Enzo Bianco, sdb"CHI E' GESU' PER ME?"
4 gennaio 2015 | 2a Domenica di Natale - Anno B | Omelia
Dunque oggi la Liturgia con tre testi di limpida poesia ci ricorda che la nascita di Gesù è l'evento clamoroso e inaudito della storia: avvenimento che ha segnato una svolta nelle vicende dell'umanità, e che ancora oggi interpella gli uomini, cambiando la loro vita.
I tre brani parlano col loro tipico linguaggio,
fatto di immagini e simboli, da interpreta-re e gustare. Quali simboli? La sapienza, la tenda dei nomadi, l'eredità, il Verbo, la luce e le tenebre, l'adozione a figli. Simboli che risultano necessari, perché - come aveva già spiegato sant'Agostino - Dio per sua natura è ineffabile, indicibile. Ma questi simboli da duemila anni aprono qualche spiraglio su Dio, e su chi è Gesù Cristo per noi.
LA TENDA DEI NOMADI, LA SAPIENZA DI DIO
La PRIMA LETTURA propone l'immagine della Sapienza, presentata come persona che parla e agisce. Questa Sapienza è divina: "Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo"; è da prima del tempo: "Prima dei secoli, fin dal principio Egli mi creò"; ed è per sempre: "Per tutta l'eternità non verrò meno".
* La Sapienza introduce un altro simbolo forte e famigliare per gli ebrei: LA TENDA. "Colui che mi ha creata mi fece piantare la tenda, e mi disse: "Fissa la tenda in Giacobbe" [cioè in Israele]… E così mi sono stabilita in Sion...".
Israele, popolo in origine nomade, considerava la tenda come casa, normale ambiente di vita. Un gruppo di tende formava una tribù. Le dodici tribù discendenti dai dodici figli di Giacobbe formavano il Popolo Eletto. Nel deserto una tenda più grande delle altre serviva - per quel popolo nomade - come tempio. Gli ebrei avvertivano nella tenda la presenza dell'Emanuele, il Dio con noi.
Poi l'apostolo Giovanni nel suo Vangelo riprenderà quel simbolo, annunciando che a piantare la tenda in mezzo agli uomini è venuto il Verbo di Dio.
IL VERBO, LA LUCE E LE TENEBRE
Così Giovanni - in una pagina ineguagliabile in tutte le letterature - ci ha portato a de-durre che il Verbo è la Sapienza uscita dalla bocca dell'Altissimo. E già attiva nella creazio-ne del mondo, si è resa fisicamente presente agli uomini nella grotta di Betlemme.
Notare il contrasto: Giovanni chiama Verbo un bambino che non sa parlare. Ma ha piantato la sua tenda in mezzo a noi, ed ecco la coabitazione di Dio con gli uomini.
* Nel Vangelo c'è un'altra immagine sfolgorante, LA LUCE: l'evangelista dice che Gesù "era la luce degli uomini". Ma gli uomini la rifiutano: "Il mondo non lo ha riconosciuto... I suoi non l'hanno accolto". Tutti erano destinati alla figliolanza di Dio, ma - lo constatiamo anche noi ogni giorno - alcuni negano la sua paternità e la loro fratellanza con Cristo.
Però nessun timore, Giovanni assicura che ora "la luce splende nelle tenebre, e le te-nebre non l'hanno vinta". Gesù continua a splendere sull'umanità. E sono sempre più nu-merosi sul nostrro pianeta quelli che accolgono con fede e con gioia la sua luce.
FIGLI ADOTTATI DA DIO
Ancora un'immagine cattivante: FIGLI. Spiega Giovanni: "A quanti lo hanno accolto, [il Verbo] ha dato il potere di diventare figli di Dio". Facciamoci coraggio, proviamo a pensare agli uomini nelle caverne centinaia di migliaia di anni fa. Con l'incarnazione del Verbo l'umanità sta compiendo un vertiginoso balzo in avanti, con Cristo il creato evolve e si rin-nova.
Di fatto con la venuta di Gesù l'uomo ha potuto approfondire il suo rapporto con Dio. Ha scoperto il suo interessamento paterno: il cristiano non si senteun orfano abbandonato su un pianeta errante nello spazio. Sappiamo da Gesù che Dio ama le sue creature, ha fis-sato un appuntamento con gli uomini, e infine li accoglierà come figli nella sua casa.
* Un teologo ha spiegato il comportamento di Dio verso l'uomo come IL GESTO CHE LE MAMME COMPIONO con i loro bambini. Un altro bel simbolo.
Immaginiamo la mamma ritta in piedi, alta nella sua statura adulta, e il suo bambino piccolo giù in basso, a terra. La mamma si china, si porta all'altezza (o bassezza) del suo piccolo. Poi lo afferra con le mani, si rialza, e solleva in alto con sé il suo bambino. Lo por-ta alla propria altezza. E gli dà un bacio, segno del suo affetto.
