JUAN JOSE BARTOLOME sdb LECTIO DIVINA " Maria Madre di Dio"
1 gennaio 2015 | - Anno B | Omelia
LECTIO DIVINA: Lc 2,16-21
Il testo evangelico è parte del racconto della nascita di Gesù. Narra due fatti nei quali la maternità di Maria serve da cornice ad affermazioni su suo figlio Gesù: i pastori trovarono il bambino annunciato dagli angeli, i suoi genitori gli mettono il nome detto dall'angelo. Pastori e genitori sono guidati da messaggeri di Dio per trovare il neonato e per identificarlo: ambedue non fanno che seguire precise indicazioni. I pastori trovano il Messia dove, e
quando, si imbatterono con Maria; non importa che fosse un presepe il posto dove riposava il bambino. Gente semplice e vigilante, come i pastori, non si scandalizzano di vedere il Salvatore atteso, in un posto simile e con simile compagnia. Una volta riconosciuto da chi può ancora meravigliarsi davanti ad un Dio tanto insignificante, il bambino è circonciso: entra così a far parte integrante del popolo che deve salvare e riceve un nome che è sinonimo della sua funzione. Con l'imposizione del nome Maria continua a realizzare la sua vocazione (Lc 1,31): dare il nome a suo figlio è accettare la missione che Dio aveva pensato per lui.
In quel tempo
16 [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia..
17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
18 Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19 Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
20 I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
21 Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
I. LEGGERE: Capire quello che dice il testo e come lo dice
In Lc 2 il protagonismo di Maria è più evidente che in Lc 1. Gli eventi ricordati sono anche meno portentosi, più vicini alla realtà quotidiana, redatti dentro la storia mondiale (Lc 2,1-5), come lo è la cronaca della nascita di Gesù (Lc 2,6-20), un racconto che loda l'obbedienza di Maria: Maria ha 'compiuto' Dio, dando alla luce Gesù. Con tutto ciò, è curioso, che non è la madre di Gesù la protagonista nella cronaca dell'annunciazione. Maria appare solo all'inizio (Lc 2,5-7) ed alla fine (Lc 2,16-19.21).
Dopo aver narrato la nascita di Gesù a Betlemme (Lc 2,1-7) e l'annuncio angelico ai pastori (Lc 2,8-14), questi constatano quello che è successo e testimoniano il suo significato (Lc 2,15-20, trovandosi col bambino) come era stato detto loro (Lc 2,12.16); smettono di essere semplici uditori e si convertono in 'evangelizzatori' dei genitori di Gesù. Come Maria prima, scoprono nella rivelazione angelica un compito immediato; e mentre gli angeli ritornano al loro mondo (Lc 1,38) essi partono per Betlemme (Lc 2,15). I pastori vogliono vedere quello che è stato loro annunziato. Senza dilazione, seguono le indicazioni di Dio (Lc 1,39) vanno all'incontro di quell'annunciato; non cercano qualcosa di sconosciuto, seguono un'indicazione precisa. Ma non si imbatterono solo con quello che gli fu predetto (Lc 2,12): il neonato è circondato da una famiglia (Lc 2,16), nella quale risalta, contro ogni logica, Maria (Lc 2,7.19.34-35.48.51). Simile messia, un bambino disteso in un presepe, risulterebbe inimmaginabile. Comprovata la veracità dell'annuncio (Lc 2,17), si trasformano in annunciatori: la famiglia di Dio è evangelizzata da alcuni pastori (Lc 2,18)! Coloro che furono illuminati dalla gloria di Dio portano quella luce dove abita la famiglia di Dio. La reazione generale è di sorpresa: tutti, beneficiari di quello che è successo, si meravigliano (Lc 1,18).
Ora la scena si incentra in Maria, segnalando la sua reazione (Lc 2,19). Conserva quell'accaduto meditandolo nel suo cuore; non respinge quello che non comprende, sopporta quello che non riesce a capire. Nel suo intimo, cerca di mettere in ordine quello che succede, trovare la sua logica. Invece di rimanere semplicemente ammirata, sorpresa dal suo Dio, cerca di entrare nel mistero, attiva l'intelligenza del cuore. Continua a meditare, facendola sua, una posizione di fede (Lc 1,45) e, senza dubbio, ora più che la prima volta. Perché deve lasciarsi dire da alcuni estranei il senso dell'avvenimento che sta vivendo. Prima della concezione, ebbe un inviato di Dio; dopo l'annunciazione, compiuta la missione, gli sono inviati alcuni uomini; evangelizzata da Dio per arrivare ad essere madre; dopo esserlo stato, è evangelizzata da alcuni pastori. A maggiore familiarità con Dio, sperimenta minore vicinanza di Lui.
