don Alberto Brignoli "Non è affatto tutto perduto!"
III Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (25/01/2015)
Vangelo: Mc 1,14-20
Il libro del profeta Giona è uno dei più belli della Bibbia: e non solo per il suo genere letterario (che in realtà ne fa un libro sapienziale più che un libro profetico) o per la sua brevità che lo rende insieme efficace e profondo; quanto perché ci mostra in maniera anche simpatica che colui che è chiamato ad annunciare un messaggio di
conversione è, in realtà, il primo a doversi convertire. Ed è talmente testardo, che non ci da nemmeno la soddisfazione di vedere realizzato il suo cambiamento di vita. Il libro termina con una domanda di Dio a Giona, il quale non risponde, forse perché rimbalza a noi la domanda, chiedendoci se siamo capaci noi di rispondere all'interrogativo di Dio. E la domanda di Dio è semplice: "Mi permetti o no di essere misericordioso?".
Quanta attualità in questo interrogativo, anche relativamente al nostro modo di vivere il rapporto con Dio. Con lui, infatti, ce la prendiamo spesso non solo perché vediamo il male nel mondo e glielo imputiamo come colpa, ma anche perché - ammesso e compreso che non è Dio che vuole il male - una volta individuato il male, una volta inviati da lui ad annunciare castighi a chi non si converte, ci ritroviamo a fare i conti con un Dio incoerente, che si impietosisce, si ravvede dalle sue intenzioni, ed evita di compiere i castighi annunciati, in nome della sua misericordia. Grazie, e buonanotte al secchio! Nel frattempo, noi, però, ci siamo sbattuti mica male a denunciare le ingiustizie e a dire ai malvagi che verrà il castigo di Dio: frottole, perché Dio non è così, e noi lo sapevamo già!
Come del resto lo sa Giona, il quale si prodiga per fare in modo che l'appello di Dio "Alzati e va' a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico", cada nel nulla. Giona, infatti, viene mandato da Dio per annunciare agli abitanti di quella città la necessità della loro conversione come possibilità di perdono offerta a loro. Ma invece di andare a Ninive, si imbarca per una nave che va a Tarsis, in direzione completamente opposta. Dio gli dice di annunciare ciò che egli stesso gli dirà, e invece si prende la libertà di annunciare ai niniviti quello che ha in testa lui, ovvero la distruzione della città. Ma la cosa più interessante è che - se proprio c'è qualcosa da distruggere - questa è la testa di Giona, il suo modo di riflettere e di ragionare, che non ammette sconti di fronte a un castigo annunciato. Che non permette, in definitiva, a Dio di fare il suo dovere di Dio, ovvero perdonare.
Anche oggi vorremmo, come Giona, recarci in quella "grande città" che è il mondo, talmente globalizzato da non distinguere più un luogo vivibile da uno disumano, o un luogo più sereno e sicuro che un altro, ed annunciare che il male che vediamo è talmente grande da aver spinto Dio a trovare una soluzione definitiva. Che soddisfazione sarebbe, vedere alcuni luoghi geografici o alcune situazioni o alcuni ambiti della vita umana venire completamente distrutti e annientati da Dio, disceso direttamente sulla terra a fare giustizia. Che bello, vedere che Dio interviene e stermina in un colpo solo tutti i malvagi facendo vivere a tutto il mondo un'era di fraternità e di pace! E che bello, poter applicare alla nostra stessa azione i criteri di un Dio giusto e punitore della malvagità: la faremmo subito pagare a tutti quei violenti, assassini, ingannatori, ladri e chi più ne ha, più ne metta, che rovinano la terra con le loro nefandezze. Sì, perché nel nostro immaginario ma anche nella realtà, se vogliamo, oltre che nelle esagerazioni della nostra fantasia, la città e il mondo sono pieni di malvagità, sono per natura cattivi, sono luoghi di perdizione, dai quali ci dobbiamo guardare se vogliamo conservare la nostra innata bontà e innocenza.
