Luca Desserafino sdb"Canterò in eterno l'amore del Signore"

Abbiamo iniziato da poco la Novena del Natale, in questa IV domenica di Avvento, l'ultima prima della Solennità del Santo Natale, e la liturgia ci immette con sempre
maggior consapevolezza nell'alveo natalizio.
L'annunciazione, che ascolteremo nella lettura del Vangelo odierno, ci mostra proprio questo: nei brevi giorni che ci separano dalla festività ognuno è già invitato, fin da ora, a contemplare il mistero dell'incarnazione.

La preparazione di tutto l'avvento, nell'attesa e nella conversione, preparando il nostro incontro con Lui, oggi trova una "pregustazione" della festa di luce che il Natale porta in sè.

La prima lettura
ci testimonia come nel corso dei secoli Israele aveva preso coscienza della propria identità nazionale e, insieme, religiosa: la monarchia era parsa la garanzia di una fedeltà al Dio dell'alleanza.

Davide, qui, pensa che la costruzione di una "casa" a Dio sia il modo definitivo per avere i suoi favori, e così questa "vicinanza più stretta" possa farlo abitare stabilmente in mezzo al popolo. Ma il profeta di corte è costretto a dirgli che sarà Dio a costruire una casa a Davide, cioè una dinastia che duri per sempre.

Il progetto di Davide deve confrontarsi con il progetto di Dio stesso, da qui egli capisce che, anche se potente, per essere gradito agli occhi del Signore, deve porsi in atteggiamento di filiale obbedienza.

La seconda lettura, tratta dalla lettera ai Romani,
ribadisce al suo interno questa verità. La verità che Dio-Padre si è manifestato, cioè si è fatto conoscere agli uomini in Gesù, ed ora ogni credente è chiamato a giungere "all'obbedienza della fede".

La manifestazione di Dio fatta dalle Scritture e dai Profeti, ora si concretizza e si ultima nella persona stessa del Messia, in Gesù figlio di Dio.

Il Cristo già venuto una volta per tutte è ora un'attesa personale di ogni credente, è proprio qui ed ora, in questo momento storico, che Egli deve essere nuovamente accolto. E l'accoglienza non può che essere fatta in una fede obbediente, libera, filiale.

Nel brano del Vangelo
dopo un'annotazione riguardante il tempo e il luogo, Luca presenta brevemente i personaggi. Gabriele, l'inviato di Dio, un nome che significa "Dio si è mostrato forte". Maria è un nome comune, di significato incerto.

Null'altro si dice. Il narratore non concede distrazioni. L'attenzione deve fermarsi non sulle due figure, ma sul loro dialogo.
"Ti saluto" è una traduzione troppo debole. Il greco significa "gioisci". Maria è chiamata per una missione, ma prima ancora è invitata alla gioia.

"Piena di grazia" è la traduzione comune. Ma forse sarebbe meglio tradurre "amata gratuitamente".

Il verbo greco è un participio passivo: un modo ebraico di indicare Dio senza nominarlo, per rispetto. Ed è al tempo perfetto, un tempo verbale greco che dice la continuità e la permanenza.
"Amata gratuitamente da Dio e per sempre": questa è la traduzione più esatta.
"Il Signore è con te": essere con noi è il nome che Dio ha rivelato a Mosè. Essere amato gratuitamente è il nome dell'uomo davanti a Dio, essere con noi è il nome di Dio davanti all'uomo.

Quando Dio chiama qualcuno per farne uno strumento di salvezza, non soltanto lo chiama per nome, ma gli dà un nome nuovo, capace veramente di esprimere la sua identità e la sua vocazione.

Per Maria il nome nuovo è "amata gratuitamente e per sempre da Dio".

Questo nome nuovo di Maria dice immediatamente la gratuità e la fedeltà dell'amore di Dio, radice di ogni corretta comprensione di Dio, dell'uomo e del mondo. Di questa radice Maria è l'icona luminosa e trasparente. E questo è già la lieta notizia del Natale.

L'evangelista la chiama "Maria" e l'angelo "amata gratuitamente". Rispondendo, Maria chiama se stessa "serva":

"Eccomi, sono la serva del Signore". Grazia e servizio: in questi due termini è racchiusa tutta la comprensione cristiana dell'esistenza. Il dono ricevuto continua a farsi dono.

Maria risponde alle parole dell'angelo con pieno assenso, ma l'assenso è preceduto dalla perplessità e dal turbamento e, poi, da una domanda esplicita: "come è possibile?".

Può sembrare curioso, ma è bellissimo: la prima parola di Maria rivolta a Dio è una domanda: la fermezza e la totalità dell'assenso non escludono la domanda.

In conclusione:
il racconto dell'Annunciazione ci mostra due fedeltà: la fedeltà di Dio che mantiene la promessa fatta a Davide (il dono) e la fedeltà di Maria che accoglie la parola di Dio con una disponibilità totale e definitiva (la risposta).

Luca Desserafino sdb

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