Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche Domenica «DELLE PRIME VOCAZIONI»

II Domenica per l’Anno B
Gv 1,35-42; 1 Sam 3,3b-10.19; Sal 39; 1 Cor 6,13c-15a.17-20
1. Il sangue della redenzione
"Il giorno seguente Giovanni ancora stava là, e con lui due dei suoi discepoli; e mirando Gesù che passava, esclama: «Ecco l`agnello di Dio»" (Gv 1,35-36).
Certamente è l`agnello per eccellenza, dato che anche i discepoli sono chiamati agnelli: "Ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi" (Mt 10,16). Essi sono chiamati
anche luce: "Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,11), ma in un senso diverso da colui del quale è scritto: «Era la vera luce, che illumina ogni uomo che viene nel mondo». Così, in un altro senso, è l`agnello per eccellenza, il solo senza macchia, senza peccato; e non perché le sue macchie erano state cancellate ma perchè mai ne aveva avute. Cosa significano queste parole di Giovanni riguardo al Signore: «Ecco l`agnello di Dio»? Giovanni non era forse un agnello anche lui? non era un uomo santo? non era amico dello sposo?
E che Cristo è l`agnello per eccellenza: questo è l`agnello di Dio: perchè unicamente per il solo sangue di questo agnello gli uomini poterono essere redenti.
Quando il tempo della misericordia di Dio arrivò, l`agnello venne sulla terra. Che agnello è questo, che i lupi temono? Che agnello è questo che, ucciso, uccide il leone? Il diavolo è detto infatti leone ruggente che va attorno cercando chi divorare (cf. 1Pt 5,8); e dal sangue dell`agnello il leone fu vinto. Questi sono gli spettacoli dei cristiani. E ciò che è di più, noi vediamo la verità con gli occhi del cuore, gli altri la vanità con gli occhi della carne. Non crediate, fratelli, che il Signore Dio nostro ci abbia lasciato senza spettacoli: se non avessimo alcuno spettacolo, perchè oggi voi sareste convenuti? Ecco, ciò che abbiamo detto voi lo avete visto, e avete acclamato: non acclamereste, infatti, se non aveste veduto. In realtà, è grandissimo spettacolo vedere il leone, in tutto l`universo, vinto dal sangue dell`agnello vedere le membra di Cristo strappate ai denti del leone e ricongiunte al corpo di Cristo.
"E lo conduce a Gesù. Gesù, riguardatolo, gli disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu ti chiamerai Cefa» che significa Pietro " (Gv 1,42).
Non c`è da stupirsi che Gesù abbia detto a Simone di chi egli era figlio. Che cosa c`è di difficile per il Signore? Egli sapeva il nome di tutti i suoi santi, che aveva predestinato prima della creazione del mondo: e vi stupireste perchè disse a un uomo: - tu sei figlio del tale e ti chiamerai con il tal nome? C`è da stupirsi perchè gli cambiò il nome, e di Simone fece Pietro? Pietro deriva da pietra, e la pietra è la Chiesa: nel nome di Pietro, dunque, è figurata la Chiesa. Chi è più sicuro di colui che edifica sopra la pietra? Il Signore stesso lo dice: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile ad un uomo prudente, che ha costruito la sua casa sopra la pietra ("cioè, non cede alle tentazioni"). Cadde la pioggia a dirotto, i fiumi strariparono, soffiarono i venti e s`abbatterono su quella casa, ed essa non crollò, perchè fondata sulla pietra. Chiunque poi ascolta queste mie parole e non le mette in pratica ("e ciascuno di noi tema e stia attento"), sarà simile ad un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sopra la rena. Cadde la pioggia a dirotto, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e s`abbatterono su quella casa, ed essa crollò, e fu completa la sua rovina» (cf. Mt 7,24-27). A che serve entrare nella Chiesa, per colui che vuole costruire sulla rena? Ascoltando e non mettendo in pratica, si costruisce certamente sulla rena. Chi nulla ascolta, infatti, nulla edifica: se invece ascolta, edifica. Ma su che cosa? ci chiediamo. Se ascolta e mette in pratica, edifica sulla pietra; se ascolta e non mette in pratica, sulla rena. Si può edificare, insomma, in due modi ben diversi: sulla pietra e sulla rena.
Che dire, allora, di coloro che non ascoltano? sono sicuri? Ma forse il Signore li dice sicuri, quelli che non edificano? Sono nudi sotto la pioggia, nudi ai venti, in faccia ai fiumi: quando verranno, la pioggia, i venti, i fiumi, li porteranno via, prima ancora di demolire le case. Dunque, la sicurezza sta in una cosa sola, edificare, ed edificare sulla pietra. Se vuoi ascoltare e non mettere in pratica, edifichi rovine: quando verrà la prova, porterà via la casa, e te con le rovine tue. Se poi non ascolti neppure, resti senza riparo, e la prova porterà via te direttamente. Ascolta, quindi, e metti in pratica, è l`unico rimedio. Quanti certamente sono coloro, oggi, che, ascoltando e non mettendo in pratica, son trascinati via dal fiume di questa festa? Ascoltano e non mettono in pratica: ecco, sopraggiunge il fiume di questa festa annuale, straripa come un torrente in piena, poi passerà e le acque si prosciugheranno: ma guai a coloro che avrà trascinato via!
Siate ben convinti di una cosa: se uno non ascolta e non mette in pratica, non edifica sulla pietra, e non ha alcun rapporto con quel grande nome cui il Signore attribuì tanta importanza. Ha suscitato, questo nome, la tua attenzione. Infatti, se ancor prima si fosse chiamato Pietro, tu non avresti inteso il mistero della pietra, e avresti immaginato che per un caso egli si chiamava così, non per provvidenza di Dio. Per questo il Signore volle che egli prima si chiamasse diversamente, affinché, proprio per il cambiamento del nome, risaltasse la forza del mistero.

