JUAN JOSE BARTOLOME sdb LECTIO DIVINA: Lc 1,26-38

21 dicembre 2014 | 4a Domenica di Avvento - Anno B | Omelia
L'annunciazione della nascita di Gesù, senza essere centrata su Maria, ci è presentata oggi come esempio di accoglienza del Dio che viene. A Dio non basta il suo impegno per incarnarsi; se non trova chi gli dia fiducia e gli presti la sua
vita, difficilmente il suo ventre, gli servirà per il suo scopo. Prepararsi alla nascita, imminente, senza tener conto della responsabilità del credente è semplice incoscienza: il Dio ostinato a farsi prossimo è alla ricerca di chi, dandogli fede, gli presti la sua vita; non basta sapere che Dio ha progetti di salvezza per il popolo; se non gli si concede spazio nella propria vita, il popolo non conoscerà mai la salvezza di Dio né Dio si farà uno tra noi. Chi conosce che Dio vuole farsi uomo, non può tacere questo vangelo: dovrà, come Maria far tacere i propri progetti personali affinché Dio realizzi il suo. Maria ci ricorda che affinché ci sia natale sono necessari i credenti: Dio, benché vuole offrire la salvezza e abbia voglia di farsi figlio di donna, sarà solo concepito da chi l'assuma senza obiezioni.

In quel tempo,
26 l'angelo Gabriele fu inviato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazareth, 27ad una vergine sposa ad un uomo chiamato Giuseppe, della stirpe di Davide; la vergine si chiamava Maria.
28 L'angelo, stando alla sua presenza, le disse:
- "Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te."
29 Ella si turbò a queste parole e si domandava che saluto era quello.
30 L'angelo le disse:
- "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti a Dio. 31Concepirai nel tuo ventre e darai alla luce un figlio, e lo chiamerai Gesù.
32 Sarà grande, si chiamerà Figlio dell'Eccelso, il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre, 33regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre, ed il suo regno non avrà fine."
34 Maria disse all'angelo:
- "Come sarà possibile, perché non conosco uomo?"
35 L'angelo le rispose:
- "Lo Spirito Santo verrà su di te, e la forza dell'Eccelso ti coprirà con la sua ombra; per questo il Santo che nascerà si chiamerà Figlio di Dio.
36 Ed ecco tua cugina Elisabetta che, nonostante la sua vecchiaia, ha concepito un figlio, ed è già al sesto mese colei che tutti chiamavano sterile, 37perchè per Dio niente è impossibile."
38 Maria rispose:
-"Ecco la schiava del Signore; si faccia in me secondo la tua parola."
E l'angelo si congedò da lei.

I. LEGGERE: CAPIRE QUELLO CHE DICE E COME DICE IL TESTO

L'episodio di Nazareth, un'unità letteraria e teologica, narra la vocazione di Maria ed è, contemporaneamente, annuncio della salvezza che Dio sta per realizzare. Maria seppe che Dio pensava di salvare il suo popolo nello stesso momento in cui conobbe che Dio contava su di lei. L'annuncio della nascita di Gesù coincise, dunque, con l'invito ad essere madre di Dio; la salvezza del popolo, progettata da Dio, coincideva con la vocazione di Maria, eletta di Dio.
La struttura formale del racconto è chiara: presentazione dei personaggi (Lc 1,26-27), apparizione dell'angelo e reazione della vergine al saluto (Lc 1,28-29), messaggio angelico e domanda di Maria (Lc 1,30-34), risposta dell'angelo ed assenso di Maria (Lc 1,35-38a). L'entrata dell'angelo, (Lc 1,26a) e la sua uscita di scena, (Lc 1,38b) chiudono un episodio dove egli ha avuto sempre l'iniziativa e Maria ha reagito progressivamente, con la contemplazione (Lc 1,29), la domanda, (Lc 1,34) ed il consenso (Lc 1,38). Tre volte l'inviato scopre a Maria il progetto divino ed altrettante volte ella risponde; ad una maggiore spiegazione della proposta corrisponde una maggiore accettazione della domanda.
Non è indifferente che il racconto sia, ben considerato, la cronaca di un dialogo. La parola, dell'angelo e di Maria, è la protagonista: la vocazione è un dialogo sostenuto nel quale l'iniziativa parte da Dio; è Lui, attraverso il suo inviato, che sceglie una vergine perché pensa di dare un salvatore al suo popolo. La conversazione non finisce fino a quando non finisce la resistenza alla chiamata; allora chi fa la volontà di Dio è di Dio, ciò lo rende figlio.