I pastori ritornano ai loro lavori lodando Dio; quello che è stato loro annunciato e che hanno visto li ha convertiti all'adorazione ed alla testimonianza (Lc 2,20); sono già come angeli per Dio (Lc 2,13). Furono evangelizzati, per mezzo dell'ascolto e la visione; fu loro imposto un sforzo di obbedienza che porta ora alla glorificazione del Dio ubbidito, perché compie quello che annuncia e lascia vedere la salvezza a chi gli crede. I pastori ritornano all'anonimato e alla notte, alla veglia ed al lavoro; ma la loro esperienza e la loro testimonianza non si sono perse. Vive nel cuore di Maria e vivrà nel seno della comunità cristiana per sempre; la veglia, in primo luogo, e l'evangelizzazione, dopo.
II. MEDITARE: APPLICARE QUELLO CHE DICE IL TESTO ALLA VITA
Il vangelo ci ricorda l'incontro del Dio bambino da parte di alcuni pastori, questi uomini semplici che, allertati dagli angeli, lasciarono le loro faccende e corsero nella notte fino a trovare Maria e Giuseppe. Era stato detto loro che avrebbero trovato "un bambino avvolto in fasce e messo in una mangiatoia" (Lc 2,12); ed essi si imbatterono prima con Maria e Giuseppe (Lc 2,16)! Non dubitarono che dove stava la madre doveva stare il figlio; non si allontanarono da un Dio che voleva farsi loro vicino facendosi tanto povero ed indifeso come essi. Pastori che cercano Dio nella notte e lo trovano in un bebè deposto in una mangiatoia con Maria che l'ha nel suo seno senza comprenderlo del tutto, sono i personaggi che la Parola di Dio ci propone all'inizio di questo nuovo Anno. Ci sarà un motivo!
Non è, certo, casuale che inauguriamo l'anno contemplando la Madre di Dio ed i pastori: Dio, il Dio che si fece uomo da una vergine e che si lasciò identificare da alcuni pastori, vuole esserci oggi tanto prossimo come un giorno lo fu di sua madre e ci assicura che lo troviamo purché lo cerchiamo come lo fecero i pastori la notte della sua nascita. Simile fortuna sarà nostra, se sappiamo sfruttare questo anno nuovo che ci è dato per cercare Dio, come i pastori nel primo natale, e per darci appuntamento con Lui e farci sua famiglia, come riuscì a farlo Maria.
I pastori che seppero vedere nel neonato la loro salvezza, nonostante lo hanno visto coricato in una mangiatoia, benedissero Dio. I suoi angeli avevano accorciato la veglia di quella notte con l'annuncio della nascita ed avevano anticipato loro il segno per riconoscere il neonato. E quando raccontarono quello che avevano detto loro, tutti si stupivano, compresa Maria, che non riusciva a comprendere molto bene quello che succedeva intorno a lei. Non capendo, conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Sembra che Dio facesse più chiaroveggenti i pastori che la madre: mentre gli estranei esprimono la loro allegria e lodano Dio, la madre rimane in silenzio cercando di comprendere col cuore il senso profondo di quello che è successo. Non smette mai di sorprendere questo Dio bambino!
Il fatto è che Dio, quanto più vicino si fa, più piccolo diventa; quanto più familiare, sembra farsi vicino nel modo più strano. Spesso estranea il comportamento di Dio a coloro che gli sono prossimi che a quanti l'avevano dimenticato; non è del tutto raro che costi di più comprendere Dio a coloro che lo conoscono da più tempo che a quanti lo hanno appena conosciuto. Se questo fosse il nostro caso, non dovrebbe affliggerci. E' questo che succedette alla madre di Dio. Maria dovette meravigliarsi davanti a quello che raccontavano di suo figlio alcuni pastori e il perché Dio glielo aveva rivelato ad essi. A quei tempi non godevano, in effetti, di molta buona reputazione coloro che si dedicavano al pascolo. E tuttavia, essi furono gli eletti, uomini non molto raccomandabili. Non dovette risultare facile a Maria dover lasciarsi dire da altri quello che ella stava vivendo: altri conoscevano meglio di lei la portata della sua maternità e la missione di suo Figlio.