(Agostino, Comment. in Ioan., 7, 5-6.14)



2. L`agnello di Dio e lo sguardo di Gesù

Quando dice: "Ecco l`agnello di Dio", non solo vuole indicare il Cristo, ma vuole anche esprimere ammirazione per la sua potenza - "Il suo nome sarà Ammirabile" (Is 9,6) -. Ed è veramente un agnello di meravigliosa potenza questo che, ucciso, uccise il leone; il leone, dico, del quale parla Pietro - "Il vostro avversario, il diavolo, come un leone ruggente, cerca chi può divorare" (1Pt 5,8). Perciò lo stesso agnello venne chiamato leone vincitore e glorioso - "Ecco ha vinto il leone della tribù di Giuda" (Ap 5,5) -. "Ecco l`agnello di Dio" è una testimonianza molto breve; ma è breve perchè i discepoli, ai quali Giovanni parla, da ciò ch`egli aveva già detto di Cristo, erano bene informati su di lui; e anche perchè ciò che soprattutto interessava a Giovanni era di indirizzare i suoi discepoli a Cristo. E non dice «Andate da lui», perchè i discepoli non credano di fargli un favore, se lo seguono; ma ne esalta il prestigio, perchè capiscano che fanno bene a sé stessi, se lo seguono. Perciò dice: "Ecco l`agnello di Dio", cioè, ecco dov`è la grazia e la forza epuratrice del peccato; l`agnello, infatti, veniva offerto in espiazione dei peccati.
"Gesù poi voltatosi": queste parole stanno a dire che Gesù compie ciò ch`era stato iniziato da Giovanni, perchè "la legge non portò nessuno alla perfezione" (Eb 7,19). Quindi Cristo esamina e istruisce i discepoli, poichè "dice loro: Venite e vedete". Cristo li esamina ed essi rispondono - "Ed essi dissero: Maestro, dove abiti?" E l`evangelista dice: "Gesù voltatosi e visto che lo seguivano, disse loro". Il senso letterale dice che Cristo andava avanti e i due discepoli, che lo seguivano, non ne vedevano la faccia, perciò Cristo, per incoraggiarli, si voltò verso di loro. E questo ci fa capire che Cristo dà speranza di misericordia a tutti coloro che si mettono a seguirlo con cuore puro. "Previene quelli che lo cercano" (Sap 6,14). Gesù si volta verso di noi, perché lo possiamo vedere. Questo avverrà in quella beata visione quando ci mostrerà il suo volto, come si dice nel salmo (Sal 79,4). "Mostraci il tuo volto e saremo salvi". Finché siamo in questo mondo però lo vediamo di spalla, perché arriviamo a lui per via di effetti, per cui nell`Esodo (Es 33,23) è detto: "Vedrai le mie spalle". Si volge anche Gesù per offrirci l`aiuto della sua misericordia. Questo chiedeva il Sal 89,13: "Signore, volgiti un pochino". Finché, infatti, Cristo non offre l`aiuto della sua misericordia, ci sembra ostile. Si voltò, dunque, Gesù ai discepoli di Giovanni, che s`eran messi a seguirlo, per mostrar loro il suo volto e infondere la sua grazia in essi. Li esamina poi quanto all`intenzione. Quelli che seguono Cristo non hanno tutti la stessa intenzione: alcuni lo seguono con la prospettiva di beni temporali, altri con la prospettiva di beni spirituali, perciò il Signore gli chiede: "Che cosa cercate?", non certo per venire a sapere, ma perchè, dando loro occasione di manifestare la loro intenzione, li vuole stringere più vicino a sé, giudicandoli degni del suo interessamento .

