pascolare le bestie selvatiche e domestiche, di un lattante che gioca sulla buca della vipera, mette la mano nel covo del serpente... Gesù, nel deserto, è quel bambino nato per noi, il Figlio che ci è stato dato. Egli è riuscito ad ammansirci: "La sovranità è sulle sue spalle. Si proclama il suo nome: Consigliere ammirabile, Dio forte, Padre per sempre, Principe della pace" (Is 9,5).
Ma sarà poi vero che il Maestro di Nazareth è riuscito ad ammansirci, senza usare la forza, come invece aveva annunciato Giovanni Battista? Quanti cristiani invocano il ritorno di una Chiesa forte, che sappia di nuovo mostrare i denti, e i pugni, per rispondere alle provocazioni dei nuovi fondamentalismi religiosi e politici!
Anche noi, come Giovanni, come Pietro, dovremo decidere se accettare la verità su Gesù, non solo a livello teorico, ma soprattutto a livello di vita, e dunque cambiare le nostre convinzioni, abbassando i toni della polemica e rispondendo pacificamente alla violenza altrui; oppure restare di qua del Giordano, al sicuro delle nostre posizioni consolidate e indiscusse, ma, nostro malgrado, lontane anni-luce da quei fatti e da quella Verità. Lo so, di strada ne abbiamo fatta tanta, la Chiesa ne ha fatta tanta; e, forse, tornare alla semplicità del Vangelo, dopo venti secoli non è così facile...altro che quaranta anni! qui sono più di duemila!!
Ma, lo sappiamo e anche il Concilio lo ha ribadito, ritornare alle origini è il vero senso del progresso, di ogni autentico rinnovamento. Sto parlando della fede, naturalmente...

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