Così Dio con gli uomini. Con il Verbo fatto uomo, Dio si è abbassato fino al nostro li-vello. Poi Gesù con la sua risurrezione e ascensione ha portato l'umanità con sé in alto, al-le altezze vertiginose del Padre. Ci ha resi fratelli suoi e figli di Dio, da lui amati e accolti.
Sulla terra è dunque emerso un uomo nuovo, arricchito da un rapporto nuovo con Dio. Ora si sente figlio di un Creatore provvidente. E scopre di essere importante per Dio.
ALLORA, CHI È CRISTO PER NOI
Dunque un turbinio di simboli suggestivi: la Sapienza, la tenda dei nomadi, il Verbo, la luce e le tenebre, la figliolanza divina... Simboli che descrivono l'uomo nuovo, la realtà i-naugurata da Cristo Gesù.
E nel quadro delle vicende umane sulla terra possiamo considerare anche le nostre modeste vicende personali. Noi diamo il nostro assenso, e a pensarci bene la messa è il momento della nostra adesione personale, del nostro "Sì" al Signore.
* Allora, chi è Cristo per noi? Ecco ALCUNE CURIOSE TESTIMONIANZE.
Louis De Funès (attore comico, ma serio) ha dichiarato: "Cristo è stato il radioso com-pagno della mia infanzia e adolescenza, e ora e sempre è il radioso compagno della mia vita famigliare e professionale".
Jimmy Carter (presidente degli Stati Uniti): "La cosa più importante nella vita è Gesù Cristo. Egli deve venire prima della famiglia, degli affari e delle ambizioni".
Il filosofo esistenzialista Sören Kierkegaard: "Cristo è il modello da copiare, non l'eroe da archiviare".
Josemaría Escrivá de Balaguer (fondatore del movimento Opus Dei): "Nelle intenzioni, Gesù sia il nostro fine; negli affetti, il nostro amore; nelle parole, il nostro argomento; nel-le azioni, il nostro modello".
Fra Jacopone da Todi: "Bello è et cortesia / impazzir per lo Messia".
Quanto a Pierino… La nonna gli ha spiegato: "Gesù è sempre con noi, anche se noi non lo vediamo". E lui: "Lo so, è quello che ci apre e chiude le porte al supermercato".
Enzo Bianco, sdb
Dunque oggi la Liturgia con tre testi di limpida poesia ci ricorda che la nascita di Gesù è l'evento clamoroso e inaudito della storia: avvenimento che ha segnato una svolta nelle vicende dell'umanità, e che ancora oggi interpella gli uomini, cambiando la loro vita.
I tre brani parlano col loro tipico linguaggio,
fatto di immagini e simboli, da interpreta-re e gustare. Quali simboli? La sapienza, la tenda dei nomadi, l'eredità, il Verbo, la luce e le tenebre, l'adozione a figli. Simboli che risultano necessari, perché - come aveva già spiegato sant'Agostino - Dio per sua natura è ineffabile, indicibile. Ma questi simboli da duemila anni aprono qualche spiraglio su Dio, e su chi è Gesù Cristo per noi.
LA TENDA DEI NOMADI, LA SAPIENZA DI DIO
La PRIMA LETTURA propone l'immagine della Sapienza, presentata come persona che parla e agisce. Questa Sapienza è divina: "Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo"; è da prima del tempo: "Prima dei secoli, fin dal principio Egli mi creò"; ed è per sempre: "Per tutta l'eternità non verrò meno".
* La Sapienza introduce un altro simbolo forte e famigliare per gli ebrei: LA TENDA. "Colui che mi ha creata mi fece piantare la tenda, e mi disse: "Fissa la tenda in Giacobbe" [cioè in Israele]… E così mi sono stabilita in Sion...".
Israele, popolo in origine nomade, considerava la tenda come casa, normale ambiente di vita. Un gruppo di tende formava una tribù. Le dodici tribù discendenti dai dodici figli di Giacobbe formavano il Popolo Eletto. Nel deserto una tenda più grande delle altre serviva - per quel popolo nomade - come tempio. Gli ebrei avvertivano nella tenda la presenza dell'Emanuele, il Dio con noi.
Poi l'apostolo Giovanni nel suo Vangelo riprenderà quel simbolo, annunciando che a piantare la tenda in mezzo agli uomini è venuto il Verbo di Dio.
IL VERBO, LA LUCE E LE TENEBRE
Così Giovanni - in una pagina ineguagliabile in tutte le letterature - ci ha portato a de-durre che il Verbo è la Sapienza uscita dalla bocca dell'Altissimo. E già attiva nella creazio-ne del mondo, si è resa fisicamente presente agli uomini nella grotta di Betlemme.
