GIOVANNINI Attilio sdb "Essere profeta. "

1 febbraio 2015 | 4a Domenica - T. Ordinario B | Appunti per la Lectio
*Un insegnamento nuovo dato con autorità.
Nell'anno liturgico il libro del Deuteronomio non è solo tra i più letti, ma anche tra i più citati. La "seconda Legge", nella forma letteraria del discorso d'addio del vecchio Mosè, è una raccolta di precetti e norme per il popolo.
La sezione di cui abbiamo letto un passo riguarda l'organizzazione della società sotto l'autorità di giudici, re, sacerdoti, leviti, profeti.

Il profetismo esisteva presso molti popoli e religioni, ma in Israele aveva un carattere diverso. Non era il prodotto di pratiche magico-esoteriche, trasmesse dall'uno all'altro. Era dono, pura grazia, data liberamente da Dio a chi voleva.
E proprio in questo stava la differenza tra veri e falsi profeti: il vero profeta non diceva cose da lui pensate o decise; diceva quello che Dio gli faceva dire. Il falso profeta faceva finta di sapere ciò che Dio rivelava, ma lo elucubrava lui, con o senza l'ausilio di arti magico-divinatorie.
Ora Mosè dice che verrà dopo di lui un profeta come lui, col compito di garantire l'esatta interpretazione della Legge da lui ricevuta e trasmessa.
E, come Mosè, anche lui farà da mediatore tra il Dio altissimo, inavvicinabile senza morirne, e il popolo. Egli ascolterà la voce di Dio, e riferirà al popolo. Le sue saranno le parole di Dio e dunque avranno la stessa efficacia. Esse si avvereranno sicuramente; se no, vorrà dire che non sono proprio di Dio.
Rifiutare le parole del profeta equivale a rifiutare Dio, e Dio ne chiederà conto.
Da parte sua il profeta non deve lasciarsi intimidire o manipolare. Ne va della sua vita.
Il profeta simile a Mosè però non dirà cose nuove. Terrà vive quelle dette. Il vero successore di Mosè è la Legge stessa, la Torah, data attraverso Mosè. Solo più tardi, col sorgere del messianismo, questo profeta preannunciato verrà identificato con un nuovo Mosè, che dirà cose nuove. E così poi la tradizione cristiana indicherà in Gesù il profeta simile a Mosè, anzi il vero Mosè, che promulga la nuova, vera Legge. E in lui troverà il vero mediatore tra il Dio invisibile e insostenibile e il suo popolo. Il Dio del Sinai, tutto fiamme e tuoni, si rende vicino nel mite Gesù di Nazaret. La voce terrificante di YHWH si fa udire umana ai poveri, ai lebbrosi, agli ossessi, con accenti di consolazione, di guarigione, di liberazione.
La prova che la sua è la voce di Dio è che egli parla con autorità e non teme di dire:

*Avete udito che fu detto... (per bocca di Mosè); ma io vi dico...
La stessa autorità la dimostra nell'affrontare le forze soprannaturali maligne. Al suo arrivo il principe di questo mondo si spaventa e tenta di reagire gridando: Cosa vieni a fare qui a casa mia? Sei venuto ad attaccarmi? Tu, io so chi sei! (Conoscere il nome dava un vantaggio nello scontro. E lui ci prova). Tu sei il santo di Dio.
Ma Gesù con autorità gli intima:

*Taci! Esci!
E lui, con un grido di sconfitta e di rabbia, se ne va.
Il Santo di Dio ha dimostrato la potenza della sua Parola, che è parola di Dio.
Questa parola potente ora ci è donata. Afferma l'apostolo Paolo:

*Il Vangelo è potenza di Dio per chiunque crede. (Rom 116).
Il Vangelo non è un annuncio e basta. È una parola che si realizza, che compie quello che dice. Perciò dobbiamo crederla, e vedremo la guarigione, la liberazione, la vita rinnovata, la pace, la gioia.

Credendo e vivendo la Parola poi, diventiamo a nostra volta profeti.
È profezia la vita delle vergini che si dedicano totalmente al Signore.
È profezia la vita dei coniugi che si sentono consacrati a santificarsi a vicenda.
È profezia la vita dei vedovi che si sentono chiamati a servire la comunità.
È profezia la nostra vita quando si conforma a quella di Gesù il profeta.

Fissiamo lo sguardo su di lui e non stacchiamolo più.

GIOVANNINI Attilio sdb

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