Umberto DE VANNA sdb 3a Domenica di Avvento - Anno B 2014

Per cominciare
La terza domenica di Avvento è tradizionalmente la domenica della gioia. Paolo nell'antifona di apertura esclama: "Rallegratevi sempre nel Signore! Ve lo ripeto: rallegratevi! Il Signore è vicino". E nella seconda lettura dice ai Tessalonicesi: "State sempre lieti: questa è la volontà di Dio". Il Signore viene e rinnoverà ogni cosa, il Signore viene e ci sorprenderà.
La Parola di Dio
Isaia 61,1-2a.10-11.

Isaia ci presenta un brano che ci è famigliare, perché Gesù stesso (cf Luca 4) quelle parole le ha fatte proprie parlando nella sinagoga di Nazaret e annunciando la venuta del regno di Dio. È l'investitura del messia atteso, che viene anzitutto per i poveri, per la liberazione degli schiavi, per farsi consolazione a chi è piagato nello spirito.
1 Tessalonicesi 5,16-24.
Paolo invita i cristiani a vivere nella gioia. Una gioia che viene da una vita buona, da una vita nuova. C'è l'invito a non spegnere lo spirito, a diventare santi fino alla perfezione, a conservarsi pronti, irreprensibili per la venuta del Signore.
Giovanni 1,6-8,19-28.
Giovanni annuncia la luce che deve venire e lo fa anche in questa domenica attraverso la parola di Giovanni il Battista. Non è lui la luce, dice di sé Giovanni, ma uno che rende testimonianza alla luce. È un testimone, una voce che grida nel deserto di preparare la strada al Signore che viene. Il Battista non è il messia, anche se la gente se lo domanda e riconosce la forza della sua persona. È un testimone credibile e austero, che indica la venuta di uno che "non conosciamo" e che ci sorprenderà.

Riflettere

o Al centro di questa terza domenica c'è la figura del Battista. Egli non predica se stesso, ma vive tutto in funzione di Gesù. I vangeli sinottici presentano Giovanni Battista come il precursore di Gesù, e la tradizione lo riconoscere come l'ultimo dei grandi profeti (il profetismo è scomparso da vari secoli). Qui invece per l'evangelista è il testimone. Giovanni con la sua vita è un testimone credibile, significativo convincente.
o Il Battista è un uomo "mandato da Dio", dice l'evangelista Giovanni, ma non è il messia. Non lo nasconde agli ambasciatori che vanno a chiederglielo, a nome del sinedrio. In realtà poteva farlo pensare, per la missione che ha intrapreso, per la vita che conduce, per il gruppo di giovani che ha raccolto e che attendono come lui la venuta del messia.
o Il Battista ha la missione di annunciare la luce che deve venire. È la "voce" che presenta il Cristo, di cui umilmente si sente "indegno di legargli i sandali". Il Battista sa bene che "deve diminuire", man mano che il messia viene riconosciuto e si rende visibile.
o "In mezzo a voi c'è uno che non conoscete", dice. L'espressione è applicabile a milioni di persone che ancora oggi non conoscono Cristo, ma anche per molti cristiani, che non vivono la presenza di Cristo in loro e in mezzo a loro. Ma l'espressione ha un significato più alto. Perché Gesù è l'uomo-Dio che ti sorprende sempre, inesauribile nella sua persona, che non si può mai conoscere adeguatamente. A partire dal Natale, che ci rivela il Figlio di Dio che viene al mondo facendosi bambino, cioè in modo assolutamente sorprendente e inaspettato.
o Paolo invita i Tessalonicesi alla gioia. Ciò che più colpisce di questo suo invito sono gli avverbi che usa: sempre (siate lieti), incessantemente (pregate), tutto (ripetuto più volte). Si tratta di un radicalismo cristiano a cui Paolo è assuefatto, ma che a noi risulta più difficile e per il quale il tempo dell'Avvento può venirci in soccorso, spingendoci a un allenamento più deciso. È l'atteggiamento di chi si dà a Dio non a tempo parziale o a scadenza, ma definitivamente e seriamente.