Dovremmo imparare da Maria a lasciarci guidare da Dio con qualunque mezzo, in qualunque situazione, anche, come lei, da persone che non vivono tanto vicino a Dio e compiere quello che Dio vuole di noi. Per paragonarci a Maria, dovremmo cercare di conservare nel cuore quello che di Dio ed i suoi modi di comportarsi non riusciamo a capire. Accogliere con amore quello che succede, benché non si capisca del tutto con la ragione, fu il modo di Maria per mantenersi vicino al suo Dio: l'aveva tra le mani, l'accolse nel suo seno, ma non riuscì a comprenderlo che col cuore. Ruminava quanto gli succedeva, lo conservava nel suo intimo per non perdere niente, pur di non perdere il suo Dio.
Se vogliamo incominciare bene un anno nel quale Dio ci offrirà l'opportunità di avvicinarlo attraverso quello che ci accade, dobbiamo imparare il metodo mariano per mantenere Dio dentro i limiti del nostro mondo, della nostra famiglia, delle nostre faccende, dei nostri piani, ed anche - perché no?- dei nostri giudizi: lasciando che tutti quelli che ci trovino vengano a noi e ci parlino di Dio, vedendo Dio in tutto quello che ci succede, sia che lo vogliamo e lo abbiamo cercato, sia che lo temiamo; vedendo Dio in tutto senza cercare di comprenderlo di più che col cuore, riusciremo come Maria ad avere Dio tra le mani e dentro il cuore tutti i giorni. Il nostro Dio il figlio di Maria si fa bambino pur di farsi più accessibile; non si mostra sempre ai migliori affinché manteniamo la speranza di vederlo anche noi un giorno; si fece simile a noi affinché riuscissimo a trovarlo.
Se Maria ci insegna che Dio non diventa familiare di chi vuole solo comprenderlo con la testa, se ci mostra che Dio si trattiene solo con chi l'ha già nel cuore, i pastori ci indicano come possono trovare Dio tutti quelli che ancora non l'hanno trovato o l'avevano già perso. Essi si lasciarono convincere dalla voce che sentirono nella notte ed osarono lasciare la guardia dei loro greggi per correre verso il posto dove stava Dio: lasciarono quello che avevano tra le mani e si imbatterono con Dio in un presepe. Orbene, - non converrebbe dimenticarlo - trovarono il Bambino dove stava sua Madre nella povertà di una stalla. Quello fu il segno, l'unico che ricevettero. Dio sta aspettandoci, in mezzo alla vita ordinaria, nelle cose più semplice si, ma dove sta Maria.
Dai pastori potremmo imparare a trovare Dio dove si trova Maria: il figlio non può stare molto lontano dalla madre. Avvicinarsi a Maria, sentire la sua presenza nella nostra vita, suppone, come scoprirono i pastori, avvicinarsi a Gesù e presentire la sua presenza. A niente ci sarebbe servita questa nascita, se la sua celebrazione non ci avesse fatto riconoscere che Dio è necessario nella nostra vita, la mancanza di questo Dio concreto, fatto di carne, che è il Dio figlio di Maria. E a niente ci serve l'anno che cominciamo oggi, se non approfittiamo di lui, per lasciare che Dio si trasformi di nuovo in uno di noi. Vi riusciremo se, sentendo la mancanza di Dio, ci mettiamo senza dilazione a cercarlo lì dove stia, sapendo che starà sempre vicino a sua Madre. Non importa che la nostra ricerca ci porti, come i pastori, nei posti più insospettati o meno immaginabili: se lì sta Maria, lì ci aspetta Gesù; quanto più ci avviciniamo a Maria, tanto più vicino avremo suo figlio.
Che Dio, il figlio di Maria ci dia un anno nuovo per cercarlo, se lo abbiamo perso, per farsi più familiare ed amico; se l'abbiamo già, ci dia di riuscire a gioire come quei semplici pastori; arrivare fino a Dio merita bene i nostri sforzi; e riusciremo a rimanere con Lui, purché, come Maria, lo abbiamo vivo nel nostro cuore.