E invece, la vicenda di Giona ci mostra l'esatto contrario: la città non è poi così depravata come sembra, e il mondo non è poi così malvagio come appare. Anche a Ninive, Dio ha un popolo numeroso che lo ascolta e che di fronte al suo invito alla conversione mette in atto un cambiamento globale, dagli uomini fino al bestiame, per dire che quando Dio tocca il cuore degli uomini, anche dei più disgraziati, tutti quanti possono arrivare a comprendere che la sua misericordia è grande.
Tutti, tranne Giona. Il quale, si mette a guardare Ninive dall'alto di una collina in attesa che venga distrutta. Ma se annunciamo il male come antidoto per sconfiggere il male, non faremo altro che aumentare la violenza e quindi il male stesso, il quale, se viene attaccato, non sta certo a guardare. Se invece riconosciamo il bene che c'è nel cuore di ogni uomo, anche del più delinquente, allora il bene è vincente, ed è talmente forte che riesce a fare desistere Dio dalla sua tentazione di usare la forza e la violenza per distruggere il male. C'è sempre e comunque una fine dei tempi in cui i mietitori raccoglieranno il grano e la zizzania e li divideranno. Nel frattempo, però, il mondo non è affatto da buttare o da distruggere, anzi: il mondo ha molte cose buone, e vanno annunciate e rese evidenti perché sono più forti del male, a patto però che cambiamo prospettiva nel guardare alle cose.
E il cambiamento è quello del passaggio dalla logica di Giona alla logica del Vangelo; dalla logica della distruzione alla logica della conversione; dalla logica dell'invettiva e della scomunica alla logica del dialogo e della buona notizia. Non più un messaggio dal tono: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta", ma un messaggio che riempia di speranza: "Il Regno di Dio è vicino, il tempo dell'attesa è compiuto: convertitevi e credete alla buona notizia". Un Dio che anche nella città ci parla di buone notizie, è comunque più credibile di un Dio che uccide, castiga e conquista, come spesso l'umanità continua a fare, convinta che la soluzione sia l'annientamento e la guerra a oltranza contro il nemico. Dio fa molto di più: cerca il bene che esiste da sempre nella città e lo convince ad avere fiducia in se stesso, perché il male è certamente più debole di lui.
Non ci sono più scuse: l'annuncio è stato dato, la missione è stata lanciata. Indietro, alle categorie del passato, non si ritorna più.
Vangelo: Mc 1,14-20
Il libro del profeta Giona è uno dei più belli della Bibbia: e non solo per il suo genere letterario (che in realtà ne fa un libro sapienziale più che un libro profetico) o per la sua brevità che lo rende insieme efficace e profondo; quanto perché ci mostra in maniera anche simpatica che colui che è chiamato ad annunciare un messaggio di
conversione è, in realtà, il primo a doversi convertire. Ed è talmente testardo, che non ci da nemmeno la soddisfazione di vedere realizzato il suo cambiamento di vita. Il libro termina con una domanda di Dio a Giona, il quale non risponde, forse perché rimbalza a noi la domanda, chiedendoci se siamo capaci noi di rispondere all'interrogativo di Dio. E la domanda di Dio è semplice: "Mi permetti o no di essere misericordioso?".
Quanta attualità in questo interrogativo, anche relativamente al nostro modo di vivere il rapporto con Dio. Con lui, infatti, ce la prendiamo spesso non solo perché vediamo il male nel mondo e glielo imputiamo come colpa, ma anche perché - ammesso e compreso che non è Dio che vuole il male - una volta individuato il male, una volta inviati da lui ad annunciare castighi a chi non si converte, ci ritroviamo a fare i conti con un Dio incoerente, che si impietosisce, si ravvede dalle sue intenzioni, ed evita di compiere i castighi annunciati, in nome della sua misericordia. Grazie, e buonanotte al secchio! Nel frattempo, noi, però, ci siamo sbattuti mica male a denunciare le ingiustizie e a dire ai malvagi che verrà il castigo di Dio: frottole, perché Dio non è così, e noi lo sapevamo già!