Attualizzare

- La prima cosa che colpisce della parola di Dio di questa domenica è l'invito alla gioia. Nessuno, lo sappiamo, ha diritto più di noi cristiani di vivere questo tempo di attesa del Natale nella gioia. Ma la televisione e la pubblicità parlano della gioia di questi giorni in termini ben diversi: pioggia di panettoni (e qualcuno urla: "Adesso è Natale!"); "A Natale pretendi di più!", insinua un altro spot. Un canale televisivo cambia il suo logo in Natale 5. Il Natale è spesso tutto qui e la festa rischia di essere per lo meno dimezzata. Dobbiamo imparare a difenderci: a Natale non è proibito fare regali, dal momento che Gesù si è fatto dono per noi. Ma dobbiamo trovare il modo di non cadere nel consumismo più sfrenato.
-Non è possibile in questo contesto non sottolineare la semplicità e la povertà del Natale. Gesù nascendo ha rifiutato ricchezze, onori, potere (il diavolo lo tenterà sin dall'inizio della vita pubblica). La gente ha fatto addirittura fatica a riconoscerlo come messia. Ma i poveri, gli ammalati, gli esclusi, i miserabili, i peccatori lo hanno capito e non hanno avuto paura di lui. Questa gente non si avvicina ai cortei imperiali, non si avvicina ai re. Gesù ha fatto in modo che nessuno avesse paura di lui, che tutti potessero avvicinarlo, riconoscersi nella sua umanità di bambino indifeso, di adulto "normale". Se si fosse presentato come un re potente, avrebbe visto le strade chiudersi al suo passaggio, gli sbarramenti delle guardie per tenere lontane le folle.
-Ma questa umanità di Gesù non deve fare velo e dobbiamo accoglierlo nella fede per quello che è: il Figlio di Dio, il messia atteso, il salvatore. Andiamogli incontro con la nostra fede. Anzi disponiamoci ad accoglierlo, perché in realtà è lui che viene a noi e ci cerca ancora una volta in questo Natale.
- La testimonianza di Giovanni Battista viene dal deserto. "Voce di uno che grida… nel deserto preparate la strada al Signore". Quasi un terzo della terra abitata è deserto: il 33% della superficie terrestre. Ogni anno 135 milioni di persone abbandonano la propria terra perché si è desertificata e non produce più nulla. Ma oggi c'è soprattutto il deserto dell'anima, dei sentimenti. Le solitudini, la mancanza di persone di riferimento, di qualcuno di cui fidarsi, a cui poter telefonare… Rompiamo la solitudine con la tv, la radio, mentre sarebbe bello abbattere le barriere delle nostre case per parlare con qualcuno, approfittare del nostro deserto per incontrare Dio, leggere la Bibbia, imparare a pregare.
- Giovanni Battista è anche voce per noi, gente del nostro tempo. E invita anche noi a essere testimoni, banditori, battistrada del Signore che viene. Perché si prepari la strada al Signore che viene e l'uomo del nostro tempo viva il vero Natale, senza fermarsi ai suoi segni di festa folcloristici.
- "Chi sei?", domandano gli inviati dei farisei al Battista. Egli non nasconde la propria identità, non si monta la testa - "Non sono io il messia", dice - ma ha semplicemente la vocazione di preparagli la strada, disponendo quelli che vanno a farsi battezzare ad attenderlo. "Più che di maestri, abbiamo bisogno di testimoni", dice la Evangelii nuntiandi di Paolo VI.
- "Chi sei?", dovremmo chiederci anche noi, stimolati dalle letture di questa domenica. E domandarci come ci collochiamo di fronte al messia che viene. Dovremmo trovare il tempo di guardarci dentro senza paura e senza timore di perdere qualcosa. Perché c'è chi pensa che entrando in rapporto con Dio, con Cristo, perderà verrà privato di qualcosa, non sarà più libero, dovrà rinunciare a realizzarsi.
- Invece Dio si fa uomo perché io comprenda fino in fondo qual è il mio destino, la mia identità profonda e per aiutarmi a realizzarla. Per rendermi felice. Solo i malvagi e chi rifiuta di prendere la vita a occhi aperti, hanno motivo di temere.

Un Natale cristiano

Luca è un ragazzo ventenne che è stato investito a morte da un'auto. All'ospedale ha chiesto di poter vedere l'autista dell'altra macchina, perché voleva perdonarlo. Era un ragazzo in gamba questo Luca. Dopo la sua morte, i genitori hanno reso pubblica una lettera scritta poco prima, in occasione delle feste, e scriveva: "Non potremmo, per questo Natale, evitare i regali e fare davvero un Natale cristiano?

Umberto DE VANNA sdb

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