JUAN JOSE BARTOLOME sdb
LECTIO DIVINA: Lc 2,16-21
Il testo evangelico è parte del racconto della nascita di Gesù. Narra due fatti nei quali la maternità di Maria serve da cornice ad affermazioni su suo figlio Gesù: i pastori trovarono il bambino annunciato dagli angeli, i suoi genitori gli mettono il nome detto dall'angelo. Pastori e genitori sono guidati da messaggeri di Dio per trovare il neonato e per identificarlo: ambedue non fanno che seguire precise indicazioni. I pastori trovano il Messia dove, e
quando, si imbatterono con Maria; non importa che fosse un presepe il posto dove riposava il bambino. Gente semplice e vigilante, come i pastori, non si scandalizzano di vedere il Salvatore atteso, in un posto simile e con simile compagnia. Una volta riconosciuto da chi può ancora meravigliarsi davanti ad un Dio tanto insignificante, il bambino è circonciso: entra così a far parte integrante del popolo che deve salvare e riceve un nome che è sinonimo della sua funzione. Con l'imposizione del nome Maria continua a realizzare la sua vocazione (Lc 1,31): dare il nome a suo figlio è accettare la missione che Dio aveva pensato per lui.
In quel tempo
16 [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia..
17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
18 Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19 Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
20 I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
21 Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo.
I. LEGGERE: Capire quello che dice il testo e come lo dice
In Lc 2 il protagonismo di Maria è più evidente che in Lc 1. Gli eventi ricordati sono anche meno portentosi, più vicini alla realtà quotidiana, redatti dentro la storia mondiale (Lc 2,1-5), come lo è la cronaca della nascita di Gesù (Lc 2,6-20), un racconto che loda l'obbedienza di Maria: Maria ha 'compiuto' Dio, dando alla luce Gesù. Con tutto ciò, è curioso, che non è la madre di Gesù la protagonista nella cronaca dell'annunciazione. Maria appare solo all'inizio (Lc 2,5-7) ed alla fine (Lc 2,16-19.21).
Dopo aver narrato la nascita di Gesù a Betlemme (Lc 2,1-7) e l'annuncio angelico ai pastori (Lc 2,8-14), questi constatano quello che è successo e testimoniano il suo significato (Lc 2,15-20, trovandosi col bambino) come era stato detto loro (Lc 2,12.16); smettono di essere semplici uditori e si convertono in 'evangelizzatori' dei genitori di Gesù. Come Maria prima, scoprono nella rivelazione angelica un compito immediato; e mentre gli angeli ritornano al loro mondo (Lc 1,38) essi partono per Betlemme (Lc 2,15). I pastori vogliono vedere quello che è stato loro annunziato. Senza dilazione, seguono le indicazioni di Dio (Lc 1,39) vanno all'incontro di quell'annunciato; non cercano qualcosa di sconosciuto, seguono un'indicazione precisa. Ma non si imbatterono solo con quello che gli fu predetto (Lc 2,12): il neonato è circondato da una famiglia (Lc 2,16), nella quale risalta, contro ogni logica, Maria (Lc 2,7.19.34-35.48.51). Simile messia, un bambino disteso in un presepe, risulterebbe inimmaginabile. Comprovata la veracità dell'annuncio (Lc 2,17), si trasformano in annunciatori: la famiglia di Dio è evangelizzata da alcuni pastori (Lc 2,18)! Coloro che furono illuminati dalla gloria di Dio portano quella luce dove abita la famiglia di Dio. La reazione generale è di sorpresa: tutti, beneficiari di quello che è successo, si meravigliano (Lc 1,18).
Ora la scena si incentra in Maria, segnalando la sua reazione (Lc 2,19). Conserva quell'accaduto meditandolo nel suo cuore; non respinge quello che non comprende, sopporta quello che non riesce a capire. Nel suo intimo, cerca di mettere in ordine quello che succede, trovare la sua logica. Invece di rimanere semplicemente ammirata, sorpresa dal suo Dio, cerca di entrare nel mistero, attiva l'intelligenza del cuore. Continua a meditare, facendola sua, una posizione di fede (Lc 1,45) e, senza dubbio, ora più che la prima volta. Perché deve lasciarsi dire da alcuni estranei il senso dell'avvenimento che sta vivendo. Prima della concezione, ebbe un inviato di Dio; dopo l'annunciazione, compiuta la missione, gli sono inviati alcuni uomini; evangelizzata da Dio per arrivare ad essere madre; dopo esserlo stato, è evangelizzata da alcuni pastori. A maggiore familiarità con Dio, sperimenta minore vicinanza di Lui.