Notare il contrasto: Giovanni chiama Verbo un bambino che non sa parlare. Ma ha piantato la sua tenda in mezzo a noi, ed ecco la coabitazione di Dio con gli uomini.
* Nel Vangelo c'è un'altra immagine sfolgorante, LA LUCE: l'evangelista dice che Gesù "era la luce degli uomini". Ma gli uomini la rifiutano: "Il mondo non lo ha riconosciuto... I suoi non l'hanno accolto". Tutti erano destinati alla figliolanza di Dio, ma - lo constatiamo anche noi ogni giorno - alcuni negano la sua paternità e la loro fratellanza con Cristo.
Però nessun timore, Giovanni assicura che ora "la luce splende nelle tenebre, e le te-nebre non l'hanno vinta". Gesù continua a splendere sull'umanità. E sono sempre più nu-merosi sul nostrro pianeta quelli che accolgono con fede e con gioia la sua luce.
FIGLI ADOTTATI DA DIO
Ancora un'immagine cattivante: FIGLI. Spiega Giovanni: "A quanti lo hanno accolto, [il Verbo] ha dato il potere di diventare figli di Dio". Facciamoci coraggio, proviamo a pensare agli uomini nelle caverne centinaia di migliaia di anni fa. Con l'incarnazione del Verbo l'umanità sta compiendo un vertiginoso balzo in avanti, con Cristo il creato evolve e si rin-nova.
Di fatto con la venuta di Gesù l'uomo ha potuto approfondire il suo rapporto con Dio. Ha scoperto il suo interessamento paterno: il cristiano non si senteun orfano abbandonato su un pianeta errante nello spazio. Sappiamo da Gesù che Dio ama le sue creature, ha fis-sato un appuntamento con gli uomini, e infine li accoglierà come figli nella sua casa.
* Un teologo ha spiegato il comportamento di Dio verso l'uomo come IL GESTO CHE LE MAMME COMPIONO con i loro bambini. Un altro bel simbolo.
Immaginiamo la mamma ritta in piedi, alta nella sua statura adulta, e il suo bambino piccolo giù in basso, a terra. La mamma si china, si porta all'altezza (o bassezza) del suo piccolo. Poi lo afferra con le mani, si rialza, e solleva in alto con sé il suo bambino. Lo por-ta alla propria altezza. E gli dà un bacio, segno del suo affetto.
Così Dio con gli uomini. Con il Verbo fatto uomo, Dio si è abbassato fino al nostro li-vello. Poi Gesù con la sua risurrezione e ascensione ha portato l'umanità con sé in alto, al-le altezze vertiginose del Padre. Ci ha resi fratelli suoi e figli di Dio, da lui amati e accolti.
Sulla terra è dunque emerso un uomo nuovo, arricchito da un rapporto nuovo con Dio. Ora si sente figlio di un Creatore provvidente. E scopre di essere importante per Dio.
ALLORA, CHI È CRISTO PER NOI
Dunque un turbinio di simboli suggestivi: la Sapienza, la tenda dei nomadi, il Verbo, la luce e le tenebre, la figliolanza divina... Simboli che descrivono l'uomo nuovo, la realtà i-naugurata da Cristo Gesù.
E nel quadro delle vicende umane sulla terra possiamo considerare anche le nostre modeste vicende personali. Noi diamo il nostro assenso, e a pensarci bene la messa è il momento della nostra adesione personale, del nostro "Sì" al Signore.
* Allora, chi è Cristo per noi? Ecco ALCUNE CURIOSE TESTIMONIANZE.
Louis De Funès (attore comico, ma serio) ha dichiarato: "Cristo è stato il radioso com-pagno della mia infanzia e adolescenza, e ora e sempre è il radioso compagno della mia vita famigliare e professionale".
Jimmy Carter (presidente degli Stati Uniti): "La cosa più importante nella vita è Gesù Cristo. Egli deve venire prima della famiglia, degli affari e delle ambizioni".
Il filosofo esistenzialista Sören Kierkegaard: "Cristo è il modello da copiare, non l'eroe da archiviare".
Josemaría Escrivá de Balaguer (fondatore del movimento Opus Dei): "Nelle intenzioni, Gesù sia il nostro fine; negli affetti, il nostro amore; nelle parole, il nostro argomento; nel-le azioni, il nostro modello".
Fra Jacopone da Todi: "Bello è et cortesia / impazzir per lo Messia".
Quanto a Pierino… La nonna gli ha spiegato: "Gesù è sempre con noi, anche se noi non lo vediamo". E lui: "Lo so, è quello che ci apre e chiude le porte al supermercato".
Enzo Bianco, sdb
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