(Tommaso d`Aquino, Ev. sec. Ioan., 1, 15, 1 s.)


3. Il mistero della Pasqua

E` stata appena letta la Scrittura sull`esodo ebraico e sono state spiegate le parole del mistero: come viene immolato l`agnello e come viene salvato il popolo. Sforzatevi di ben comprendere, carissimi! E in questo modo che è nuovo e antico, eterno e temporaneo, corruttibile e incorruttibile, mortale e immortale il mistero della Pasqua: antico secondo la Legge, ma nuovo secondo il Logos; temporaneo per il simbolo, eterno per la grazia, corruttibile per l`immolazione dell`agnello, incorruttibile per la vita del Signore; mortale per la sepoltura [nella terra], immortale per la risurrezione dai morti.
Antica è la Legge, ma nuovo il Logos; temporaneo il simbolo, eterna la grazia; corruttibile l`agnello, incorruttibile il Signore; immolato come agnello, risuscitato come Dio.
Infatti, come pecora fu condotto al macello per essere immolato (cf. Is 53,7), e tuttavia egli non era una pecora; e a mo` di agnello senza voce, e tuttavia egli non era un agnello. In effetti, il simbolo è passato e la verità è stata trovata [verificata].
Invero, al posto dell`agnello è venuto Dio e al posto della pecora un uomo, e nell`uomo, Cristo che contiene tutto.
Così dunque l`immolazione dell`agnello, il rito della Pasqua e la lettera della Legge sono terminati in Cristo Gesù, in vista del quale tutto accadde nella Legge antica e più ancora nell`Ordine ("greco": Logos) nuovo.
Infatti, anche la Legge diventata Logos, e l`antico nuovo - entrambi usciti da Sion e da Gerusalemme -, e il comandamento grazia, e il simbolo verità, e l`agnello Figlio, e l`agnello uomo, e l`uomo Dio.
In effetti, partorito come Figlio, e condotto come agnello, e immolato come capretto, e sepolto come uomo, egli risuscitò come Dio, essendo per natura Dio e uomo.
Lui che è tutto: legge in quanto giudica, Logos in quanto insegna, grazia in quanto salva, Padre in quanto genera, Figlio in quanto è generato, agnello in quanto soffre, uomo in quanto è sepolto, Dio in quanto è risuscitato.
Questo è Gesù, il Cristo; "a lui la gloria nei secoli. Amen" (2Tm 4,18; Gal 1,5; 2Pt 3,18).
E questo è il mistero della Pasqua, quale è descritto nella Legge, come abbiamo letto poc`anzi...
O mistero strano e inesplicabile! L`immolazione dell`agnello risulta essere la salvezza d`Israele, e la morte dell`agnello diviene la vita del popolo, e il sangue intimidì l`angelo.
Dimmi, o angelo, cosa ti ha intimidito: l`immolazione dell`agnello o la vita del Signore? Il sangue dell`agnello o lo Spirito del Signore?
E` evidente che tu sei rimasto intimidito perché hai visto il mistero del Signore compiersi nell`agnello, la vita del Signore nell`immolazione dell`agnello, la prefigurazione del Signore nella morte dell`agnello.
Ecco perchè tu non colpisci Israele, mentre privi l`Egitto dei suoi figli. Quale inatteso mistero!