I pastori ritornano ai loro lavori lodando Dio; quello che è stato loro annunciato e che hanno visto li ha convertiti all'adorazione ed alla testimonianza (Lc 2,20); sono già come angeli per Dio (Lc 2,13). Furono evangelizzati, per mezzo dell'ascolto e la visione; fu loro imposto un sforzo di obbedienza che porta ora alla glorificazione del Dio ubbidito, perché compie quello che annuncia e lascia vedere la salvezza a chi gli crede. I pastori ritornano all'anonimato e alla notte, alla veglia ed al lavoro; ma la loro esperienza e la loro testimonianza non si sono perse. Vive nel cuore di Maria e vivrà nel seno della comunità cristiana per sempre; la veglia, in primo luogo, e l'evangelizzazione, dopo.
II. MEDITARE: APPLICARE QUELLO CHE DICE IL TESTO ALLA VITA
Il vangelo ci ricorda l'incontro del Dio bambino da parte di alcuni pastori, questi uomini semplici che, allertati dagli angeli, lasciarono le loro faccende e corsero nella notte fino a trovare Maria e Giuseppe. Era stato detto loro che avrebbero trovato "un bambino avvolto in fasce e messo in una mangiatoia" (Lc 2,12); ed essi si imbatterono prima con Maria e Giuseppe (Lc 2,16)! Non dubitarono che dove stava la madre doveva stare il figlio; non si allontanarono da un Dio che voleva farsi loro vicino facendosi tanto povero ed indifeso come essi. Pastori che cercano Dio nella notte e lo trovano in un bebè deposto in una mangiatoia con Maria che l'ha nel suo seno senza comprenderlo del tutto, sono i personaggi che la Parola di Dio ci propone all'inizio di questo nuovo Anno. Ci sarà un motivo!
Non è, certo, casuale che inauguriamo l'anno contemplando la Madre di Dio ed i pastori: Dio, il Dio che si fece uomo da una vergine e che si lasciò identificare da alcuni pastori, vuole esserci oggi tanto prossimo come un giorno lo fu di sua madre e ci assicura che lo troviamo purché lo cerchiamo come lo fecero i pastori la notte della sua nascita. Simile fortuna sarà nostra, se sappiamo sfruttare questo anno nuovo che ci è dato per cercare Dio, come i pastori nel primo natale, e per darci appuntamento con Lui e farci sua famiglia, come riuscì a farlo Maria.
I pastori che seppero vedere nel neonato la loro salvezza, nonostante lo hanno visto coricato in una mangiatoia, benedissero Dio. I suoi angeli avevano accorciato la veglia di quella notte con l'annuncio della nascita ed avevano anticipato loro il segno per riconoscere il neonato. E quando raccontarono quello che avevano detto loro, tutti si stupivano, compresa Maria, che non riusciva a comprendere molto bene quello che succedeva intorno a lei. Non capendo, conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Sembra che Dio facesse più chiaroveggenti i pastori che la madre: mentre gli estranei esprimono la loro allegria e lodano Dio, la madre rimane in silenzio cercando di comprendere col cuore il senso profondo di quello che è successo. Non smette mai di sorprendere questo Dio bambino!
Il fatto è che Dio, quanto più vicino si fa, più piccolo diventa; quanto più familiare, sembra farsi vicino nel modo più strano. Spesso estranea il comportamento di Dio a coloro che gli sono prossimi che a quanti l'avevano dimenticato; non è del tutto raro che costi di più comprendere Dio a coloro che lo conoscono da più tempo che a quanti lo hanno appena conosciuto. Se questo fosse il nostro caso, non dovrebbe affliggerci. E' questo che succedette alla madre di Dio. Maria dovette meravigliarsi davanti a quello che raccontavano di suo figlio alcuni pastori e il perché Dio glielo aveva rivelato ad essi. A quei tempi non godevano, in effetti, di molta buona reputazione coloro che si dedicavano al pascolo. E tuttavia, essi furono gli eletti, uomini non molto raccomandabili. Non dovette risultare facile a Maria dover lasciarsi dire da altri quello che ella stava vivendo: altri conoscevano meglio di lei la portata della sua maternità e la missione di suo Figlio.