Come del resto lo sa Giona, il quale si prodiga per fare in modo che l'appello di Dio "Alzati e va' a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico", cada nel nulla. Giona, infatti, viene mandato da Dio per annunciare agli abitanti di quella città la necessità della loro conversione come possibilità di perdono offerta a loro. Ma invece di andare a Ninive, si imbarca per una nave che va a Tarsis, in direzione completamente opposta. Dio gli dice di annunciare ciò che egli stesso gli dirà, e invece si prende la libertà di annunciare ai niniviti quello che ha in testa lui, ovvero la distruzione della città. Ma la cosa più interessante è che - se proprio c'è qualcosa da distruggere - questa è la testa di Giona, il suo modo di riflettere e di ragionare, che non ammette sconti di fronte a un castigo annunciato. Che non permette, in definitiva, a Dio di fare il suo dovere di Dio, ovvero perdonare.
Anche oggi vorremmo, come Giona, recarci in quella "grande città" che è il mondo, talmente globalizzato da non distinguere più un luogo vivibile da uno disumano, o un luogo più sereno e sicuro che un altro, ed annunciare che il male che vediamo è talmente grande da aver spinto Dio a trovare una soluzione definitiva. Che soddisfazione sarebbe, vedere alcuni luoghi geografici o alcune situazioni o alcuni ambiti della vita umana venire completamente distrutti e annientati da Dio, disceso direttamente sulla terra a fare giustizia. Che bello, vedere che Dio interviene e stermina in un colpo solo tutti i malvagi facendo vivere a tutto il mondo un'era di fraternità e di pace! E che bello, poter applicare alla nostra stessa azione i criteri di un Dio giusto e punitore della malvagità: la faremmo subito pagare a tutti quei violenti, assassini, ingannatori, ladri e chi più ne ha, più ne metta, che rovinano la terra con le loro nefandezze. Sì, perché nel nostro immaginario ma anche nella realtà, se vogliamo, oltre che nelle esagerazioni della nostra fantasia, la città e il mondo sono pieni di malvagità, sono per natura cattivi, sono luoghi di perdizione, dai quali ci dobbiamo guardare se vogliamo conservare la nostra innata bontà e innocenza.
E invece, la vicenda di Giona ci mostra l'esatto contrario: la città non è poi così depravata come sembra, e il mondo non è poi così malvagio come appare. Anche a Ninive, Dio ha un popolo numeroso che lo ascolta e che di fronte al suo invito alla conversione mette in atto un cambiamento globale, dagli uomini fino al bestiame, per dire che quando Dio tocca il cuore degli uomini, anche dei più disgraziati, tutti quanti possono arrivare a comprendere che la sua misericordia è grande.
Tutti, tranne Giona. Il quale, si mette a guardare Ninive dall'alto di una collina in attesa che venga distrutta. Ma se annunciamo il male come antidoto per sconfiggere il male, non faremo altro che aumentare la violenza e quindi il male stesso, il quale, se viene attaccato, non sta certo a guardare. Se invece riconosciamo il bene che c'è nel cuore di ogni uomo, anche del più delinquente, allora il bene è vincente, ed è talmente forte che riesce a fare desistere Dio dalla sua tentazione di usare la forza e la violenza per distruggere il male. C'è sempre e comunque una fine dei tempi in cui i mietitori raccoglieranno il grano e la zizzania e li divideranno. Nel frattempo, però, il mondo non è affatto da buttare o da distruggere, anzi: il mondo ha molte cose buone, e vanno annunciate e rese evidenti perché sono più forti del male, a patto però che cambiamo prospettiva nel guardare alle cose.
E il cambiamento è quello del passaggio dalla logica di Giona alla logica del Vangelo; dalla logica della distruzione alla logica della conversione; dalla logica dell'invettiva e della scomunica alla logica del dialogo e della buona notizia. Non più un messaggio dal tono: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta", ma un messaggio che riempia di speranza: "Il Regno di Dio è vicino, il tempo dell'attesa è compiuto: convertitevi e credete alla buona notizia". Un Dio che anche nella città ci parla di buone notizie, è comunque più credibile di un Dio che uccide, castiga e conquista, come spesso l'umanità continua a fare, convinta che la soluzione sia l'annientamento e la guerra a oltranza contro il nemico. Dio fa molto di più: cerca il bene che esiste da sempre nella città e lo convince ad avere fiducia in se stesso, perché il male è certamente più debole di lui.
Non ci sono più scuse: l'annuncio è stato dato, la missione è stata lanciata. Indietro, alle categorie del passato, non si ritorna più.
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