(Melitone di Sardi, In Pascha, 1-11; 31-34)


4. Chi cerca Cristo cerca anche i suoi patimenti e non rifugge dalla sofferenza

La Sapienza dice: «Il beffardo ricerca la sapienza,ma invano» (Prov 14,6); non perché il Signore non voglia farsi trovare dagli uomini, lui che si offre a tutti, anche a quelli che non lo cercano; ma perché dal beffardo è cercato con tali azioni che lo rendono indegno di trovarlo. Del resto, Simeone che lo attendeva con animo retto, lo trovò. Andrea lo trovò e disse a Simone: «Abbiamo trovato il Messia» (Gv 1,45). Anche Filippo dice a Natanaele: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mose nella legge e i profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret» (Gv 1,45). E per mostrargli che aveva trovato veramente il Cristo, aggiunse: «Vieni e vedi» (Gv 1,46), .
Quindi chi cerca il Cristo venga, non con passi terreni, ma con la disposizione dell'anima: cerchi di vederlo non con gli occhi, ma con lo sguardo interiore. L'Eterno infatti non si può vedere con gli occhi del corpo, poiché «le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne» (2 Cor 4,18).
Il Cristo dunque non è nel tempo, ma è generato dal Padre prima del tempo; in quanto Dio, vero Figlio di Dio, e in quanto perfezione eterna, è fuori del tempo, e nessun limite di tempo lo circoscrive; in quanto è vita, è al di sopra del tempo e come tale non sarà mai raggiunto dal giorno della morte.
«Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio» (Rm 6,10). Comprendi ciò che ha detto l'Apostolo? «Egli morì al peccato una volta per tutte». Cristo è morto una sola volta per te peccatore: tu dunque, dopo aver ricevuto il battesimo, non peccare più. E morto una sola volta per tutti, e muore una sola volta, non più volte, per i singoli. Tu, uomo, sei peccato: per questo il Padre onnipotente rese peccato il suo Cristo: lo fece uomo perché portasse i nostri peccati.
Per me, dunque, il Signore Gesù è morto al peccato «perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio» (2 Cor 5,21). Per me è morto, per poter risorgere per me. È morto una sola volta,e una sola volta è risorto. E tu che sei morto, sepolto e risuscitato con lui per il battesimo, guardati bene, dopo esser morto una volta, dal tornare a morire.
Ora non morresti più al peccato ma al perdono: sei risorto, non morire una seconda volta, perché «Cristo risuscitato dai morti non muore più, la morte non ha più potere su di lui» (Rm 6,9). Allora la morte se lo era assoggettato? Certo, dal momento che dice «non ha più potere su di lui», vuol dire che prima questo potere lo ha avuto. Non sciupare questo dono, o uomo! Per te Cristo si è sottomesso al potere della morte, per liberare te dal suo giogo. Ha accet­tato la schiavitù della morte per donare a te la libertà della vita eterna.
Perciò chi cerca Cristo cerca anche i suoi patimenti e non rifugge dalla sofferenza. «Nell'angoscia ho gridato al Signore, mi ha risposto e mi ha tratto in salvo» (Sal 117,5). Buona è quindi la sofferenza che ci rende degni di essere ampiamente esauditi dal Signore. Essere da lui esauditi è infatti una grazia. Perciò chi cerca Cristo non sfugge la triìbolazione chi non la sfugge vien trovato dal Signore. Non sfugge chi accoglie i comandamenti di Dio nel cuore e con le opere.

Dal «Commento sul salmo 118» di sant'Ambrogio, vescovo.





lunedì 12 gennaio 2015
Abbazia Santa Maria di Pulsano

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