II. MEDITARE: APPLICARE QUELLO CHE DICE IL TESTO ALLA VITA

Nel racconto di Luca, Maria viene descritta come modello di collaborazione con Dio che andava cercando un modo di incarnarsi: nel suo dialogo con l'angelo possiamo imparare, indovinandola perfino, la risposta che Dio desidererebbe trovare in noi per farsi nostro prossimo in questi giorni; perché se ci stiamo preparando alla nostra nascita personale - e che cosa è la nostra vita di fede se non un allenamento faticoso per l'incontro faccia a faccia con Dio? -, conviene che prendiamo sul serio quanto Dio vuole dirci, quello che desidererebbe proporci, quello che sarebbe disposto a concederci; se ci dichiariamo disposti ad accettare la sua volontà, è sicuro che ci farà sentire la sua vicinanza, farà che conosciamo i suoi desideri e chiederà la nostra collaborazione. Perché il Dio che nacque da Maria vuole, - più ancora, ha bisogno di - collaboratori per farsi presente e vivo nel nostro mondo, tra gli uomini, ieri come oggi.
Questo potrebbe essere oggi un primo punto di riflessione e magari, anche, un motivo per la nostra preghiera personale: rendersi conto della necessità che il Dio del Natale vuole fedeli che gli credino, che l'ascoltino, quando manifesta il suo piano di incarnazione tra gli uomini. Il Dio di Maria continua a cercare chi gli conceda un po' di attenzione e qualcosa di più, la sua vita. Prendere sul serio questa urgenza divina può convertirsi, come lo fu già per Maria, in sorpresa inaspettata (Dio ha bisogno di me per avvicinarsi al mio mondo!) ed in una proposta allettante (perché non dargli fiducia e permettergli che entri per mezzo nostro nella vita dei nostri cari?): un Dio così, che ha bisogno di noi, che si è messo a nostro livello, merita la nostra fiducia; un Dio così che chiede permesso per entrare nella nostra vita che conta su di noi per farsi prossimo degli altri, vi è da fidarsi, merita più che rispetto.
Maria un giorno glielo concedette; oggi noi celebriamo l'essersi fatto come uno di noi: che cosa non sarebbe disposto a fare oggi per noi, per ognuno di noi, se consentissimo alla sua volontà e gli concedessimo un posto più ampio, più prominente, nelle nostre vite. Dio che vuole incarnarsi nel nostro mondo, continua a cercare credenti che si dichiarino disposti, come Maria, ad accoglierlo sinceramente, col cuore, totalmente, nelle loro vite. Davanti all'esempio di Maria, dovremmo domandarci se non dovrebbe cambiare qualcosa nell'esistenza cristiana, affinché fosse più facile al nostro Dio il venire all'incontro all'uomo di oggi; guardando oggi Maria, deve farci pensare perché Dio non diventa presente tra noi, perché non serviamo da ponte affinché diventi presente nel nostro mondo.
Sta crescendo un processo di paganizzazione nella nostra società, chissà anche nei nostri cuori di credenti, perché si cerca di far tacere la presenza di Dio, la sua voce e le sue esigenze: tutti celebriamo il Natale, spendendo chissà qualcosa in più del necessario, ma pochi si chiedono il perché del motivo di tanta festa. I migliori sentimenti che normalmente ci invadono in questi giorni, nonostante la sua sincerità, non perdureranno oltre questi giorni; e non è che bisogna dubitare che ci sono ragioni obiettive per l'allegria, motivi che avallino i nostri desideri di felicità; solamente non sappiamo trovarli nel Dio che si fece uomo per esserci più vicino. Celebrare di nuovo il Natale, senza rimanere compiaciuti della volontà di Dio di farsi uomo è un inutile passatempo.
Abbiamo bisogno di pace, di riconciliazione, di amore.., abbiamo bisogno di Dio, in definitiva, se vogliamo che la pace, la riconciliazione e l'amore siano definitivi. Ed in questi giorni sembra che la necessità si faccia più grande e più intenso il nostro desiderio di familiarità; noi, i cristiani, non dovremmo soffocare questi sentimenti né sottovalutare questa intima necessità: questa, diffusa ma presente in questi giorni, buona volontà che ci domina, quell'accorgersi che potremmo essere un po' migliori o che varrebbe la pena di tornare ad essere più umani, proviene senza dubbio da Dio che facendosi uomo come noi ci diede un buon motivo per proporci di essere uomini migliori.
Il nostro mondo ha bisogno, oggi più che mai, di umanità, di fraternità, di mutuo rispetto e di fiducia reciproca. Dove ci mettiamo noi che crediamo nel Dio-uomo? Come potremo celebrare le prossime feste che ricordano il gesto di un Dio che volle essere uomo come noi, se continuiamo evitando nelle nostre relazioni umane ogni segno di fiducia, qualunque prova di umanità, se soffochiamo prima di nascere la volontà di andare incontro al prossimo, se rimaniamo lontano, affettivamente, di quanti incontriamo quotidianamente o se, ancora peggio, ci allontaniamo effettivamente da quanti vivono nel nostro ambiente? Credere nel Dio fatto uomo implica convertirsi all'uomo, farci più umani, per poter sentirci vicino a Dio. Vivendo, invece, in forma cosciente o no, lontano dagli altri, non possiamo celebrare la natività come veri credenti. O meglio, la celebreremo come tutti gli altri, senza sapere molto bene perché e senza che cambi niente nella nostra vita.
Contemplando Maria, come ci propone oggi la Parola di Dio, ci renderemo conto che per fidarsi di Dio non è necessario avere le ragioni più convincenti, basta contare su quelle che Egli ci voglia dare: la sua volontà di essere uomo come noi, vicino a noi, per mezzo nostro, ci compromette, se gli crediamo, a dargli un luogo, a fargli spazio, nella nostra vita giornaliera, nel cuore. Se l'otteniamo, riusciremo a farci, come Lui, più umani, più prossimi agli uomini; e Dio, per mezzo nostro, diventerà più prossimo a quanti vivono vicino a noi. Il compito di Maria, la madre di Gesù, può essere anche nostro: credendo come ella nel Dio che volle farsi uomo, saremo più umani con gli uomini e Dio ci sarà più vicino. Non bisogna smettere di essere uomini per essere più vicini a Dio, dato che crediamo che Dio, in Maria, si fece uomo. Questa è la ragione della nostra festa. Celebriamola come si deve.

                                                                                     JUAN JOSE BARTOLOME sdb,

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