Dovremmo imparare da Maria a lasciarci guidare da Dio con qualunque mezzo, in qualunque situazione, anche, come lei, da persone che non vivono tanto vicino a Dio e compiere quello che Dio vuole di noi. Per paragonarci a Maria, dovremmo cercare di conservare nel cuore quello che di Dio ed i suoi modi di comportarsi non riusciamo a capire. Accogliere con amore quello che succede, benché non si capisca del tutto con la ragione, fu il modo di Maria per mantenersi vicino al suo Dio: l'aveva tra le mani, l'accolse nel suo seno, ma non riuscì a comprenderlo che col cuore. Ruminava quanto gli succedeva, lo conservava nel suo intimo per non perdere niente, pur di non perdere il suo Dio.
Se vogliamo incominciare bene un anno nel quale Dio ci offrirà l'opportunità di avvicinarlo attraverso quello che ci accade, dobbiamo imparare il metodo mariano per mantenere Dio dentro i limiti del nostro mondo, della nostra famiglia, delle nostre faccende, dei nostri piani, ed anche - perché no?- dei nostri giudizi: lasciando che tutti quelli che ci trovino vengano a noi e ci parlino di Dio, vedendo Dio in tutto quello che ci succede, sia che lo vogliamo e lo abbiamo cercato, sia che lo temiamo; vedendo Dio in tutto senza cercare di comprenderlo di più che col cuore, riusciremo come Maria ad avere Dio tra le mani e dentro il cuore tutti i giorni. Il nostro Dio il figlio di Maria si fa bambino pur di farsi più accessibile; non si mostra sempre ai migliori affinché manteniamo la speranza di vederlo anche noi un giorno; si fece simile a noi affinché riuscissimo a trovarlo.
Se Maria ci insegna che Dio non diventa familiare di chi vuole solo comprenderlo con la testa, se ci mostra che Dio si trattiene solo con chi l'ha già nel cuore, i pastori ci indicano come possono trovare Dio tutti quelli che ancora non l'hanno trovato o l'avevano già perso. Essi si lasciarono convincere dalla voce che sentirono nella notte ed osarono lasciare la guardia dei loro greggi per correre verso il posto dove stava Dio: lasciarono quello che avevano tra le mani e si imbatterono con Dio in un presepe. Orbene, - non converrebbe dimenticarlo - trovarono il Bambino dove stava sua Madre nella povertà di una stalla. Quello fu il segno, l'unico che ricevettero. Dio sta aspettandoci, in mezzo alla vita ordinaria, nelle cose più semplice si, ma dove sta Maria.
Dai pastori potremmo imparare a trovare Dio dove si trova Maria: il figlio non può stare molto lontano dalla madre. Avvicinarsi a Maria, sentire la sua presenza nella nostra vita, suppone, come scoprirono i pastori, avvicinarsi a Gesù e presentire la sua presenza. A niente ci sarebbe servita questa nascita, se la sua celebrazione non ci avesse fatto riconoscere che Dio è necessario nella nostra vita, la mancanza di questo Dio concreto, fatto di carne, che è il Dio figlio di Maria. E a niente ci serve l'anno che cominciamo oggi, se non approfittiamo di lui, per lasciare che Dio si trasformi di nuovo in uno di noi. Vi riusciremo se, sentendo la mancanza di Dio, ci mettiamo senza dilazione a cercarlo lì dove stia, sapendo che starà sempre vicino a sua Madre. Non importa che la nostra ricerca ci porti, come i pastori, nei posti più insospettati o meno immaginabili: se lì sta Maria, lì ci aspetta Gesù; quanto più ci avviciniamo a Maria, tanto più vicino avremo suo figlio.
Che Dio, il figlio di Maria ci dia un anno nuovo per cercarlo, se lo abbiamo perso, per farsi più familiare ed amico; se l'abbiamo già, ci dia di riuscire a gioire come quei semplici pastori; arrivare fino a Dio merita bene i nostri sforzi; e riusciremo a rimanere con Lui, purché, come Maria, lo abbiamo vivo nel nostro cuore.
JUAN JOSE BARTOLOME sdb
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