Enzo Bianco, sdb "ANCHE NOI TESTIMONI"

18 gennaio 2015 | 2a Domenica - T. Ordinario B | Omelia
Ecco un brano di Vangelo piuttosto complicato. Siamo in Galilea, nel nord della Palestina, a Cafarnao presso il lago di Tiberiade, città di pescatori. Il lago è attraversato dal fiume Giordano, e lungo le sue sponde opera Giovanni detto il Battista cioè il battezzatore.
La scena descritta risulta affollata e concitata: gente che va e viene, persone che si incontrano, imparano a conoscersi,
esprimono a voce alta le loro riflessioni e persuasioni, e così rendono testimonianza a vicenda riguardo alle cose in cui credono.

* Il Vangelo contiene due episodi simili tra loro. In ambedue spicca l'intervento di un protagonista: c'è uno che indica Gesù a qualcun altro, e diventa così testimone riguardo al Signore.
Quegli episodi antichi ci interessano da vicino perché - potremo scoprire alla fine - qualcosa di simile accade a ogni cristiano, che per lo più da bambino è discepolo del Signore, e poi crescendo è sollecitato a rendergli testimonianza nella vita.
Si tratta ora di capire se e come qualcosa del genere è capitato anche a noi.

LA TESTIMONIANZA RESA DAL BATTISTA

* Nel primo episodio, a rendere testimonianza a Gesù è Giovanni Battista, che vediamo intento a conversare con due suoi discepoli. Sono pescatori: Giovanni il futuro apostolo ed evangelista (nel racconto - che proviene dal suo Vangelo - per modestia lui non si nomina, ma parla di sé), e Andrea lui pure uno dei dodici apostoli.
Da quelle parti sta passando Gesù: lo notano, il Battista lo indica col dito e dice: "Ecco l'agnello di Dio!". Per i due futuri apostoli è informazione sorprendente, sbalorditiva: si tratta dell'atteso dalle genti. Anche i due lo attendevano, e subito lasciano il Battista per mettersi al seguito di Gesù.
E subito lo chiamano maestro: "Maestro, dove dimori?" "Venite e vedrete". Stanno con Gesù il resto della giornata, e quando tornano a casa sono convinti di aver trovato l'atteso Messia. E non lo lasciano più.
C'è uno schema nello svolgimento di questo primo racconto. Schema che si ripete in modo parallelo nel racconto successivo.

LA TESTIMONIANZA RESA DA ANDREA

* Anche nel secondo episodio, altro incontro di persone, risulta centrale la figura di un testimone: ora è Andrea. Quella sera tornando a casa s'imbatte in Simone, che è suo fratello, pure lui pescatore. Anzi è qualcosa di più: uomo intraprendente, possiede delle barche, ha garzoni sotto di sé, oggi diremmo: capo di una piccola impresa famigliare.
Andrea subito lo informa: "Abbiamo trovato il messia!" E lo porta da Gesù. Gesù gli legge nel cuore, e gli annuncia che gli cambierà il nome: lo chiamerà Kefa, cioè pietra, per noi Pietro, perché sarà la pietra angolare della costruzione che il Signore realizzerà, la Chiesa.

* Dunque anche il secondo racconto segue lo schema: ora nel ruolo di testimone è Andrea, e fa conoscere Gesù al fratello Simone che sarà chiamato Pietro. Simone accetta la testimonianza che Andrea gli ha reso riguardo a Gesù, e diventa suo discepolo e testimone.
Poi seguiranno tanti altri episodi, tante altre testimonianze…

POI ALTRI EPISODI, ALTRE TESTIMONIANZE

* Diciamolo subito, i duemila anni di storia della Chiesa sono tutti qui: in una serie infinita di episodi magari spiccioli e in apparenza insignificanti. In ogni episodio c'è un testimone che indica il Signore a qualcun altro, e quell'altro accoglie Gesù come maestro, si fa suo discepolo e testimone.
Chi sono i protagonisti della storia della Chiesa? Certo i papi, i cardinali, i teologi eccetera. Ma altrettanto protagoniste sono le mamme sulle cui ginocchia impariamo a fare il segno della croce, il parroco che ci battezza, i padrini dei sacramenti che abbiamo ricevuto, le catechiste che con santa pazienza ci hanno spiegato la dottrina.
Queste persone hanno portato la loro testimonianza su Gesù proprio a noi, e noi l'abbiamo accolta e siamo diventati cristiani. Come Andrea e Giovanni nel primo racconto. Come Pietro nel secondo.

* E naturalmente il protagonista silenzioso e nascosto è lui. Ora, nella messa, il Signore suscita la consapevolezza di ogni cristiano, e gli chiede di farsi testimone a suo favore.
Nella messa impariamo da lui che cosa significa essere cristiani, e poi lui si attende la risposta della fede e del cuore. Alla fine del rito usciamo di chiesa, torniamo in mezzo agli altri, e la nostra vita risulta cristiana solo se saremo testimoni, se renderemo Gesù credibile agli occhi dei nostri fratelli.

* Era già tutto nel progetto del Signore, allora, sulle rive del Giordano. "Mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (At 1,8).
"Oggi - ha osservato il maestro di spirito Louis Evely - il Cristo non ha altro corpo visibile che i cristiani, e nessun altro amore da mostrare, che il loro amore".
Secondo il teologo e mistico Maurice Zundel, nel mondo "Dio appare quel tanto che noi lo lasciamo trasparire. È inutile dimostrarlo, dobbiamo mostrarlo".
Non tanto con i ragionamenti, ma con l'esemplarità della vita.
                                                                                   Enzo Bianco, sdb

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